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La luce in fondo al tunnel è un treno


Il tecnico saluta e si congeda.

«Ora che avete sistemato, fammi un bilancio dei danni» dice Casaleggio, guardando fuori dalla vetrata che si affaccia su Milano. Alle sue spalle, il capo analista scorre l’iPad.
«Dunque, pedina 98 è stato trollato da quelli della Zanzara che si sono spacciati per Vendola in un crescendo di puttanate che è terminato con un laconico ma chitteseincula da parte del vero Vendola»
«Che detto da lui fa effetto»


«Sì. Poi, pedina 102 s’è messo a farneticare di microchip sottopelle, pedina 57 alle Iene non ha saputo manco dire che cos’è la BCE, Peppe è partito coi vaniloqui dal retrogusto nazi, pedina 120 s’è dimessa, pedina 121 pretende la sostituzione degli assorbenti con delle coppette ecologiche»
«Coppette? Tipo la coppa del nonno?»
«Vampiro, però. Non ho idea, forse si riempiono, le svuotano per strada e se le rimettono. Non so dirle. Comunque ora grufolano nel ristorante del parlamento a spese dei contribuenti, ma dicono di averlo fatto a loro insaputa»
Casaleggio s’infila un dito nelle mutande, lo estrae e se lo porta alle narici. Rimane così per qualche minuto.

«Anche le tue sanno di aceto?» domanda.
«Come?»

«Annusa, annusa, senti anche tu» dice Gianroberto, sporgendosi «ha un che di acidulo. Tutte le consolle di casa mia hanno quest’odore. Annusa»

L’analista mette le mani avanti: «Ho… ho un brutto raffreddore. Possiamo occuparci di cose serie, capo? Serve un comandante, là sotto. I commenti sul blog e su Twitter sono catastrofici»

Gianroberto si sistema la permanente.
«E Banana? Dov’è?»

«Scomparso con una tizia che portava i caffè. Capo, l’opinione pubblica è passata in tre settimane da “fuck yeah conquistiamo il mondo” a “HO SBADATAMENTE VOTATO DEI CEREBROLESI”. Ci serve un nuovo comandante del cyberwarfare»

Casaleggio agita la mano, minimizzando.

«Mandate Byoblu»
«Ha retto meno di 48 ore, poi ha ragequittato quando sono saltate fuori le sue idee. Tipo che l’AIDS non esiste, che ha votato due volte per Berlusconi, che ha fatto una raccolta firme per convincere la sua ex a tornare con lui, che il suo pene non… non. La storia del figa-budget (in basso a sinistra) ha aumentato il coefficiente sfiga del 230% su scala Pupo. Ora dice che non parla coi giornalisti e capirà, un addetto ai rapporti stampa che si rifiuta di parlare con la stampa è utile come Megan Fox senza buchi»

Il guru annuisce. Sorride.

«E’ tutto inutile, presto sarà finita. Gaia sorgerà ugualmente. Comunque, se proprio vi serve un comandante…»


La situation room scatta in piedi trattenendo il fiato. Gli occhi sono così sgranati che basterebbe una pacca sulla spalla per farli rotolare a terra. Centinaia di teste sono voltate verso l’entrata mentre Davide, il figlio di Casaleggio, varca la soglia scortato dal capo analista e il capo influencer. Raggiunge la postazione di Nick Banana, osservandola con attenzione. Si siede. La sala è percorsa da un brusio incredulo. Una stagista adibita a toilette portatile sviene per l’emozione.

«Ma il nepotismo, la casta, e poi Casaleggio c’ha il figlio col posto figo in azienda?»
«Sssst, sei pazzo?»

Il figlio di Casaleggio si guarda attorno e le sue labbra si increspano in un sorriso.


«Attivare algoritmo SVG-4!» tuona.

Dal tavolo emerge un pulsante protetto da una cupola di plexiglass. Il figlio di Casaleggio la apre, svelando un pulsante verde a forma di mini Biowashball. La preme. Tutte le luci e i monitor si spengono. Dopo istanti di silenzio lunghi come ere geologiche si accende una minuscola lampadina verde, intermittente. Una voce femminile risuona metallica nel buio.

SI RICHIEDE COMANDO VOCALE.
«Davide Casaleggio» pronuncia.

COMANDO VOCALE RICONOSCIUTO. PRONUNCIARE PASSWORD.
«Hop hop gadget elicottero»

La luce verde si spegne. Dalle viscere della terra si percepisce il suono di qualcosa di gigantesco che si avvia, seguito da una vibrazione. Le pareti di cartongesso scorrono verso l’alto, rivelando file di monitor, il cadavere di Anne Nicole Smith sotto etere e centinaia di PC 386 a 66 MHz con sopra incollati milioni di arti di bambole. I monitor si riaccendono all’unisono con un ronzio.

SWG-4 IN STAND BY.

«Tecnici e gentaglia, ecco a voi l’algoritmo creatore del nuovo mondo. Non appena io e papi avremo accesso ai server della Difesa, niente e nessuno potrà fermare la democrazia diretta. Oggi è il giorno in cui prima l’Italia, poi l’Europa e poi l’occidente cadranno. Oggi è il giorno in cui il mondo verrà diviso in due. Oggi è l’avvento di Ga

BEEP



«Che cazzo è?» domanda il figlio di Casaleggio.
«I commenti sul blog, signore»
«Ma n

BEEP



«…non abbiamo tempo per quegli imbecilli, togliete il suono»

BEEP



«Ho detto di togliere l’audio!»
«Ma dobbiamo monitorare la volontà della rete, la democrazia diretta…»
«Chi se ne frega di quel branco di coglioni, non ci servono più. Ignorateli»

BE*
Le casse tacciono. 


«Stavo dicendo, oh inferiori: SWG-4. Ogni giorno milioni di persone scrivono spiegando le loro idee, le loro opinioni e i loro desideri. Lo fanno con SMS, MMS, post, email, commenti e tweet. Se noi potessimo accedere a tutte queste parole sapremmo esattamente cosa vuole la gente. Sapremmo sempre la cosa giusta da dire, in questo modo avremmo comunque abbastanza elettori dalla nostra parte. Presto il mondo si dividerà tra quelli che sono con noi e quelli che non hanno interazioni cibernetiche. Voi siete ignoranti e non capite come si può fare. Ma io e papi abbiamo intuito presto che le informazioni passano su dei server. Chi può avere accesso a tutti i server che vuole?»

«La… polizia?» tenta un influencer.
«Tsk. I servizi segreti. E chi comanda i servizi segreti?»
«Il governo»
«Esatto. E noi ora siamo il governo. Non appena avremo accesso a tutte le informazioni riservate potremo fare e sapere tutto quello che ci serve. Saremo una fulgida, splendida, brillante divinità che tutto vede, conosce e rivende. Ad esempio mettere fuorilegge i vaccini e abolire la ricerca contro cancro e AIDS, perché sono cose che non esistono. Noi lo faremo. La manovra del traditore che sedeva qui è servita solo a rallentare le cose. Ora cercate di sembrare intelligenti e preparatevi, o lo dico a mio padre»

Al primo piano della Casaleggio associati, Gianroberto si annusa il dito.
Tutto comincia ora.

















Svizzera



Il faggio brucia nel caminetto con una combustione lenta e silenziosa. Paola ascolta Nick smettere di ridere, beandosi del riverbero della sua voce tra le mura dello chalet. Fuori, l’azzurro e il gelo lunare trasformano la montagna innevata in un quadro immobile e distante, reale solo grazie al tremolio delle stelle. Paola si rannicchia sul tappeto. Chiude gli occhi.

«Sono felice» gongola.
«E ubriaca»
«Sono felice e ubriaca. Però insomma, in due giorni ho rivisto mia sorella e ora sto conoscendo mio padre, permetti?!»

Banana si rigira il bicchiere tra le mani.
Lo appoggia, sistema un po’ il fuoco.







«Perché non c’eri mai?»
«Per garantirvi una bella vita. I genitori servono a questo»
«Magari suona stupido, ma io volevo un padre, non un portatile. Mi hai sempre fatto gli auguri il mese sbagliato»
BZZT

«Quello era voluto. Io festeggio il concepimento, mica l’uscita. Così a ogni compleanno mi ricordo della notte in cui Cora e io ci divertivamo. Che senso ha festeggiare il giorno in cui hai squartato la passera di tua madre urlando tra schizzi di merda?» 

«Oh… oh, Cristo, papà!» inorridisce Paola.
«Quando avrai figli capirai» 
«Io non voglio figli» 
«Disse la pianta arrabbiata col cielo perché ha piovuto poco» sorride Nick.
BZZT
«Senti, rispondi a quel cellulare o no?»
«Nnnnon è importante» minimizza Paola.
BZZT

«Dai la buonanotte al tuo fidanzatino, forza»
«C-cosa ne sai?» avvampa la figlia.
BZZT

«Sedicesima fila, terzo posto. Quando gli davi il caffè impiegavi cinque secondi più del necessario. Fabio Baratta, 26 anni. Influencer di basso livello, gestiva appena 50 account. Due richieste di passaggio di grado, tutte respinte. Da me. Rispondigli»
BZZT

Paola è a bocca aperta. Fa per dire qualcosa, poi scuote la testa, si sporge e sfila il cellulare dalla giacca. Scorre il dito.

«Cia






La voce di Fabio sfuma lentamente nell’orecchio di Paola fino a diventare un ronzio indistinto. Lei non dice nulla. Dopo un minuto, chiude la telefonata senza salutare.

«Hanno ripristinato le connessioni. Grillo oggi ha visto Napolitano, vogliono i servizi segreti. Il figlio di Casaleggio ha preso il tuo posto. Fabio dice che lì dentro c’è un clima da terza guerra mondiale»

Nick fa una smorfia.

«Beh, non si può vincere sempre, tesoro»
«Come sarebbe “non si può vincere sempre”?! Papà! Hai idea di che danno possono fare?! Stiamo per mettere il ministero della Difesa e i segreti di stato in mano a gente che beve il proprio piscio per guarire dall’omosessualità! E’ gente che pianta tubi in giardino per purificare l’aria! STIAMO DANDO UNA CAZZO DI TESTATA TERMONUCLEARE IN MANO A CITA!!»
«Smettila di gridare, sei ubriaca»
«NO!»
«Tesoro, la maggioranza è questo: tu e tre idioti sul ciglio di un vulcano, tre di loro votano per tuffarsi perché “è divertente” e tu devi tuffarti con loro»
«Papà, fai qualcosa. Per favore»
«No. Ho fatto quello che potevo. Se i sondaggi dicono che li apprezzano, affari loro. Benvenuta nel mondo della democrazia online, dove con una raccolta firme si decide che l’AIDS non esiste»
«ALLORA NON AVRANNO NIENTE IN CONTRARIO A FAR FARE UNA TRASFUSIONE DI SANGUE INFETTO A LORO FIGLIO IN STREAMING DEL CAZZO, GIUSTO?!»





Silenzio.

«Jonestown» mormora Nick.
«Cosa?»
«Jonestown. Il più grande suicidio di massa della Storia. 911 morti, di cui 131 sotto i dieci anni. Stesso identico metodo. Parti da una base di malcontento, cresci con la contestazione, proponi vaghe teorie alternative e mondi perfetti basati su “unità, fratellanza, uguaglianza” e cazzate del genere e poi gli pompi nel culo una dittatura. A Jonestown il sogno di un mondo perfetto è finito con le madri che sparavano in bocca ai figli siringhe di cianuro»

«Non capisco»
«Se quella gente avesse potuto vedere il finale, sarebbero andati a Jonestown?»
«No»
«No, infatti»
«Dimmi cosa ti ser
«Che tu stia zitta» sputa Nick, guardando qualcosa che vede solo lui.

Paola si paralizza e quasi scatta sull’attenti. E’ di nuovo nella situation room  e quello è di nuovo il suo datore di lavoro. Osserva il volto di Nick alla luce del fuoco, così diversa da quella azzurrina dei monitor. Casaleggio ha un esercito, lui solo un cellulare.

Ma quello è il mio papà, pensa Paola. 
E gli occhi le diventano lucidi.
[continua]

La festa delle sante

2

Siamo al bar verdi durante l’aperitivo. Io, Luca e Atza sorseggiamo il terzo spritz piluccando dal buffet. Sono le otto e un quarto, quel momento dell’aperitivo in cui decidi se cenare o passare al Negroni e trasformare la serata in una tragedia. Sto per divincolarmi dall’abbraccio di un altro superalcolico quando Ario arriva, parcheggia la macchina sul marciapiede, scende con occhio spiritato e ci punta. Il bello di Ario è che oggi come vent’anni fa, ogni volta che lo vedi pensi a tutti i soldi che ti deve. Attraversa la folla guardando le tette delle ragazze e distribuendo complimenti, afferra un bicchiere mezzo pieno abbandonato su un tavolino, scrocca una sigaretta da un ragazzino e plana da noi con sorriso hollywoodiano.

«Ciao sfighi, come butta?»
Grugniti.

«Ehi, scusa?» dice il nostro alla cameriera «mi avete dato lo spritz con un capello dentro.»
Lei prende il bicchiere: «Mi spiace. Te lo rifaccio?»
«Certo. Allora, voi, prima raccontatemi le novità, poi ne ho una io che è spaziale»
«Niente da segnalare, si parlava di polit…»
«Bello, bello. Allora, sapete che ieri era la festa dell’utero, no?» interrompe «sono andato a vedere lo spogliarello anch’io.»
Al tavolo cala un silenzio sconsolato: «Ario, ma che cazzo» dico.
«State calmi, ci dev’essere una spiegazione eterosessuale per tutto questo» fa Atza.
«Sì, la prossima volta sarà “solo la punta, giusto per provare”, poi “finché le palle non si toccano non è gay” e nel giro di tre settimane lo trovano in maneggio che munge cavalli senza mani.»
«MI FATE PARLARE O NO?»
«Dai.»
«Entri, è il festival della menopausa su cui si è schiantato un camion di gomma. Tette di silicone, labbra di botulino, zigomi ricuciti, culi drenati, capelli tinti, ciglia finte, unghie di plastica e nasi piallati. Sul palco questi tizi ballano, si spogliano e rimangono in perizoma brillantinato. Tutti col fisico gonfio gay, tipo Nebo.»
«Ma gay tua sorella.»
«A quel punto i ballerini scelgono una e la portano sul palco, la fanno inginocchiare e uno tira fuori l’asciugamano.»
«Che asciugamano?»
«La cosa più geniale mai inventata dall’uomo. Altro che il butrone di X, là.»
«Bosone di Higgs» corregge Atza, appoggiato alla parete.
«Quello. Comunque, è fantastico. Il tizio si arrotola l’asciugamano attorno alla vita, sotto si sfila il perizoma, va davanti alla donna e le infila la testa sotto. Quello è il momento in cui una donna scopre davvero chi è.»

«Ma che c’era nello spritz rubato?» fa Luca.
«Temo sia lucido»

«Ragionate un secondo. Appena tu, donna, ti trovi in quella situazione, sai due cose: primo, nessuno ti vede. Secondo, se anche dicessi che lì sotto non è successo niente ognuna delle tue amiche crederà a quello che vuole. Che tu gli faccia un pompino o meno è irrilevante. Niente più maschere, moralismi, ruoli, paure, finzioni. Con quell’asciugamano, per la prima volta nella vita di una donna, qualunque scelta tu faccia riguarda te e solo te. Questi sono i momenti in cui una donna capisce davvero chi è: tra un asciugamano e il cazzo di uno stripper.»

 

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Ancora una volta nella vita, Ario mi appare come il Cristo redivivo che dall’alto del nulla distribuisce parabole in grado di cambiare le sorti dell’umanità. Lo diceva anche Mark Twain su Hadleyburg: se tu ti vanti di essere onesto ma attorno a te tutti ti reputano disonesto, se un giorno hai l’occasione di rubare, cosa fai? Siamo tutti fedeli su un’isola deserta. Scuoto la testa: sto ragionando sulle parole di uno squilibrato con la terza media.

«Fin qui ci siete?» domanda.
Noto ora la cameriera con lo spritz a mezz’aria che lo ascolta rapita.

«Sì, purché cessi questo delirio» dico.
«Siamo all’inizio. Adesso prendi Paola, la moglie di Francesco. Sai quella tutta santerellina, occhio pulito, perfetta, casta, il ritratto della moglie dell’anno sui giornali di Famiglia Cristiana? Lei cosa farebbe, se si trovasse in quella situazione?»
«La Paola?! Non ci si trova e basta. Mica finisci in un locale con su scritto STANOTTE SPOGLIARELLO MASCHILE perché cercavi parcheggio, eh.»
«Già. E’ per quello che Checco l’ha sposata: perché è una brava donna. Non la regala in giro, ti ispira sicurezza, maternità, serietà, ma è un’illusione. Quello che mi sono domandato io guardando…»
«…i ballerini…» fa Luca.
«…guardando LE DONNE, è: qual è il primo valore di Paola?»
C’è un rapido giro di sguardi: «Boh, che… che è la classica brava ragazza» azzardo «seria, affidabile, non lo so. Chiedi a lui.»
«E’ QUESTO il punto! Tu sposi una donna perché non ha fatto (o fa) qualcosa. Il suo unico valore è l’inesperienza, cioè il primo valore di Paola è l’ignoranza. Consideri una donna “da sposare” in base a quello che non sa e che non ha fatto. E’ una stronzata. Se vuoi una moglie fedele non sposi una santa: sposi una vacca.»

Attorno ad Ario molti gruppetti sono in silenzio. Fanno finta di no, ma si vede che ascoltano. La cameriera senza nemmeno accorgersene beve dal bicchiere.

«Una vacca ha visto diecimila uccelli eppure sceglie il tuo. Una vacca ha provato diecimila uomini, eppure sceglie te. Una vacca è la sola donna che può farti dei complimenti con cognizione di causa. L’amore è dire “non importa su quanti uccelli ti sei strozzata, ti amo” e non “ti amo perché non hai mai visto un cazzo”.»

Alle mie spalle uno sputa la birra tentando di trattenersi.

«Ssssssì, beh, c’è da dire che poi potrebbe rifarlo, non ti pare?» dico.
«Cazzata. Se l’ha già fatto e ha scelto te, vuol dire che il resto non le interessava più. Viceversa, una che non l’ha mai data in giro prima o poi sarà spinta a farlo. Ecco la crisi di mezz’età. Ecco chi sono quelle negli stripclub. Le sante, non le vacche. Le vacche fanno feste della donna ogni sabato sera, le sante si concedono un sogno di una notte. Tipo gli sfigati che fanno gli operai e poi fanno i signori in vacanza per una settimana l’anno.»
«A proposito, Ario, com’era Sharm?»
«Cosa c’entra, io non sono operaio, sono saldatore.»

«Vabbè. Mettiamo il discorso stia in piedi, stiamo sempre parlando di italiane, eh? Mondo dell’est e affamate di soldi sono altra roba, suppongo.»
«Bon. Ma se sgami la santa che ti riempie di corni ci resti male, se sgami la vacca che ti mette le corna te la sei andata a cercare.»
«Vero, ma chi se ne frega.»
«EH, CHI SE NE FREGA, UNO C’HA PIU’ CORNI D’UN CESTO DI LUMACHE, CHI SE NE FREGA?!» sbotta Atza.
«C’è una bella differenza tra una santa che ti tradisce e una vacca. La prima lo fa perché è insoddisfatta, repressa, spaventata dalla sua ignoranza e finisce per mescolare affetto con il sesso. Le sante sono quelle che si innamorano dell’amante. Le vacche, se succede, tradiscono per divertimento. Nessun sentimento, solo grandi trombate. A parità di corna le vacche torneranno sempre da te, le sante no.»
«Pensa i grandi piaceri della vita. “Oh ciao raga, mia moglie m’ha messo i corni con trenta spogliarellisti ma ha detto che era solo per divertirsi”. Dopo le compri anche un mazzo di fiori.»
«U-uh» sorride Ario «e ti fa più male quello o la frase “mi sono innamorata di un altro”?»

Un blocco di ghiaccio da trenta tonnellate ci piove sulla testa. Alcuni, ai tavoli, si girano. Ario assume l’aria compiaciuta, annuendo comprensivo.

«Vedete, scorreggine? La vostra insicurezza è facilmente sgamata. E’ irrilevante chi le scopa il culo, conta solo chi le sborra nel cuore.»
«Scusa?» dice la cameriera, mettendogli il bicchiere in mano «questo è il tuo spritz. Offre la casa.»
Se ne va.

«Ario, per curiosità» chiedo «con tua moglie… tutto bene?»
«Oh, ieri sera sono andato a vedere cosa faceva con le amiche. Era lei, quella sotto l’asciugamano.»

 

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La caduta del cielo



L’eco dei telefoni che suonano senza risposta arriva ovattato nella stanza ovale dove Nick Banana sta sbraitando da una buona mezz’ora.

Siamo al quarto piano sotterraneo nella sede di Casaleggio. Sono presenti gli analisti, gli influencer senior, uno stuolo di smanettoni e tre donne che portano i caffè. L’aria è satura di fumo. Settantadue ore dopo i risultati elettorali ogni entrata e uscita dal palazzo è proibita. Si fanno turni di sonno da venti minuti appoggiati ai server e sotto le finestre sono scattate le reti antisuicidio.

«Il trenta percento!» tuona Nick Banana, percorrendo la stanza a passi nervosi «Tu, con la faccia da Dungeons&Dragons, spiega questo cataclisma»

«Ecco, così su due piedi…»

«Non sei su due piedi, sei su una passerella di magma tra un mare di merda e una pioggia di fuoco. Rispondi»

«Beh, che Grillo è stato bravo e noi abbiamo sottovalutato…»

«SOTTOVALUTATO?!?» urla Nick, indicando gli schermi televisivi che mandano immagini del popolo M5S «SOTTOVALUTATO, SNIFFASCROTI?! AVETE SOTTOVALUTATO?!»

«Ecco…»

«Non oltrepasseremo il 15%, signor Banana!» scimmiotta Nick «stiamo in una botte di ferro, signor Banana! Potremo continuare a fare gli antagonisti e basta, signor Banana. Imbecille!» conclude lanciando un libro contro l’analista.

Nick guarda fuori il mare di schermi e teste che lavorano. 
Riporta gli occhi sulle carte e i documenti sparsi sul tavolo.



«Dov’eravamo?» sospira.

«Al referendum per l’uscita dall’euro» dice uno, riprendendo in mano i fogli.

La porta si apre urtando una ragazza e facendola cadere per terra. Già che c’è, un analista ne approfitta per sputarle addosso.

«Signore, perdoni l’interruzione» dice l’influencer appena entrato «abbiamo bisogno di lei. La pedina 87 chiede cosa deve rispondere a un giornalista di Televenezia, ora che entrerà in parlamento»

«Signore!» grida un altro, inciampando sulla donna «pedina 22 domanda l’autorizzazione a scrivere su Facebook!»

«Signore! Pedina 91 ha bisogno del permesso di parlare di Beppe Grillo su un forum e domanda a nome di chi può farlo!»


«SIGNORE! I COMMENTI!!»
Nick guarda il megaschermo dalla finestra.

BEEP

PEPPE mi raccomando è essenziale vitale fontamentale istituire subito il REDDITO DI CITTADINANZA!!!!!!

BEEP

Grande Beppe! Ora subito uscire dall’euro, VIAVIAVIA da questi tedeschi NAZZISTI che ci parossitano il sangue! W M5S!!!

BEEP

Io e la mia famiglia ti abbiamo votato xke è ora di mandare a casa cuesti bastardi che arraffano e nn lasciano niente a noi poveri noi cittadini beppe mi raccomando non cedere TUTTI A CASAAAAAAAA!!!

BEEP

Beppe siamo con te!!! PRIMA LEGGE DA FARE SUBBITO: INDAGINE APPROFODITA SUL FENOMENO SCIE CHIMICHE!! Una commissione segreta extraterritoriale che si informasse su siti, areoporti, etc e sbugiardi DEFINITIVAMENTE quelli che dicono non ci sono!! Cia vediamo in parlamento……… ma………… ci siamo già!!! AHAHAHAHAHAHAH

BEEP

IO MI CHIEDO MA QND E CHE RIECEVIAMO IL REDDITOOOOOOO?????????

BEEP

Beppe non dimenticare di istituire fronte comune contro il signoraggio ahah dopo il parlamento apriremo anche le banche come scatole di sardine ahahaha

BEEP

BEBEEP

«Abbiamo problemi più urgenti, dobbiamo trovare qualcosa da far dire a oltre cento manichini che questa banda d’idioti ha sbadatamente fatto entrare in parlamento» fa Nick «via tutti i commenti negativi, tenete solo quelli propositivi. Spazzate via gli account che trasmettono spaesamento e sotto con i fake che fanno critiche ridicole. Ora lasciateci lav

«SIGNORE!!» urla qualcuno «PEDINA 1 A OTTOEMEZZO, NON AUTORIZZATA!!»

L’intera situation room si cristallizza in un attimo di unico, eterno terrore. Nessuno fiata né osa girarsi. 











«Passala sul megaschermo» mormora Nick.

«…blema della governabilità non ci sarà, perlomeno da parte nostra» flauta Marta Grande con un dolce, ottuso sorriso «noi come abbiamo sempre detto votiamo le idee. Se un’idea sarà buona, se sarà in linea con la nostra idea di movimento, quindi con le idee dei cittadini, noi la voteremo indipendentemente da chi la proporrà, sia di destra che di sinistra. Il problema della governabilità sorge quando noi proporremo… una… una proposta, appunto… e sssperiamo che quei partiti, che fino adesso sono in linea con questa ipotetica proposta, la voteranno e non la bloccheranno solo… perché… saremo all’opposizwszne»

«Ecco» geme Nick, massaggiandosi il setto nasale. 



«Marta Grande, le volevo chiedere» esordisce la Gruber «quando si vota la fiducia a un governo si vota non una singola proposta, no? Perché si vota su un intero programma. Magari non su tutto potreste essere d’accordo, ma in nome della governabilità, se Bersani tentasse di trovare una maggioranza chiedendo anche a voi il voto, su che cosa potreste eventualmente dare una fiducia?»

«E’ normale che una giornalista spieghi a un politico in cosa consiste il lavoro di un politico?» sussurra un influencer.

«Silenzio» ringhia Nick Banana.


«Mah… la risposta è molto semplice» sorride Marta «cioè, non possiamo avere un… una risposta precostituita adesso, eeh… si analizzerà il caso di volta in volta, eeh… adesso non è possibile analizzare una “possibile fiducia”, ehe»

«Ehe!» ride Nick, isterico «EHE, NO, E’ SOLO LA BASE PER FAR RIPARTIRE IL PAESE DEL CAZZO, MARTA, PENSA LE GRASSE RISATE»

«Ma quindi per lei Berlusconi e Bersani sono la stessa cosa?» chiede la Gruber.
Nick trattiene il fiato assieme a tutta la situation room.


«Noi… pensiamo alle idee» risponde Marta Grande.





«Cristo, è un corpo senz’anima. Spegni»
Il megaschermo tace, lasciando i telefoni trillare nel vuoto.

«Torniamo a noi, piccoli mentecatti. Il vostro brillante operato da kamikaze ci ha portati a fare il bagno nella vasca dei liquami chimici e ora siamo costretti a mantenere le cose che abbiamo promesso. Ditemi i punti salienti che ha farneticato quel genio di Beppe»

«Non pagare il debito pubblico, regalare soldi ai disoccupati, rendere le leggi “leggibili”, uscire dall’euro e tornare alla lira, togliere i finanziamenti a giornali e partiti, sconfiggere la corruzione, la disonestà…»

«E i meganoidi, a ‘sto punto»

«Prego?»

«Sì, ti conviene» mormora Nick, guardando le carte.

«Signore… Casaleggio che dice?»

«L’ultima volta che l’ho visto era di sopra con addosso un pastrano che ballava “uno che vale unooo” masturbandosi davanti alle esecuzioni naziste e inneggiando all’avvento di Gaia e dello sterminio della razza umana. Finché non si calma serve come un preservativo in un’orgia lesbo»

«Ah»

«Torniamo a noi. Conseguenze dell’uscita dall’EU. Brevi, mi raccomando»

«L’apocalisse finanziaria. Con il cambio della moneta i prezzi triplicherebbero. Pensi solo alla benzina»

«Se li stampiamo noi?»

«Inflazione fuori controllo. La mattina un etto di pane costa 100.000 lire, al pomeriggio ne costa 120.000. Entro due mesi bisogna andare al supermercato con le carriole di soldi»

Nick cancella la voce con un pennarello nero.

«Passiamo al reddito di cittadinanza»

«Ancora peggio. In Italia abbiamo l’11,6% di disoccupati a cui aggiungiamo cassaintegrati e lavoratori in nero. Appena salta fuori che se stai a casa a non fare un cazzo ti regalano 1000 euro al mese tutti quelli che oggi prendono 800-900 euro si licenziano, prendono il RDC mentre lavorano in nero non pagando le tasse, poi fanno tre mesi del lavoro che gli abbiano trovato noi e si licenziano di nuovo per riprendere il RDC. Su dodici milioni di disoccupati, se a ognuno di loro regali 1000 euro, in un mese lo stato dovrebbe regalare dodici miliardi di euro. In un anno mantenere i disoccupati costerebbe duecentoquaranta miliardi»

Nick cancella con un pennarello nero la voce “reddito di cittadinanza”.

«Ma, signore…»

«Sì, stronzo?»

«Sono due punti fondamentali»

«EH LO SO, STRONZO, MA NESSUNO DI VOI HA PENSATO CHE SE PRENDI IL 30% TOCCA METTERLI IN PRATICA, STRONZO, QUINDI, STRONZO, COSA PROPONI, STRONZO, STRONZO, STRONZO?»

Nessuno fiata.


«C’è almeno UN punto che possiamo mantenere senza trasformare l’Italia nello schema finale di Doom?»


«No»














Nick si alza dalla sedia, tenendo le mani appoggiate sul tavolo. 

«Mi serve qualcuno che sia in grado di fare dei ragionamenti vagamente sensati. Tu, oggetto portacaffè, come ti chiami?» dice Nick, rivolgendosi alla ragazza che sputa sangue per terra.

«Io? Paola, signore. Cioè, matricola 988b»

«Dammi dati utili»

«22 anni. Ragioneria. Porto caffè. Eeeh… lunga vita all’M5S!»

«Vieni con me. Voi, cyberaspastici, di corsa al lavoro»

Paola arranca dietro a Nick che percorre i corridoi sotterranei della Casaleggio. Guarda Nick di soppiatto mentre lui fa girare la chiave in una porta blindata. La stanza è silenziosa e buia, immersa nei giochi di luce dei led. Il ronzio dei server è quasi intimo. Nick pare allegro, canticchia un motivetto che a Paola è familiare.

«Cosa sai di politica?» le chiede Nick.

«PDL E PIDIMENOELLE SONO LA STESSA COSA! UNO VALE UNO! VIA LA CASTA DAL PARLAMENTO! SARA’ UN PIac…»

Il ceffone le gira la faccia.

«Qui puoi parlare liberamente»

«Del tutto, signore?»

«Sì. Cosa sai di politica, Paola?»

«Nulla, papà. Vorrei solo fare qualcosa di buono per il mio paese perché quello che vedo mi fa schifo, ma non so come né cosa fare. Mi sento impotente. Mi sento frustrata. Mi sento debole. Non so più da quanto tempo ho un’angoscia dentro, come se stessi per essere schiacciata da meccanismi ed equilibri troppo grandi per me»


«Ferma, hai le mestruazioni?» la interrompe lui alzando un sopracciglio. 
«Passate ieri»

«OK, sei lucida. Continua»

«Non c’è molto altro da dire, temo»

«Perché sei qui?»


«Perché Grillo mi ha dato una speranza. Quando lo ascolto, ho la sensazione… ho l’impressione di avere di nuovo il controllo delle cose. Di capire quello che succede. E’ tutto così semplice, quando parla. Mi fa sentire intelligente, importante, consapevole»

«Bene. E perché non sai un cazzo di politica?»

«Perché è difficile, papà. E noiosa»

«Allora vuoi aiutare il tuo paese a patto che non sia una cosa difficile o noiosa?»

Paola abbassa la testa e rimane in silenzio mentre il padre armeggia coi server canticchiando. Fa una smorfia.

«Che miseria, eh?» domanda, con un sorriso incerto.

«Oh, tesoro» sorride Nick «le colpe dei padri ricadono spesso sui figli, ma vedrai che qualcosa si può ancora fare»

«E cosa?»

Nick non risponde, continuando a cantare e collegando un tablet a un server. Paola inizia a riconoscere il motivetto. Il padre batte sulla tastiera e lei gli si avvicina.

Cari ragazzi,

io e Beppe siamo molto fieri di voi. Da ora in avanti siete soli. Non contattateci, parlate e dite tutto quello che volete perché, adesso, siete dei parlamentari e noi solo un’agenzia di comunicazione fallimentare. Fate e dite le cose che voi reputate giuste. Non siete più marionette nelle mani di nessuno. Buona fortuna. Le comunicazioni con me e Beppe finiscono qui.

Gianroberto Casaleggio


Nick Banana preme invio. Paola sbianca, osservando il padre che distrugge a calci il tablet, poi si incammina verso la parete del server centrale e afferra un fascio di cavi.

«P-papà, cos’hai fatto?!»

«Giuriamo far libero il suolo natio, uniti, per Dio, chi vincer ci può?» sorride Nick.

E stacca i cavi.


































4 marzo 2013 ore 9.20
ANSA – M5S: “LA NOSTRA PRIORITA’ E’ FAR LUCE SULLE SCIE CHIMICHE”


4 marzo 2013 ore 9.39
ADNKRONOS – “SMENTITA LA DICHIARAZIONE DEL PARLAMENTARE M5S, PRIORITA’ SIGNORAGGIO”

4 marzo 2013 ore 9.50
AGI – M5S: “SMENTITA LA SMENTITA”

4 marzo 2013 ore 9.51
AGI – CLARA MAESTRELLI, M5S: “PRIORITA’ DESTINARE FONDI PARLAMENTARI AI CANILI”

4 marzo 2013 ore 9.52
ANSA – BARTOLOMEO PEPE, M5S: “VENEZUELA MODELLO, PRIORITA’ PORTARE CHAVEZ A NAPOLI

4 marzo 2013 ore 9.54
ADNKRONOS – ARIS PRODANI, M5S “ERO VESTITO DA CLOWN MA NESSUNA ASSOCIAZIONE A PARLAMENTARI”

4 marzo 2013 ore 10.01
Corsera: “GRILLO, NESSUNA DICHIARAZIONE SUL BLOG, PARLAMENTARI M5S APRONO A CASAPOUND”

4 marzo 2013 ore 11
ANSA – M5S: MAI APERTO A CASAPOUND
ADNKRONOS – CASAPOUND: PARLAMENTARE M5S NOSTRO FIDO CAMERATA

4 marzo 2013 ore 11.43
ADNKRONOS – GRILLO, LA RETE IN RIVOLTA “CI HA ABBANDONATI”

4 marzo 2013 ore 13.00
AGI – GRILLO RILASCIA UN’INTERVISTA E PARLA DI COMPLOTTO, LA RETE “MA I GIORNALI NON ERANO COLLUSI?”

AGI – SMENTITA INTERVISTA DI GRILLO

ANSA – PANICO IN PARLAMENTO, PARLAMENTARE M5S ACCUSA BERLUSCONI “E’ UN RETTILIANO”

ANSA – SPREAD TOCCA QUOTA 500, M5S: VERGOGNOSO RICATTO SIONISTA

4 marzo ore 16.20
ANSA – M5S: DICHIAREREMO GUERRA A USA E GERMANIA

ADNKRONOS – M5S, LA RETE IMPAZZISCE “SIETE PAZZI”

AGI – GRILLO: “PARLAMENTARI M5S NON PARLANO A NOME DEL PORTAVOCE DEI PARLAMENTARI M5S”



27 gennaio 2014
AGI – EXIT POLL: DISASTRO M5S, NON OLTREPASSA SOGLIA DI SBARRAMENTO
[continua]

Polverosi scaffali



Venticinque anni, aria da brava ragazza, bionda. Arriva al bancone della farmacia in un pomeriggio qualunque e chiede un test di gravidanza. La dottoressa espone la gamma di possibilità. Visto che entrambe sono donne e ben educate si crea una certa complicità, la donna sceglie e si avvia alla cassa. La dottoressa batte lo scontrino, a quel punto la ragazza aggiunge due scatole di preservativi.

-Se posso – sorride la dottoressa – con questi è difficile che resti incinta –
-Brava – replica candida la cliente – poi come faccio a sapere di chi è? –

Alle sue spalle una confezione di arkocapsule si schianta sullo scaffale degli omogeneizzati inseguita da una mano. La spalla urta il perno che si sgancia facendo franare addosso al ragazzo un centinaio di ALOE VERA, MENTA DILUITA, CARBONE VEGETALE, OMEOLIFE, che lo schiacciano sulla mensola delle creme di bellezza in esposizione e terminando la corsa con le mani sulla pubblicità 100×60 dei solari Bilboa, spaccandolo all’altezza delle tette. Tutta la gente si gira.

-Sto bene, sto bene – dico, riemergendo dalla montagna di farmaci.





Farmacia. Un luogo di perdizione dove anime dannate si presentano in pellegrinaggio per cercare sollievo e raccontare i fatti propri ad una categoria di professionisti che odiano. E’ una cosa che mi ha sempre affascinato: fuori, i farmacisti sono tutti stronzi. Dentro, li tieni ore a chiacchierare dei cazzi tuoi come se fossero il tuo migliore amico. 


Nel 1995 faccio un lavoretto estivo e nessuno fa caso a me. Metto i prezzi, spolvero scaffali, sistemo cose, scarico casse, butto l’occhio che la gente non gratti roba (lo fanno di continuo), addobbo le vetrine e soprattutto mi dedico alle mie attività predilette: guardo, ascolto e mi rendo ridicolo.

La gente va dal farmacista perché è l’anticamera del medico. Nel debilitato intelletto di molti c’è differenza se uno dice “sono andato in farmacia” e “sono andato dal medico” perché la prima suona vaccata, la seconda suona come una lapide gelida nel triste autunno di una vita spezzata. Quindi se tu hai un problema non vai dal medico di base, vai in farmacia dove ti dicono di andare dal medico di base e finisce con te che non ci vai ma compri un rimedio omeopatico per i crampi allo stomaco.

Mangi due pastiglie di niente, muori e i parenti denunciano il farmacista.

Non sempre però le cose finiscono così bene. Spesso le persone che Darwin avrebbe flagellato di meteoriti qui vengono ricollocate sulla strada evolutiva.

C’è l‘esercito di vecchi che partono dalla cartella clinica di loro nonno nel 1906 e ci mettono dentro malattie veneree di nipoti promiscue e parentele omosessuali. I subumani provenienti dalle più remote province di Mordor che hanno il vocabolario di una zebra, tirano fuori un biglietto scarabocchiato dalla morosa con su scritto POMATA PAA MONA e pretendono la dottoressa ne deduca “Vagisil”, nome che si ottiene perché l’uomo scoppia a ridere dicendo “AHAHA SI SI XE EA! MEO RICORDO PARCHE’ NA VOLTA ME SO CONFUSO E ME SO LAVA I DENTI CO QUEA”.

Lavarsi i denti col Vagisil, capite?
Figuratevi l’altra che s’è sparata in berta mezza confezione di pasta del capitano.
Poi la donna che confessa di aver preso il Viagra del marito “per vedere che effetto le faceva” e ora vede Avatar in 3D da almeno 24 ore. La badante rumena che compra clisteri modello Typhoon per la vecchia che supplica per l’eutanasia, l’indiano che pretende ricette miracolose tipo “denti di tigre, lacrime di elefante e rose tritate” e per guarire il figlio dalla febbre lo sopprime con una bomba batteriologica. Il tossico che chiede le siringhe per il cane col diabete. Quello che vuole a tutti i costi mostrare il cazzo alla dottoressa perché “se lo vede troppo grosso”.
I turni di notte. Voi non avete idea della gente che alle tre di mattina, mentre tenti di dormire, ti chiama per dirti che il suo pappagallo ha la tosse e il pronto soccorso non sa cosa farci. I tossici che vogliono le siringhe per il cane che ha il diabete.

Thum.

Mi giro. A terra c’è un uomo sulla quarantina, immobile. La gente attorno fa cerchio. Una delle dottoresse schizza fuori dal banco gridando a me di chiamare il pronto soccorso. Siamo in orario di chiusura, non c’è nessun altro in grado di farlo perché tanti se ne sono già andati. Tutti sappiamo il numero del pronto soccorso, no? Uno, uno…

-Polizia- 
-SALVE C’E’ UN UOMO MORTO NELLA FARMACIA DOVE LAVORO E NON SO BENE CHI CHIAMARE COSI CHIAMO QUI CHE POI VOI CHIAMATE IL PRONTO SOCCORSO PERCHE’ IO SONO AGITATINO E NON MI RICORDO IL NUMERO E-
-No, no, no, piano. Tu come ti chiami? –
-NEBO –
-Dove sei? –
-FARMACIA SPARAFLASH WOW SPLATTER A MESTRE –
-Va bene, resta lì –

Oh, è una frase importante. 
Io sto davanti al telefono sporgendo la testa dal bancone. L’uomo non è morto, si contorce e si lamenta, cosa che mi fa sprofondare in un baratro d’orrore anche peggiore perché sono un ragazzino di 15 anni che ha mentito alla polizia. Mi uccideranno. Potrei andarmene, cercare rifugio all’estero che al tempo per me significava la periferia di Noale, ma questo trasgredirebbe l’ordine perentorio di mantenere la posizione. Che faccio? L’omino mugola. Quando la gente si accorge che non è morto gli si fa più vicino, lo tocca, cercano di consolarlo perché, tutto sommato, pare arzillo.

Fuori una volante con le sirene arriva, si ferma a metà sopra il marciapiede e lascia entrare tre agenti dall’aria preoccupata. Si fanno largo, guardano e uno sbotta.

-Ciò, anca qua?! –
La stanza si congela.

-Dai, Samuele, no ti pol farne perdar tempo, eh? – dice il più vecchio con le mani sui fianchi.
-Shtommaleee… –
-See, e come ti sei fatto male, ‘sto giro? –
-La saracinesca non era adeguatamente segnalata nella procedura di discesa ed io ho subito un trauma, ci sono gli estremi per… –
-PERMESSO – grida un infermiere, entrando. Come lo vede espira e sbotta un vaffanculo, poi si china, lo guarda con malavoglia.
-Dai, Samuele, non hai niente –
-Ma la saracinesca non è segnalata come da apposito modulo, pertanto io sporgo denuncia per-
-DAI, DAI, ARIA – fa l’infermiere, dopodiché lo solleva di peso. Il tipo frigna qualcosa mentre lo portano via.
-Non si preoccupi, signora – dice l’agente rivolgendosi alla farmacista – è uno di Marghera, fa sempre così. Un po’ è matto, un po’ prova a truffare la gente, ma è inoffensivo –

La gente se ne va, delusa. Dopo pochi secondi da fuori partono urla belluine e Samuele si ripresenta in farmacia sano come un pesce, viola in viso, urlando.

-CHI MI HA RUBATO IL PORTAFOGLI?! –

E capisco che quella è la prima cosa vera che dice da molto tempo.

Quando la realtà supera l’immaginazione c’è più epica che mai

Treno per Trieste.
Caschetto nero, occhiale hipster, rossetto rosso, tacchi “moderni”, abbigliamento tipico della mac user.
È difficile dire quale di queste cose mi ammosci di più.

Prendiamo il rossetto rosso: in natura il rosso è il segnale di pericolo. Rane, serpenti e funghi velenosi hanno sempre colori accesi. Qualunque idiota sa che una donna con il rossetto rosso è mentalmente instabile e potenzialmente cacacazzi. Del resto chi lo usa? Quelle che fanno burlesque, le egopatiche e nonna Abelarda. Tre categorie di donne dove non infilerei mai il pene. Il lucidalabbra fa sesso. Il rossetto rosa fa sesso. Il rosso no. C’è un motivo se nel racconto di Poe “La maschera della morte rossa” la peste è rappresentata vestita di rosso.

“ma adesso va di moda”.
Io invece lo odio da tutta la vita.

Segue il caschetto, pettinatura che nella mente debilitata di queste Donna Moderna soldiers fa “vintage”. E’ vero, fa 1930, ossia l’anno del fascismo e della crisi economica; due dei periodi peggiori della storia dell’Umanità. Il capoccia di Casapound in un’intervista a La Zanzara ha dichiarato che il fascismo è stato un periodo “di grande eleganza”. Tutto torna, tranne la mia voglia di scopare. Subito sotto ci sono occhiali modello montatura ferroviaria, esteticamente più pesanti di un treno merci. Lo scopo sarebbe nascondere le rughe degli -enta, in realtà evidenziano con prorompente mestizia una donna che è stata svezzata dal Fatto Quotidiano.
E ora che ritorna Berlusconi è una donna felice.

Le scarpe. Dio, quante cose ci dicono di una donna le scarpe che indossa. Sono la cravatta delle donne. Ci sono i tacchi da suora, i tacchi da signora, i tacchi da padrona e i tacchi da puttana. I tacchi a spillo, i plateau a squillo, quelli audaci e quelli atroci. Se gli occhi sono coperti dagli occhiali, i tacchi fanno la sinossi. Come le portano, quando le portano, dove le portano e quanto le portano. Le scarpe di questa donna dicono “su Polyvore e Pinterest so abbinare tutto tranne il carisma“. Quelle che vestono così di solito vogliono trasmettere che hanno un mac, guardano tumblr erotici e sono sarcastiche. In realtà il risultato è “mia madre è la mia migliore amica e faccio pompini disgustosi”.

La aiuta a mettere su la valigia un ragazzo sulla ventina. E’ caruccio, somiglia vagamente a Fedez. Piercing, occhio azzurro, pieno di capelli, un po’ rapper e un po’ truzzo. A me ‘ste nuove generazioni piacciono. Si sono svegliati presto, non sono stati svezzati a bugie e sogni di grandezza e ora affrontano la vita con un bel mix di autoironia, leggerezza, ingenuità, voglia di fare e curiosità. Dopo averla aiutata si siede di fianco a me.

Tu tun tu tun, fa il treno sotto di noi.
Tu tun tu tun.

«Ehi, scusa, io comunque sono Sandro» porge la mano il ragazzino.
Lei alza gli occhi, sbuffa e si rimette a leggere.

«Cosa… che leggi di bello?» domanda lui.

Lei lo guarda con commiserazione, sporge la testa e guarda platealmente la copertina di Donna Moderna. Comincio a sentirmi di troppo. Guardo nelle poltrone dall’altra parte. C’è un uomo distinto sulla quarantina che osserva la scena di sottecchi. Sul sedile di fianco a lui c’è un altro ragazzo sui trenta. Gioca con l’iPad.

«Intendevo dentro» corregge il nostro.
Lei rimane in silenzio.

«Dico perché magari lo compro… anch’io» termina, inorridito dalla frase che ha appena detto.

Guardo fuori dal finestrino. Devo fare finta di niente. Sono un sedile. Sono un candido, morbido e grigio sedile delle FS. Che panorama bellissimo, c’è fuori. La neve, gli alberi, la neve, gli alberi, la neve. Gli alberi con la neve. Dal riflesso noto che il quarantenne sta sorridendo guardando verso il basso. Trentenne invece si copre la bocca con la mano. Sandro, sei troppo giovane per capire che non c’è trippa per gatti.

«Potresti, sì» fa lei con un sopracciglio alzato.
«Non nel senso che… era per dire che mi sembri una che legge» diventa viola «legge… tanto. Bene. Cioè, che sei intelligente» abbassa la testa.
Lei chiude Donna Moderna: «Mi lasci in pace, per favore?»
Ecco, Sandro. Ti sta inavvertitamente salvando la vita.
Fuggi.

«Era per conoscerti. Ti vedo sempre che scendi a Portogruaro, l’ultima volta avevi la valigia pesante e volevo aiutarti ma si è bloccata la porta dello scompartimento.»
Nnnnnngh, Sandro, porca puttana.

«Cioè mi segui?» fa lei.
«No! Ti… ti… vedo…»
«Ma solo io becco il treno dei maniaci, oh!» sbotta.

Lui è color vinaccia e non sa più cosa dire. Lei ha finalmente assunto la posizione che più le compete, ossia la rompicoglioni ansiosa di rovinare giornate. Io vorrei gettarmi dal finestrino. A quel punto, dall’altro sedile, proviene un
Ma chi te caga

Ci giriamo tutti e tre.
Dalla voce credo sia stato quarantina.

«SCUSA?!» fa lei.
Quarantina chiude il libro. La guarda da sopra gli occhiali: «L’approccio non era sgarbato, via. Immaturo, magari» prosegue quarantina guardando trentina «è vero o no?»
Trentina ci pensa, poi chiude l’iPad: «Non mi piace niente la parte di lui che la segue. Però l’atteggiamento impacciato-ma-timido paga, a quell’età.»
Donna Moderna si gira a guardare me.

«Gli dici qualcosa, per piacere?»
Ora devo scegliere se essere un cavaliere e difendere una pulzella in difficoltà, astenermi da qualunque commento per evitare d’immischiarmi o seguire il flusso di spermatozoi come ho fatto 32 anni fa.

«Bè, avrei da ridire sui gusti. Io l’avrei lasciata in pace molto tempo fa.»
«Oh, GRAZIE.»
«Ho capito che c’avrai vent’anni, Sandro, ma su ‘sto treno c’è di meglio. Hai visto la moretta nell’altro scompartimento?»
Donna moderna si prende malissimo.

«O la negretta che sale a San Donà» annuisce trentina.
«Vero.»
Donna Moderna si alza di scatto e fa per tirare giù la valigia.
Si blocca.

Tu tun tu tun.
Tu tun tu tun.

Si gira lentamente a guardare Sandro. Lui scatta, tira giù e porge. Lei se ne va nell’altro scompartimento. Nessuno di noi quattro si rivolge la parola e io capisco che, tra commilitoni, le parole non servono. Uno dopo l’altro scendiamo alle nostre fermate.