02. Gli effetti collaterali

DISCLAIMER:
Questo è un pezzo ironico di pura finzione che si prefigge di fare satira, anche forte, sull’ISIS e su alcune paure dell’occidente. Non va presa sul serio nemmeno una parola, in nessun modo. Non intende offendere nessuno.

Sirte, Libia.
Quartier generale dell’ISIS.

Dalla partenza dei terroristi sono passate sei settimane, e il colonnello se n’è quasi dimenticato. Il reparto creativo dell’ISIS ha capito come funzionano i media italiani e ha deciso di dedicare il proprio talento altrove, dato che basta scrivere su Twitter “Italia caccapupù” che dieci minuti dopo Repubblica.it titola “Nuove minacce all’Italia, terroristi ormai per le strade – leggi le sconvolgenti testimonianze”. Il colonnello è uno pragmatico e ha problemi più seri. Hanno trovato le armi chimiche di Gheddafi ma non hanno idea di come usarle, e siccome la minima cazzata implicherebbe disastri inimmaginabili, non è il caso di affidare le operazioni a un Kazim qualunque. Inoltre le dosi di Viagra e droga per la truppa scarseggiano, ma il vero problema è un altro.

Qualche idiota dei suoi ha insegnato la lingua alle occidentali arrivate per arruolarsi, le quali dopo una settimana di orifizi slabbrati tarmano le balle dei guerriglieri, non importa quanti ceffoni quelli mollino. Il colonnello cammina tra tende e baracche da cui provengono gnaulii costanti.

«I nostri figli avranno pur diritto a una vacanza, chiedi più soldi» fa una donna «e più Viagra, che lo stupro di ieri non m’è piaciuto tanto, eri smorto»
«Jamal è arrivato dopo di te eppure ha un grado superiore, perché?»
«Voglio un tappeto nuovo, quando mi stupri su questo mi si sbucciano le ginocchia»
«Questo niqab mi ingrassa?»
«Perché guardi più Hannah di me?»

Un guerrigliero esce da una tenda imprecando, imbraccia il mitra, lo punta al cielo e svuota il caricatore urlando. Torna dentro.

«Bleeeeh, ma che schifoooo, ‘ste robe te le fai fare alle capre, sai»

«No, così no, non lo sento bene»
«Abu, questa tenda è piena di scorpioni, chiedine una migliore»
«Mi sta meglio questo niqab o quell’altro?»
«Su 50 sfumature di grigio lui ci mette passione e affetto, così son capaci tutti. La frusta di vacchetta? Le manette di Yves Saint Laurent? La maschera Vuitton? Jennifer nell’altra tenda ce le ha»

Un altro guerrigliero schizza fuori dalla tenda, si cala i pantaloni e sguaina un coltello. Ansimando isterico si appoggia la lama al cazzo, chiude gli occhi e digrigna i denti. Sta immobile, poi cambia idea. Scaglia il coltello lontano, si tira su le braghe e rientra.

«Il mio ex era quello che era, ma sapeva fare regali. Oh no, no, il tuo va benissimo, figurati, certo»
«Ma devi proprio fare quel rumore con la bocca?»
«Ma mi ami?»

Il colonnello cammina sempre più in fretta finché non trova un’altra donna occidentale, sola, ferma in mezzo alla strada.

«E tu?» fa il colonnello, avvicinandosi «non ti lamenti come le altre?»
«Mi chiamo Melissa, intanto. Oh, no, figuriamoci, cos’avrei da lamentarmi?» dice lei.
Il colonnello la fissa spaesato: «Questo tono non mi è chiaro»
«Quale tono?»

Gli occhi del colonnello sono due fessure: «Hmmm… Questo»
«E che tono è, secondo te?»
«Di una persona… irritata…?» tenta lui.
Melissa guarda altrove: «No. Perché, dovrei essere irritata?»

«No. Allora cos’hai?» fa il colonnello, confuso.
«Niente»
«Come niente?»
«Niente. Cosa dovrei avere?» fa lei, stringendo le spalle.
«Non so, dovreMAVAFFANCULO» sbotta il colonnello, tirandole un gancio in piena faccia. Melissa crolla a terra, lui l’afferra per i capelli e la trascina verso una tenda: «E adesso la frustatina del mattino» gogola lui.
«OH DIO SI» sbotta lei «FAMMI MALE, SONO UNA PUTTANA, SI»
Lui si blocca: «…come?»

«SI, SI, PESTAMI, USAMI, CHIAVAMI, SBATTIMI! FALLO!»
Il colonnello molla la presa, lei lo trattiene: «M-ma in che s

«Senti, io vengo dall’Italia, gli uomini stan tutti davanti a quei Cristo di computer, ce ne fosse uno che mi scopasse come Dio comanda» ringhia Melissa, avvinghiata alla mano del colonnello «e quello fissato coi miei piedi, ore a slogarmi le caviglia per farglielo venire duro. Poi quello vegetariano, quello femminista che voleva lo menassi, l’obiettore di coscienza che mi vestiva da Rambo, quello stressato, quello sensibilMA BASTA, cazzo, basta! BASTA!»

«Molla» fa il colonnello, divincolandosi la mano dalla stretta. Strattona. Melissa crolla di faccia, le mani adunche che grattano la terra arsa.

«NO, NON MOLLO. Ma tu lo sai da dove vengo!? Ma lo sai che vita ho?! C’ho ventisette anni, io, talebano di ‘sto paio di balle! VENTISETTE! Ventisette anni a scremar cazzi mosci, complessati, mammoni, infantili, bugiardi, codardi, peracottari, cialtroni! Io non ho le mestruazioni, è che ‘sta passera una volta al mese piange sangue per tutti gli sfigati che c’ho fatto entrare!» urla lei.

«Allah, questa donna è pazza» mormora il colonnello, intimorito.
Melissa prende a testate la terra sputando sangue e muco: «Quello che voleva fare il tronista!» piange «quello che frignava perché rivoleva il Winner Taco! Quello che si vestiva da quindicenne all’alba dei quarant’anni! Quello che gli faceva schifo curare il pesce! Quello mantenuto che si spacciava per imprenditore!»

Il colonnello osserva la donna in uno stato di incredulità assoluto.

«Tu non lo sai cos’è l’occidente oggi! Io lo odio, l’occidente! M’ha fottuta in tutti i modi tranne quello giusto! E i voti alti per essere meglio dei maschi, e i vestiti di moda quest’anno, i tatuaggi perché ce li hanno tutte, i diritti degli animali, essere sensibile, la laurea con la lode, il master, il lavoro importante, la carriera, le quote rosa, la parità dei sessiMA CHI CAZZO L’HA VOLUTA ‘STA ROBA?! MA CHI CAZZO M’HA RUBATO LA VITA?! Quand’è successo?! Chi è stato?! Io voglio solo uno che mi porti da mangiare e m’ingravidi, in cambio pulisco casa, accudisco i figli e faccio finta che non mi piace quando m’incula! Sono una sfigata, va bene?! Sono una vergogna per le donne, una delusione per mia madre, per le mie amiche, una traditrice dell’occidente, sono tutto quello che vuoi, che volete, che vogliono ma INGRAVIDAMI» fa lei, con occhi sgranati «salvami!»

 

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«Salvarti?» fa lui, sconvolto.

«Sì! Salvami da me!» urla Melissa, battendosi i pugni contro il petto «dammi una scusa per meritarmi ‘sta vita, perché tutte le altre le ho vomitate nel cesso dei locali assieme alle caipiroska e ai preservativi! Sono stata la figlia modello, la morosa perfetta, l’amica del cuore, la studentessa impeccabile, Dio m’è testimone che sono stata anche l’amante senza pretese E PER COSA?! GUARDAMI, CAMMELLIERE DI MERDA! GUARDA!» bercia lei, strappandosi la camicia.

Il colonnello non ha mai visto né sentito nulla del genere. La donna avanza strisciando come Samira, i capelli sporchi che le coprono il viso. Sbava.

«Io ti faccio la jihad, la sharia, la kefiah, il felafel, come la chiami, mi vesto da sacco della monnezza che comunque è più comodo di quei cazzo di tacchi dei cinesi, sto in mezzo ai ragni con 40° all’ombra e la sabbia nel culo, ti chiamo “colonnello” anche se sei un pastore di merda con la seconda elementare e mi faccio stuprare da quella banda di bestie ma almeno tu, dai un senso a ‘sta vita!»

La faccia del colonnello, improvvisamente, si addolcisce. Le porge la mano e la aiuta a rialzarsi. Melissa è incerta, poi accetta l’aiuto e si rimette in piedi, scossa da tremiti.

«Non sono un pastore, signorina. Il mio nome è Jason Graham Al-Bakr. Sono inglese. Figlio di iraniani emigrati, sì, ma mi sono laureato alla royal academy, a Sandhurst. Sono stato un ufficiale inglese nei fucilieri di marina. Conosco bene l’occidente. Ho combattuto per lui in Bosnia, Afghanistan, Pakistan, Angola e Mali»

«Ah» fa Melissa, colpita «allora mi… mi capisci. Siamo uguali»
«Sì e no. Seguimi» dice lui, iniziando a camminare.
Lei lo segue, trafelata.

«Io ho visto.» fa Jason «in questi anni, ho visto come funziona. I bambini che scavano le materie prime per gli iPhone, le schiave che cuciono la roba di Zara ed H&M, le famiglie bombardate perché il loro governo cadesse e noi ci mettessimo un governo che vendesse petrolio a prezzi inferiori. Petrolio con cui tu potevi andare nei locali di cui parli, o con cui fare la finta pelle. Ora mi dici che tutto quel sangue è servito solo a renderti infelice, e hai scelto di passare al nemico sperando qui il tuo utero possa avere soddisfazione»

«Sì. Cioè, n

Il colpo di pistola risuona secco nell’aria, rimbalza fino a perdersi tra le macerie dei palazzi. Il corpo di Melissa cade in un tonfo silenzioso. La mano del colonnello Jason Graham si abbassa lentamente, l’aria pregna dell’odore di cordite. Fissa il cranio perforato della donna mentre una pozza di sangue si allarga.

«Colonnello! Tutto bene?» fa il sergente maggiore Abedin, accorrendo allarmato.
«No» risponde lui, rimettendo la pistola nella fondina.

Restano a guardare il corpo per qualche secondo. Il viso di Melissa, fino a pochi istanti prima così espressivo, è ridotto a una maschera gialla di gommosa ottusità. Il sangue le defluisce a fiotti da naso e bocca, assorbito dalla terra.

«Fai sapere all’Italia che una loro connazionale è morta. Poi chiama il nostro esperto di intelligence estera» fa il colonnello «qui le cose cominciano a non tornarmi per niente»

 

 

 

 

Montecitorio, Roma.
Ufficio del presidente del Consiglio.

Nell’ufficio di Montecitorio Renzi guarda la TV perplesso. Studio Aperto sta mandando il filmato della laurea di Melissa con una nenia straziante in sottofondo, alternata a spezzoni di interviste ai parenti che tuonano contro lo Stato. L’opinione sui social è che sia tutta una copertura per distrarre l’opinione pubblica da un’inchiesta su tangenti. Sul Fatto quotidiano, Travaglio inneggia all’altruismo della martire. Il Giornale si lancia in emozionanti “i nostri ragazzi” e inneggia all’intervento armato, tanto i figli dei giornalisti sono tutti in giro per il mondo a fare master in giornalismo da 45,000 euro a botta.

«Dì, ma secondo te ‘sta roba è seria?» chiede a Maria Elena Boschi, impegnata nel rifarsi le unghie.
«Che ne so, chiedilo a… ai servizi segreti, credo» fa lei, incerta «no?»
Per qualche secondo nella stanza c’è solo il suono dell’esterno.

 

 

«Alfano» sbuffa Maria Elena.
Renzi annuisce, sorride e chiama.

«Bella Alfà, come butta a patata?» fa Renzi.
«Cosa vuoi, con la faccia che c’ho solo a pagamento. Non ci si crede»
«Dillo a me. Senti, ma tu dei nostri servizi sai niente?»
«SE È PER QUELLA RIPARAZIONE SANITARI DA 34.000.000 È STATO BERLUSCONI CH
«Nonono, i servizi segreti»
«Ah. E che ne so, sono segreti, fine»
«Non possono essere segreti per noi, cazzo»
«Prova a chiamarli, ho il numero… il numerooo…» alla cornetta si odono cassetti che si aprono, fogli, tonfi. Poi un rombo legnoso «…eccolo, teneva fermo il tavolo»
Renzi riattacca, compone.
Mette in vivavoce.

 

Tuuut.

 

Tuut.

 

Tuut.

 

Tu
«Pizzeria Milady, desidera?»

 

 

 

 

 

 

 

«Pronto?»

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Maria fa cenno a Benzi di continuare.

«Eeeh… sono il presidente del consiglio, dovrei parlare con… con i servizi segreti»
«Qui facciamo pizze, capo»
«…non è tipo, non so, una copertura?»
«Guardi, se vuol venire a vedere abbiamo anche il forno a legna, pizze al kamut e con due ordinazioni bibita omaggio»
Renzi attacca.
Richiama Alfano.

«Ma almeno esistono, ‘sti servizi?» domanda.
«Immagino di sì, cioè, Internet dice che è sicuro» risponde Alfano.
«E come li troviamo?»
«Boh, l’ultimo che me l’ha chiesto era un leghista che voleva sapere la verità sugli alieni. Senti frà, mi sto profumando lo sfintere di Chanel, stasera ho una tripletta con dei travoni da 5,000 a botta, non è che possiamo soprassedere? Tengo male la cornetta»
«Eh, ma i terroristi, l’ISIS…»
«MA VA LAAA VA LAAAA L’IRIS ADESSO, VA, VA» riattacca Alfano.
Renzi e la Boschi si guardano.

«Vabbè, con ‘sta morta come la mettiamo?» tenta lei.
«Ma fregatene, tra una settimana laggente s’è già indignata per qualcos’altro, figurati» fa spallucce Renzi «in Italia non succede mai niente, non succede neanche ‘sto giro. Dai, troviamo un bel tweet da fare»

 

 

 

lampedusacentro

Lampedusa, CEI.
I sei terroristi aspettano in fila senza causare problemi, si prodigano nell’aiutare gli altri immigrati e fanno amicizia con gli agenti di guardia mostrandosi cortesi e obbedienti. Raccontano anche quando sentono voci di traffici illeciti. Omettono solo quella della rivolta, che avverrà all’alba di domattina.

 

A Salerno, intanto, è una splendida giornata di sole e un ciccione passeggia per strada.
Prende il cellulare, compone un numero, aspetta.

«Pizzeria Milady» rispondono dall’altra parte.
(continua)