All posts by Nebo

Gayman

Fiat_Seicento_rear_20080224

Fuori dal garage di Ario, sostituendo la batteria della mia 600.

«Ricapitoliamo: a questo porcaio in 180,000 chilometri hai cambiato tre volte i tergicristalli, due volte la marmitta, una volta la cinghia, una le gomme. La batteria…?» chiede, allentando i bulloni della fascia di protezione.
«Prima volta, per quello metto quella da 50» rispondo.
«Perché, questa da cos’è?»
«45»
«Ghe sboro, se c’attacchi un orologio fa più meglio»
«Fa meglio, no più meglio»
«Piglia ‘sta protezione e mangiati una merda» dice, mettendomi in mano la fascia.

Appoggio con cura.

«Butta ‘sto catorcio e comprati un’auto decente»
«Ma funziona ancora!» esclamo.
«Su Subito.it vendono un’Audi TT a 1.000 euro»
«Con fori di proiettile o senza?»
«Che te ne frega, è un TT. Ci metti sopra altri 1000 piombi per l’impianto a metano e via. Spazzola» dice allungando la mano.
Passo.

«Comunque» dico, osservandolo pulire i contatti «non accetto lezioni di economia domestica da uno che scialacqua patrimoni tra le cosce del terzo mondo»

Riprendo la spazzola che mi passa, la butto per terra. Ci mettiamo in due a togliere la batteria dal suo compartimento, tirandola fuori con cautela.

«Non credere, ultimamente Marghera è scaduta parecchio» dice, pulendosi le mani sui pantaloni «La carne buona sta a Padova. Solo che per arrivarci bisogna farsi strada tra la giungla travesta di Limena. Un luogo di perdizione, dove le anime deboli soccombono»
«La giungla… travesta?» chiedo, pentendomi subito di averlo fatto.

«Tette enormi e culi svettanti, la meglio plastica latina. E poi pompe sublimi, professionali, tanto da poter competere con le Sacre Scuole di Praga. No, a Limena parti per scopare una trentenne ucraina e finisci prosciugato da ventenni venezuelani, non è posto per dilettanti. Voi cazzetti mosci non resistereste alla tentazione di penetrare quegli orifizi dannati, sono le sirene di Ulisse, capisci? Per riuscire a raggiungere la fica di Penelope Varushka bisogna prima ignorare la quinta siliconata di Pablo Gutierrez, legandosi le mani al volante e proseguendo il puttan tour. Solo un eroe può riuscire in quest’impresa titanica»

«Cristo, pure i travoni?» domando inorridito.
«Chiaro, ma solo quelli nuovi. A trent’anni hanno il culo ormai inutilizzabile, spanato. E’ gente senza futuro tipo i film sui supereroi o ‘sto cacaio di macchina. Togli le guarnizioni e passamela» dice indicando la batteria nuova.

«Cosa c’entrano i supereroi?» chiedo.
«Eddai, prima o poi il mondo si accorgerà che sono i sogni bagnati dei nerd che si credono migliori di tutti ma sono solo i maschi beta dei fighetti. I supereroi han superpoteri o supercervelli ma ragionano da fighetti. Se io fossi Tony Stark stocazzo che salverei il mondo, passerei le giornate a bombardare baraccopoli zingare e poi tornerei a casa tra puttane, bamba purissima e champagne da cash peso. C’è un supereroe che lo fa? No. Perché son scritti da nerd complessati»

«Sai che odio fare quello che lo dice, ma questa era tanto razzista»
«I supereroi sono razzisti, non io. Ho detto che bombarderei una nazione o una razza? No. Solo i campi rom dove notoriamente risiedono latitanti, pluripregiudicati, assassini, stupratori, rapinatori, truffatori, ladri, zingari»
«MA CHE CAZZO DI CRIMINE E’ “ZINGARI”?!» sbotto alzando la testa dal motore e centrando il cofano.

Mi accascio a terra, tenendomela tra le mani.

«…rrcamadonna…» ringhio.
«Male?»
«Tua sorella»
«Vedi? Dio è con me»
«Stronzi tutti e due» mugolo.

Ario ignora il mio dolore e con mani esperte sistema la batteria nuova nel suo alloggio, fissa i cavi dell’impianto, collega i morsetti.

«C’è o no un supereroe che fa ‘sta cosa?» domanda.
«No. Altrimenti sarebbe un cattivo»
«Ragioni da fighetto anche tu. Scusa, prendi i mutanti. Vediamo solo la storia dei mutanti con mutazioni superwow, mai quelli che hanno mutazioni sfigate. E’ quello che mi sta sulle palle. Qualsiasi biologo ti direbbe che ho ragione io, chiedi a quell’invertita di tua morosa. Cosa ci vuole a essere un supereroe se sai volare? O se hai i miliardi e sei un genio? Niente. Ma di uno che ha mutazioni fighe, ce ne sono novantanove con mutazioni inutili o imbarazzanti. Di loro non parla mai nessuno»

«Perché non sono interessanti»

«No?» dice, chiudendo il cofano «metti che c’è Zborro, il supereroe che può eiaculare a comando e deve farsi strada in un’industria del porno fatiscente, tra donne strapagate e uomini sottopagati. Lui entra per cambiare le cose tra giochi di potere, politica, leggi sui preservativi. Dovrà sborrare in faccia a migliaia di donne per poter sovvertire il sistema, circondato da altri pornoattori magari più dotati di lui. Io una storia del genere la leggerei»

«”Zborro”?»
«Sì. O Petoguy, un uomo in grado di partorire scorregge mostruose tali da sconfiggere i tifoni, ma è così complessato che se ne sta a casa a guardare quella stronza di Tempesta che fa strage in giro, combattuto tra il voler salvare il mondo facendosi deridere o salvare la faccia lasciando il mondo affogare. Altro che “vivi abbastanza per diventare cattivo”, coi miliardi e le tutine son bravi tutti. Prova tu a trovarti una donna in un mondo che ti chiama “l’uomo scorreggia”»

«Ario, sono storie ridicole»
«Ma sono più reali. Più umane. “Da grandi poteri derivano grandi responsabilità”, sì, bravo, se il tuo potere è quello di essere forte, bello, ricco, famoso. Ma se il tuo superpotere è quello di trasformarti in un bottone cosa fai?»

«Vabbè, addio»
«O i cattivi! Prendi l’ultima scena degli Avengers, New York rasa al suolo, alieni, supereroi, poi all’improvviso parte un adattamento d’orchestra di YMCA in chiave epica e dal nulla appare Gayman»
«COSA?!»

BxGGOB_CIAElLiJ
«Gayman. Uno superpalestrato col costume rosa di Hello Kitty che mena ignorante agli Avengers e difende gli alieni perché Loki gli fa sesso. Immagina il popolo a bocca aperta e gli Avengers che non sanno cosa fare o dire, perché qualsiasi cosa facciano o dicano sarebbe discriminatorio. Il cattivo definitivo, chi lo frega quello? Son tutti bravi a dar contro a un cattivo che ammazza bambini, ma un bullo gay? Non puoi fottere con un bullo gay. Pensa la popolazione divisa che lo giustifica, dice che Gayman mena perché il mondo è omofobo, come lo contrasti? Con il classico supereroe bianco etero ricco e intelligente? Non puoi. Vince Gayman»

Si siede al posto del guidatore, gira la chiave.
La 600 sussulta e si mette in moto.

«Ecco, attieniti alle tue specifiche competenze» dico.
«Eh, anche tu. Fai una cosa, scrivile ‘ste robe. Supereroi handicappati in un mondo sull’orlo del collasso che però li odia»

Mi blocco, incredulo: «Cristo, hai appena descritto la trama di Watchmen»
«Ha fatto successo?»
«Enorme» mormoro.
«Vedi? So quello che dico. Basta coi wannabe fighetti, racconta una storia di gente fica sul serio»

 

Mezz’ora dopo sono al telefono col mio editore.
Piange e si ostina a ripetere che sono una persona disturbata.

04 – Se vuoi vedere il temporale

LIBRO PRIMO
[Una tribù di handicappati] – [La caduta del cielo] – [La luce in fondo al tunnel] – [Il pugno di Dio] – [Lo scontro finale]

LIBRO SECONDO
[Masterpiece] – [Newton era un precario] – [Ralph Lauren] – [Donne]

Milano 14 marzo 2007 Sede de Il sole 24 ore foto di paolo poce/emblema

Roma, 2 aprile, ore 17,30. Redazione di Giornalettismo

«Maddalè, forse ho trovato qualcosa» dice Stefania «la Casaleggio subappaltava ad aziende private la mensa, sicurezza, hardware, impianti di condizionamento, roba così. Ce so’ i nomi delle aziende e i referenti, ma indovina? Della sicurezza ce ne sono due»
«Vabbè, una magari era per evita’ che Casaleggio se magnasse le piante de plastica» dice Maddalena, avvicinandosi al monitor della collega.
«No. Una è la Civis, guardie giurate. L’altra è una certa Recon SPA. Dal loro sito dicono di essere “professionisti nell’ambito di sicurezza e controspionaggio informatico”»
«Vor di’ tutto e gnente»
«Però senti qui: in un forum di furry…»

«Quelli che se vestono d’animali e s’anculano?» chiede Maddalena.

«Sì. Ce stanno una tigre e una volpe che parlano daa Recon. Dicono che il responsabile è uno stronzo che li sta facendo sgobbare come bestie»
«Che tu dici, se so’ furry magari so’ pure contenti»
«E invece so’ furrybondi, GNA HA HAHAHA HAHHA AHAH AHAH»
«HAHAH HAHA HAHAH HAHAHAH HAHAHAH HA»

 

«..ggo i tuoi articoli tutte le mattine, sai, Gianni? Mi piacciono un sacco, mi eccitano. Me lo fai rizzare come solo le tette rifatte di Silvia Vada. Te la ricordi senza reggiseno, coi capezzoli turgidi che spuntavano dalla maglietta quando parlava della strage di Novi Ligure? Ecco, così. Incontriamoci, Gianni, non te ne pentirai» sussurra il direttore al cellulare, passando vicino alle ragazze «posso ospitare. Ti scotenno il buco del culo, Gianni»

 

Le ragazze osservano il direttore sparire nel suo ufficio.
Tornano a guardare il monitor.

«Che stavi a dì?» fa Maddalena.
«I furry coglionano il capo per tre pagine dicendo che si crede chissà chi e ha anche un cognome del cazzo. Alché uno gli risponde “più che altro un cognome della banana”, grasse risate»
«Vabbè, sarà umorismo furro. Te li vedi due impiegati di un’agenzia di sicurezza informatica che postano in un forum pubblico sputtanando il capo? Nessuno è tanto imbecille, tranne…»

«…uno che ciuccia le matite in cabina elettorale» fa Stefania «guarda la data della conversazione: settembre 2012. Per me la tigre e la volpe lavoravano alla Casaleggio ma prendevano ordini dal capoccia della Recon, che aveva il cognome della banana»
«Vabbè ma sticazzi, a noi interessa capì come mai er movimento daa’ lobotomia s’è svejato, nun perché la volta prima ‘sto banana ha fatto flop» dice Maddalena.

Restano in silenzio.

«Ahò» fa Stefania «perché a me flop e banana fanno rima?»
«Che ne so, chiedilo all’omo tuo» sospira l’altra scuotendo la testa «io so’ du mesi che nun vedo banana, trampo’ pe’ sgorgamme me tocca usà l’Anitra wc»
«Ah Maddale’… ce dovresti proprio scrive ‘na poesia»
«Eccerto, così poi vado a Masterp
Si interrompe.

«Spè, come se chiamava la tizia che aveva manomesso lo script de Masterpiece?» chiede Maddalena.
«Lucrezia Banana»
«Un cognome della banana. E se ‘sto responsabile della Recon se chiamasse così? Banana?»
«Ma quella de Masterpiece era ‘na regazzina» fa Stefania, dubbiosa.
«Che ci vuole a controllà? Spostate» dice Maddalena, mettendosi sulla tastiera e digitando Banana “Recon SPA”.
Niente.

Banana cyberwarfare.
Niente.

 

Banana “sicurezza informatica”.
Un risultato.

 

23 gennaio 1992

XI° conferenza su sicurezza informatica e contromisure elettroniche
Relatori: Capitano Nick BANANA, MM.

 

 

«Marina militare?» mormora Stefania «direi che stamo fuori strada»
«Quanti cognomi così hai sentito?» fa Maddalena.
«Nessuno. Ma…»
«Di chi è e quando è stata fondata la Recon SPA?»
«Aspetta che vedo, me l’ero segnato…» dice Stefania, sollevando i fogli sulla scrivania «eccallà. Qui dice “dal 1998 forniamo servizi alle aziende” blablabla. Proprietario non pervenuto»
«Telefona»

 

 

Ore 18.00, ufficio del direttore.

«E poi… ascoltami, Eugenio. Tu e Asor Rosa che praticava “l’operaismo per vent’anni” dall’alto di università delle masse col sei politico e le bocchinare in kefiah. Ecco, voi due vi voglio vestiti da pretini che vi inginocchiate davanti a questa nerchia elefantiaca su cui mi scriverò a pennarello “berlusconi” e tutti e due ve lo contenderete con le vostre grinzose bocche avide. Tutte le mattine ti leggo tra gli afrori dei miei escrementi e penso ch

La porta si apre di scatto.

«Che c’è? Sto organizzando un’intervista esclusiva» dice il direttore coprendo la cornetta. Quando vede la faccia di Maddalena Balacco, riattacca. Fuori, sui marciapiedi, rifiuti e cartacce iniziano a sollevarsi, spostati da un vento di maestrale.

 

dsc1320
Vicino a Padova, SP47, ore 19.50

«Il profumo è una parte irrinunciabile del guardaroba» sentenzia Gaetano Ciconte, alla guida del SUV. Davanti, Nick guida la sua Audi A8.
«Tutti sanno che le fragranze vanno scelte in base all’età, pochi sanno che il primo criterio di selezione dev’essere stagione e momento della giornata» prosegue il vecchio con tono meditabondo.

Santo Dio, pensa Nick, resistendo all’impulso di spegnere il vivavoce.

«…Di giorno dev’essere leggero, la sera si può osare qualcosa di più persistente. D’inverno speziato, d’estate aromi della frutta. A un uomo della sua età, dinamico ma classico, per il giorno suggerirei Eau Savage. Ma la sera? Cosa metterebbe, la sera?»
«La tua testa in un sacchetto, se non la pianti con queste puttanate» ringhia Nick, chiudendo un sorpasso con il contachilometri a 190.
«Forse La Nuit de l’homme di Yves Saint Laurent? A uno come lei potrebbe stare Tobacco di Tom Ford, o addirittura… Ce l’ho! Aventus, di Creed!»
«Prendi le pastiglie e torna a darmi informazioni utili, o quant’è vera la morte ti chiudo in un negozio di piazza Italia»

All’interfono si sentono dei rumori, poi un deglutire.

«Non ho l’indirizzo di casa di sua figlia né conoscenze in grado di rintracciarla, cos’altro posso fare? Andare nella sede della Casaleggio, suonare il campanello e dire “salve, sappiamo che lì sotto c’è qualcuno che ufficialmente non c’è, potete chiamarlo?»
«Non è Lucrezia, il punto»
«? E allora qual è?»
«Ci stavo pensando mentre farneticavi cose gay. Chi finanzia l’M5S smart version?»
«Non ne ho idea. In redazione Travaglio ci ha impedito di indagare. Dobbiamo fare obiezioni che piacciono al pubblico e fanno click, non robe serie. Visto che non possono ricevere finanziamenti dallo Stato avranno grana dagli imprenditori»
«Tipo chi? Servono valanghe di soldi per creare un sistema del genere. Gli imprenditori italiani medi stanno alla canna del gas, quelli alti sono tutti berlusconiani o piddini»
«Tanti piccoli imprenditori che donano 1000 euro fanno milioni di euro»
«I microimprenditori sono abbastanza subdotati da credere alle stronzate di Grillo, ma nove su dieci son persone avide e stupide. Non donano se non hanno promesse di rendiconto personale, sia pure un marciapiede riasfaltato. Se è andata così ormai si sono accorti che li hanno gabbati. E poi che cazzo, gli indipendentisti veneti erano diffusi a ragnatela in una regione come il veneto e facevano fatica a donare 800 euro alla causa»

«E allora da dove pensa che vengano i soldi?»
Nick accelera, notando gli alberi inclinarsi, spinti dal maestrale.

 

gallery_4b16d0b196964_DSC00121024x768

 

MILANO, 2 Aprile, ore 22.30. Un appartamento nell’Isola.

Lucrezia entra a casa, appende il cappotto, si toglie le scarpe e ripone tutto nella cabina armadio. Dà una sistemata alla manica di una camicia fuoriposto. Perlustra con occhio attento ogni angolo della casa. Mette in carica il cellulare. Si spoglia, mette la camicia nel cesto della biancheria sporca, piega la gonna con cura e la appende. Entra in bagno, piscia guardandosi attorno. Raccoglie un gomitolo di polvere con il dito e lo butta nel bidet. Tira lo sciacquone, gira la manopola dell’acqua calda della vasca e chiude il tappo. Ci getta dentro una pallina di Flush, indossa la vestaglia, guarda l’orologio. Esce.

La casa è silenziosa.

In cucina monda l’insalata, ci butta dentro una confezione di mais, sette pomodorini, mezza confezione di tonno al naturale, mezza carota. Centellina l’olio su un cucchiaio da cucina. Quando è colmo lo versa dentro la terrina disegnando un semicerchio. Pulisce il resto del cucchiaio con una foglia d’insalata. Mescola, versa tre schizzi di aceto balsamico. Tira fuori una bottiglia di Prosecco, un bicchiere e un righello. Ci versa tre centimetri e mezzo esatti. Appoggia tovaglietta, forchetta e tovagliolo. Siede composta, schiena dritta, avvicinando la sedia al tavolo con un solo colpo di reni e braccia. Mangia in sette minuti. Osserva il vino senza toccarlo.

Terminata la cena si asciuga le mani, prende il bicchiere e torna in bagno, spingendo la porta con il piede. La vasca trabocca di schiuma. Chiude il rubinetto, lascia cadere la vestaglia e ci scivola dentro. Resta immobile aspettando l’acqua smetta di rimbalzare sulle pareti. Prende il vino e se lo porta alle labbra. Deglutisce.

Fuori, lontano, una sirena passa e svanisce.

I cardini perfettamente oliati della porta la riaprono. Il corpo di Lucrezia s’irrigidisce di scatto, la testa dritta davanti a lei, solo la vista periferica che osa guardare in quella direzione.

Cosa sta facendo lì dentro, signorina Banana? E’ sola?
Sì, signora.
Ne siamo proprio sicuri?
Sì, signora.
Ha cinque minuti per uscire da quel bagno, sarò qui fuori ad aspettarla.
Sì, signora.
E mi farà vedere i compiti.
Sì, signora.
O sarò costretta
Sì, signora.
Il comportamento suo e della signorina Rumor
Sì, signora.
Vuole uscire da quel bagno o no?
Sì, SIGNORA.
Cos’era quel tono?
Si, SIGNORA.
“SI” COSA, SIGNORINA BANANA?

«E STA’ ZITTA, PUTTANA!» sbotta lei, scagliando il bicchiere contro l’anta aperta.

 

 

RW_bath_night

La casa e il suo silenzio non hanno nulla da replicare.

Lucrezia fa un respiro profondo e tremulo. Ascolta, affidandosi al senso che più ha affinato negli anni. Cinque secondi. Dieci. Al quindicesimo espira, batte le palpebre e si rannicchia nella vasca, entrambe le mani a coprirle i singhiozzi, attenta a non farsi sentire dai suoi fantasmi.

PIRIPIRI, PIRIPIRI, fa il cellulare in entrata. E’ la suoneria della Casaleggio. Lo raggiunge con tre balzi, infradiciando il pavimento.

«Parla» dice lei, con voce roca.
«Signora, la chiamo dalla control room. Sta… sta bene?»
«Sono le dieci e venti di sera, imbecille, dimmi cosa c’è»
«Ecco, l’onorevole Bernini…»

«Oh, CAZZO!» sbotta Lucrezia «quale abominevole stronzata gli è uscita dalla bocca?»
«Ha detto che il sionismo è una piaga»

facepalm-sisko
Lucrezia alza la testa al soffitto e lancia una bestemmia muta.

«Tutta la comunità ebraica è sul piede di guerra, cosa facciamo?»
«Mmmngh… C’è un documento audio o video che testimonia quest’orrore?»
«Giornale. Quindi al massimo una registrazione audio»

«Ok, perfetto. Pubblica una smentita. Dì che il giornalista ha sentito male, Bernini sosteneva che la piaga fosse lo Ionismo, non il sionismo. Ionismo»
«E cos’è?»
«I dialetti dello ionio o che ne so, non importa. Pubblica tre righe dove gli metti in bocca una profonda preoccupazione per l’analfabetismo dilagante e la perdita della lingua italiana, batti sull’aumentare i fondi alle scuole, assumere professori, roba così»

«Diranno che non c’entra, in un’intervista sugli ebrei»
«E noi diremo che la scuola serve proprio a insegnare la grande tragedia dell’olocausto. Game, set, match e vaffanculo»

«Signora, lei è un gen
Click.

 

Lucrezia rimane con il telefono in mano a guardare fuori dalla finestra, ascoltando l’ululato del vento. Guarda l’inclinazione degli alberi in strada, si concentra per un attimo, trova il nord. Sorride.

Se vuoi vedere il temporale, la mattina tramontana, la sera maestrale.
[continua]

Ma che cazzo, non posso lasciarvi un attimo da soli.

BvAE33RCEAIXhLX

Son stato nominato per i Macchia nera awards (#MIA14) come miglior sito letterario, miglior cattivo e miglior polemica online. In queste nomination colgo una sottile presa per il culo, quindi va bene così. Se davvero volete contribuire al degrado della letteratura italiana premiando tette, culi, mojito e gag con la merda, votate.

Cioè, passi per il cattivo, ma “sito letterario” è oltre.

E’ bellissimo immaginare libri intellettuali con copertine bucoliche e titoli tipo “la coscienza del sasso”, “la vista degli alberi”, “la memoria delle città” affiancati a una che twerka sul titolo “Dubstep, troie e superalcolici”.

 

giphy
La letteratura italiana secondo i MIA14

 

Ed è tutta colpa vostra.

#YOLO

yolo_008

L’Iraq è diviso in sciiti e sunniti. Gli sciiti sono la maggioranza. Da qualche mese, un terzo del paese è in mano a un gruppo islamico ultraestremista sunnita che si è autobattezzato ISIS, Stato Islamico di Siria e Iraq. Da due anni combattono nella guerra civile siriana contro Assad e siccome spararsi solo con le forze governative era banale si sono messi ad accoppare anche i ribelli moderati. Le differenze tra ISIS e gli altri terroristi schioppabomba sono che 1) dicono di essere uno Stato e non un gruppo e 2) sono così pazzi che persino Al Qaeda dice che esagerano.

1. Cosa sostengono questi babbei?
L’immancabile conquista del mondo featuring guerra totale contro occidente e Islam moderato. Vorrebbero istituire un califfato non si capisce dove o come.

2. Che fanno di bello?
Mah, roba tipo esecuzioni di massa da 1.500 persone (occhio, immagini orrende) e pianificare attentati da noi.

3. Da dove saltano fuori?
Quando Osama Bin Laden schiatta gli succede Al-Zawahiri, un medico egiziano che il giorno del giuramento di Ippocrate stava in vacanza. Assieme a lui c’è Al-Zarkqawi, un veterano del cacamento di cazzo mondiale fino a ieri rivale di Osama, giacché Osy voleva creare un esercito in grado di scacciare l’invasione occidentale, mentre Zarky voleva una guerra civile su larga scala. Nel 2003 la Zarqawi entertainment autobombisce una moschea irachena accoppando un centinaio di sciiti e l’ayatollah che stava andando bene nel moderare gli animi. Zarqy si esalta e seguita a far detonare cose finché nel 2006 gli USA fanno detonare lui. Gli succede un tizio, dronato nel 2010, a cui succede al-Baghdadi. Entra in gioco il generale Petraeus. A differenza di tutti gli altri americani rincoglioniti prima di lui, capisce che la linea dura non funziona. Petraeus parla con la popolazione locale, tesse alleanze, distribuisce aiuti, organizza pizzate indebolendo il consenso di Baghdadi e la sua filosofia del “la vita è una merda, fatti esplodere con un sorriso”. L’atteggiamento di Petry non piace a Washington. Lo silurano accusandolo del fatto che invece di scopare questa

8660bc2cf541aef17b0e8c3b62e666f1

preferiva scopare questa.

Paula-Broadwell-the-woman-at-the-center-of-David-Petraeus-cheating-scandal-warned-another-woman-to-stay-away-from-the-retired-general

L’America si scandalizza: quest’uomo è malato, è anormale, non può stare a capo della CIA, dicono. Tutto torna come prima e nel 2011 Baghdadi ricomincia a ingrossarsi. Nel 2013 cambia il nome della crew in ISIS.

4. Quanti sono?
Non tantissimi. C’è meno gente lì dentro che a Camponogara, quindi per riuscire a far casino si alleano con gruppetti sparsi. Finora tengono sotto controllo 27 città. A fine 2013 han conquistato Falluja, Ramadi e altri cacai polverosi.

5. Dove pescano il cash?
Hanno istituito uno Stato grosso come la Giordania, organizzato una raccolta di soldi simile alle nostre tasse. Vendono elettricità al governo siriano dopo avergli conquistato le centrali elettriche. Esportano il petrolio che han rubato in Siria durante la guerra. Coi soldi stipendiano (assai bene) i miliziani, che rimangono fedeli. A questo vanno aggiunti i riscatti che l’occidente paga per riavere indietro le hipster che vanno lì per farsi i selfie da mostrare agli amici e finiscono come carne da stupro in mano a questi mangiamerda.

6. Che mi frega?
Parecchio, perché ISIS recluta tra gli occidentali. Italiani. E non solo figli di immigrati, ma proprio uomini nati e cresciuti a pizza e mandolino che un giorno hanno lasciato casa, famiglia e amici per andare in mezzo a terroristi assassini. Anche donne. E se sei arrivato a leggere fin qui sai su ISIS più di quanto ne sapessero loro: l’ultimo acquisto che due ragazzi inglesi di vent’anni hanno fatto su Amazon prima di arruolarsi erano “Islam for dummies” e “the Koran for dummies”. Direi che la religione era l’ultimo dei loro motivi. Allora perché? Cos’ha spinto 40 italiani a lasciare tutto per ficcarsi in mezzo a pazzi che parlano lingue sconosciute, mangiano pane e ragni, respirano sabbia, sguazzano nel sangue, stuprano, assassinano e dormono tra scorpioni e merda?

I giornali lo spiegano con “un profondo malessere esistenziale“.
Ah, cazzo, e io che iniziavo a preoccuparmi.

Voglio dire, per un istante avevo pensato che degli occidentali con aria condizionata, supermercati, servizi sanitari e Playstation che entrano in una setta d’inculacammelli assassini fosse un’enormità da analizzare. Qualcosa che fa nascere un casino di domande persino nella testa di uno come me, a cui basta guardare la Leo che twerka per dimenticare tutti i problemi.

 

thenug-HBHAsuu3ogGQcosa?

 

Però se è solo un profondo malessere esistenziale allora va tutto bene. Capita. Un Citalopram, un Tavor, un Minias, già che ci siamo andiamo ad ammazzare gente dall’altra parte del pianeta. A posto così.

 

uno-jihadista-occidentale-in-siria-581576

 

O forse no.

Perché mettiamo che dopo aver visto gli orrori di cui ISIS è artefice io decida di andare a spaccargli il culo; mi arruolerei in una milizia, sarei carne da cannone, impreparato, mal equipaggiato, non addestrato e pieno di buona volontà… solo che non posso farlo. Nessuno di noi può. E’ illegale. Se io oggi decidessi di formare una milizia per andare a uccidere quei nazisti mi arresterebbero. Sono sugli spalti di una partita, alla mia squadra manca un giocatore e le regole dicono che non posso sostituirlo, posso solo entrare nella squadra avversaria. Di fatto sono nato dentro un sistema che ha come unica reale alternativa quella di combatterlo.

A me sembra una cosa enorme.

Per un attimo ho pensato a sciachimisti, adolescenti suicidi, grillini, ultras, noglobal, neonazi, indignados e animalisti uniti da due parole: POTENZA INESPRESSA. Migliaia di persone ogni giorno si svegliano in una comunità che non gli piace e non possono uscirne. Alcuni lo accettano senza problemi perché ci si trovano bene come me, altri entrano in comunità parallele dove interpretare un ruolo diverso. I circoli neonazi, i CSO, i forum di sciachimisti e animalisti sono versioni più o meno straccione di Second life.

Fuori da lì tutto resta uguale e le dosi di Minias necessarie a non notarlo aumentano. Quindi che fai? Fight club e V per Vendetta fanno ragionamenti limitati e le alternative che propongono sono farse, opzioni improduttive al limite dell’onanismo. A che cazzo mi serve far saltare i monumenti o assassinare politici, nell’Unione europea? Ne arriveranno altri. A che mi serve distruggere i palazzi della Mastercard? Li ricostruiranno. Se anche ci fosse un’apocalisse zombie la società si ricostruirebbe evolvendosi nello stesso modo. Lo dice la Storia. Noglobal, anarchici, quelli che “un altro mondo è possibile” sono gamberi: seguono la corrente girati dall’altra parte – e lo sanno benissimo. Nessuno crede davvero che scrivere su un muro “boicotta ________” possa cambiare qualcosa. Lo fanno per vivere nella loro finzione.

Del resto che potrebbero fare?
Sul nostro pianeta non c’è più una seconda possibilità.

Non esistono posti inesplorati dove cambiare nome, lasciarsi tutto alle spalle e rifarsi una vita su una baleniera o con uno zaino e un fucile. Non c’è un solo lembo di mare o terra che non sia definito, legalizzato, legiferato e interconnesso. Nemmeno l’idea dell’avventuriero esiste più, oggi l’impiegato che sogna di evadere pensa ai Caraibi o scorrazza felice per le pianure di Skyrim. Non importa qual è la tua vita, bella o brutta che sia non hai modo di uscirne. Persino suicidarsi è illegale. Forse è per questo che più di mille persone sarebbero felicissime di andare su Marte senza possibilità di ritorno.

Io qui sto una crema. L’occidente è pieno di studentesse bisessuali taglia 42 che interpretano divinamente Anaconda. Ma se non avessi prospettive, se le mie scelte mi avessero portato al limite e mi dicessero che esiste una terra dove posso guadagnarmi una nuova vita sparando a quella banda di nazisti assassini lo farei di corsa. Non sono l’unico a volerlo fare, ma non posso. E 40 italiani con la merda nel cervello hanno deciso che pur di farlo saltano la barricata. ISIS ha monetizzato l’unico vero punto debole nel nostro sistema: il fatto che siamo condannati a vivere la nostra vita fino alla fine.

#YOLO.

1944: la guerra di Citrullone

bs-28-34-DW-Kultur-Berlin-Lustgarten

Nel 1933 i tedeschi sognano una Germania piena d’arte e cultura, con un commercio fiorente e un futuro prospero. Per rendere questo sogno possibile prendono un imbianchino molto arrabbiato e gli danno poteri illimitati. Dieci anni dopo ci sono stock di lampade in pelle umana invendute, città ridotte a crateri, i treni sovraccarichi, cenere di ebreo dappertutto e il resto del mondo che s’avvicina con un preservativo in carta vetrata. I pochi soldi sono stati spesi per finanziare la ricerca del sacro Graal sul Tibet o le vacanze per la fica di prima scelta.

«Detta così sembra che io sia un pazzo, pazzo imbecille» ride Hitler, nel suo palazzo a Berlino «ammetto che qualche dettaglio sia ancora da limare, ma ho un’idea che ribalterà le sorti della guerra»
«Tipo segare i bambini gemelli a metà e provare a ricomporli, mein Fuhrer?»
«Haha, forte quella. No»
«Allora come quando abbiamo provato a vedere se si potevano trapiantare muscoli graffettandoli
«Sarebbe stato comodo. Comunque no, questa è un’idea coraggiosa, rischiosa, rivoluzionaria»
«Come quando abbiamo gassato col fosgene la gente per vedere se qualcuno diventava immune
«CAZZO! Me l’ero scordata, quella! Qualcuno poi è diventato immune?»
«No»
«Hm. Questo comunque è un piano tattico, ragaz. Come potete vedere dalla cartina ci sono tizi che ci si vogliono inculare qui, qui, qui, qui, qui, qui, qui, qui, qui, qui e qui»
«Bè, potremmo contattare questa nazione e chiedere se si allea con noi»

«Quella è l’Antartide, Goebbels»
«Quanti carri armati ha?»

«Gli americani sono sbarcati in Francia» prosegue Hitler, ignorandolo «e cosa fa un genio in questi casi?»
«Le valigie per il Venezuela» sorride Himmler, sventolando un biglietto.
«No. Agisce» replica Hitler, strappandoglielo di mano «attacca dove nessuno si aspetta. Rischia. Osa. Ho già il nome dell’eroe nazista che ci farà vincere la guerra»

Non Citrullone, prega Himmler a denti stretti, non quella faccia di cazzo d

 

skorzeny5Citrullone.

 

Citrullone, all’anagrafe Otto Skorzeny, nasce a Vienna nel 1908. La Natura con lui è assai generosa; in un’epoca dove l’altezza media è di 166 centimetri, Citrullone fa due metri e dieci per cento chili. La sua stazza gli impedisce di avere un qualunque dibattito intellettuale perché tutti gli danno ragione e fuggono. A ventidue anni la sua personalità è quindi irrimediabilmente forgiata a insigne coglione e si iscrive al partito nazista. Prova a entrare nell’aviazione. Lo segano perché data la sua mole, stretto nella carlinga di un caccia, se tira un peto si eietta. Lo vorrebbero in fanteria a respingere bombe a racchettate, ma gli uomini di rado assecondano i loro talenti: Citrullone vuole valorizzare il suo lato intellettuale, così lo mettono a malincuore nelle SS.

E’ come mettere Margherita Hack in un campo da rugby.

Citrullone colleziona subito una surreale sequela di fallimenti tali da far sembrare scaltri persino i 12,000 elettori di Renzo Bossi. Lo mandano in Russia, fallisce. Lo mandano Medio Oriente, fallisce. Tenta di rapire Tito, fallisce. Le SS capiscono quindi di avere a che fare con un follower di Barbie Xanax ma non possono dirglielo, anche perché per contraddirlo bisognerebbe chiamarlo herr obersturmbahnfuhrer, grado militare che nessuno riesce a pronunciare senza soffocare. Optano per ridurre le sue mansioni a livello “faccio le doppie voci ai rapper”. Nella liberazione di Mussolini dal Gran Sasso il ruolo di Citrullone consiste solo nel dire che è sul Gran Sasso. Lo dice e si piglia il merito di tutta l’operazione. Piovono punti stima dall’opinione pubblica che in lui vede il ritratto dell’ariano alto, forte, intelligente e soprattutto con un grado mai sentito, quindi importante. Tipo tropical fruit senior seller manager che è l’omino del cocco in spiaggia. Hitler e il popolo lo adorano. Il resto dell’esercito lo considera un ingombrante fermaporta.

«WAS?!» sbotta Himmler, inorridito «MA MEIN FUHRER! PERCHE’ LUI?!»
«Otto ha un piano per farci uscire dal pantano»
«OTTO HA UNA PISTA PER LE MACCHININE E CI FA ANDARE I TRENI!»
«Sciocchezze. Infiltrerà mille e mille soldati tedeschi dietro le linee nemiche fino a raggiungere il quartier generale di Eisenhower e catturarlo, vivo o morto»

Himmler crolla sulla sedia.

«Sei senza parole, eh, volpe del deserto?»
«Ma vaffanculo»

Si va a preparare l’operazione Grifone.

 

 

 

LA PREPARAZIONE

Il primo problema da risolvere è che nel 1944 la soldataglia tedesca era composta dagli scarti genetici del peggio sottoproletariato. Nel piano di Citrullone 3000 zappamostro che faticavano a elaborare pensieri diversi da mangiare-bere-scopare avrebbero dovuto destreggiarsi in mezzo ad altri zappamostro americani. Gli fanno test d’intelligenza tipo “inserisci la stella nel buco a stella”. 200 inghiottono la stella, 200 tentano di morderla, 100 se la ficcano nel culo, 500 la piallano a revolverate per inserirla nel buco tondo, 1000 si uccidono tentando di inserire la propria testa nel buco e alla fine di 3000 ne restano circa 600, nessuno capace di parlare inglese.

A rileggerlo sembra il mio ritratto, ma pazienza.

Viene quindi indetto un bando d’arruolamento “per tedeschi capaci di parlare inglese e volenterosi di servire la Germania nazista”. Si presentano in dieci. Uno di loro è il caporale Fritz Christ, 21 anni, insegnante d’inglese alle elementari. Fritz temeva che prima o poi lo Stato l’avrebbe mandato nel tritacarne della trincea, così quando legge il bando suppone si tratti di un incarico intellettuale ben distante dal fronte. Entra in caserma, fa la visita di routine, firma in mutande un patto di riservatezza.

«Ora cosa devo tradurre?» domanda Franz.
«Tradurre? Raggiungi i tuoi camerati in piazza d’armi, snell»
«Dobbiamo fare traduzioni di gruppo?»

 

DIARIO DI FRANZ
Giorno 1
Il sergente ci ha fatto vedere un sacco di film americani e ci ha insegnato che loro non fumano le sigarette fino alla fine. Non capisco.
Giorno 2
Il sergente ci ha fatto vedere altri film americani dove i soldati sparano tenendo il fucile all’altezza della vita, "non in alto come facciamo noi". Ho detto che non ho mai sparato un colpo. Ha risposto che non c’è problema. Direi che il piano per stare lontano dal fronte procede a gonfie vele.
Giorno 3
Oggi mi hanno fatto tenere una lezione d’inglese per insegnare ai miei camerati a pronunciare “fuck yeah”, “motherfucker”, “hamburger”, “Mississipi” e “Ro-do-tà”. In classe alcuni dormivano, uno s’è sparato nel piede per errore e uno ha ribadito con forza che lui doveva solo consegnare due capricciose e una margherita. Siamo comunque lontani dal fronte.
Giorno 4
Altri film americani. Alla fine della proiezione il sergente maggiore ci ha detto di provare a fare conversazione tra di noi in inglese. Ho detto al mio vicino di poltrona “hi, my name is Franz” e lui mi ha massacrato di botte. Scrivo dall’infermeria. Lontano dal fronte.
Giorno 8
Uscito dall’infermeria mi hanno consegnato un’uniforme americana. Ci fanno andare in giro sulle jeep. E' divertente, finché non vanno verso il fronte.
Giorno 9
Ci hanno tolto un dente e l’hanno sostituito con una capsula di cianuro. Inizio a sospettare il mio piano non stia andando come previsto. Dopo pranzo siamo entrati nella camerata per lavarci i denti e mi sono quasi assassinato con il filo interdentale. Domani ci portano da qualche parte. Non hanno detto dove. Forse una proiezione.
Giorno 10
NAGGIAMARONNA

Bonn, accampamento militare. Citrullone tiene un briefing ai dieci ufficiali che dovranno partecipare e guidare l’operazione. Fino a quel giorno, per ovvi motivi di sicurezza, nessuno aveva detto loro di cosa si trattasse. Ad assistere ci sono anche Hitler e i suoi consiglieri più fidati.

«L’obiettivo è Fontainebleu» dice Citrullone, camminando su e giù davanti alla mappa «attraverseremo la foresta fino al quartier generale americano, vicino a Parigi. Qui c’è Eisenhower. Lo prenderemo vivo o morto»
«Qui dove, sta indicando mezza Francia» domanda Fritz.
«Che ne so, lo cercheremo una volta arrivati. Passeremo dal Belgio e nel tragitto eseguiremo operazioni di sabotaggio, cose che esplodono, indicazioni sbagliate, scherzi telefonici, roba divertente»

nazi_2823355b

«Allora ok, riporto le pizze indietro» dice uno degli ufficiali, alzandosi.
Lo rimettono seduto.

«Scusi, herr obersturmwuber, parliamo inglese in dieci su seicento. Come riusciremo a fare più di venti metri senza essere trasformati in colapasta?» domanda Franz.
«E qui è la parte geniale!» esclama Citrullone «se qualcuno dei nostri supercafoni viene avvicinato da un americano basterà dica “sorry” per poi calarsi le braghe fuggendo come se fosse colto da attacchi di diarrea»

 

 

 

«Ok, a parte le battute» chiede Fritz.
«Quali battute?»

nazi_2823355b (1)

Sì. 600 imbecilli vennero sguinzagliati nelle foreste del Belgio senza equipaggiamento, preparazione o addestramento e con l’arma suprema di fingere di cacarsi addosso in caso di sgamo. Inoltre, per aumentare le già ridicole possibilità di successo, quest’operazione venne tenuta segreta anche all’esercito nazista.

«Signore, con lo scarsamente dovuto rispetto, cinquecentonovanta persone che soffrono di dissenteria? Cosa siamo, i fan dei Club Dogo?»
«Capisco il suo scetticismo, tenente Fritz Christ, ma le assicuro che funzionerà»
«Questo piano fa cagare»
«Sarà bello Orfani»

 

L’ESECUZIONE

Non appena paracadutati nel bosco gli infiltrados scoprono di non avere pensato a un problema: come riconoscersi tra di loro. I primi ci stanno ancora pensando quando vengono sterminati perché stanno in quattro su una jeep su cui gli americani vanno sempre e solo in due. Altri si perdono, appena vedono passare una pattuglia nazista sbucano fuori in uniforme americana urlando “oh camerati aiutateci” e mitragliati. Nel frattempo tra le truppe regolari si diffonde la voce di soldati americani che parlano tedesco. Questo rende paranoici tutti, la paranoia viene trasmessa via radio agli infiltrati che si convincono a loro volta gli americani si travestano da tedeschi.

«No, scusa, Hans, ricapitoliamo» dice il soldato Gunther, sussurrando accovacciato nel buio del bosco «noi siamo i buoni e gli americani sono cattivi»
«Ja»
«Noi però ci travestiamo da cattivi per uccidere i cattivi»
«Ja»
«Adesso però veniamo a sapere che ci sono dei cattivi che si travestono da buoni per fare i cattivi»
«…Ja. Come noi»
«Ma chi ci dice che i cattivi che si travestono da buoni per fare i cattivi in realtà non siano buoni travestiti da cattivi per fare i cattivi con i cattivi

 

 

 

 

 

 

 

 

«Was?»

«Intendo dire, prendiamo uno di noi. Ariano, nazista, buono. Ci travestiamo da americani per colpire gli americani. Allora loro si travestono da nazisti per colpire i nazisti. E se alcuni di noi avessero deciso di travestirsi da americano che si traveste da nazista?»

«Sarebbe in divisa da nazista, testa di cazzo»
«Ja. Ma allora perché ci sparano?»
«Perché siamo vestiti da americani!»
«E se invece fossero americani travestiti da nazisti per colpire i nazisti che si travestono da americani, cioè noi? Da cosa si travestirebbero?»

 

 

1261137353839

 

Alcuni dei 600 infiltrados vengono assaliti da profonde crisi d’identità. Il gruppo più vicino a Fontainbleau viene notato da un altro gruppo che li scambia per veri americani e li attacca. Quelli si barricano in un casolare e ingaggiano uno scontro a fuoco urlando “americani di merda” e ricevendo “no, voi americani di merda”. Il baccano della sparatoria giunge all’orecchio di una pattuglia di tedeschi che giunti sul posto non capiscono perché gli americani si sparino tra loro, nel dubbio ordinano via radio un bombardamento. La Luftwaffe non sa un cazzo dell’operazione Grifone così passa a volo radente e stermina tutti.

E anche questo è successo davvero.

Il gruppo di Fritz viene fermato a un incrocio da una pattuglia USA. Per fare il brillante il nostro chiede se hanno “petrol” per lo zippo. L’americano dice “gasoline”. I cowboy mangiano la foglia e chiedono i documenti. Una sessantina di uomini si calano le braghe contemporaneamente e fuggono gridando “zorry”. Fritz fugge a bordo di una jeep guidata dal collega che, tenendo la testa china per schivare i proiettili, asserisce con convinzione di volersi licenziare dal lavoro di Pony express. Dopo due chilometri d’inseguimento sbandano contro un palo e si gettano fuori un istante prima che l’ultima speranza del reich esploda in una palla di fuoco.

Termina così l’operazione Grifone, mentre la carriera di genio del male Citrullone è appena iniziata. Ma questa, come si dice, è un’altra storia.