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La lettera di Enzo a Lucia, questa volta scritta da un uomo

OrZXM

Nella pagina del Corriere della sera sembra che un marito tradito abbia comprato un’intera pagina per sputtanare la ex. Viene pubblicata una lettera che sbandiera i tradimenti della moglie. Qualunque maschio eterosessuale legga quella roba, però, si rende conto che si tratta di un’operazione di marketing. Basta leggere mezza riga per capire che l’autrice è una donna, perdipiù di Milano. Una città a prevalenza gay dove la poveretta non ha molte occasioni di scoprire come ragiona un etero. Ho quindi deciso di aiutarla per un’eventuale seconda stesura. Nelle celle grigie trovate il testo originale, sotto invece c’è quello che scriverebbe un cornificato dopo aver speso 30,000 euro +iva per una pagina sul miglior quotidiano nazionale. I numerini sono le note a margine per l’autrice.

Iniziamo.

 

Amore mio,

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Scusate, rifacciamo.

Amore mio,

“Stronza di merda,

per te farei di tutto lo sai. E tu invece ti faresti tutti. Ho sempre cercato di proteggere il nostro amore. E invece tu l’hai distrutto. E dopo sette anni di matrimonio, voglio raccontare a tutta Italia

vorrei elencare tutto il tempo, l’affetto e i soldi che ho messo nel nostro matrimonio, ma non mi sto sputtanando il reddito triennale di un metalmeccanico per informare l’Italia di quanto sono stato coglione. Preferisco investire i nostri soldi per raccontare all’Italia intera

 il tuo spregevole tradimento.

che hai le gambe così aperte che Baggio nel ’94 avrebbe fatto goal. [1]

Lucia è il tuo nome e per anni hai portato la luce nella mia vita, ma non conoscevo le tue ombre. E da quando ti ho vista con lui che ti baciavi davanti a quella diavolo di pasticceria, la nostra preferita, è arrivato solo il buio. Mia moglie e un altro uomo avvinghiati dentro a una macchina, come amanti in incognito.

Vorrei tanto essere poetico, ma non sono una laureata allo IULM che passa le sere a guardare repliche di Friends, quindi tralascio. Siamo stati sposati sette anni, durante i quali era da accendere ceri a San Cristoforo se rimediavo un bocchino. Quando t’ho sgamata a limonare in macchina, davanti alla pasticceria dove vendono le tue ossa grosse, avrei voluto gonfiarvi di botte entrambi. Ma siccome oggi nascere col pene è già un mezzo reato, ho preferito aspettare. [2]

Ma invece di dirtelo subito, ho indagato. E in un mese, 31 giorni per l’esattezza, ho scoperto che c’era dell’altro ancora! E soprattutto, degli altri. I martedì con le amiche a cena, avevano un fuori menù speciale, diciamo, perché non erano che uno squallido teatrino di amanti! Tu e i tuoi… “amici”. Molto bene e allora racconto tutto.

Così ho sborsato cifre mostruose a un ex celerino riciclatosi investigatore privato. Ho scoperto che le tue “cene tra amiche” erano gangbang con vari PR di Crotone. L’investigatore li ha visti uscire chiudendosi la lampo dei jeans con scritto “rich” sul culo e ho capito che la mia principessa ha gusti più raffinati di quelli che conoscevo.

Come quel viaggio che ti ho spinto a fare io, perché eri stressata per il lavoro. Hai preso un aereo da sola “per raggiungere le amiche di Roma” dicevi, quelle che non conoscevo, con gli agganci per la vacanza low cost in Egitto… e io scemo a crederci! Era solo il primo dei tuoi tradimenti. Te l’ha pagata l’avvocato quella vacanza.

Dopo la pasticceria e le gangbang ho deciso di mandarti in Egitto da sola per farti rilassare. Certo, è come lasciare Rocco Siffredi nel giardino delle vergini suicide, ma non importa; gli italiani hanno già capito che sommando il mio QI al tuo facciamo il figlio di Bossi. Stranamente non sei andata lì per rilassarti, ma per sbatterti un avvocato che s’è noleggiato il tuo buco del culo al prezzo di un biglietto Ryanair e una foto su un cammello. Taci che non abbiamo una figlia, perché se tanto mi da tanto lei avrebbe il telefonino sempre carico e la scuola le palle sempre vuote.

Come ho fatto a non capire? Non sapevo ti piacessero ricchi.

Credevo stessi con me perché ti piacciono i vecchi obesi, come alla Gregoraci piace Briatore. [3]

E infatti mi sa che ti piacciono tutti, dalle foto che c’erano nel tuo computer. Sì ti ho frugato nel computer.

Ho aperto il tuo PC con la stessa password della tua vagina: 1234. Partiamo dalla cronologia su PornHUB e XNXX: “squirting lesbians”, “interracial triple penetration”, “cheating couple”, “BDSM extreme”, “torture sex”, “brutal deepthroat compilation”, “milf gym double anal”, “whipping sluts”, “teen humiliation”. [4]

E ho scoperto del personal trainer. E della settimana di lavoro a Milano, che in realtà era solo una “romantica” avventura con real_macho, quel tizio con cui chattavi! (ma che nome è? Ma che persona sei tu? Immagino che insieme avrete vissuto tutte le sfumature dei colori dell’amore, dei sapori…).

Poi siccome sei così stupida che al sole fai la fotosintesi, hai tenuto in memoria tutti i messaggi. Ho così scoperto della settimana a Milano passata giocando all’allegro canguro sugli addominali di un truzzo conosciuto via chat. Immagino i dialoghi a base di grugniti e percussioni, ma hai avuto fortuna a trovare l’unico che nelle chat non ha un nick tipo Salentinu_32cm, LeccoPiedi8576566, CazzoEnormeXxX o SkiavoXPadronaPD. [5]

Ma la cosa peggiore Lucia, è la becera storia che ti stai facendo ora, con tu sai chi. Vedo che ti sei trovata bene con i miei colleghi, se vuoi te ne presento altri.

Dopo real_macho avevi bisogno di qualcuno in grado di pronunciare “derattizzazione” senza sudare, così ti sei ripassata i miei colleghi. La cosa peggiore è che hai scelto un incapace di terzo livello che non saprebbe dire la differenza tra un mucchio di merda e un budino. [6]

Il nostro matrimonio è finito.

Il nostro matrimonio è così finito che se tu ti dessi fuoco e io avessi la diarrea, prenderei l’Imodium.

Ti lascio, ma non immaginarci qui da soli, io e la mia ossessione di te che mi hai tradito con tutto il mondo. Io non tornerò indietro. Hai sbagliato tu e non mi vergogno a raccontare a tutta Italia la vita segreta della mia mogliettina perfetta. Anzi, ho persino aperto una pagina facebook.com/tuoexmarito

Ho assunto un avvocato che è un incrocio tra Perry Mason, un barracuda e Batman. Siccome ormai il 99% dei giudici sono donne, al 99% ti terrai macchina, casa e metà stipendio mentre io finirò a dormire nell’auto dei miei genitori a cinquant’anni, ma almeno i risparmi di tutta la vita li regalo all’avvocato e al Corsera piuttosto che pagare le SPA a una cagna a due zampe. Ho anche creato una pagina facebook, l’ho chiamata /quanticazzisepresaLucia. Siamo a oltre seimila. Like.

Io e te ci vediamo in tribunale.
Il tuo ex marito Enzo

Con tutto l’odio, la disistima, il rancore e il disprezzo possibili,
Enzo”.

 

 

__________________________________________________________________

[1] Le regole SEO su un foglio di carta servono come un trapezista monco col culo che prude. Lascia stare i grassetti, sulla carta i motori di ricerca non indicizzano, giuro. Ho provato.

[2] Nessuno indicizzerà quei grassetti. Davvero. Colgo l’occasione per farti notare che il marito sarà pure deficiente, ma se lei lo cornifica in pieno giorno davanti a una pasticceria dove la conoscono, allora devono essersi conosciuti alla riunione contro le scie chimiche.

[3] rex-business-people-laughing-in-office

[4] “sì ti ho frugato nel computer” come ammissione di colpa vergognosa? Tutte le coppie ficcanasano nei dispositivi digitali del partner in media una volta a settimana. Secondo te perché Google ha implementato la navigazione anonima? Perché su iMessage, Whatsapp, Twitter, Facebook e Skype si possono cancellare i propri messaggi? Cos’è, non vuoi vedere quello che hai scritto a qualcuno o vuoi dimenticarti quello che t’ha scritto l’altro? I social servono a fare corna. Come tutto quello che in Internet ha successo.

[5] “Le sfumature dei colori dell’amore, dei sapori”? Ma cos’è, un corso per sommellier? Io degusto il sapore della tua vagina, tu sorbisci il mio sperma servito caldo? Lecchiamoci i buchi del culo in questa primavera fiorita?

[6] Il termine “becera” è uso esclusivo delle femmine. Nessun maschio usa quel termine. Né gay, né etero, né Vladimir Luxuria. Se vai a vedere nella Treccani scoprirai che “becero” è scritto in rosa.

[comunicazione di servizio] Aggiornate i calendari, raga

Allorallorallora, anche quest’anno sarò a Mantova comics con la scuderia della Limited al Palabam. Non ho nulla da presentare di nuovo ma se avete libri ancora da firmare, volete acquistarne una di quelle rimaste o avete voglia di far due parole, eccovi i miei orari.

venerdì 6 marzo
14.30-16.30 con Diego Cajelli.

sabato 7 marzo
11.30-12.30
con Farenz.

domenica 8 marzo
10.30-12.30
 con Doc Manhattan.

Se in questi orari non mi trovate al banchetto è perché son fuori a fumare, aspettate due minuti e torno dentro. Il resto del tempo lo passerò ficcanasando in giro. Riguardo il Napoli comicon e Nick è ancora presto per darvi orari e posti precisi. Se siete intenzionati a venire vi consiglio di tenere da parte un po’ di cash, però, perché ci sono buone possibilità le copie vengano ritirate dal commercio e io finisca in galera. Ma come ho detto, è presto per parlarne.

Ora torno al romanzo.

Ok, è deciso.

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Così come da un post a cazzo è nato Nick Banana, allo stesso modo da un post per coglionare l’ISIS è nato un romanzo. Il motivo è che c’è troppa roba, troppo lol, troppi personaggi umanamente splendidi per ridurli e schiacciarli in un post. E non mi va di buttarli, perché scrivere ‘sta storia mi piace un casino e non c’è niente di peggio che sprecare le occasioni. Ci tengo a farla bene.

Quindi facciamo così: considerate i due post precedenti come un trailer di quello che sarà il romanzo. I punti negativi sono che dovrete aspettare e non ci saranno gif né immagini, ma penso sia meglio che vederlo ridotto a post secchi ogni 15 giorni per chissà quanto. Di buono ‘è che potrete leggervelo tutto di fila quando uscirà e dentro potrò metterci un sacco di roba che qui – causa limiti di spazio – devo tagliare. Inoltre, e questa è la parte che mi emoziona abbestia, potrete scoprire un lato di me che avevo accennato in un’intervista.

Alcuni mi han detto che è un’idea del cazzo perché ora che il romanzo verrà pubblicato l’hype sarà passato, ma sapete cosa?

 

tumblr_mf5kw8mv9K1rhxd21o1_500Vada come vada.

Aggiusto ‘sti due capitoli, aggiungo quello che avevo tolto e chiamo qualche editore per sentire che aria tira. Oh, naturalmente sul blog tutto procede come al solito, soliti tempi e solito tono e solite gag con la merda.

02. Gli effetti collaterali

DISCLAIMER:
Questo è un pezzo ironico di pura finzione che si prefigge di fare satira, anche forte, sull’ISIS e su alcune paure dell’occidente. Non va presa sul serio nemmeno una parola, in nessun modo. Non intende offendere nessuno.

Sirte, Libia.
Quartier generale dell’ISIS.

Dalla partenza dei terroristi sono passate sei settimane, e il colonnello se n’è quasi dimenticato. Il reparto creativo dell’ISIS ha capito come funzionano i media italiani e ha deciso di dedicare il proprio talento altrove, dato che basta scrivere su Twitter “Italia caccapupù” che dieci minuti dopo Repubblica.it titola “Nuove minacce all’Italia, terroristi ormai per le strade – leggi le sconvolgenti testimonianze”. Il colonnello è uno pragmatico e ha problemi più seri. Hanno trovato le armi chimiche di Gheddafi ma non hanno idea di come usarle, e siccome la minima cazzata implicherebbe disastri inimmaginabili, non è il caso di affidare le operazioni a un Kazim qualunque. Inoltre le dosi di Viagra e droga per la truppa scarseggiano, ma il vero problema è un altro.

Qualche idiota dei suoi ha insegnato la lingua alle occidentali arrivate per arruolarsi, le quali dopo una settimana di orifizi slabbrati tarmano le balle dei guerriglieri, non importa quanti ceffoni quelli mollino. Il colonnello cammina tra tende e baracche da cui provengono gnaulii costanti.

«I nostri figli avranno pur diritto a una vacanza, chiedi più soldi» fa una donna «e più Viagra, che lo stupro di ieri non m’è piaciuto tanto, eri smorto»
«Jamal è arrivato dopo di te eppure ha un grado superiore, perché?»
«Voglio un tappeto nuovo, quando mi stupri su questo mi si sbucciano le ginocchia»
«Questo niqab mi ingrassa?»
«Perché guardi più Hannah di me?»

Un guerrigliero esce da una tenda imprecando, imbraccia il mitra, lo punta al cielo e svuota il caricatore urlando. Torna dentro.

«Bleeeeh, ma che schifoooo, ‘ste robe te le fai fare alle capre, sai»

«No, così no, non lo sento bene»
«Abu, questa tenda è piena di scorpioni, chiedine una migliore»
«Mi sta meglio questo niqab o quell’altro?»
«Su 50 sfumature di grigio lui ci mette passione e affetto, così son capaci tutti. La frusta di vacchetta? Le manette di Yves Saint Laurent? La maschera Vuitton? Jennifer nell’altra tenda ce le ha»

Un altro guerrigliero schizza fuori dalla tenda, si cala i pantaloni e sguaina un coltello. Ansimando isterico si appoggia la lama al cazzo, chiude gli occhi e digrigna i denti. Sta immobile, poi cambia idea. Scaglia il coltello lontano, si tira su le braghe e rientra.

«Il mio ex era quello che era, ma sapeva fare regali. Oh no, no, il tuo va benissimo, figurati, certo»
«Ma devi proprio fare quel rumore con la bocca?»
«Ma mi ami?»

Il colonnello cammina sempre più in fretta finché non trova un’altra donna occidentale, sola, ferma in mezzo alla strada.

«E tu?» fa il colonnello, avvicinandosi «non ti lamenti come le altre?»
«Mi chiamo Melissa, intanto. Oh, no, figuriamoci, cos’avrei da lamentarmi?» dice lei.
Il colonnello la fissa spaesato: «Questo tono non mi è chiaro»
«Quale tono?»

Gli occhi del colonnello sono due fessure: «Hmmm… Questo»
«E che tono è, secondo te?»
«Di una persona… irritata…?» tenta lui.
Melissa guarda altrove: «No. Perché, dovrei essere irritata?»

«No. Allora cos’hai?» fa il colonnello, confuso.
«Niente»
«Come niente?»
«Niente. Cosa dovrei avere?» fa lei, stringendo le spalle.
«Non so, dovreMAVAFFANCULO» sbotta il colonnello, tirandole un gancio in piena faccia. Melissa crolla a terra, lui l’afferra per i capelli e la trascina verso una tenda: «E adesso la frustatina del mattino» gogola lui.
«OH DIO SI» sbotta lei «FAMMI MALE, SONO UNA PUTTANA, SI»
Lui si blocca: «…come?»

«SI, SI, PESTAMI, USAMI, CHIAVAMI, SBATTIMI! FALLO!»
Il colonnello molla la presa, lei lo trattiene: «M-ma in che s

«Senti, io vengo dall’Italia, gli uomini stan tutti davanti a quei Cristo di computer, ce ne fosse uno che mi scopasse come Dio comanda» ringhia Melissa, avvinghiata alla mano del colonnello «e quello fissato coi miei piedi, ore a slogarmi le caviglia per farglielo venire duro. Poi quello vegetariano, quello femminista che voleva lo menassi, l’obiettore di coscienza che mi vestiva da Rambo, quello stressato, quello sensibilMA BASTA, cazzo, basta! BASTA!»

«Molla» fa il colonnello, divincolandosi la mano dalla stretta. Strattona. Melissa crolla di faccia, le mani adunche che grattano la terra arsa.

«NO, NON MOLLO. Ma tu lo sai da dove vengo!? Ma lo sai che vita ho?! C’ho ventisette anni, io, talebano di ‘sto paio di balle! VENTISETTE! Ventisette anni a scremar cazzi mosci, complessati, mammoni, infantili, bugiardi, codardi, peracottari, cialtroni! Io non ho le mestruazioni, è che ‘sta passera una volta al mese piange sangue per tutti gli sfigati che c’ho fatto entrare!» urla lei.

«Allah, questa donna è pazza» mormora il colonnello, intimorito.
Melissa prende a testate la terra sputando sangue e muco: «Quello che voleva fare il tronista!» piange «quello che frignava perché rivoleva il Winner Taco! Quello che si vestiva da quindicenne all’alba dei quarant’anni! Quello che gli faceva schifo curare il pesce! Quello mantenuto che si spacciava per imprenditore!»

Il colonnello osserva la donna in uno stato di incredulità assoluto.

«Tu non lo sai cos’è l’occidente oggi! Io lo odio, l’occidente! M’ha fottuta in tutti i modi tranne quello giusto! E i voti alti per essere meglio dei maschi, e i vestiti di moda quest’anno, i tatuaggi perché ce li hanno tutte, i diritti degli animali, essere sensibile, la laurea con la lode, il master, il lavoro importante, la carriera, le quote rosa, la parità dei sessiMA CHI CAZZO L’HA VOLUTA ‘STA ROBA?! MA CHI CAZZO M’HA RUBATO LA VITA?! Quand’è successo?! Chi è stato?! Io voglio solo uno che mi porti da mangiare e m’ingravidi, in cambio pulisco casa, accudisco i figli e faccio finta che non mi piace quando m’incula! Sono una sfigata, va bene?! Sono una vergogna per le donne, una delusione per mia madre, per le mie amiche, una traditrice dell’occidente, sono tutto quello che vuoi, che volete, che vogliono ma INGRAVIDAMI» fa lei, con occhi sgranati «salvami!»

 

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«Salvarti?» fa lui, sconvolto.

«Sì! Salvami da me!» urla Melissa, battendosi i pugni contro il petto «dammi una scusa per meritarmi ‘sta vita, perché tutte le altre le ho vomitate nel cesso dei locali assieme alle caipiroska e ai preservativi! Sono stata la figlia modello, la morosa perfetta, l’amica del cuore, la studentessa impeccabile, Dio m’è testimone che sono stata anche l’amante senza pretese E PER COSA?! GUARDAMI, CAMMELLIERE DI MERDA! GUARDA!» bercia lei, strappandosi la camicia.

Il colonnello non ha mai visto né sentito nulla del genere. La donna avanza strisciando come Samira, i capelli sporchi che le coprono il viso. Sbava.

«Io ti faccio la jihad, la sharia, la kefiah, il felafel, come la chiami, mi vesto da sacco della monnezza che comunque è più comodo di quei cazzo di tacchi dei cinesi, sto in mezzo ai ragni con 40° all’ombra e la sabbia nel culo, ti chiamo “colonnello” anche se sei un pastore di merda con la seconda elementare e mi faccio stuprare da quella banda di bestie ma almeno tu, dai un senso a ‘sta vita!»

La faccia del colonnello, improvvisamente, si addolcisce. Le porge la mano e la aiuta a rialzarsi. Melissa è incerta, poi accetta l’aiuto e si rimette in piedi, scossa da tremiti.

«Non sono un pastore, signorina. Il mio nome è Jason Graham Al-Bakr. Sono inglese. Figlio di iraniani emigrati, sì, ma mi sono laureato alla royal academy, a Sandhurst. Sono stato un ufficiale inglese nei fucilieri di marina. Conosco bene l’occidente. Ho combattuto per lui in Bosnia, Afghanistan, Pakistan, Angola e Mali»

«Ah» fa Melissa, colpita «allora mi… mi capisci. Siamo uguali»
«Sì e no. Seguimi» dice lui, iniziando a camminare.
Lei lo segue, trafelata.

«Io ho visto.» fa Jason «in questi anni, ho visto come funziona. I bambini che scavano le materie prime per gli iPhone, le schiave che cuciono la roba di Zara ed H&M, le famiglie bombardate perché il loro governo cadesse e noi ci mettessimo un governo che vendesse petrolio a prezzi inferiori. Petrolio con cui tu potevi andare nei locali di cui parli, o con cui fare la finta pelle. Ora mi dici che tutto quel sangue è servito solo a renderti infelice, e hai scelto di passare al nemico sperando qui il tuo utero possa avere soddisfazione»

«Sì. Cioè, n

Il colpo di pistola risuona secco nell’aria, rimbalza fino a perdersi tra le macerie dei palazzi. Il corpo di Melissa cade in un tonfo silenzioso. La mano del colonnello Jason Graham si abbassa lentamente, l’aria pregna dell’odore di cordite. Fissa il cranio perforato della donna mentre una pozza di sangue si allarga.

«Colonnello! Tutto bene?» fa il sergente maggiore Abedin, accorrendo allarmato.
«No» risponde lui, rimettendo la pistola nella fondina.

Restano a guardare il corpo per qualche secondo. Il viso di Melissa, fino a pochi istanti prima così espressivo, è ridotto a una maschera gialla di gommosa ottusità. Il sangue le defluisce a fiotti da naso e bocca, assorbito dalla terra.

«Fai sapere all’Italia che una loro connazionale è morta. Poi chiama il nostro esperto di intelligence estera» fa il colonnello «qui le cose cominciano a non tornarmi per niente»

 

 

 

 

Montecitorio, Roma.
Ufficio del presidente del Consiglio.

Nell’ufficio di Montecitorio Renzi guarda la TV perplesso. Studio Aperto sta mandando il filmato della laurea di Melissa con una nenia straziante in sottofondo, alternata a spezzoni di interviste ai parenti che tuonano contro lo Stato. L’opinione sui social è che sia tutta una copertura per distrarre l’opinione pubblica da un’inchiesta su tangenti. Sul Fatto quotidiano, Travaglio inneggia all’altruismo della martire. Il Giornale si lancia in emozionanti “i nostri ragazzi” e inneggia all’intervento armato, tanto i figli dei giornalisti sono tutti in giro per il mondo a fare master in giornalismo da 45,000 euro a botta.

«Dì, ma secondo te ‘sta roba è seria?» chiede a Maria Elena Boschi, impegnata nel rifarsi le unghie.
«Che ne so, chiedilo a… ai servizi segreti, credo» fa lei, incerta «no?»
Per qualche secondo nella stanza c’è solo il suono dell’esterno.

 

 

«Alfano» sbuffa Maria Elena.
Renzi annuisce, sorride e chiama.

«Bella Alfà, come butta a patata?» fa Renzi.
«Cosa vuoi, con la faccia che c’ho solo a pagamento. Non ci si crede»
«Dillo a me. Senti, ma tu dei nostri servizi sai niente?»
«SE È PER QUELLA RIPARAZIONE SANITARI DA 34.000.000 È STATO BERLUSCONI CH
«Nonono, i servizi segreti»
«Ah. E che ne so, sono segreti, fine»
«Non possono essere segreti per noi, cazzo»
«Prova a chiamarli, ho il numero… il numerooo…» alla cornetta si odono cassetti che si aprono, fogli, tonfi. Poi un rombo legnoso «…eccolo, teneva fermo il tavolo»
Renzi riattacca, compone.
Mette in vivavoce.

 

Tuuut.

 

Tuut.

 

Tuut.

 

Tu
«Pizzeria Milady, desidera?»

 

 

 

 

 

 

 

«Pronto?»

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Maria fa cenno a Benzi di continuare.

«Eeeh… sono il presidente del consiglio, dovrei parlare con… con i servizi segreti»
«Qui facciamo pizze, capo»
«…non è tipo, non so, una copertura?»
«Guardi, se vuol venire a vedere abbiamo anche il forno a legna, pizze al kamut e con due ordinazioni bibita omaggio»
Renzi attacca.
Richiama Alfano.

«Ma almeno esistono, ‘sti servizi?» domanda.
«Immagino di sì, cioè, Internet dice che è sicuro» risponde Alfano.
«E come li troviamo?»
«Boh, l’ultimo che me l’ha chiesto era un leghista che voleva sapere la verità sugli alieni. Senti frà, mi sto profumando lo sfintere di Chanel, stasera ho una tripletta con dei travoni da 5,000 a botta, non è che possiamo soprassedere? Tengo male la cornetta»
«Eh, ma i terroristi, l’ISIS…»
«MA VA LAAA VA LAAAA L’IRIS ADESSO, VA, VA» riattacca Alfano.
Renzi e la Boschi si guardano.

«Vabbè, con ‘sta morta come la mettiamo?» tenta lei.
«Ma fregatene, tra una settimana laggente s’è già indignata per qualcos’altro, figurati» fa spallucce Renzi «in Italia non succede mai niente, non succede neanche ‘sto giro. Dai, troviamo un bel tweet da fare»

 

 

 

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Lampedusa, CEI.
I sei terroristi aspettano in fila senza causare problemi, si prodigano nell’aiutare gli altri immigrati e fanno amicizia con gli agenti di guardia mostrandosi cortesi e obbedienti. Raccontano anche quando sentono voci di traffici illeciti. Omettono solo quella della rivolta, che avverrà all’alba di domattina.

 

A Salerno, intanto, è una splendida giornata di sole e un ciccione passeggia per strada.
Prende il cellulare, compone un numero, aspetta.

«Pizzeria Milady» rispondono dall’altra parte.
(continua)

01. A sud di Roma come i pinguini

DISCLAIMER:
Questo è un pezzo ironico di pura finzione che si prefigge di fare satira, anche forte, sull’ISIS e su alcune paure dell’occidente. Non va presa sul serio nemmeno una parola, in nessun modo. Non intende offendere nessuno.

Battle in Sirte

Sirte, Libia.
Quartier generale provvisorio dell’ISIS.

Jonathan McDonnell, hipster londinese autoribattezzatosi Muhammad Al-Fatr dopo che l’ennesima donna gli ha dato buca, è in piedi davanti alla lavagna luminosa. L’aula è buia. Sul muro una diapositiva mostra la bandiera nera dell’ISIS. La stanza puzza di sudore e caprino stagionato. Qualcuno scorreggia.

«Allora ragaz» dice il colonnello Ahmed Saif Ahkmani, ex beduino, davanti alla bandiera «adesso lascio la parola al nostro esperto di intelligence estera che ci spiegherà come conquistare Roma e l’Italia. Muhammad, vai»
Un mesto applauso accompagna Muhammad davanti agli spettatori nella penombra. Agitato ma orgoglioso, l’hipster fa un respirone guardandosi attorno: se adesso i suoi amici grafici lo vedessero non farebbero più tanto gli spiritosi. Quella femminista che l’ha deriso all’aperitivo ora sarebbe ai suoi piedi. Annuisce, fiero. Ora è qualcuno.

«Allora, leoni di Allah, vado subito al punto: questa è l’Italia» dice, facendo un gesto.
Nell’aria risuona un T-CLACK e partono le diapositive.

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T-CLACK

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T-CLACK

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T-CLACK

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Silenzio. Muhammad si guarda attorno. Non c’è molto entusiasmo. Uno sbadiglia, poi s’infila una mano dietro la schiena, si contorce e ne estrae un tarzanello. Lo annusa, lo appallottola e lo usa per scrivere qualcosa sul tavolinetto della sedia.

«Ma passiamo al punto critico» fa l’esperto di intelligence, con un gesto brusco.

T-CLACK

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«UALLAH» esplode la stanza in un crepitio di applausi.

T-CLACK

Glamourcon #50 - 50th Celebration In Long Beach - November 13, 2010

«UALLAAAH» urlano tutti alzandosi in piedi, le mani che applaudono isteriche, gli occhi sbarrati che si commuovono e rigano volti scolpiti da anni e anni di sesso zoofilo e masturbazioni.

«Tra noi e questo ci sono solo quattrocento miglia nautiche» sentenzia, enfatico, Muhammad.
«E l’esercito italiano, no?» domanda il colonnello.

«No. La loro guardia costiera se gli spari dice “scusi”, restituisce il maltolto e fugge. Il loro esercito ha il fiato corto dall’Afghanistan e il loro arsenale è obsoleto e malridotto. Per raccattare consensi quasi ogni partito ha massacrato di tagli la difesa. La loro aeronautica usa catorci del 1990, altri sono scarti affittati dagli USA ed entrambi hanno manutenzione ridotta all’osso. I piloti sono addestrati più sul simulatore che dal vivo perché il carburante costa, con la conseguenza che dal vivo cappellano grave. Inoltre sono un popolo denuclearizzato, quindi le loro portaerei vanno a diesel e per muoversi impiegano ettolitri di gasolio, sono lente e muoverle costa somme mostruose. Comunque ne hanno solo due, una vorrebbero trasformarla in un chiosco galleggiante di Eataly, l’altra in una nave ospedale»

«Per Allah, siamo a posto!» fa il colonnello «e una volta sul territorio? I civili farebbero la resistenza?»

«Hahaha, guardi» ride Muhammad «in Italia da anni non esiste più la leva obbligatoria, nessuno dei loro ventenni ha il minimo addestramento né idea su cosa fare e cosa non fare in questi casi, figurarsi prendere in mano un’arma. Cazzo, per loro il massimo esperto di guerra è un tatuatore ceceno che racconta bubbole in TV. Voglio dire, questi sono loro»

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…e questi siamo noi»

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«Minchia Muhammad, ma come hai scoperto tutta ‘sta roba?» fa il colonnello, impressionato.
«Mi informo solo dai social network e ignoro la propaganda di regime dei media asserviti al potere»
«Affidabile e geniale, stiamo in una botte di ferro. Vai avanti» annuisce quello.

«Quindi sereni, “la resistenza” sarebbero un branco d’imbecilli che si aggirano tra le macerie scrivendo sui muri #YOLO e #SWAG, li staneremmo grazie ai flash degli iPhone. Poi fasci, fanatici di armi e simili sarebbero i primi ad autodetonarsi nei modi più esilaranti. Anche perché hanno fatto i corsetti di kravmaga e sparacchiato al poligono e si credono fighissimi, ma nella pratica questo è un esempio della loro capacità logistica, questo invece vi fa capire il livello mentale. Del resto questi sono i loro eroi. Parlando delle donne, invece, eccovi qualche esempio»

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…queste invece sono le curde, a cui comunque abbiamo spaccato il culo l’anno scorso nonostante abbiano fatto azioni di un altruismo ed eroismo oltre l’immaginabile»

kurdish-ypg-1 Female fighters of the Kurdish People's Protection Units stand at attention at a military camp in Ras a-Ain

…vedete voi se c’è da preoccuparsi» gongola Muhammad, chiudendo l’ultima diapositiva «soprattutto se aggiungete che i loro media, pur di elemosinare audience, ci stanno facendo il favore di terrorizzare la popolazione manco li pagassimo noi»
«ALLAH È GRANDE!» urla il colonnello, esaltatissimo «ABBIAMO GIA’ VINTO, CHE STIAMO ASPETTANDO?! ATTACCHIAMO!»

Muhammad abbassa gli occhi, alzando un sopracciglio: «Certo. Tuttavia… uuh… ci sarebbero un paio di cose che non mi tornano, prima» tentenna.

«Cazzo dici? Sono dei ritardati, è facile come scoparsi una capra»
«Sìssì, infatti. Però ha presente i nostri cugini di Al Qaeda, no? Hanno fatto attentati dovunque. USA, Spagna, Inghilterra, Francia, Belgio, Danimarca, Canada… in Italia mai. Mai, nemmeno uno. Non riusciamo a capire perché. C’è il Vaticano, le basi americane, l’Italia è nel G8 e nel’ONU e anche lei manda truppe armate in tutto il mondo, eppure niente»

«Sarà un caso, ovvio. Mandiamo sei dei nostri infiltrati nei barconi, appena arrivati si divideranno a gruppi di due e colpiranno gli infedeli nei posti più affollati. Siete con me o no, leoni del Profeta?!» grida il colonnello alla platea, che salta in piedi urlando e battendosi i pugni sul petto.

Il giorno dopo, alle nove di sera, un barcone carico di immigrati salpa facendo rotta verso Lampedusa. A bordo, tra gente spaventata, i sei terroristi si scambiano espressioni di rabbiosa follia e determinazione.

Sono a sud di Roma, dopotutto.

 

 

APanoramaPositano

Sorrento, Italia

In una pizzeria, un ciccione sulla cinquantina si pulisce la bocca, chiede il conto e un limoncello. Dà una sbirciata al tavolo di fianco, dove una compagnia di truzzi sghignazza mostrando qualcosa sul cellulare. Si gira a guardare il mare e resta a fissarlo, inespressivo. Alla radio, Vinicio Capossela canta il ballo di San Vito. Il volume aumenta mentre la telecamera si avvicina al suo viso.

Buio.
(continua)