Quando la diarrea ti sorprende



Lo scopo per cui esistono le storie è creare un mondo migliore di quello in cui viviamo. Tristi, allegre, eroiche, paurose, drammatiche, comiche, tragiche, il principio della storia è quello di farti vivere qualcosa di diverso dalla tua realtà, o magari di farti vivere la realtà da un altro punto di vista, dentro gli occhi e la mente di un altro in cui sei curioso di stare.


Per questo oggi gli unici a vendere tonnellate di copie sono personaggi già famosi che “scrivono” libri. Per questo l’antiberlusconismo è stata una delle correnti letterarie più floride degli ultimi anni. Li leggi non per la storia, ma perché hai l’impressione di stare nella testa di chi scrive. La curiosità del popolo verso i VIP esiste fin dagli albori. E’ una deformazione, ma il principio rimane quello di stare dentro una realtà migliore. Sei Fabio Volo, sei a casa di Berlusconi, leggi il diario segreto di una ninfetta tredicenne.

Il punto è quello di vivere qualcosa di diverso dalla normalità, nel bene o nel male, per poi tornare nel tuo mondo arricchito e sollevato. Chiudere il libro è una parte fondamentale del processo di lettura. Quando chiudo un albo di Tex mi guardo attorno e vedo persone più piatte, ambienti più brutti, dialoghi meno brillanti, ideali più usurati e sospiro: dovrò aspettare il prossimo mese per avere il privilegio di scorrazzare tra canyon, miniere abbandonate, banditi e confini del mondo ancora non ben definiti.

Questo è il motivo principale per cui “Davvero” di Paola Barbato è una merda.





Piano coi giudizi, negro, di che parli?
Una sceneggiatrice italiana ha inventato un progetto, ha raccattato disegnatori disposti a lavorare gratis in cambio di visibilità ed è riuscita a pubblicare in rete un fumetto in culo alle spese della carta, agli stipendi dei disegnatori, alla censura di supervisori e case editrici. Nel 99.9% dei casi fare gli schiavi “per visibilità” è un’inculata, ma qui se tu fossi un pittore ti starebbero dando la possibilità di esporre in una galleria d’arte vera e non in un fantomatico progetto in mano a sconosciuti. La Barbato non ha guadagnato nulla, anzi, ha sceneggiato ben 70 episodi che potete leggere aggratise qui. Lo scopo era quello di appassionare la gente, in modo che, al passaggio in edicola del 71° numero, lo andassero a comprare.

L’idea è buona.
Peccato che io mi sia rotto il cazzo al numero 20.



Dimmi la trama.

Una tizia viziata che non c’ha voglia di fare un cazzo viene sbattuta fuori di casa dal padre (ovviamente ricchissimo) che le lascia in mano 50.000 euro. Lei scappa a Milano, prima fa shopping, poi va in albergo, poi cerca degli appartamenti, poi finisce in un appartamento dove litiga con qualcuno, poi vuole scoparlo ma non lo scopa e se ne va, poi lui la manda affanculo e allora lei scopa con un altro ma è pentita, è amica di una che ha una storia complicata, poi però deve andare via con l’amica troia e finisce nell’appartamento di un ex dell’amica (ovviamente ricchissimo) ma un po’ maniaco che la aiuta a scappare dal padre violento. Va al concerto di Bruce Springsteen e conosce dei tizi troppo simpa che la accompagnano a casa e le vomitano in bagno. Nel frattempo telefona ai genitori che sono molto preoccupati ma lei dice che sta bene, che non torna, che non vuole che sappiano dov’è e DIO DIO DIO FATE SUCCEDERE QUALCOSA VI SCONGIURO MI STO AMMAZZANDO DI NOIA OH DIO VI PREGO METTETE UN VELOCIRAPTOR NELLA DOCCIA



Ora vi mostro una trama migliore in due vignette.



Facciamo l’autopsia.

La protagonista
Martina infrange subito la regola del “mai completo ritardato“. E’ una donna di una pusillanimità insopportabile. Non ha talento, non ha idee o ideali, non è bella né brutta, non è troia né santa, non ha voglia di studiare ma non ha nemmeno altri interessi, non sa gestirsi i soldi ma è ricca, non sa interagire con le persone ma continua ad avere amici, non ha coraggio ma non ha sfortuna. Più che non ha, Martina proprio NON E’. Che esista o meno non se ne accorgerebbe nessuno, se non fosse che frigna di continuo per qualsiasi cosa. E’ come se avessero preso una comparsa che fugge nelle esplosioni di un film e le avessero dato il ruolo della protagonista. La detesti dal primo momento.


I personaggi secondari
Ogni singolo paio d’occhi disegnato nel fumetto fa di tutto per non farsi ricordare. Il fatto che ogni numero cambi disegnatore non aiuta. Tutti parlano nello stesso modo, hanno lo stesso fisico ed hanno tutti dei caratteri insopportabili. Fanno e dicono le cose più illogiche possibili nelle situazioni più banali, tipo: appartamento universitario, finalmente arriva una tizia che può pagare quello che manca dell’affitto occupando la stanza libera. Bene, i coinquilini fanno subito a gara tra mandarla a cagare, insultarla, deriderla o ignorarla. Così, per darle un’utilità. Un tipo le taglia i capelli con la forbice. Tra questo mare di nulla spunta l’amica zoccola – deve esserci – che però ha il padre oppressivo e violento. Come si risolverà L’UNICO CONFLITTO DI TUTTO STO CIRCO DEL MEDIOCRE?

In tre vignette.

Dal nulla appare un ex ricchissimo e potentissimo e agganciatissimo che parla e si comporta come tutti gli altri personaggi ma le salva portandole in un attico superwow, dove queste due stronze riescono a lamentarsi ancora del fatto che lui sì, è bello ricco famoso stimato ed inserito nel mondo della moda, ma non le lascia essere libere di essere quello che sono.


L’alternativa
L’unico modo per risollevare questa sottospecie di Grande Fratello del ritardo mentale sarebbe un fumetto parallelo. Immaginatevi il padre di Roberta protagonista che deve ingegnarsi per trovare e terminare la figlia puttana. Si potrebbe ricostruire tutto il casino che quel poveraccio deve fare per trovare Roberta; poi quando ce la fa prima si trova una bionda armata di forbici, poi entrambe vengono aiutate da un nemico molto più forte, bello, giovane e ricco di lui. Il padre tuttavia non si dà per vinto, gira per i posti peggiori a caccia d’informazioni, divorzia, s’indebita per pagare un investigatore privato che però viene prezzolato dal bamboccio miliardario per dargli informazioni fasulle.

Incrociamo la sua storia a quella dell’ispettore Locascio, poliziotto idolatrato per il brillante intuito e l’indiscussa capacità, ma che di notte adora percuotere la moglie se non gli fa il Martini come si deve. Quando si mette sulle tracce del padre di Roberta capisce che la missione dell’uomo è sacrosanta, ma nessuno può farsi giustizia da solo.

Il padre di Roberta non ha molto tempo, i soldi scarseggiano e Locascio è già sulle sue tracce.





Se qualcuno del settore è interessato i diritti vengono via con poco.