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La festa delle sante

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Siamo al bar verdi durante l’aperitivo. Io, Luca e Atza sorseggiamo il terzo spritz piluccando dal buffet. Sono le otto e un quarto, quel momento dell’aperitivo in cui decidi se cenare o passare al Negroni e trasformare la serata in una tragedia. Sto per divincolarmi dall’abbraccio di un altro superalcolico quando Ario arriva, parcheggia la macchina sul marciapiede, scende con occhio spiritato e ci punta. Il bello di Ario è che oggi come vent’anni fa, ogni volta che lo vedi pensi a tutti i soldi che ti deve. Attraversa la folla guardando le tette delle ragazze e distribuendo complimenti, afferra un bicchiere mezzo pieno abbandonato su un tavolino, scrocca una sigaretta da un ragazzino e plana da noi con sorriso hollywoodiano.

«Ciao sfighi, come butta?»
Grugniti.

«Ehi, scusa?» dice il nostro alla cameriera «mi avete dato lo spritz con un capello dentro.»
Lei prende il bicchiere: «Mi spiace. Te lo rifaccio?»
«Certo. Allora, voi, prima raccontatemi le novità, poi ne ho una io che è spaziale»
«Niente da segnalare, si parlava di polit…»
«Bello, bello. Allora, sapete che ieri era la festa dell’utero, no?» interrompe «sono andato a vedere lo spogliarello anch’io.»
Al tavolo cala un silenzio sconsolato: «Ario, ma che cazzo» dico.
«State calmi, ci dev’essere una spiegazione eterosessuale per tutto questo» fa Atza.
«Sì, la prossima volta sarà “solo la punta, giusto per provare”, poi “finché le palle non si toccano non è gay” e nel giro di tre settimane lo trovano in maneggio che munge cavalli senza mani.»
«MI FATE PARLARE O NO?»
«Dai.»
«Entri, è il festival della menopausa su cui si è schiantato un camion di gomma. Tette di silicone, labbra di botulino, zigomi ricuciti, culi drenati, capelli tinti, ciglia finte, unghie di plastica e nasi piallati. Sul palco questi tizi ballano, si spogliano e rimangono in perizoma brillantinato. Tutti col fisico gonfio gay, tipo Nebo.»
«Ma gay tua sorella.»
«A quel punto i ballerini scelgono una e la portano sul palco, la fanno inginocchiare e uno tira fuori l’asciugamano.»
«Che asciugamano?»
«La cosa più geniale mai inventata dall’uomo. Altro che il butrone di X, là.»
«Bosone di Higgs» corregge Atza, appoggiato alla parete.
«Quello. Comunque, è fantastico. Il tizio si arrotola l’asciugamano attorno alla vita, sotto si sfila il perizoma, va davanti alla donna e le infila la testa sotto. Quello è il momento in cui una donna scopre davvero chi è.»

«Ma che c’era nello spritz rubato?» fa Luca.
«Temo sia lucido»

«Ragionate un secondo. Appena tu, donna, ti trovi in quella situazione, sai due cose: primo, nessuno ti vede. Secondo, se anche dicessi che lì sotto non è successo niente ognuna delle tue amiche crederà a quello che vuole. Che tu gli faccia un pompino o meno è irrilevante. Niente più maschere, moralismi, ruoli, paure, finzioni. Con quell’asciugamano, per la prima volta nella vita di una donna, qualunque scelta tu faccia riguarda te e solo te. Questi sono i momenti in cui una donna capisce davvero chi è: tra un asciugamano e il cazzo di uno stripper.»

 

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Ancora una volta nella vita, Ario mi appare come il Cristo redivivo che dall’alto del nulla distribuisce parabole in grado di cambiare le sorti dell’umanità. Lo diceva anche Mark Twain su Hadleyburg: se tu ti vanti di essere onesto ma attorno a te tutti ti reputano disonesto, se un giorno hai l’occasione di rubare, cosa fai? Siamo tutti fedeli su un’isola deserta. Scuoto la testa: sto ragionando sulle parole di uno squilibrato con la terza media.

«Fin qui ci siete?» domanda.
Noto ora la cameriera con lo spritz a mezz’aria che lo ascolta rapita.

«Sì, purché cessi questo delirio» dico.
«Siamo all’inizio. Adesso prendi Paola, la moglie di Francesco. Sai quella tutta santerellina, occhio pulito, perfetta, casta, il ritratto della moglie dell’anno sui giornali di Famiglia Cristiana? Lei cosa farebbe, se si trovasse in quella situazione?»
«La Paola?! Non ci si trova e basta. Mica finisci in un locale con su scritto STANOTTE SPOGLIARELLO MASCHILE perché cercavi parcheggio, eh.»
«Già. E’ per quello che Checco l’ha sposata: perché è una brava donna. Non la regala in giro, ti ispira sicurezza, maternità, serietà, ma è un’illusione. Quello che mi sono domandato io guardando…»
«…i ballerini…» fa Luca.
«…guardando LE DONNE, è: qual è il primo valore di Paola?»
C’è un rapido giro di sguardi: «Boh, che… che è la classica brava ragazza» azzardo «seria, affidabile, non lo so. Chiedi a lui.»
«E’ QUESTO il punto! Tu sposi una donna perché non ha fatto (o fa) qualcosa. Il suo unico valore è l’inesperienza, cioè il primo valore di Paola è l’ignoranza. Consideri una donna “da sposare” in base a quello che non sa e che non ha fatto. E’ una stronzata. Se vuoi una moglie fedele non sposi una santa: sposi una vacca.»

Attorno ad Ario molti gruppetti sono in silenzio. Fanno finta di no, ma si vede che ascoltano. La cameriera senza nemmeno accorgersene beve dal bicchiere.

«Una vacca ha visto diecimila uccelli eppure sceglie il tuo. Una vacca ha provato diecimila uomini, eppure sceglie te. Una vacca è la sola donna che può farti dei complimenti con cognizione di causa. L’amore è dire “non importa su quanti uccelli ti sei strozzata, ti amo” e non “ti amo perché non hai mai visto un cazzo”.»

Alle mie spalle uno sputa la birra tentando di trattenersi.

«Ssssssì, beh, c’è da dire che poi potrebbe rifarlo, non ti pare?» dico.
«Cazzata. Se l’ha già fatto e ha scelto te, vuol dire che il resto non le interessava più. Viceversa, una che non l’ha mai data in giro prima o poi sarà spinta a farlo. Ecco la crisi di mezz’età. Ecco chi sono quelle negli stripclub. Le sante, non le vacche. Le vacche fanno feste della donna ogni sabato sera, le sante si concedono un sogno di una notte. Tipo gli sfigati che fanno gli operai e poi fanno i signori in vacanza per una settimana l’anno.»
«A proposito, Ario, com’era Sharm?»
«Cosa c’entra, io non sono operaio, sono saldatore.»

«Vabbè. Mettiamo il discorso stia in piedi, stiamo sempre parlando di italiane, eh? Mondo dell’est e affamate di soldi sono altra roba, suppongo.»
«Bon. Ma se sgami la santa che ti riempie di corni ci resti male, se sgami la vacca che ti mette le corna te la sei andata a cercare.»
«Vero, ma chi se ne frega.»
«EH, CHI SE NE FREGA, UNO C’HA PIU’ CORNI D’UN CESTO DI LUMACHE, CHI SE NE FREGA?!» sbotta Atza.
«C’è una bella differenza tra una santa che ti tradisce e una vacca. La prima lo fa perché è insoddisfatta, repressa, spaventata dalla sua ignoranza e finisce per mescolare affetto con il sesso. Le sante sono quelle che si innamorano dell’amante. Le vacche, se succede, tradiscono per divertimento. Nessun sentimento, solo grandi trombate. A parità di corna le vacche torneranno sempre da te, le sante no.»
«Pensa i grandi piaceri della vita. “Oh ciao raga, mia moglie m’ha messo i corni con trenta spogliarellisti ma ha detto che era solo per divertirsi”. Dopo le compri anche un mazzo di fiori.»
«U-uh» sorride Ario «e ti fa più male quello o la frase “mi sono innamorata di un altro”?»

Un blocco di ghiaccio da trenta tonnellate ci piove sulla testa. Alcuni, ai tavoli, si girano. Ario assume l’aria compiaciuta, annuendo comprensivo.

«Vedete, scorreggine? La vostra insicurezza è facilmente sgamata. E’ irrilevante chi le scopa il culo, conta solo chi le sborra nel cuore.»
«Scusa?» dice la cameriera, mettendogli il bicchiere in mano «questo è il tuo spritz. Offre la casa.»
Se ne va.

«Ario, per curiosità» chiedo «con tua moglie… tutto bene?»
«Oh, ieri sera sono andato a vedere cosa faceva con le amiche. Era lei, quella sotto l’asciugamano.»

 

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La caduta del cielo



L’eco dei telefoni che suonano senza risposta arriva ovattato nella stanza ovale dove Nick Banana sta sbraitando da una buona mezz’ora.

Siamo al quarto piano sotterraneo nella sede di Casaleggio. Sono presenti gli analisti, gli influencer senior, uno stuolo di smanettoni e tre donne che portano i caffè. L’aria è satura di fumo. Settantadue ore dopo i risultati elettorali ogni entrata e uscita dal palazzo è proibita. Si fanno turni di sonno da venti minuti appoggiati ai server e sotto le finestre sono scattate le reti antisuicidio.

«Il trenta percento!» tuona Nick Banana, percorrendo la stanza a passi nervosi «Tu, con la faccia da Dungeons&Dragons, spiega questo cataclisma»

«Ecco, così su due piedi…»

«Non sei su due piedi, sei su una passerella di magma tra un mare di merda e una pioggia di fuoco. Rispondi»

«Beh, che Grillo è stato bravo e noi abbiamo sottovalutato…»

«SOTTOVALUTATO?!?» urla Nick, indicando gli schermi televisivi che mandano immagini del popolo M5S «SOTTOVALUTATO, SNIFFASCROTI?! AVETE SOTTOVALUTATO?!»

«Ecco…»

«Non oltrepasseremo il 15%, signor Banana!» scimmiotta Nick «stiamo in una botte di ferro, signor Banana! Potremo continuare a fare gli antagonisti e basta, signor Banana. Imbecille!» conclude lanciando un libro contro l’analista.

Nick guarda fuori il mare di schermi e teste che lavorano. 
Riporta gli occhi sulle carte e i documenti sparsi sul tavolo.



«Dov’eravamo?» sospira.

«Al referendum per l’uscita dall’euro» dice uno, riprendendo in mano i fogli.

La porta si apre urtando una ragazza e facendola cadere per terra. Già che c’è, un analista ne approfitta per sputarle addosso.

«Signore, perdoni l’interruzione» dice l’influencer appena entrato «abbiamo bisogno di lei. La pedina 87 chiede cosa deve rispondere a un giornalista di Televenezia, ora che entrerà in parlamento»

«Signore!» grida un altro, inciampando sulla donna «pedina 22 domanda l’autorizzazione a scrivere su Facebook!»

«Signore! Pedina 91 ha bisogno del permesso di parlare di Beppe Grillo su un forum e domanda a nome di chi può farlo!»


«SIGNORE! I COMMENTI!!»
Nick guarda il megaschermo dalla finestra.

BEEP

PEPPE mi raccomando è essenziale vitale fontamentale istituire subito il REDDITO DI CITTADINANZA!!!!!!

BEEP

Grande Beppe! Ora subito uscire dall’euro, VIAVIAVIA da questi tedeschi NAZZISTI che ci parossitano il sangue! W M5S!!!

BEEP

Io e la mia famiglia ti abbiamo votato xke è ora di mandare a casa cuesti bastardi che arraffano e nn lasciano niente a noi poveri noi cittadini beppe mi raccomando non cedere TUTTI A CASAAAAAAAA!!!

BEEP

Beppe siamo con te!!! PRIMA LEGGE DA FARE SUBBITO: INDAGINE APPROFODITA SUL FENOMENO SCIE CHIMICHE!! Una commissione segreta extraterritoriale che si informasse su siti, areoporti, etc e sbugiardi DEFINITIVAMENTE quelli che dicono non ci sono!! Cia vediamo in parlamento……… ma………… ci siamo già!!! AHAHAHAHAHAHAH

BEEP

IO MI CHIEDO MA QND E CHE RIECEVIAMO IL REDDITOOOOOOO?????????

BEEP

Beppe non dimenticare di istituire fronte comune contro il signoraggio ahah dopo il parlamento apriremo anche le banche come scatole di sardine ahahaha

BEEP

BEBEEP

«Abbiamo problemi più urgenti, dobbiamo trovare qualcosa da far dire a oltre cento manichini che questa banda d’idioti ha sbadatamente fatto entrare in parlamento» fa Nick «via tutti i commenti negativi, tenete solo quelli propositivi. Spazzate via gli account che trasmettono spaesamento e sotto con i fake che fanno critiche ridicole. Ora lasciateci lav

«SIGNORE!!» urla qualcuno «PEDINA 1 A OTTOEMEZZO, NON AUTORIZZATA!!»

L’intera situation room si cristallizza in un attimo di unico, eterno terrore. Nessuno fiata né osa girarsi. 











«Passala sul megaschermo» mormora Nick.

«…blema della governabilità non ci sarà, perlomeno da parte nostra» flauta Marta Grande con un dolce, ottuso sorriso «noi come abbiamo sempre detto votiamo le idee. Se un’idea sarà buona, se sarà in linea con la nostra idea di movimento, quindi con le idee dei cittadini, noi la voteremo indipendentemente da chi la proporrà, sia di destra che di sinistra. Il problema della governabilità sorge quando noi proporremo… una… una proposta, appunto… e sssperiamo che quei partiti, che fino adesso sono in linea con questa ipotetica proposta, la voteranno e non la bloccheranno solo… perché… saremo all’opposizwszne»

«Ecco» geme Nick, massaggiandosi il setto nasale. 



«Marta Grande, le volevo chiedere» esordisce la Gruber «quando si vota la fiducia a un governo si vota non una singola proposta, no? Perché si vota su un intero programma. Magari non su tutto potreste essere d’accordo, ma in nome della governabilità, se Bersani tentasse di trovare una maggioranza chiedendo anche a voi il voto, su che cosa potreste eventualmente dare una fiducia?»

«E’ normale che una giornalista spieghi a un politico in cosa consiste il lavoro di un politico?» sussurra un influencer.

«Silenzio» ringhia Nick Banana.


«Mah… la risposta è molto semplice» sorride Marta «cioè, non possiamo avere un… una risposta precostituita adesso, eeh… si analizzerà il caso di volta in volta, eeh… adesso non è possibile analizzare una “possibile fiducia”, ehe»

«Ehe!» ride Nick, isterico «EHE, NO, E’ SOLO LA BASE PER FAR RIPARTIRE IL PAESE DEL CAZZO, MARTA, PENSA LE GRASSE RISATE»

«Ma quindi per lei Berlusconi e Bersani sono la stessa cosa?» chiede la Gruber.
Nick trattiene il fiato assieme a tutta la situation room.


«Noi… pensiamo alle idee» risponde Marta Grande.





«Cristo, è un corpo senz’anima. Spegni»
Il megaschermo tace, lasciando i telefoni trillare nel vuoto.

«Torniamo a noi, piccoli mentecatti. Il vostro brillante operato da kamikaze ci ha portati a fare il bagno nella vasca dei liquami chimici e ora siamo costretti a mantenere le cose che abbiamo promesso. Ditemi i punti salienti che ha farneticato quel genio di Beppe»

«Non pagare il debito pubblico, regalare soldi ai disoccupati, rendere le leggi “leggibili”, uscire dall’euro e tornare alla lira, togliere i finanziamenti a giornali e partiti, sconfiggere la corruzione, la disonestà…»

«E i meganoidi, a ‘sto punto»

«Prego?»

«Sì, ti conviene» mormora Nick, guardando le carte.

«Signore… Casaleggio che dice?»

«L’ultima volta che l’ho visto era di sopra con addosso un pastrano che ballava “uno che vale unooo” masturbandosi davanti alle esecuzioni naziste e inneggiando all’avvento di Gaia e dello sterminio della razza umana. Finché non si calma serve come un preservativo in un’orgia lesbo»

«Ah»

«Torniamo a noi. Conseguenze dell’uscita dall’EU. Brevi, mi raccomando»

«L’apocalisse finanziaria. Con il cambio della moneta i prezzi triplicherebbero. Pensi solo alla benzina»

«Se li stampiamo noi?»

«Inflazione fuori controllo. La mattina un etto di pane costa 100.000 lire, al pomeriggio ne costa 120.000. Entro due mesi bisogna andare al supermercato con le carriole di soldi»

Nick cancella la voce con un pennarello nero.

«Passiamo al reddito di cittadinanza»

«Ancora peggio. In Italia abbiamo l’11,6% di disoccupati a cui aggiungiamo cassaintegrati e lavoratori in nero. Appena salta fuori che se stai a casa a non fare un cazzo ti regalano 1000 euro al mese tutti quelli che oggi prendono 800-900 euro si licenziano, prendono il RDC mentre lavorano in nero non pagando le tasse, poi fanno tre mesi del lavoro che gli abbiano trovato noi e si licenziano di nuovo per riprendere il RDC. Su dodici milioni di disoccupati, se a ognuno di loro regali 1000 euro, in un mese lo stato dovrebbe regalare dodici miliardi di euro. In un anno mantenere i disoccupati costerebbe duecentoquaranta miliardi»

Nick cancella con un pennarello nero la voce “reddito di cittadinanza”.

«Ma, signore…»

«Sì, stronzo?»

«Sono due punti fondamentali»

«EH LO SO, STRONZO, MA NESSUNO DI VOI HA PENSATO CHE SE PRENDI IL 30% TOCCA METTERLI IN PRATICA, STRONZO, QUINDI, STRONZO, COSA PROPONI, STRONZO, STRONZO, STRONZO?»

Nessuno fiata.


«C’è almeno UN punto che possiamo mantenere senza trasformare l’Italia nello schema finale di Doom?»


«No»














Nick si alza dalla sedia, tenendo le mani appoggiate sul tavolo. 

«Mi serve qualcuno che sia in grado di fare dei ragionamenti vagamente sensati. Tu, oggetto portacaffè, come ti chiami?» dice Nick, rivolgendosi alla ragazza che sputa sangue per terra.

«Io? Paola, signore. Cioè, matricola 988b»

«Dammi dati utili»

«22 anni. Ragioneria. Porto caffè. Eeeh… lunga vita all’M5S!»

«Vieni con me. Voi, cyberaspastici, di corsa al lavoro»

Paola arranca dietro a Nick che percorre i corridoi sotterranei della Casaleggio. Guarda Nick di soppiatto mentre lui fa girare la chiave in una porta blindata. La stanza è silenziosa e buia, immersa nei giochi di luce dei led. Il ronzio dei server è quasi intimo. Nick pare allegro, canticchia un motivetto che a Paola è familiare.

«Cosa sai di politica?» le chiede Nick.

«PDL E PIDIMENOELLE SONO LA STESSA COSA! UNO VALE UNO! VIA LA CASTA DAL PARLAMENTO! SARA’ UN PIac…»

Il ceffone le gira la faccia.

«Qui puoi parlare liberamente»

«Del tutto, signore?»

«Sì. Cosa sai di politica, Paola?»

«Nulla, papà. Vorrei solo fare qualcosa di buono per il mio paese perché quello che vedo mi fa schifo, ma non so come né cosa fare. Mi sento impotente. Mi sento frustrata. Mi sento debole. Non so più da quanto tempo ho un’angoscia dentro, come se stessi per essere schiacciata da meccanismi ed equilibri troppo grandi per me»


«Ferma, hai le mestruazioni?» la interrompe lui alzando un sopracciglio. 
«Passate ieri»

«OK, sei lucida. Continua»

«Non c’è molto altro da dire, temo»

«Perché sei qui?»


«Perché Grillo mi ha dato una speranza. Quando lo ascolto, ho la sensazione… ho l’impressione di avere di nuovo il controllo delle cose. Di capire quello che succede. E’ tutto così semplice, quando parla. Mi fa sentire intelligente, importante, consapevole»

«Bene. E perché non sai un cazzo di politica?»

«Perché è difficile, papà. E noiosa»

«Allora vuoi aiutare il tuo paese a patto che non sia una cosa difficile o noiosa?»

Paola abbassa la testa e rimane in silenzio mentre il padre armeggia coi server canticchiando. Fa una smorfia.

«Che miseria, eh?» domanda, con un sorriso incerto.

«Oh, tesoro» sorride Nick «le colpe dei padri ricadono spesso sui figli, ma vedrai che qualcosa si può ancora fare»

«E cosa?»

Nick non risponde, continuando a cantare e collegando un tablet a un server. Paola inizia a riconoscere il motivetto. Il padre batte sulla tastiera e lei gli si avvicina.

Cari ragazzi,

io e Beppe siamo molto fieri di voi. Da ora in avanti siete soli. Non contattateci, parlate e dite tutto quello che volete perché, adesso, siete dei parlamentari e noi solo un’agenzia di comunicazione fallimentare. Fate e dite le cose che voi reputate giuste. Non siete più marionette nelle mani di nessuno. Buona fortuna. Le comunicazioni con me e Beppe finiscono qui.

Gianroberto Casaleggio


Nick Banana preme invio. Paola sbianca, osservando il padre che distrugge a calci il tablet, poi si incammina verso la parete del server centrale e afferra un fascio di cavi.

«P-papà, cos’hai fatto?!»

«Giuriamo far libero il suolo natio, uniti, per Dio, chi vincer ci può?» sorride Nick.

E stacca i cavi.


































4 marzo 2013 ore 9.20
ANSA – M5S: “LA NOSTRA PRIORITA’ E’ FAR LUCE SULLE SCIE CHIMICHE”


4 marzo 2013 ore 9.39
ADNKRONOS – “SMENTITA LA DICHIARAZIONE DEL PARLAMENTARE M5S, PRIORITA’ SIGNORAGGIO”

4 marzo 2013 ore 9.50
AGI – M5S: “SMENTITA LA SMENTITA”

4 marzo 2013 ore 9.51
AGI – CLARA MAESTRELLI, M5S: “PRIORITA’ DESTINARE FONDI PARLAMENTARI AI CANILI”

4 marzo 2013 ore 9.52
ANSA – BARTOLOMEO PEPE, M5S: “VENEZUELA MODELLO, PRIORITA’ PORTARE CHAVEZ A NAPOLI

4 marzo 2013 ore 9.54
ADNKRONOS – ARIS PRODANI, M5S “ERO VESTITO DA CLOWN MA NESSUNA ASSOCIAZIONE A PARLAMENTARI”

4 marzo 2013 ore 10.01
Corsera: “GRILLO, NESSUNA DICHIARAZIONE SUL BLOG, PARLAMENTARI M5S APRONO A CASAPOUND”

4 marzo 2013 ore 11
ANSA – M5S: MAI APERTO A CASAPOUND
ADNKRONOS – CASAPOUND: PARLAMENTARE M5S NOSTRO FIDO CAMERATA

4 marzo 2013 ore 11.43
ADNKRONOS – GRILLO, LA RETE IN RIVOLTA “CI HA ABBANDONATI”

4 marzo 2013 ore 13.00
AGI – GRILLO RILASCIA UN’INTERVISTA E PARLA DI COMPLOTTO, LA RETE “MA I GIORNALI NON ERANO COLLUSI?”

AGI – SMENTITA INTERVISTA DI GRILLO

ANSA – PANICO IN PARLAMENTO, PARLAMENTARE M5S ACCUSA BERLUSCONI “E’ UN RETTILIANO”

ANSA – SPREAD TOCCA QUOTA 500, M5S: VERGOGNOSO RICATTO SIONISTA

4 marzo ore 16.20
ANSA – M5S: DICHIAREREMO GUERRA A USA E GERMANIA

ADNKRONOS – M5S, LA RETE IMPAZZISCE “SIETE PAZZI”

AGI – GRILLO: “PARLAMENTARI M5S NON PARLANO A NOME DEL PORTAVOCE DEI PARLAMENTARI M5S”



27 gennaio 2014
AGI – EXIT POLL: DISASTRO M5S, NON OLTREPASSA SOGLIA DI SBARRAMENTO
[continua]

Polverosi scaffali



Venticinque anni, aria da brava ragazza, bionda. Arriva al bancone della farmacia in un pomeriggio qualunque e chiede un test di gravidanza. La dottoressa espone la gamma di possibilità. Visto che entrambe sono donne e ben educate si crea una certa complicità, la donna sceglie e si avvia alla cassa. La dottoressa batte lo scontrino, a quel punto la ragazza aggiunge due scatole di preservativi.

-Se posso – sorride la dottoressa – con questi è difficile che resti incinta –
-Brava – replica candida la cliente – poi come faccio a sapere di chi è? –

Alle sue spalle una confezione di arkocapsule si schianta sullo scaffale degli omogeneizzati inseguita da una mano. La spalla urta il perno che si sgancia facendo franare addosso al ragazzo un centinaio di ALOE VERA, MENTA DILUITA, CARBONE VEGETALE, OMEOLIFE, che lo schiacciano sulla mensola delle creme di bellezza in esposizione e terminando la corsa con le mani sulla pubblicità 100×60 dei solari Bilboa, spaccandolo all’altezza delle tette. Tutta la gente si gira.

-Sto bene, sto bene – dico, riemergendo dalla montagna di farmaci.





Farmacia. Un luogo di perdizione dove anime dannate si presentano in pellegrinaggio per cercare sollievo e raccontare i fatti propri ad una categoria di professionisti che odiano. E’ una cosa che mi ha sempre affascinato: fuori, i farmacisti sono tutti stronzi. Dentro, li tieni ore a chiacchierare dei cazzi tuoi come se fossero il tuo migliore amico. 


Nel 1995 faccio un lavoretto estivo e nessuno fa caso a me. Metto i prezzi, spolvero scaffali, sistemo cose, scarico casse, butto l’occhio che la gente non gratti roba (lo fanno di continuo), addobbo le vetrine e soprattutto mi dedico alle mie attività predilette: guardo, ascolto e mi rendo ridicolo.

La gente va dal farmacista perché è l’anticamera del medico. Nel debilitato intelletto di molti c’è differenza se uno dice “sono andato in farmacia” e “sono andato dal medico” perché la prima suona vaccata, la seconda suona come una lapide gelida nel triste autunno di una vita spezzata. Quindi se tu hai un problema non vai dal medico di base, vai in farmacia dove ti dicono di andare dal medico di base e finisce con te che non ci vai ma compri un rimedio omeopatico per i crampi allo stomaco.

Mangi due pastiglie di niente, muori e i parenti denunciano il farmacista.

Non sempre però le cose finiscono così bene. Spesso le persone che Darwin avrebbe flagellato di meteoriti qui vengono ricollocate sulla strada evolutiva.

C’è l‘esercito di vecchi che partono dalla cartella clinica di loro nonno nel 1906 e ci mettono dentro malattie veneree di nipoti promiscue e parentele omosessuali. I subumani provenienti dalle più remote province di Mordor che hanno il vocabolario di una zebra, tirano fuori un biglietto scarabocchiato dalla morosa con su scritto POMATA PAA MONA e pretendono la dottoressa ne deduca “Vagisil”, nome che si ottiene perché l’uomo scoppia a ridere dicendo “AHAHA SI SI XE EA! MEO RICORDO PARCHE’ NA VOLTA ME SO CONFUSO E ME SO LAVA I DENTI CO QUEA”.

Lavarsi i denti col Vagisil, capite?
Figuratevi l’altra che s’è sparata in berta mezza confezione di pasta del capitano.
Poi la donna che confessa di aver preso il Viagra del marito “per vedere che effetto le faceva” e ora vede Avatar in 3D da almeno 24 ore. La badante rumena che compra clisteri modello Typhoon per la vecchia che supplica per l’eutanasia, l’indiano che pretende ricette miracolose tipo “denti di tigre, lacrime di elefante e rose tritate” e per guarire il figlio dalla febbre lo sopprime con una bomba batteriologica. Il tossico che chiede le siringhe per il cane col diabete. Quello che vuole a tutti i costi mostrare il cazzo alla dottoressa perché “se lo vede troppo grosso”.
I turni di notte. Voi non avete idea della gente che alle tre di mattina, mentre tenti di dormire, ti chiama per dirti che il suo pappagallo ha la tosse e il pronto soccorso non sa cosa farci. I tossici che vogliono le siringhe per il cane che ha il diabete.

Thum.

Mi giro. A terra c’è un uomo sulla quarantina, immobile. La gente attorno fa cerchio. Una delle dottoresse schizza fuori dal banco gridando a me di chiamare il pronto soccorso. Siamo in orario di chiusura, non c’è nessun altro in grado di farlo perché tanti se ne sono già andati. Tutti sappiamo il numero del pronto soccorso, no? Uno, uno…

-Polizia- 
-SALVE C’E’ UN UOMO MORTO NELLA FARMACIA DOVE LAVORO E NON SO BENE CHI CHIAMARE COSI CHIAMO QUI CHE POI VOI CHIAMATE IL PRONTO SOCCORSO PERCHE’ IO SONO AGITATINO E NON MI RICORDO IL NUMERO E-
-No, no, no, piano. Tu come ti chiami? –
-NEBO –
-Dove sei? –
-FARMACIA SPARAFLASH WOW SPLATTER A MESTRE –
-Va bene, resta lì –

Oh, è una frase importante. 
Io sto davanti al telefono sporgendo la testa dal bancone. L’uomo non è morto, si contorce e si lamenta, cosa che mi fa sprofondare in un baratro d’orrore anche peggiore perché sono un ragazzino di 15 anni che ha mentito alla polizia. Mi uccideranno. Potrei andarmene, cercare rifugio all’estero che al tempo per me significava la periferia di Noale, ma questo trasgredirebbe l’ordine perentorio di mantenere la posizione. Che faccio? L’omino mugola. Quando la gente si accorge che non è morto gli si fa più vicino, lo tocca, cercano di consolarlo perché, tutto sommato, pare arzillo.

Fuori una volante con le sirene arriva, si ferma a metà sopra il marciapiede e lascia entrare tre agenti dall’aria preoccupata. Si fanno largo, guardano e uno sbotta.

-Ciò, anca qua?! –
La stanza si congela.

-Dai, Samuele, no ti pol farne perdar tempo, eh? – dice il più vecchio con le mani sui fianchi.
-Shtommaleee… –
-See, e come ti sei fatto male, ‘sto giro? –
-La saracinesca non era adeguatamente segnalata nella procedura di discesa ed io ho subito un trauma, ci sono gli estremi per… –
-PERMESSO – grida un infermiere, entrando. Come lo vede espira e sbotta un vaffanculo, poi si china, lo guarda con malavoglia.
-Dai, Samuele, non hai niente –
-Ma la saracinesca non è segnalata come da apposito modulo, pertanto io sporgo denuncia per-
-DAI, DAI, ARIA – fa l’infermiere, dopodiché lo solleva di peso. Il tipo frigna qualcosa mentre lo portano via.
-Non si preoccupi, signora – dice l’agente rivolgendosi alla farmacista – è uno di Marghera, fa sempre così. Un po’ è matto, un po’ prova a truffare la gente, ma è inoffensivo –

La gente se ne va, delusa. Dopo pochi secondi da fuori partono urla belluine e Samuele si ripresenta in farmacia sano come un pesce, viola in viso, urlando.

-CHI MI HA RUBATO IL PORTAFOGLI?! –

E capisco che quella è la prima cosa vera che dice da molto tempo.

Quando la realtà supera l’immaginazione c’è più epica che mai

Treno per Trieste.
Caschetto nero, occhiale hipster, rossetto rosso, tacchi “moderni”, abbigliamento tipico della mac user.
È difficile dire quale di queste cose mi ammosci di più.

Prendiamo il rossetto rosso: in natura il rosso è il segnale di pericolo. Rane, serpenti e funghi velenosi hanno sempre colori accesi. Qualunque idiota sa che una donna con il rossetto rosso è mentalmente instabile e potenzialmente cacacazzi. Del resto chi lo usa? Quelle che fanno burlesque, le egopatiche e nonna Abelarda. Tre categorie di donne dove non infilerei mai il pene. Il lucidalabbra fa sesso. Il rossetto rosa fa sesso. Il rosso no. C’è un motivo se nel racconto di Poe “La maschera della morte rossa” la peste è rappresentata vestita di rosso.

“ma adesso va di moda”.
Io invece lo odio da tutta la vita.

Segue il caschetto, pettinatura che nella mente debilitata di queste Donna Moderna soldiers fa “vintage”. E’ vero, fa 1930, ossia l’anno del fascismo e della crisi economica; due dei periodi peggiori della storia dell’Umanità. Il capoccia di Casapound in un’intervista a La Zanzara ha dichiarato che il fascismo è stato un periodo “di grande eleganza”. Tutto torna, tranne la mia voglia di scopare. Subito sotto ci sono occhiali modello montatura ferroviaria, esteticamente più pesanti di un treno merci. Lo scopo sarebbe nascondere le rughe degli -enta, in realtà evidenziano con prorompente mestizia una donna che è stata svezzata dal Fatto Quotidiano.
E ora che ritorna Berlusconi è una donna felice.

Le scarpe. Dio, quante cose ci dicono di una donna le scarpe che indossa. Sono la cravatta delle donne. Ci sono i tacchi da suora, i tacchi da signora, i tacchi da padrona e i tacchi da puttana. I tacchi a spillo, i plateau a squillo, quelli audaci e quelli atroci. Se gli occhi sono coperti dagli occhiali, i tacchi fanno la sinossi. Come le portano, quando le portano, dove le portano e quanto le portano. Le scarpe di questa donna dicono “su Polyvore e Pinterest so abbinare tutto tranne il carisma“. Quelle che vestono così di solito vogliono trasmettere che hanno un mac, guardano tumblr erotici e sono sarcastiche. In realtà il risultato è “mia madre è la mia migliore amica e faccio pompini disgustosi”.

La aiuta a mettere su la valigia un ragazzo sulla ventina. E’ caruccio, somiglia vagamente a Fedez. Piercing, occhio azzurro, pieno di capelli, un po’ rapper e un po’ truzzo. A me ‘ste nuove generazioni piacciono. Si sono svegliati presto, non sono stati svezzati a bugie e sogni di grandezza e ora affrontano la vita con un bel mix di autoironia, leggerezza, ingenuità, voglia di fare e curiosità. Dopo averla aiutata si siede di fianco a me.

Tu tun tu tun, fa il treno sotto di noi.
Tu tun tu tun.

«Ehi, scusa, io comunque sono Sandro» porge la mano il ragazzino.
Lei alza gli occhi, sbuffa e si rimette a leggere.

«Cosa… che leggi di bello?» domanda lui.

Lei lo guarda con commiserazione, sporge la testa e guarda platealmente la copertina di Donna Moderna. Comincio a sentirmi di troppo. Guardo nelle poltrone dall’altra parte. C’è un uomo distinto sulla quarantina che osserva la scena di sottecchi. Sul sedile di fianco a lui c’è un altro ragazzo sui trenta. Gioca con l’iPad.

«Intendevo dentro» corregge il nostro.
Lei rimane in silenzio.

«Dico perché magari lo compro… anch’io» termina, inorridito dalla frase che ha appena detto.

Guardo fuori dal finestrino. Devo fare finta di niente. Sono un sedile. Sono un candido, morbido e grigio sedile delle FS. Che panorama bellissimo, c’è fuori. La neve, gli alberi, la neve, gli alberi, la neve. Gli alberi con la neve. Dal riflesso noto che il quarantenne sta sorridendo guardando verso il basso. Trentenne invece si copre la bocca con la mano. Sandro, sei troppo giovane per capire che non c’è trippa per gatti.

«Potresti, sì» fa lei con un sopracciglio alzato.
«Non nel senso che… era per dire che mi sembri una che legge» diventa viola «legge… tanto. Bene. Cioè, che sei intelligente» abbassa la testa.
Lei chiude Donna Moderna: «Mi lasci in pace, per favore?»
Ecco, Sandro. Ti sta inavvertitamente salvando la vita.
Fuggi.

«Era per conoscerti. Ti vedo sempre che scendi a Portogruaro, l’ultima volta avevi la valigia pesante e volevo aiutarti ma si è bloccata la porta dello scompartimento.»
Nnnnnngh, Sandro, porca puttana.

«Cioè mi segui?» fa lei.
«No! Ti… ti… vedo…»
«Ma solo io becco il treno dei maniaci, oh!» sbotta.

Lui è color vinaccia e non sa più cosa dire. Lei ha finalmente assunto la posizione che più le compete, ossia la rompicoglioni ansiosa di rovinare giornate. Io vorrei gettarmi dal finestrino. A quel punto, dall’altro sedile, proviene un
Ma chi te caga

Ci giriamo tutti e tre.
Dalla voce credo sia stato quarantina.

«SCUSA?!» fa lei.
Quarantina chiude il libro. La guarda da sopra gli occhiali: «L’approccio non era sgarbato, via. Immaturo, magari» prosegue quarantina guardando trentina «è vero o no?»
Trentina ci pensa, poi chiude l’iPad: «Non mi piace niente la parte di lui che la segue. Però l’atteggiamento impacciato-ma-timido paga, a quell’età.»
Donna Moderna si gira a guardare me.

«Gli dici qualcosa, per piacere?»
Ora devo scegliere se essere un cavaliere e difendere una pulzella in difficoltà, astenermi da qualunque commento per evitare d’immischiarmi o seguire il flusso di spermatozoi come ho fatto 32 anni fa.

«Bè, avrei da ridire sui gusti. Io l’avrei lasciata in pace molto tempo fa.»
«Oh, GRAZIE.»
«Ho capito che c’avrai vent’anni, Sandro, ma su ‘sto treno c’è di meglio. Hai visto la moretta nell’altro scompartimento?»
Donna moderna si prende malissimo.

«O la negretta che sale a San Donà» annuisce trentina.
«Vero.»
Donna Moderna si alza di scatto e fa per tirare giù la valigia.
Si blocca.

Tu tun tu tun.
Tu tun tu tun.

Si gira lentamente a guardare Sandro. Lui scatta, tira giù e porge. Lei se ne va nell’altro scompartimento. Nessuno di noi quattro si rivolge la parola e io capisco che, tra commilitoni, le parole non servono. Uno dopo l’altro scendiamo alle nostre fermate.

La motonave Sandra Z. e dubbi legittimi sull’esistenza dell’inferno



Essere sindaco di Venezia è come essere il marito di Lea di Leo: te la invidiano tutti, ma devi periodicamente ricostruirle le pareti interne.

Il problema di Venezia è il moto ondoso. Il sale a ogni onda entra nei pori dei mattoni, si secca, si dilata e li spacca. Le case si deformano, i muri diventano concavi o convessi, i marmi vanno cambiati, i canali ripuliti e l’ano sbiancato. Dopo settecento anni siamo diventati molto bravi a farlo, ma sono lavori che costano. Per ridurre il moto ondoso sono state proibite le imbarcazioni da diporto per rii e canali secondari e gli yacht nel canal Grande.

Non basta.


Venezia è una città medioevale con il traffico nautico di una metropoli. Ci sono vaporetti, aliscafi, chiatte, motonavi, ferry, traghetti che ogni giorno spostano tonnellate di merci e persone provenienti da ogni angolo della terra. Serve un rimedio radicale e funzionante. Nel 1999 l’azienda dei trasporti veneziani (ACTV) ha l’idea della nave mangiaonde, progettata da un ingegnere navale californiano. Il primo tentativo sarebbe interessante da leggere su un quotidiano, ma io non ho voglia di fare un’inchiesta da 9879 pagine per 3 euro. Vi basti sapere che finì con uno scafo abbandonato e 900 milioni di lire nel cesso.

Ma dopotutto quella della nave che mangia le onde era un’idea della madonna e decisero di tentare ancora, magari migliorando il progetto iniziale. A chi viene delegata la progettazione di questo nuovo capolavoro?

A Xzibit. 

La soluzione è semplice, signor sindaco.
Prendiamo una barca, tipo così, e mettiamola in acqua.
Cosa succede?
… che si gira. Fa onde.
Il problema delle barche in acqua è che girano.
Senza controllo. Girano.
Le barche girano.
E… e quindi?
Mi sono detto “aggiungiamo delle eliche, tipo che girano anche loro”.

Eliche che girano mentre la barca gira, mi spiego?
Adesso immaginate la barra dell’elica, OK?
E’ fissa, sta in acqua tipo così.
Ma se noi facciamo girare anche la barra che fa girare le eliche…


…allora le eliche girano, GIRANDOSI, su una barca che GIRA MENTRE GIRA.

SETTE MILIARDI DI LIRE.

Costata nientemeno che quattro milioni di euro la motonave mangiaonde viene creata a Messina e recapitata a Venezia tra squilli di fanfare. Non si capisce come mai la prima volta per andare in USA e farsi portare un rottame son 900 milioni mentre da Messina sono sette miliardi, ma tralasciamo. Il 19 dicembre 1999 La Nuova Venezia blatera roboanti lusinghe in stile Istituto Luce: 

Flotta nuova, guardando al Giubileo. Ma anche a un servizio migliore per i veneziani. Sono stati inaugurati ieri all’Arsenale i due nuovi motobattelli. Gioielli della tecnica, veloci, confortevoli e manovrabili, intitolati a due piloti dell’azienda scomparsi lo scorso anno per un male incurabile, Sandra Zennaro e Ruggero Gorin.


Sandra e Ruggero sono morti in coppia di un male incurabile non meglio specificato. Sono certo che cominciate a capire dove stiamo andando a parare.

Un investimento complessivo di oltre 100 miliardi, che dimostra secondo l’azienda, il nuovo corso Actv. […] Agli inizi degli anni Novanta, l’azienda di trasporto viaggiava su deficit intorno ai 100 miliardi l’anno. Pian piano la tendenza si è invertita e sono stati avviati gli investimenti. Ed ecco ora i nuovi vaporetti. […] Piccolo gioiello anche il «Sandra Z.», costruito da De Poli con motore azionato dal sistema Schottel. Un vaporetto senza timone, con le manovre affidate al movimento dell’elica, come per i piccoli fuoribordo. «E’ un sistema di sicurezza», spiega Renzo Giuponi, direttore del progetto, «perchè il vaporetto è manovrabile perfettamente anche durante la retromarcia». 


Come se la tragedia non fosse già abbastanza annunciata la guida di questo abominio viene affidata ai chioggiotti dell’ACTV, una peculiare subspecie umana che incrocia il genoma di Snooki a quello dei bonobo. Il giorno del varo sono presenti tutte le più alte cariche di Venezia, il capo dei vigili in alta uniforme e il comandante della Capitaneria di porto. Si respira aria d’innovazione.

-Venezia è vecchia, dicono! – ride il direttore.
-E’ in mano alla mafia, dicono! – sghignazza il presidente.
-Siamo dei rincoglioniti, dicono!- sbraita il vicesindaco.

La bottiglia di Dom Perignon s’infrange contro la prua di Sandra Z., le navi attorno fanno suonare le sirene, quelle dei pompieri creano meravigliosi getti d’acqua nel cielo, le fanfare suonano l’Inno di Mameli con esaltata convinzione; turisti e veneziani applaudono felici. A bordo della motonave Sandra Z invece si respira quell’aria spensierata tipica degli ultimi giorni di Hitler giacché Tony Fassina e Gigi Bromba, marinai in cabina di comando, non trovano il timone. Ovunque è scritto in tedesco. E’ pieno di led, manopole e quadri digitali a loro incomprensibili. Fuori, gli applausi si smorzano fino a sparire. La fanfara termina l’Inno.

Silenzio.

Tutti rimangono immobili e impettiti, in attesa che Sandra Z. muova i suoi primi passi. Il comandante della capitaneria di porto si gira verso un marinaio e sussurra a mezza voce “chiama a bordo”. Il marinaio scatta sull’attenti, apre il cellulare e telefona a Tony Fassina.

Tuut.

-Squilla – dice il marinaio.

Tuut.

Tuut.

Tuut.

-Eh, non rispondono –
Il comandante assume l’espressione di una mietitrebbiatrice.

Tuut.

Tuu*click*

-CHI CASSO XE’? –
-Parlo con il marinaio Tony Fassina? –
-IO ORA IMPEGNATO-
-Ecco, chiamo da parte del comandante della capitaneria di porto…

Il comandante strappa il cellulare al marinaio.

-Fate partire quella nave, imbecilli! – ringhia.
-Non essere semplice –
-Fatela partire prima di subito o vi mando a pulire il canale dei petroli con un boccaglio –
-Essere complicato –
-Perché? –
-Noi no trova timone e non sapere come fare brum brum nave –
-C’è tutta Venezia che vi sta guardando, scimmie di merda, partite a costo di buttarvi in acqua e trainarla coi denti –
-Ci essere tasto con scritto ZUNDUNG, che pare no buono, poi SHEINWERFER, che io caga sotto solo a guardare, TROMPETE che sembrare autodistruzione e due grandi manopole RUDER, forse armi di cattiva magia. Cosa noi preme? –

-Lo chiedi a me, idiota? Non hai fatto il corso d’aggiornamento? –
-No, io qui perché cugino di moglie di assessore –
-E l’altro? –
-Amante di moglie di assessore –
-Premi qualunque cosa – sospira il comandante.
-ZUNDUNG io paura noi trasforma in robot, quadro comandi pare cabina di Daitarn –
-PREMI TUTTO, BESTIA FOCOMELICA, PREMI! –

Tony Fassina pigia TROMPETE. Nel silenzio absidale di Venezia, sotto lo sguardo di milioni di persone, risuona un garrulo “pè!”.

Nessuno si muove.





-…era clacson –
-EH SI, ERA CLACSON – latra il comandante, abbassando la voce e sorridendo al vicesindaco.

In rapida successione Tony Fassina attiva fari, tergicristalli, aria condizionata, vuota le latrine, cala l’ancora che affonda un barchino sottostante, eietta tre salvagenti che abbattono una scolaresca sulle rive e finalmente preme ZUNDUNG. E’ il momento più buio della storia della marina commerciale veneziana. 

La Sandra Z. si attiva con un cupo ruggito, mettendosi di traverso circondata da inspiegabili colonne d’acqua che irrorano i vestitini delle fiche urlanti. La regina del sistema Schottel inizia a procedere nella direzione sbagliata. Grazie al brillante lavoro di Tony le quattro eliche sottostanti vanno una a destra, l’altra a sinistra, le anteriori convergono verso sé stesse trasformando la compianta Sandra Z. in una riproduzione della torre di Pisa che si impenna lievemente sulla destra e procede in retromarcia verso il palco, volteggiando come una bianca ballerina di 290 tonnellate.


-Cosa cazzo fate?! – sbraita il comandante.
-SEI LA MIA SPAAADA, NEL CUOOORE – risponde Gigi d’alessio.

-…come? –
-UN EPISODIO IN TIVVUUU in cabina essere partita radio camorra, noi non riuscire *COME I CARTONI ANIMAATIIII* a spegnere *MI PIACI SEMPRE DI PIUUUUU*-
-Ascolta, subumano, trova un modo di fare andare dritta quella merda di barca e fuggi il più lontano possibile da me –
-*TU SEI FUORI DAL NORMALE* noi prova, ma *TUTTA NUOVA DA SCOPRIRE*

I giornali riporteranno “inaugurata la Sandra Z, nessun ferito”. 
Lcose sono destinate a cambiare. 













Quattro mesi dopo, sull’isola di San Michele, madre e figlia stanno guardando la tomba del padre che scende nelle fredde viscere della terra. Il cielo è terso, l’aria mite che odora di salsedine. I pigri “poo” delle navi al largo si accompagnano alle grida dei gabbiani nel cielo. Dietro di loro, amici e parenti stretti.

-Cos’è la morte, se non una nuova vita? – domanda Don Pietro, guardando la bara – e cos’è la fine, se non un nuovo inizio? Adelmo era un brav’uomo. Marito devoto, padre affidabile, uomo d’onore e dotato di grande dignità –


Da quanto ne so Adelmo se la faceva con la donnaccia dell’ACTV, com’è che si chiamava?
Ssst, non sta bene parlar male dei morti



-Oggi, amici miei, assistiamo a un ritorno del male. Mistificatori, ciarlatani, tentano di ingannare la nostra buona fede – prosegue Don Pietro – ma se c’è una cosa che Dio insegna a noi tutti, qui riuniti, è che dalla morte non v’è ritorno –


-Dai, lo sapevano tutti, come si chiamava? –
-Elvira, porta male –





-E questo non è un sollievo? Sapere che qualunque sia il dolore, la sofferenza che abbiamo passato, essa cesserà per concederci l’eterno riposo? La pace, fratelli miei. La sola idea che ci accompagna nella fine, e dovrebbe accompagnarci per tutta la vita –

-Sara… no, Serena… uffa, era anche finita sul giornale, dai. Quella bionda, sulla quarantina –
-Elvira, lascia stare, girano certe voci –





-E quindi, amici, fratelli, diciamo “riposa in pace, Adelmo!” –

-Ce l’ho! Si chiamava Sandra! –
-STAI ZITTA, TI DIC


L’unica colonna sonora possibile a tutto questo.



Sandra Z, tornata dal mondo delle tenebre e intenzionata a dare un ultimo, gelido abbraccio al suo amante, con un boato terrificante frantuma le mura del cimitero travolgendo vedova e parenti in una fontana di laterizi. Il bilancio è di quattro feriti “lievi”, dice il Gazzettino, per quanto lievi possano essere le ferite prodotte da un muro che crolla durante un funerale mentre una motonave tenta di trasformarsi in carro funebre.


Il popolo, si sa, è cattivo. Sandra Z viene ribattezzata Mazinga Z per le sue fattezze simili al robot ma soprattutto per le sue capacità distruttive. A quanto pare, infatti, non è mai stato documentato un approdo portato a buon fine. MaiI bonobo al comando assaltano gli approdi all’avanti tutta speronando tutto quello che c’è nei paraggi e trasformando le sovraffollate banchine in tagadà della morte con turisti nel panico, urla, bambini persi e vecchi che si pisciano sotto. Dopo le prime settimane ogni volta che questa sottospecie di circo galleggiante si avvicina agli approdi qualcuno urla “cazzo, arriva Mazinga Z, scappate” ed è il fuggi fuggi generale.

Alcuni che non han voglia di correre si buttano direttamente in acqua e aspettano.

Negli uffici del comune viene istituito un magazzino solo per le denunce derivanti dall’esistenza di Sandra Z. A bordo della motonave si susseguono incidenti misteriosi, marinai feriti, quadri comando che esplodono misteriosamente e altre facezie. 

Si tenta in tutti i modi di minimizzare, ma è difficile insabbiare il fatto che per Venezia si aggira una motonave coperta di sangue, calcestruzzi e schegge. Essendo l’ACTV il deposito parenti disoccupati di giunta comunale e mafie locali non è possibile farli squartare in piazza o ammettere un qualunque fallimento, così si fa finta di niente finché Sandrona travolge due gondole cariche di turisti affondandole entrambe. I bonobo e tutta Venezia sono oramai convinti che la nave sia maledetta e si rifiutano di salire a bordo. 

Nel 2006 il comune è costretto ad ormeggiarla al Tronchetto dove è ancora oggi, visibile al pubblico più temerario.