01. A sud di Roma come i pinguini

DISCLAIMER:
Questo è un pezzo ironico di pura finzione che si prefigge di fare satira, anche forte, sull’ISIS e su alcune paure dell’occidente. Non va presa sul serio nemmeno una parola, in nessun modo. Non intende offendere nessuno.

Battle in Sirte

Sirte, Libia.
Quartier generale provvisorio dell’ISIS.

Jonathan McDonnell, hipster londinese autoribattezzatosi Muhammad Al-Fatr dopo che l’ennesima donna gli ha dato buca, è in piedi davanti alla lavagna luminosa. L’aula è buia. Sul muro una diapositiva mostra la bandiera nera dell’ISIS. La stanza puzza di sudore e caprino stagionato. Qualcuno scorreggia.

«Allora ragaz» dice il colonnello Ahmed Saif Ahkmani, ex beduino, davanti alla bandiera «adesso lascio la parola al nostro esperto di intelligence estera che ci spiegherà come conquistare Roma e l’Italia. Muhammad, vai»
Un mesto applauso accompagna Muhammad davanti agli spettatori nella penombra. Agitato ma orgoglioso, l’hipster fa un respirone guardandosi attorno: se adesso i suoi amici grafici lo vedessero non farebbero più tanto gli spiritosi. Quella femminista che l’ha deriso all’aperitivo ora sarebbe ai suoi piedi. Annuisce, fiero. Ora è qualcuno.

«Allora, leoni di Allah, vado subito al punto: questa è l’Italia» dice, facendo un gesto.
Nell’aria risuona un T-CLACK e partono le diapositive.

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T-CLACK

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T-CLACK

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T-CLACK

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Silenzio. Muhammad si guarda attorno. Non c’è molto entusiasmo. Uno sbadiglia, poi s’infila una mano dietro la schiena, si contorce e ne estrae un tarzanello. Lo annusa, lo appallottola e lo usa per scrivere qualcosa sul tavolinetto della sedia.

«Ma passiamo al punto critico» fa l’esperto di intelligence, con un gesto brusco.

T-CLACK

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«UALLAH» esplode la stanza in un crepitio di applausi.

T-CLACK

Glamourcon #50 - 50th Celebration In Long Beach - November 13, 2010

«UALLAAAH» urlano tutti alzandosi in piedi, le mani che applaudono isteriche, gli occhi sbarrati che si commuovono e rigano volti scolpiti da anni e anni di sesso zoofilo e masturbazioni.

«Tra noi e questo ci sono solo quattrocento miglia nautiche» sentenzia, enfatico, Muhammad.
«E l’esercito italiano, no?» domanda il colonnello.

«No. La loro guardia costiera se gli spari dice “scusi”, restituisce il maltolto e fugge. Il loro esercito ha il fiato corto dall’Afghanistan e il loro arsenale è obsoleto e malridotto. Per raccattare consensi quasi ogni partito ha massacrato di tagli la difesa. La loro aeronautica usa catorci del 1990, altri sono scarti affittati dagli USA ed entrambi hanno manutenzione ridotta all’osso. I piloti sono addestrati più sul simulatore che dal vivo perché il carburante costa, con la conseguenza che dal vivo cappellano grave. Inoltre sono un popolo denuclearizzato, quindi le loro portaerei vanno a diesel e per muoversi impiegano ettolitri di gasolio, sono lente e muoverle costa somme mostruose. Comunque ne hanno solo due, una vorrebbero trasformarla in un chiosco galleggiante di Eataly, l’altra in una nave ospedale»

«Per Allah, siamo a posto!» fa il colonnello «e una volta sul territorio? I civili farebbero la resistenza?»

«Hahaha, guardi» ride Muhammad «in Italia da anni non esiste più la leva obbligatoria, nessuno dei loro ventenni ha il minimo addestramento né idea su cosa fare e cosa non fare in questi casi, figurarsi prendere in mano un’arma. Cazzo, per loro il massimo esperto di guerra è un tatuatore ceceno che racconta bubbole in TV. Voglio dire, questi sono loro»

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…e questi siamo noi»

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«Minchia Muhammad, ma come hai scoperto tutta ‘sta roba?» fa il colonnello, impressionato.
«Mi informo solo dai social network e ignoro la propaganda di regime dei media asserviti al potere»
«Affidabile e geniale, stiamo in una botte di ferro. Vai avanti» annuisce quello.

«Quindi sereni, “la resistenza” sarebbero un branco d’imbecilli che si aggirano tra le macerie scrivendo sui muri #YOLO e #SWAG, li staneremmo grazie ai flash degli iPhone. Poi fasci, fanatici di armi e simili sarebbero i primi ad autodetonarsi nei modi più esilaranti. Anche perché hanno fatto i corsetti di kravmaga e sparacchiato al poligono e si credono fighissimi, ma nella pratica questo è un esempio della loro capacità logistica, questo invece vi fa capire il livello mentale. Del resto questi sono i loro eroi. Parlando delle donne, invece, eccovi qualche esempio»

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…queste invece sono le curde, a cui comunque abbiamo spaccato il culo l’anno scorso nonostante abbiano fatto azioni di un altruismo ed eroismo oltre l’immaginabile»

kurdish-ypg-1 Female fighters of the Kurdish People's Protection Units stand at attention at a military camp in Ras a-Ain

…vedete voi se c’è da preoccuparsi» gongola Muhammad, chiudendo l’ultima diapositiva «soprattutto se aggiungete che i loro media, pur di elemosinare audience, ci stanno facendo il favore di terrorizzare la popolazione manco li pagassimo noi»
«ALLAH È GRANDE!» urla il colonnello, esaltatissimo «ABBIAMO GIA’ VINTO, CHE STIAMO ASPETTANDO?! ATTACCHIAMO!»

Muhammad abbassa gli occhi, alzando un sopracciglio: «Certo. Tuttavia… uuh… ci sarebbero un paio di cose che non mi tornano, prima» tentenna.

«Cazzo dici? Sono dei ritardati, è facile come scoparsi una capra»
«Sìssì, infatti. Però ha presente i nostri cugini di Al Qaeda, no? Hanno fatto attentati dovunque. USA, Spagna, Inghilterra, Francia, Belgio, Danimarca, Canada… in Italia mai. Mai, nemmeno uno. Non riusciamo a capire perché. C’è il Vaticano, le basi americane, l’Italia è nel G8 e nel’ONU e anche lei manda truppe armate in tutto il mondo, eppure niente»

«Sarà un caso, ovvio. Mandiamo sei dei nostri infiltrati nei barconi, appena arrivati si divideranno a gruppi di due e colpiranno gli infedeli nei posti più affollati. Siete con me o no, leoni del Profeta?!» grida il colonnello alla platea, che salta in piedi urlando e battendosi i pugni sul petto.

Il giorno dopo, alle nove di sera, un barcone carico di immigrati salpa facendo rotta verso Lampedusa. A bordo, tra gente spaventata, i sei terroristi si scambiano espressioni di rabbiosa follia e determinazione.

Sono a sud di Roma, dopotutto.

 

 

APanoramaPositano

Sorrento, Italia

In una pizzeria, un ciccione sulla cinquantina si pulisce la bocca, chiede il conto e un limoncello. Dà una sbirciata al tavolo di fianco, dove una compagnia di truzzi sghignazza mostrando qualcosa sul cellulare. Si gira a guardare il mare e resta a fissarlo, inespressivo. Alla radio, Vinicio Capossela canta il ballo di San Vito. Il volume aumenta mentre la telecamera si avvicina al suo viso.

Buio.
(continua)