Quando la realtà supera l’immaginazione c’è più epica che mai

Treno per Trieste.
Caschetto nero, occhiale hipster, rossetto rosso, tacchi “moderni”, abbigliamento tipico della mac user.
È difficile dire quale di queste cose mi ammosci di più.

Prendiamo il rossetto rosso: in natura il rosso è il segnale di pericolo. Rane, serpenti e funghi velenosi hanno sempre colori accesi. Qualunque idiota sa che una donna con il rossetto rosso è mentalmente instabile e potenzialmente cacacazzi. Del resto chi lo usa? Quelle che fanno burlesque, le egopatiche e nonna Abelarda. Tre categorie di donne dove non infilerei mai il pene. Il lucidalabbra fa sesso. Il rossetto rosa fa sesso. Il rosso no. C’è un motivo se nel racconto di Poe “La maschera della morte rossa” la peste è rappresentata vestita di rosso.

“ma adesso va di moda”.
Io invece lo odio da tutta la vita.

Segue il caschetto, pettinatura che nella mente debilitata di queste Donna Moderna soldiers fa “vintage”. E’ vero, fa 1930, ossia l’anno del fascismo e della crisi economica; due dei periodi peggiori della storia dell’Umanità. Il capoccia di Casapound in un’intervista a La Zanzara ha dichiarato che il fascismo è stato un periodo “di grande eleganza”. Tutto torna, tranne la mia voglia di scopare. Subito sotto ci sono occhiali modello montatura ferroviaria, esteticamente più pesanti di un treno merci. Lo scopo sarebbe nascondere le rughe degli -enta, in realtà evidenziano con prorompente mestizia una donna che è stata svezzata dal Fatto Quotidiano.
E ora che ritorna Berlusconi è una donna felice.

Le scarpe. Dio, quante cose ci dicono di una donna le scarpe che indossa. Sono la cravatta delle donne. Ci sono i tacchi da suora, i tacchi da signora, i tacchi da padrona e i tacchi da puttana. I tacchi a spillo, i plateau a squillo, quelli audaci e quelli atroci. Se gli occhi sono coperti dagli occhiali, i tacchi fanno la sinossi. Come le portano, quando le portano, dove le portano e quanto le portano. Le scarpe di questa donna dicono “su Polyvore e Pinterest so abbinare tutto tranne il carisma“. Quelle che vestono così di solito vogliono trasmettere che hanno un mac, guardano tumblr erotici e sono sarcastiche. In realtà il risultato è “mia madre è la mia migliore amica e faccio pompini disgustosi”.

La aiuta a mettere su la valigia un ragazzo sulla ventina. E’ caruccio, somiglia vagamente a Fedez. Piercing, occhio azzurro, pieno di capelli, un po’ rapper e un po’ truzzo. A me ‘ste nuove generazioni piacciono. Si sono svegliati presto, non sono stati svezzati a bugie e sogni di grandezza e ora affrontano la vita con un bel mix di autoironia, leggerezza, ingenuità, voglia di fare e curiosità. Dopo averla aiutata si siede di fianco a me.

Tu tun tu tun, fa il treno sotto di noi.
Tu tun tu tun.

«Ehi, scusa, io comunque sono Sandro» porge la mano il ragazzino.
Lei alza gli occhi, sbuffa e si rimette a leggere.

«Cosa… che leggi di bello?» domanda lui.

Lei lo guarda con commiserazione, sporge la testa e guarda platealmente la copertina di Donna Moderna. Comincio a sentirmi di troppo. Guardo nelle poltrone dall’altra parte. C’è un uomo distinto sulla quarantina che osserva la scena di sottecchi. Sul sedile di fianco a lui c’è un altro ragazzo sui trenta. Gioca con l’iPad.

«Intendevo dentro» corregge il nostro.
Lei rimane in silenzio.

«Dico perché magari lo compro… anch’io» termina, inorridito dalla frase che ha appena detto.

Guardo fuori dal finestrino. Devo fare finta di niente. Sono un sedile. Sono un candido, morbido e grigio sedile delle FS. Che panorama bellissimo, c’è fuori. La neve, gli alberi, la neve, gli alberi, la neve. Gli alberi con la neve. Dal riflesso noto che il quarantenne sta sorridendo guardando verso il basso. Trentenne invece si copre la bocca con la mano. Sandro, sei troppo giovane per capire che non c’è trippa per gatti.

«Potresti, sì» fa lei con un sopracciglio alzato.
«Non nel senso che… era per dire che mi sembri una che legge» diventa viola «legge… tanto. Bene. Cioè, che sei intelligente» abbassa la testa.
Lei chiude Donna Moderna: «Mi lasci in pace, per favore?»
Ecco, Sandro. Ti sta inavvertitamente salvando la vita.
Fuggi.

«Era per conoscerti. Ti vedo sempre che scendi a Portogruaro, l’ultima volta avevi la valigia pesante e volevo aiutarti ma si è bloccata la porta dello scompartimento.»
Nnnnnngh, Sandro, porca puttana.

«Cioè mi segui?» fa lei.
«No! Ti… ti… vedo…»
«Ma solo io becco il treno dei maniaci, oh!» sbotta.

Lui è color vinaccia e non sa più cosa dire. Lei ha finalmente assunto la posizione che più le compete, ossia la rompicoglioni ansiosa di rovinare giornate. Io vorrei gettarmi dal finestrino. A quel punto, dall’altro sedile, proviene un
Ma chi te caga

Ci giriamo tutti e tre.
Dalla voce credo sia stato quarantina.

«SCUSA?!» fa lei.
Quarantina chiude il libro. La guarda da sopra gli occhiali: «L’approccio non era sgarbato, via. Immaturo, magari» prosegue quarantina guardando trentina «è vero o no?»
Trentina ci pensa, poi chiude l’iPad: «Non mi piace niente la parte di lui che la segue. Però l’atteggiamento impacciato-ma-timido paga, a quell’età.»
Donna Moderna si gira a guardare me.

«Gli dici qualcosa, per piacere?»
Ora devo scegliere se essere un cavaliere e difendere una pulzella in difficoltà, astenermi da qualunque commento per evitare d’immischiarmi o seguire il flusso di spermatozoi come ho fatto 32 anni fa.

«Bè, avrei da ridire sui gusti. Io l’avrei lasciata in pace molto tempo fa.»
«Oh, GRAZIE.»
«Ho capito che c’avrai vent’anni, Sandro, ma su ‘sto treno c’è di meglio. Hai visto la moretta nell’altro scompartimento?»
Donna moderna si prende malissimo.

«O la negretta che sale a San Donà» annuisce trentina.
«Vero.»
Donna Moderna si alza di scatto e fa per tirare giù la valigia.
Si blocca.

Tu tun tu tun.
Tu tun tu tun.

Si gira lentamente a guardare Sandro. Lui scatta, tira giù e porge. Lei se ne va nell’altro scompartimento. Nessuno di noi quattro si rivolge la parola e io capisco che, tra commilitoni, le parole non servono. Uno dopo l’altro scendiamo alle nostre fermate.