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"Cosa siete, una tribù di handicappati?"



Alle due e mezzo di mattina è un momento cruciale, nel sottosuolo della Casaleggio Associati. All’interno della control room decine e decine di impiegati scandagliano i forum del Fatto Quotidiano a caccia di commenti negativi, per cancellarli o sostituirli con quelli positivi e rimpinguare le fila degli entusiasti del Movimento a cinque stelle. La manovra è delicata e lunga, necessita manodopera costante e le tazze di caffè costellano le scrivanie piene di terminali.


Nick Banana entra nella stanza a fianco, dove attorno a un tavolo i creativi sono già in attesa di ordini. Per un istante osserva dalla finestra il lavoro degli impiegati, poi si gira.

-Signori, l‘obiettivo di stanotte è comunicare al popolo della rete che Grillo viene screditato dai giornalisti servi di regime. La priorità dev’essere la semplicità. Forza, sentiamo le proposte –

I creativi si consultano, scrivendo freneticamente sui loro tablet.

-Allora, post sul blog. Titolo, “I servi della casta”. Testo: io credo che possiate leggere i giornali di oggi dove c’è tutto il contrario della realtà. Quindi abbeveratevi alla disinformazione di cui siete protagonisti. Povera Italia, con un sistema informativo come questo

-Hmm… sì, ma dovete togliere i congiuntivi e renderlo un po’ più divertente –
-No, fermi, questa è già stata usata –
-Da chi? –
Berlusconi
-E che ci frega, l’importante è essere più cabaret, più frizz, più uao, più gioco –
-Che ne dite di un fotomontaggio? Dopotutto i grillini guardano solo le figure –
-Già mi piace! – disse Nick Banana, indicandolo – ovvero? –
-Prendiamo la testata del Corriere della sera e ci sovrapponiamo un titolo del cazzo, sapete tipo i biglietti di addio al celibato… –
-Perdìo, piacerà un sacco ai lobotomici. Titolo? –
-Hmm… –
-“Grillo merda” –
-I giornali non usano parolacce –

-Sul serio? –
-Ovvio. Secondo voi perché non vendono? –
-Ah –
-Lo scopo è comunicare “dopo i soldi in nero non sanno più a cosa attaccarsi” –
-Affibbiamogli un reato del cazzo che fanno tutti –
-Evasione fiscale? –
-Pirateria audiovisiva? –
-Guida in stato di ebbrezza? –
-Divieti di sosta? –
-No, qualcosa di più ridicolo –

-Suonava i campanelli e scappava –
-BELLO! – dice Nick Banana, battendo il pugno sul tavolo – forza, al lavoro –




-Hahaha, è perfetto – sghignazza Nick – passatelo alla stanza del web, lo voglio in tutti i social network –

Gli impiegati, ricevuto il file, lo pubblicano sulla pagina di Grillo. In pochi minuti, l’immagine comincia a propagarsi come un virus, entrando nelle pagine di altri che la condividono a loro volta. Un BEEP in sala comunica il primo commento.

BEEP


BEEP
BEEP
BEEP

BEBEBEBEBEEP
BEEP
BEEP

-Signore – dice un impiegato – abbiamo una mole di commenti spaventosa! Un successo oltre ogni aspettativa! Molti si chiedono come abbiamo fatto ad avere la prima pagina del Corsera! –

BEEP

Nick si scuote, guardandolo.

-In che senso? –
-Bè, sono le 11 di sera, il Corriere è ancora in revisione. Come abbiamo fatto ad avere la prima pagina? –


BEEP
BEEP
BEBEEP

Nick lo osserva.

-Impiegato, ti rendi conto che è un fotomontaggio, vero? –


BEEP

BEEP





BEEP
BEEP
BEEP



-Uhm – borbotta l’impiegato, guardando fuori – uhmmmmm… –

Nick segue lo sguardo dell’uomo che oltrepassa le file di terminali e raggiunge il megaschermo, dove i commenti vengono postati. L’occhio si fissa su uno in particolare.


BEEP

-No – mormora inorridito – NO –

Con uno scatto si alza dalla sedia e si precipita nella sala di controllo. I telefoni cominciano a suonare all’impazzata.

-SIGNORE! – urla un impiegato, terrorizzato – NON HANNO CAPITO UN CAZZO! CREDONO SIA VERO! –

Nick è paralizzato che guarda i commenti scorrere sul megaschermo.

BEEP

BEEP



BEEP

-Non è possibile – mormora Nick – sono più imbecilli del previsto –
-Signore, cosa facciamo? –

BEEP

-Quel commento, “io ti voto e ti farò votare”, toglietelo –
-Non possiamo, signore! Piace a otto persone! –

BEEP
BEEP
BEEP

-Allora togliete tutto! Rimuovete la pagina! –
-Ma… ma è già stata condivisa! –
-Da quanti? –

BEEP
BEEP

-Da… da più di duemila persone –

I commenti proseguono inesorabili.




-Condivisioni nell’Internet in aumento –
-Su Twitter parlano di noi 689 persone, in aumento –
-Domattina Casaleggio farà strage dei nostri orifizi, se non facciamo subito qualcosa. Usate i profili fasulli e cercate di far capire a quel popolo di handicappati che è un fotomontaggio. Presto! – 

BEEP

BEEP

BEEP
BEEP





Lo fa ancora a cinquant’anni… – mormora Nick, con le mani sulla testa – CI MUOVIAMO CON ‘STI CAZZO DI PROFILI?! –


BEEP
BEEP



-Fatto, signore! –


BEEP
BEEP


BEEP

-Allora?! –
-La.. la ignorano, signore! Non leggono i commenti! –
-Insistete, idioti! –
-E’ inutile, continuano! –

BEEP
BEBEBEBE B B B BEEP





BEEP

BEEP
BEEP


Nick guarda il megaschermo con la morte negli occhi. Nella sala gli impiegati sono tutti girati verso di lui, in attesa di input. L’unico suono è il BEEP dei commenti, ripetuto ossessivamente.

-A quanti commenti siamo? –
-2300 –
-Potremmo dire che è stata una manovra per screditare Grillo –
-Cioè? –
-Un doppio incrocio. Grillo pubblica una cosa divertente su di lui, ma i nemici del movimento cinque stelle creano dei fake per fare finta di essere degli idioti e sputtanarlo –
-Duemilatrecento fake, tutti con oltre trecento amici? –

BEEP


BEEP



BEEP



-Signore, cosa facciamo? –
-Sai, impiegato, a volte mi domando se… cioè, ci pagano bene. Ci hai mai pensato? Ci pagano davvero bene. Finché mia moglie va ad abbronzarsi in costa Smeralda io non protesto. C’ho i soldi in Svizzera, figurati. Solo… hai mai pensato al concetto di patria? –
-Non sono pagato per questo –
-No, lo so. Ma pensaci un secondo. Faremo dei figli, un giorno. Hai mai pensato che quello che stiamo facendo, quello a cui stiamo partecipando, non è altro che una culla imbottita di esplosivo per i nostri figli? –
-Non la seguo –

BEBEEP



-Tu davvero vorresti vivere in un mondo dove questa gente ha il diritto di parola? Dove queste… persone, diciamo così, possono prendere decisioni importanti? –
-Bè, signore, Grillo è un comico –
-Ti sembra che quello che stiamo facendo sia cabaret, testa di cazzo? –
-No –
-No. Berlusconi suonava sulle navi da crociera, ma quando molli il piano e ti metti a fare politica indovina cosa diventi? –
-Un politico –
-Ecco. Allora dimmi: tu davvero vuoi che una persona a capo di questo esercito prenda decisioni vitali per la terra dove i tuoi figli cresceranno? Tu t’immagini uno di questi a capo della difesa? Della sanità? Dell’istruzione? Rifletti bene –

BEEP



-Io… non ci ho mai pensato –
-Non hai mai pensato all’idea che Grillo, noi, la Casaleggio, siamo la Umbrella corporation del ritardo mentale? –
-Cosa? –
Beppe Grillo è un personaggio dotato dello straordinario talento di Magneto, solo con una sostanza diversa: l’idiozia. Il potere di quell’uomo è tale che alza una mano e all’improvviso dagli scantinati bui di tutta Italia emergono frotte di persone di cui non sospettavamo l’esistenza. E’ una scena che ricorda Resident Evil: quello piglia il microfono e VRAAAM! migliaia e migliaia di handicappati appaiono ansiosi di uccidere, distruggere, mutilare e massacrare qualunque forma di vita. Dimmi, come ti fa sentire tutto questo? –
-Signore, io sono solo un impiegato –
-Sì, e Grillo è solo un comico –

BEEP


-Tu stai ridendo? –
-No, signore. Solo che non so che dire –
-Va bene, chiudete tutto. Andiamo a dormire. Domani Casaleggio s’inventerà qualcosa. Avete sentito? Forza, a letto –

Gli impiegati spengono i terminali e si dirigono, mesti, ai propri loculi. Il mattino dopo Nick Banana si sveglia nel suo attico nel centro di Milano. Guarda fuori, settembre porta pioggia e umidità. Sposta le coperte, accende la radio, prende il cellulare e va in bagno. Seduto sulla tazza del water arriva alla pagina di Grillo e legge i commenti.

BEEP


-Sto solo eseguendo degli ordini – mormora.

Gli arriva un SMS dalla figlia. Studia in Svizzera, a Le Rosey.


-Buongiorno papà!

-Ciao tesoro, come vanno le cose?

-Una palla, oggi ci fanno studiare
il processo di Norimberga.






L’ano di Nick Banana si chiude all’istante.
[continua]

Quando la diarrea ti sorprende



Lo scopo per cui esistono le storie è creare un mondo migliore di quello in cui viviamo. Tristi, allegre, eroiche, paurose, drammatiche, comiche, tragiche, il principio della storia è quello di farti vivere qualcosa di diverso dalla tua realtà, o magari di farti vivere la realtà da un altro punto di vista, dentro gli occhi e la mente di un altro in cui sei curioso di stare.


Per questo oggi gli unici a vendere tonnellate di copie sono personaggi già famosi che “scrivono” libri. Per questo l’antiberlusconismo è stata una delle correnti letterarie più floride degli ultimi anni. Li leggi non per la storia, ma perché hai l’impressione di stare nella testa di chi scrive. La curiosità del popolo verso i VIP esiste fin dagli albori. E’ una deformazione, ma il principio rimane quello di stare dentro una realtà migliore. Sei Fabio Volo, sei a casa di Berlusconi, leggi il diario segreto di una ninfetta tredicenne.

Il punto è quello di vivere qualcosa di diverso dalla normalità, nel bene o nel male, per poi tornare nel tuo mondo arricchito e sollevato. Chiudere il libro è una parte fondamentale del processo di lettura. Quando chiudo un albo di Tex mi guardo attorno e vedo persone più piatte, ambienti più brutti, dialoghi meno brillanti, ideali più usurati e sospiro: dovrò aspettare il prossimo mese per avere il privilegio di scorrazzare tra canyon, miniere abbandonate, banditi e confini del mondo ancora non ben definiti.

Questo è il motivo principale per cui “Davvero” di Paola Barbato è una merda.





Piano coi giudizi, negro, di che parli?
Una sceneggiatrice italiana ha inventato un progetto, ha raccattato disegnatori disposti a lavorare gratis in cambio di visibilità ed è riuscita a pubblicare in rete un fumetto in culo alle spese della carta, agli stipendi dei disegnatori, alla censura di supervisori e case editrici. Nel 99.9% dei casi fare gli schiavi “per visibilità” è un’inculata, ma qui se tu fossi un pittore ti starebbero dando la possibilità di esporre in una galleria d’arte vera e non in un fantomatico progetto in mano a sconosciuti. La Barbato non ha guadagnato nulla, anzi, ha sceneggiato ben 70 episodi che potete leggere aggratise qui. Lo scopo era quello di appassionare la gente, in modo che, al passaggio in edicola del 71° numero, lo andassero a comprare.

L’idea è buona.
Peccato che io mi sia rotto il cazzo al numero 20.



Dimmi la trama.

Una tizia viziata che non c’ha voglia di fare un cazzo viene sbattuta fuori di casa dal padre (ovviamente ricchissimo) che le lascia in mano 50.000 euro. Lei scappa a Milano, prima fa shopping, poi va in albergo, poi cerca degli appartamenti, poi finisce in un appartamento dove litiga con qualcuno, poi vuole scoparlo ma non lo scopa e se ne va, poi lui la manda affanculo e allora lei scopa con un altro ma è pentita, è amica di una che ha una storia complicata, poi però deve andare via con l’amica troia e finisce nell’appartamento di un ex dell’amica (ovviamente ricchissimo) ma un po’ maniaco che la aiuta a scappare dal padre violento. Va al concerto di Bruce Springsteen e conosce dei tizi troppo simpa che la accompagnano a casa e le vomitano in bagno. Nel frattempo telefona ai genitori che sono molto preoccupati ma lei dice che sta bene, che non torna, che non vuole che sappiano dov’è e DIO DIO DIO FATE SUCCEDERE QUALCOSA VI SCONGIURO MI STO AMMAZZANDO DI NOIA OH DIO VI PREGO METTETE UN VELOCIRAPTOR NELLA DOCCIA



Ora vi mostro una trama migliore in due vignette.



Facciamo l’autopsia.

La protagonista
Martina infrange subito la regola del “mai completo ritardato“. E’ una donna di una pusillanimità insopportabile. Non ha talento, non ha idee o ideali, non è bella né brutta, non è troia né santa, non ha voglia di studiare ma non ha nemmeno altri interessi, non sa gestirsi i soldi ma è ricca, non sa interagire con le persone ma continua ad avere amici, non ha coraggio ma non ha sfortuna. Più che non ha, Martina proprio NON E’. Che esista o meno non se ne accorgerebbe nessuno, se non fosse che frigna di continuo per qualsiasi cosa. E’ come se avessero preso una comparsa che fugge nelle esplosioni di un film e le avessero dato il ruolo della protagonista. La detesti dal primo momento.


I personaggi secondari
Ogni singolo paio d’occhi disegnato nel fumetto fa di tutto per non farsi ricordare. Il fatto che ogni numero cambi disegnatore non aiuta. Tutti parlano nello stesso modo, hanno lo stesso fisico ed hanno tutti dei caratteri insopportabili. Fanno e dicono le cose più illogiche possibili nelle situazioni più banali, tipo: appartamento universitario, finalmente arriva una tizia che può pagare quello che manca dell’affitto occupando la stanza libera. Bene, i coinquilini fanno subito a gara tra mandarla a cagare, insultarla, deriderla o ignorarla. Così, per darle un’utilità. Un tipo le taglia i capelli con la forbice. Tra questo mare di nulla spunta l’amica zoccola – deve esserci – che però ha il padre oppressivo e violento. Come si risolverà L’UNICO CONFLITTO DI TUTTO STO CIRCO DEL MEDIOCRE?

In tre vignette.

Dal nulla appare un ex ricchissimo e potentissimo e agganciatissimo che parla e si comporta come tutti gli altri personaggi ma le salva portandole in un attico superwow, dove queste due stronze riescono a lamentarsi ancora del fatto che lui sì, è bello ricco famoso stimato ed inserito nel mondo della moda, ma non le lascia essere libere di essere quello che sono.


L’alternativa
L’unico modo per risollevare questa sottospecie di Grande Fratello del ritardo mentale sarebbe un fumetto parallelo. Immaginatevi il padre di Roberta protagonista che deve ingegnarsi per trovare e terminare la figlia puttana. Si potrebbe ricostruire tutto il casino che quel poveraccio deve fare per trovare Roberta; poi quando ce la fa prima si trova una bionda armata di forbici, poi entrambe vengono aiutate da un nemico molto più forte, bello, giovane e ricco di lui. Il padre tuttavia non si dà per vinto, gira per i posti peggiori a caccia d’informazioni, divorzia, s’indebita per pagare un investigatore privato che però viene prezzolato dal bamboccio miliardario per dargli informazioni fasulle.

Incrociamo la sua storia a quella dell’ispettore Locascio, poliziotto idolatrato per il brillante intuito e l’indiscussa capacità, ma che di notte adora percuotere la moglie se non gli fa il Martini come si deve. Quando si mette sulle tracce del padre di Roberta capisce che la missione dell’uomo è sacrosanta, ma nessuno può farsi giustizia da solo.

Il padre di Roberta non ha molto tempo, i soldi scarseggiano e Locascio è già sulle sue tracce.





Se qualcuno del settore è interessato i diritti vengono via con poco.

Cinquanta sfumature di nulla



E’ il momento. Le vostre amiche vi hanno consigliato di leggerlo, la televisione ne parla con eccitata malizia, sulle riviste femminili viene recensito, dibattuto, studiato e analizzato ogni mese. Dicono che è un libro sulle fantasie sessuali segrete delle donne. Che è di un erotismo estremo e che è scritto da una donna per le donne

Se vi siete comprati Cinquanta sfumature di grigio vi assicuro che la cosa più estrema è lo stupro orale che avete subito non appena avete tirato fuori il portafogli. Vi faccio un disegno per capire cos’avete comprato davvero.







La storia dell’immaginario erotico femminile segreto è una delle più apocalittiche palle siano state partorite nella storia dell’umanità. E’ una truffa tanto quanto la biancheria intima sexy che si basa sul “vedo e non vedo”. Tu spogli la donna aspettandoti quello che hai intravisto nel locale e scopri che il reggiseno era imbottito, le ciglia erano finte, la pancia era coperta, il culo era alzato dalle calze modellanti e i brufoli erano cerati di fondotinta. Solo che ormai sei talmente infoiato che non te ne frega più niente.

Questa non è seduzione, è circonvenzione d’incapace.
L’immaginario femminile erotico segreto è la stessa cosa. Vi dicono che c’è,  aprite il libro, lo sfogliate e non è altro che la storia di una cerebrolesa che è incerta se far pompini ad un superdotato fotomodello miliardario. Messa così la comprerebbero giusto per accenderci il caminetto, ma se racconti che dentro c’è chissà quale arcano segreto, boom! Tutti si precipitano in edicola. Lo comprano, ci restano male ma tant’è, ormai i soldi li han spesi, leggiamo, magari più avanti c’è qualcosa di interessante.

Più avanti c’è solo la copertina con il prezzo.

Solo in quel momento realizzano che il motorino elettrico sopra il casco gli sta sderenando i denti con un dildosauro da trecento pagine.
“Eppure questo libro ha un sacco di successo tra le donne!!”.
Questo non depone a suo favore. 

Le donne leggono più degli uomini ed è un dato acclarato, ma questo non vuol dire nulla. Se un uomo in due anni legge mezzo romanzo di Hemingway e una donna in sei mesi si fa tutta la bibliografia di Moccia sì, statisticamente legge di più, ma ha anche lo stesso elettroencefalogramma del cadavere di Napoleone. 

Allora se è una merda, perché vende così tanto?
Perché le donne vivono di luce riflessa delle fantasie maschili. 

Lo so, è una cosa che farà incazzare a morte tutte le portatrici di vagina, ma in questo caso è una realtà talmente chiara, talmente palese, talmente banale che non la nota più nessuno. Il fatto è che le donne comprano Cinquanta sfumature di grigio senza accorgersi che il messaggio è “se vuoi sapere quali sono le fantasie che dovresti avere, leggi questo libro”. Nel cuore di ogni donna esiste il dubbio di non essere adeguata, anche dal punto di vista sessuale. Comprare una cosa che sbandiera fantasie segrete femminili ti sta implicitamente dicendo che se sei una donna devi averle: come questi cazzo di stivali aperti, la borsa a scacchi e la maglietta I CUORE NEW YORK. Cose necessarie a fare bella figura con le altre donne, sì, ma a letto ci vanno con gli uomini.

Per questo il protagonista è fatto in modo da adattarsi alle esigenze di tutti i tipi di donna possibile. Non è un idraulico obeso che però fa sangue, non è un ragazzino complessato che attizza, non è un terrorista carismatico, un cardinale tormentato o un giocatore di rugby violento. Non è un essere umano con le sue contraddizioni: è una formula matematica. Cazzo, muscoli e soldi sono i minimi comuni denominatori dell’universo femminile che mettono d’accordo la punkabbestia di Maerne con la modella sullo yacht di Abrahmovich.

L’interno del libro è di una pallosità sconvolgente. Lo leggi e ti ricordi di quando sognavi certe cose in terza media, in prima liceo, in gita con la scuola, ma alle donne che non hanno mai sentito parlare di De Sade o di Apollinaire fa sentire a posto. A posto. Le fantasie erotiche “che hanno tutte” ora le sanno anche loro. Poche frasi come questa ammazzano la libido. Immaginate un mondo dove tutte le donne vogliono le stesse cose. Non esisterebbe l’innamoramento, il corteggiamento, lo scoprirsi, il sesso esplorativo, i tradimenti. Ogni donna sarebbe uguale all’altra.

Questo non è un romanzo erotico, è la versione apocalittica del Mondo Nuovo. 


In 32 anni ho imparato che alcune donne hanno fantasie di un tipo, altre diametralmente opposte. Alcune adorano farsi sodomizzare e venir prese a sputi in faccia. Altre di guardarti mentre trombi una dicendoti cosa farle. Alcune donne vorrebbero essere stuprate. Altre sognano di uccidere l’amante. Altre vorrebbero fare sesso di gruppo, altre hanno fantasie omosessuali. Altre vorrebbero fare l’amore con un travestito. Altre tutte queste cose insieme.

Ma anche se avevano tutte la stessa borsa, a letto nessuna voleva sentirsi uguale alle altre.

La cosa più eccitante che potrete mai trovare in Internet

Stoya è una pornodiva e modella di 26 anni. Un genio ha pensato di metterle un vibratore tra le gambe e farle leggere un romanzo erotico. Il risultato è il seguente, che vi consiglio di guardare in HD su youtube. Circa al minuto 4.00 comincerete a produrre tanto di quel testosterone che vi fermeranno per doping.




Una ventenne drogata di endorfine è uno dei più grandi spettacoli questo 2012 ha da offrire assieme a Michelle Jenneke. Se ad alcuni di voi passa per la testa di dire “è finto” rispondo “vaffanculo”: anche la Gioconda non è una donna in carne e ossa.

Ciononostante.

Fratelli d’Italia, l’Italia detesta

E’ il 29 dicembre del 1997.
In radio va “Laura non c’è” di Nek. In televisione c’è lo spot delle pagine gialle con un bandito che fa richieste assurde tenendo in ostaggio un tizio. C’è il boom del dietetico, negli scaffali dei supermercati fanno bella figura i pan di spagna “essere” con solo l’1,7% di grassi. Alle 16.30 di pomeriggio nella Banca Popolare di Milano si presenta un bell’uomo. La banca non ha metal detector, così passa senza problemi. Si chiama Domenico Gargano, ha 35 anni, una pistola Beretta calibro 7.65, una bomba a mano ed è fatto fino ai capelli di cocaina.
-E’ una rapina? –
-No –
Detto questo si barrica all’interno con quattro ostaggi e si mette a giocherellare con la granata. A Milano le strade sono bloccate dalle volanti di polizia e carabinieri, oltre alle troupe televisive. L’uomo minaccia di uccidere gli ostaggi a patto che non gli diano cinquanta miliardi e un elicottero con cui spargerli su Milano. Precisa che sparerà sulla polizia e su chiunque provi a entrare, che non ha paura di morire e che comincerà a giustiziare gli ostaggi.
Alla sede dei NOCS, a Roma, il telefono squilla alle 20.
Domenico Gargano è nato a Palermo il 20 dicembre del 1962. Al compimento dei suoi 24 anni ha già sulla fedina penale i reati di ricettazione, concorso in tentata estorsione, guida senza patente, furto e tentata violenza carnale, oltre ad essere un accanito consumatore di cocaina.
A 25 anni si sposa Maria Teresa e si trasferiscono a Milano, quartiere Corsico. L’anno dopo gli nasce il primo figlio. Nel 1994 si trasferiscono nel quartiere Buccinaso e Domenico si fa l’amante nel quartiere vicino, dove mette incinta anche questa. Dura poco, però. Nel 1995 viene trovato un cadavere col volto sfigurato da due colpi calibro 7,65. La vittima si chiama Giuseppe Tricarico, 32 anni, fedina penale immacolata, di mestiere venditore ambulante di frutta e verdura. Domenico viene interrogato dai carabinieri a cui dichiara di aver visto Tricarico poche ore prima che lo uccidessero. La testimonianza è “preziosa”, stando a quel che dice l’Arma, anche se molti sospettano che Domenico abbia detto molto meno di quello che sapeva. La moglie del defunto, tale Anna “Chicca” Cipriani, finisce sotto inchiesta per vicende di armi e droga.
Il colpevole comunque risulterà essere Salvatore Pasquino, piccolo boss di quartiere legato alla ‘ndrangheta.
Anna Cipriani, vedova inconsolabile, qualche mese dopo finisce tra le braccia di Domenico. Si trovano bene. Lui le regala un negozio di abbigliamento. C’è chi preferisce un braccialetto, chi un cellulare, lui regala negozi. Nel 1996 viene ricoverato in ospedale con due proiettili nelle gambe e spiega alla mobile che si è trattato di un banale litigio da bar, non di una gambizzazione mafiosa.
-Cool story bro – risponde la polizia.
Ma che lavoro fa, Domenico? E’ un uomo polivalente: va dalla cooperativa di facchinaggio all’imprenditoria. Ha una ditta nel settore degli infissi in legno, un capannone a Rozzano denominato “Kikki glass”.
Nel natale del 1997 Kikka abortisce e lo molla perché “non vuole un figlio da lui”. Domenico decide di chiudere la Kikki glass e si presenta all’Agenzia 32 della Banca Popolare di Milano, a Rogoredo, chiedendo cinquanta milioni per aprire un’impresa di pulizie. Quelli gli dicono di no.
Sono passate 26 ore.
Durante l’assedio Domenico ha accettato di rilasciare gli ostaggi sostituendoli con il maresciallo dei Carabinieri ed il procuratore antimafia, che tentano di farlo ragionare. Spiegano che un elicottero lì non può atterrare.
-Allora accostate alla finestra, che salto al volo – dice.
Il palazzo è di vetro antiurto. Attorno i cecchini dei NOCS osservano l’interno. Fare irruzione è impensabile, avrebbe troppo tempo per uccidere gli ostaggi. Bisogna farlo uscire. Riescono a convincerlo a sostituire l’elicottero con un’auto blindata. Gli mettono fuori l’auto e due borsoni con dentro quattro miliardi, sapendo che se raggiungesse la macchina sarebbero fottuti. Una volta dentro l’uomo potrebbe accoppare il magistrato e scappare. Domenico accetta di uscire.
L’azione dura meno di un minuto.
Non appena Domenico esce fuori il cane dei NOCS attraversa il piazzale in volata e gli azzanna la mano armata. Due agenti escono dai lati del palazzo e dopo uno scatto di dieci metri lo placcano. Quando Domenico li vede arrivare spara cinque colpi, ferendo a braccia e gambe gli agenti che riescono ugualmente a montargli sopra e ravanarlo di botte. L’assedio si conclude dopo 27 ore e 42 minuti. E’ un’azione che nessuna polizia del mondo avrebbe mai osato. Inglesi, tedeschi, giapponesi, finlandesi, spagnoli, risolvono queste cose coi cecchini. E’ più sicuro, più pratico e più veloce.
Ma non l’hanno fatto.
Quello che avete appena letto è un resoconto di fatti, nomi e date estrapolati dai giornali dell’epoca, a cui ho rimosso una patina che però potete gustare in questi straordinari titoli:
Alla domanda su come si sia procurato le armi, Domenico spiega che una notte dei ladri misteriosi gli entrarono nel capannone dove dormiva. Lui gli disse di portarsi via quello che volevano, ma che domani gli portassero una pistola e una bomba a mano. Qualcuno ha motivo di dubitarne? Assolutamente no.