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La vera trama di Pacific rim

«Zlurg, me lo fai un kukkuni?»
«No»

«Perché non mi fai mai i kukkuni?»
«Perché tu non mi ami abbastanza, Slaarg»
«MA CHE KNORP, sono l’alieno più ricco e potente del pianeta! Solo oggi abbiamo spaccato il zoarp ai rettiloidi di Alpha Centauri, assaltato i bastioni di Orione e sottomesso miliardi di gonadiani, perché, PERCHE’ KNORP NON MI FAI I KUKKUNI?! Ti ho regalato sessanta orecchini di vero palinnio, due case con l’idromassaggio in ammoniaca pura, che altro vuoi?»

«Lo sai.»

«LA TERRA?! Perché knorp vuoi un pianeta dove non si respira?! Ci abbiamo già mandato i dinosauri una volta e son morti tutti»
«Ma adesso è diverso! Ora ci sono i terrestri, dei tizi che producono sostanze venefiche che però rendono l’aria respirabile per noi!»
«E se accoppiamo gli umani che avvelenano l’aria, mi dici come knorp respiriamo, dopo?»
«Non è questione di respirare!! Oh, perché voi maschi non capite mai? Se tu mi amassi spenderesti tutti i soldi che hai per produrre giganteschi mostri e invaderesti la Terra. Lo faresti anche sapendo che è inutile e che ci moriremmo tutti dopo cinquant’anni, se questo mi portasse tra le tue quattro braccia. Ma tu non mi ami, Slaarg»
L’alieno gorgoglia: «Se lo faccio mi fai i kukkuni?»
«Bè… forse»
«Va bene. Apriremo mille e mille varchi dimensionali, le nostre truppe sciameranno a migliaia travolgendo e sterminando quella specie che ci garantisce la vita. Per quei cinquant’anni che la Terra impiegherà a ripulirsi faremo una vita che lèvati. Vado»
«No… no. Oh, voi maschi siete così maleducati. Apri un varco solo.»
«Uno? E che ci faccio con uno?»
«La stessa cosa, ma con… tatto. Discrezione. Tanti varchi è brutto. Sembra sia un atto di odio e non di amore. Un solo varco, a cui magari darai il mio nome. Il varco Zlurg. Sarebbe romantico»
«DISCREZIONE?! Gli mandiamo bombosauri da 1900 tonnellate che devastano metropoli da milioni di abitanti però apriamo un varco solo? Che knorp di discrezione è?»
«Piano piano. Prima manda un mostro piccolo, poi uno medio, poi due grandi. Lo farai?»
Slaarg lo fa.

 

 

Il parlamento europeo ascolta in silenzio le parole del generale Potter.
«Nel 2020 un mostro alto 40 metri emerge dall’oceano e distrugge New York. I carri armati lo abbattono assieme ai caccia e morta lì, nel senso che proprio lo lasciamo ai gabbiani. Siamo militari, mica scienziati sfighi. Facciamo come con le zanzare: le schiacciamo e le lasciamo lì come avvertimento per le altre.»
«Giusto!»
«Bravi!»
«Avete fatto bene!»
«I biologi sono tutti sfigati!»
«Tuttavia, al quinto bestione che fa milioni di morti decidiamo di darci una sbirciata. L’abbiamo fatto fare a secchioni e altra gentaglia gay che hanno chiamato i mostri con un nome nerd. Gli invertiti scoprono che nel profondo dell’oceano pacifico – a circa 11.000 metri di profondità – è apparso un portale dimensionale. E’ da lì che escono i mostri. La frequenza di visite aumenta. Il problema è che abbatterli costa un casino. I nostri piloti, invece di sparare missili a distanza, hanno l’irrefrenabile impulso di volare vicino al mostro per farsi degli autoscatti su Instagram e vengono abbattuti. Ecco le ultime immagini dei nostri eroici piloti.»

selfie1“LOL fighting #monsters look at this big #motherf

selfie2“MISSILES ARE FOR PUSSIES!! U mad Army? Look how I f

Nella sala delle nazioni unite l’ultima diapositiva termina.
Il silenzio è pesante.

«Bisogna trovare un’alternativa» annuncia l’America «ogni autoscatto ci è costato 35 milioni solo di aereo. Servono soldi. Uniamo le nostre risorse e costruiamo l’arma definitiva.»
«Non basterebbe trovare piloti normodotati?» domanda l’Italia «e poi perché usare gli F-22? Se teniamo una flotta di C-130 a 20,000 metri di altezza che li martellano coi mortai da .105 hai voglia che ‘sti mostri arrivano a toccarli.»
La ragazza delle pulizie con l’aspirapolvere è l’unico suono nella stanza.

Whiiiirrr.
Whiiiiirrrr.

«Che ho detto?»
«Ignoratelo, pizza mandolino perluscone» replica stizzita la Germania «voi italiani sempre canta canzoni di amore alla mamma, non avete le palle.»
«Signori, vi prego, la situazione è grave» dice la Cina «abbiamo bisogno di un’arma. Sì, avremmo le testate nucleari. Sì, avremmo dei cannoni al plasma che spaccano il culo, ma non possiamo usarli.»
«PERCHE’?!» domanda l’Italia.
«Voi italiani, sempre a pensare soluzioni mafiose, sempre tradimenti, sempre spara spara.»
«E che dobbiamo fare, scusate?»
«Oh, certo, maffia maffia spagetti ammore. Volete anche offrirgli la pizza? Volete fargli la carbonnara?»
L’Italia sospira: «Va bene, cosa proponete?»
«ENORMI GIGAROBOT CHE GLI MENANO» grida il Giappone.
Voci e respiri sconcertati. L’America alza un sopracciglio: «Continui.»
«Ogni robot costerà circa come il PIL della Germania, ma volete mettere il gusto di MENARGLI IGNORANTE, a ‘sti mostri di merda?»
«Sì, perdìo! E li chiameremo… Jaeger!»
«Perché?»
«Come la Jaegerbomb, la bevanda dei duri di Jersey Shore.»
«GENIO!»

La Germania inizia a battere le mani. Russia, Cina, Spagna, Francia, Inghilterra e il resto del mondo la seguono.
L’aula è uno scroscio entusiasta di mani.
«Posso saperne di più di ‘sto cannone al plasma, per favore?» chiede l’Italia «tipo, potremmo montarlo a terra? Su postazioni? Magari su
Viene espulsa dalle nazioni unite.

Sono passati dieci anni dalla creazione degli Jaeger. L’intera economia globale è al collasso. La vita di una persona media consiste nello svegliarsi nell’immondizia, mangiare topi morti, rovistare tra cadaveri e rovine in cerca di cibo fino all’ora di pranzo, poi un gruppo di anarchici lo riempie di botte, gli mangia il figlio e gli stupra la moglie. A quel punto dal mare emerge un mostro che schiaccia gente e fa esplodere cose. La moglie, tremante sotto un lastrone di cemento, domanda con un filo di voce al marito: «Gualtiero, ma… trasferirci in campagna a coltivar legumi?»
«No, tesoro, in città ci sono più possibilità lavorative»
La zampa del mostro li uccide entrambi.

Ci vengono presentati Jack e Richard, fratelli, piloti di Jaegerbomb. Per far funzionare gli Jaeger servono due persone in ponte neurale collegato, un modo gentile per dire che formano un cervello in due. Tipo la Hilton e il suo chihuaua. Jack, il protagonista, spiega che non sono addestrati a fare niente, ma durante le risse da bar si parano il culo a vicenda e “questo li rende molto sincronizzati”. Anch’io se avessi un robot che costa come la Sardegna lo affiderei senza indugio a due subdotati del Kansas. Li selezionerei in base alle specializzazioni. “Fai abortire a pugni tua cugina”, “Rutto bifasico”, “Sputo più lungo” sarebbero i requisiti principali.

I due, con l’immancabile camminata jersey shore/carcerato/possente guerriero che muove molto le possenti spalle raggiungono la sala vestizione parlando del più e del meno. Ci dicono che sono ignoranti, eterosessuali, americani, giovani e ribelli. Anonimi operai gli infilano le tute, versano dentro al casco del Jack Daniel’s per metterli nel giusto mood e li infilano nel punto meno esposto e più sicuro del robot: la testa.

A dirigere le operazioni è il generale Pentecost, un negro in uno stanzino seduto di fianco a un impiegato che gioca a Tetris.
Però l’ambiente è pieno di lucine colorate tipo Prometheus.

«Sono il generale Pentecost» dice alla radio.
«HA HA HAHAH HA HAHAHA DAI, SERIAMENTE» replicano dallo Jaeger.
«Sono serio. Pentecost. Un chiaro riferimento a Neon Genesis Ev
«AHAHAHAH EDDAJEEEE»
«Signori, è uscito un caigiù. Minaccia una città, andate a proteggerla.»
I due tauri si guardano: «Momento, sul radar ce sta pure ‘na barchetta.»
«Sì, ma voi dovete difendere la città.»
«Ma è bella, sai che stile se ce giocamo come da pischelli?»
«LA CITTA’, DEFICIENTI! DIECI MILIONI DI PERSONE!»

«Puppacelo, annamo dalla barchetta e se er mostro se fa vedè JE MENAMO»

Per un pubblico americano (ossia di subnormali) questo atteggiamento dimostra che i protagonisti sono leader naturali, ribelli e allergici al comando. Per il resto del pubblico che sono due inutili coglioni.

«In qualunque esercito del mondo vi faremmo fucilare, lo sapete?»
«Zitto mo’, generale Sindone, che annamo a sarvà i cagariso. Daje zì, spigni a tavoletta che famo na stragge, porcoddio! FORZA NIUGGERSEEEEI!!»
«State rubando un robot che costa trecentonovanta miliardi di dollari per farvi una passeggiata nell’oceano lasciando indifesa una città di 10 milioni di persone.»
«STACCE.»

Il generale sbuffa e si siede. E’ questo che farebbe un vero ufficiale in comando. Sbuffare, sedersi e mettersi ad aiutare quei ragazzi ribelli, in modo che tutti gli altri militari vedano che il generale è un vecchio coglione inutile e che la cosa giusta è sempre fare di testa propria. Ora capisco come ha fatto l’America a vincere contro Vietnam Iran Iraq Afghanistan Facebook.
Vediamo lo Jaeger per la prima volta.
Si tratta di un prototipo scartato da Ironman 3, con tanto di reattore al palladio in centro petto. E’ naturalmente notte e piove perciò ti rassegni subito all’idea che non si vedrà un cazzo. Nel mezzo dell’oceano Pacifico percepiamo macchie nere che si muovono e qualche lucina azzurra. E’ lo jaeger che cammina con l’acqua che gli arriva alla vita? E’ il nipotino del regista che gioca con la pila?

Tutto può essere.

Come mai un robot di 80 metri cammini spedito su un fondale che si attesta intorno ai 2000 metri (e dove il mostro nuota) non è chiaro, ma soprassediamo. I due truzzi riescono a mettere al sicuro la barca alzandola e appoggiandola venti metri di lato. Il computer scrive BOAT SAFE in modo che gli spettatori non dotati di infrarosso capiscano che la boat è safe.

Dall’acqua esce un gigantesco squalo furry.

 

Si picchiano in maniera molto maschia ed è subito chiaro che gli Jaeger sono efficienti come Internet Explorer. Viene asfaltato di botte mentre Pentecost dà informazioni vitali alla radio:

«Oh, mio Dio! Vi ha appena colpito con un destro micidiale!»
«AO CATTOLICUS, PIANTALA DE DI’ CHE SUCCEDE»
«Cristo! Vi ha attaccati da sinistra!»
«CE STAMO NOI QUA DENTRO, TE PARE CHE NO’O SAPPIAMO?!»
«Ma non gli spettatori, che nel buio non capiscono una madonna.»
«MA TE VOI STA’ ZITTO?! Pugno inutile, fuoco!»
«Se non reagite sarete morti!»
«PENSA A LI MORTI TUA, CATECHI’! Rotazione immotivata, fuoco!»
«Attenti dietro! Ha alzato un braccio!»
«Calcio su fondale marino inesistente, fuoco!»

Lo Jaeger si accartoccia come una scatoletta di tonno. Ad un tratto, quando ormai sono fottuti, decidono di usare un cannone al plasma. E’ così che un vero uomo combatte un leone: prima tenti di menarlo, poi quando ti ha strappato un braccio e stai morendo estrai la pistola. In realtà bombardiamo coi droni gente su un cammello, ma vabbè, credere che facciamo così è catartico. I Jersey Shore brothers svuotano il caricatore in pancia al furro, che con un ultimo attacco mangia metà testa dello jaeger, fratello incluso.
Le cameriere di tutto il mondo tirano un sospiro di sollievo.

Jack torna depresso. Davanti alla perdita dell’equivalente economico degli Uffizi qualunque esercito lo farebbe fucilare, poi impiccare e decapitare. Questo lo licenzia. Passano cinque anni. Jack è tornato ad essere un manovale. All’ONU decidono di abbandonare il progetto Jaeger perché costa troppo e a noi, i soldi, servono anche se siamo tutti morti.

«Cazzo, ragaz, serve un’idea migliore» dice la Russia.
Il suono dell’aspirapolvere tace: «Scusate, io sarei una biologa» dice la trentenne con il cartellino “pulizie” ben lucidato sul petto.
L’intero pianeta si gira: «E non si vergogna a parlare?»
«Se date alla ricerca scientifica i soldi che spendete per uno Jaeger, con l’ingegneria genetica in sei settimane costruiamo un virus in grado di sterminarli. Inoltre sono alieni, hanno un DNA diverso dal nostro e per noi il virus sarebbe del tutto innocuo. Abbiamo a disposizione l’arma più potente del genere umano che però questa volta non ha. Nessun. Effetto. Collaterale.»
La sala esplode in una risata.
I nerd sono sempre divertenti, impacciati e litigano in modo buffo, ma è ora di parlare di cose concrete. Muri. Enormi. Se funzionano, gli oceani in due anni saranno infestati di mostri. In questo modo, quando riusciranno a distruggere i muri, ci si troverà ad affrontarne migliaia armati solo di bastoni e pietre guidati da Beppegrillo.
«E’ questo che ci ha permesso di diventare padroni della Terra, signorina: muri e cazzotti.»
«Catapultavamo cadaveri oltre le mura dei castelli durante gli assedi» piange la donna «dai, porca puttana, è tattica militare da terza media!»
«Lei è licenziata. Vada in Italia a servire caffè, hahaha»
Il mostro successivo abbatte il muro ruttando.

Il generale Pentecost, nel frattempo, ha lasciato l’esercito e deciso di proseguire il progetto Jaeger per i cazzi suoi. Come fa un tizio a sostenere le spese che tutti i governi del mondo uniti non erano in grado di reggere? Con il mercato nero. A quanto pare, la polvere d’osso dei mostri viene venduta a prezzi stratosferici, ed è per questo che in Cina hanno costruito interi quartieri con le ossa dei caigiù: dici “scusa, tesoro, devo prelevare”, gratti un po’ di polvere e ti compri una Lamborghini.

Pentecost è a corto di piloti di Jaeger.
Può pagare miliardi di operai, materiali, infrastrutture il cui costo è esorbitante, ma non trova tre alcolizzati violenti. Richiama Jack e lo accoppia a una giapponese psicologicamente distrutta che appena mette piede in un robot rischia di far esplodere tutti, ma si salvano staccando un cavetto nella torre di controllo. Lei si rivela presto come una psicopatica traumatizzata, ossia il miglior pilota di Jaeger possibile. E’ chiaro che lei e Jack tromberanno, visto che è la sola donna del film a cui è concesso parlare. Si innamorano durante l’allenamento coi bastoni che è un casino utile quando devi pilotare robot che o sparano o muoiono.

Oltre a questi due pazienti psichiatrici ci sono anche un padre e un figlio, figlio che naturalmente è un tamarro che non si può esimere dal dimostrare la propria virilità tra sguardi truci, movimenti di spalle e puntuali scazzottate, assumendo quegli atteggiamenti tipici dei carcerati, di Fast and Furious, di Avatar, di John Carter, dei soldati su Call of duty, di medal of honor, di HALO. Quel personaggio che agli americani trasmette potenza, leadership, sicurezza mentre a un qualunque europeo sopra i 13 anni che s’è trovato in una rissa trasmette “l’idiota che ti mette nella merda e al primo cartone scompare o sviene”.

Il resto dei piloti sono stereotipi anni ’50 a cui non è data la parola: i Russi, il cui robot si chiama “Cherno-qualcosa” sono biondi, grossi, austeri, cattivi e muoiono subito. I Giapponesi sono esperti di arti marziali, saltano come cavallette e muoiono subito.

Il robot negro col ritmo nel sangue purtroppo è morto in Trasformers.

Quelli che lavorano alla base sono la squadra lasciata a terra da Prometheus: un biologo scemo che baaa-ba-ba-balbetta (fa ridere), un fisico autistico che litiga col biologo (fa ridere) e l’immancabile cane, che non serve a niente, non ha alcuna utilità di narrazione ma bisogna metterlo. Il fisico fa intere lavagnate di calcoli per capire che sì, dal portale usciranno altri mostri. Il biologo dice le seguenti parole: «Ho analizzato il DNA di tutti i mostri che sono arrivati da noi. C’era quello a forma di gorilla, quello a forma di squalo, quello a forma di pesce. Erano tutti diversi, ma il loro DNA è identico! Sono dei cloni

 

 

A questo punto, illuminato da una di quelle frasi che ti farebbero crocifiggere nella mensa universitaria di qualsiasi facoltà scientifica, decide di connettersi a un pezzo di cervello rimasto dei mostri. Scopre che il portale è organico, e fa passare solo se riconosce il DNA dei mostri. Elabora Il Grande Piano: entrare nel portale usando un cadavere di caijijiu per fregare il sensore che rileva il DNA, entri nell’altra dimensione e lasci una testata nucleare.

Perché tirare una testata nucleare distrugge sempre tutto e tutti, anche se sono un pianeta gigantesco.

Dopo essersi menati con mostri giganteschi sotto una pressione che ridurrebbe a sogliola anche il granito, lo Jaeger dell’alcolizzato violento e della puttana traumatizzata è allo stremo. I cannoni sono scarichi. Il robot è messo male. Lei dice “oh, sai che abbiamo una spada che li affetta con niente?”
«Lol, no, ho pilotato ‘sti robi per anni, non lo sapevo, ero sbronzo!»

Vincono ed entrano nel portale. Lì, in un’altra dimensione, proseguono a dialogare via radio con Pentecost, che spiega punto per punto cosa sta succedendo con l’aiuto di un grafico 3D che illustra in tempo reale qualcosa che sta accadendo a molti milioni di anni luce dalla Terra. Si salvano grazie a delle capsule di espulsione che attraversano 16.000 metri di oceano, dove la pressione varia da “scroto di Odino” a “è più facile uscire dal sistema solare che stare dove siete”.

Fine.

 

 

Recensione
Pacific rim è l’equivalente di trovarsi due ventenni sbronze a letto che lesbicano e tu che vomiti ubriaco in bagno. E’ stato orrendo riviverlo, per uno che ha lottato fianco a fianco di Gordian, Vultus 5, Combattler V, God Sigma, Laserion, Daiapolon, Daitarn 3 e Trider G7. Detesto essere l’unico a cui non è piaciuto e me ne vergogno molto, senza ironia. Il fatto è che io, andando a vedere Pacific rim, mi aspettavo di rivivere le emozioni di quando ero bambino, quando tutto quello era possibile. Quando funzionava.

Mi sono trovato davanti a un film per adulti con tecniche narrative da bambini.

E non funziona più, perché so un sacco di cose che al tempo non sapevo. L’obiezione che tutta la fiumana di haters pronuncerà è “oh, lo sappiamo che non è possibile, ma volevamo i robottoni che si menano”. NO, VAFFANCULO, IO NON VOLEVO VACANZE DI NATALE IN CG, VOLEVO DI NUOVO QUELLA CREDULITA’. Volevo che invece di fare sei minuti di palazzi che crollano pagassero sceneggiatori decenti.

Perché la verità è che se vuoi farlo verosimile, ci riesci.

Ray Bradbury, Le cronache marziane.
Tutti i racconti de “Le meraviglie del possibile”.
Puoi rendere verosimile tutto, se hai voglia. Pacific rim ha dentro tre o quattro elementi che potevano renderlo strepitoso e, soprattutto, farmi di nuovo vivere quella sensazione di “pensa che figo se”. Era quello, che volevo, non robot guidati da idioti che si menano senza motivo. Volevo provare la stessa sensazione di quando a nove anni mangiavo pane e Nutella coi jeans sporchi di erba.

Volevo crederci.

Puoi rendere verosimile che l’unico modo per sconfiggere un mostro sia costruire robot. Se mi metti un portale biologico, gioca sulla diversa dimensione. Dimmi che quelli che appaiono non sono veri e propri mostri, ma una sorta di immagine tra due dimensioni. Loro possono colpirci e noi no, perché siamo monodimensionali. A questo punto costruisci un materiale costoso e difficilissimo, tipo materia oscura. Cazzabubbola con la fisica quantistica. Crea qualcosa che è in grado di toccarli. Non ci puoi costruire missili, hai troppa poca roba per farlo, ma puoi rivestirci la lama di una spada gigantesca. E l’unico modo per usarla è costruirci un robot umanoide.

Scricchiola ma regge, è comunque più verosimile e smonta le armi biologiche, i missili, la pressione dell’acqua e giustifichi i cazzotti. Magari deliro, ma tant’è.

Considerazioni finali
Andate a vedere World war Z. E’ fatto bene, è credibile, è bellissimo.

Vi siete fatti trollare da un genovese.

E’ arrivata l’estate.
L’aria profuma di zampironi, salsedine e grigliate. Gli studenti si riversano fuori dalle aule. E’ più facile trovare donne nude per strada che in Internet. Ovunque, sagre. Happy hour, toga party, feste universitarie, grigliate, discoteche all’aperto. Le città diventano un immenso territorio di caccia. Per chi tra noi ambisce a inserire il pene nel maggior numero di tizie possibili ce n’è un tot a metro quadro, tutta roba di prima scelta.

Regole d’ingaggio, Tango-Tango: Trombare Tutto.

Prendere contatto, espellere baggianate dalla bocca, foraggiare beveraggio, calcolare tasso tempo/possibilità di penetrazione e coefficiente vacca. In caso di bilancio negativo, procedere verso il secondo bersaglio. In caso di penetrazione positiva, idem. La tempistica dell’operazione di aggancio dev’essere ridotta al minimo. Quando il bersaglio asserisce “non venirmi in bocca” estrarre il membro ed eiaculare asserendo “questa è Sparta”. Fuggire.

 

E’ tutto semplice e bello? No. Perché bisogna far polemica anche sulla fica. Da due giorni Internet è invasa da un articolo di Marco Cubeddu, “ragazze in short, vi siete viste?” nella nuova rubrica “intransigenze”. Facciamo una rapida carrellata dei punti salienti.

Sono rientrato a Genova.

Ecco.
Genovesi, i marinai più impediti dell’universo.

Se metti un valdostano su una barca saprà governarla meglio di un genovese. Si fanno spaccare il culo dai turchi, affondano pescherecci per sbaglio, vengono assaltati dai pirati in Somalia, grippano i motori in Egitto, vanno a fuoco in Sudafrica, naufragano in Grecia. Che cazzo, Grillo era in macchina ed ha affondato anche quella. Ora riescono persino ad affondare le torri. Come si fa ad affondare una torre? Bisogna essere geneticamente attratti dal centro della Terra o non me lo spiego. A Venezia ci piace chiamarli “gli atlantidei”, perché se tanto mi dà tanto un giorno l’Italia si sveglierà e la Liguria sarà affondata. Non so come, ma ci riuscirebbero.

Affonderebbero anche nel deserto del Mojave, porca puttana. Fossimo io e Marco sui riarsi altipiani del Gennargentu mi girerei giusto in tempo per vederlo gorgogliare bevendo dalla borraccia “belìn, affogo”.

“non possono lamentarsi se poi le stuprano”.

Il “se la sono cercata” è una filosofia di vita stupenda che Genova dovrebbe applicare alla nautica. Costruire un enorme muro uso striscia di Gaza, tanto il numero di morti è quello, circa. Ci scrivono i nomi di tutti gli affogati a eterno monito. Fanno rimuovere il gonfalone dalla bandiera della Marina Militare e nessuno gli dirà più niente. L’entroterra li aspetta, basta che stiano lontani dalle pozzanghere o non garantisco per loro.

perché le ragazzine si vestono così da sgualdrine? Nessuno dei miei amici si fidanzerebbe con una che si veste così.

Ma difatti. Io voglio che un magrebino entri dalla finestra e stupri me perché mia morosa fa troppo cagare.

Ma non capisco perché una ragazzina dovrebbe voler apparire in questo modo. Cosa pensano di ottenere?

E’ a questo punto che capisco.
Nemmeno un genovese può avere tanta stupidità: sta trollando, ossia “lanciando una provocazione”, secondo il vocabolario di quelle testate che chiamano il culo “lato b”. Consiste nello scrivere una stronzata sperando che qualche rincoglionito ci caschi e si autodistrugga in un’invettiva che scatena discussioni, dibattiti e soprattutto accessi al sito. Serve a tre cose: ingigantire l’ego dell’autore, generare traffico e ridere.

Cosa che approvo.
Per il lol si può fare tutto. Il lol E’ tutto.

Si ride dei film, della gente, della politica, del proprio padre morto, della propria stupidità, dei propri difetti, degli stereotipi e dei cliché. Quindi aspetti che Marco Cubeddu salti fuori dicendo “ragà, vi trollavo, fateve na de risata”.

Il problema arriva quando il troll, messo alle strette, s’inventa scuse patetiche ammantate di arguti riferimenti storici o filosofeggiamenti sulla società allo scopo di legittimare la stronzata. Quello è il momento più triste di tutti. Ti senti come quando la maggiorata si spoglia e lascia tre quarti delle tette nel reggiseno. Non era per ridere. Era per farmi la morale dall’alto del suo essere un tizio qualsiasi che legge Repubblica e dunque è meglio di noi.

Marco Cubeddu e la rubrica sul Secolo XIX sono la stessa cosa. Entra dicendo “se si vestono da puttane meritano di essere stuprate”, la gente si gira inorridita e lui, con sopracciglio alzato e sorriso sarcastico, completa dicendo:

Lo scopo di “Intransigenze”, non troppo mascherato, era quello della polemica. Missione compiuta.

AH CAZZO, GENOVA UBER ALLES.
Serviva un talento eccezionale per riuscire a scatenare delle polemiche in un paese dove si riesce a fare polemica sulla mia parodia de Lo Hobbit. Cioè, se domani Repubblica.it fa una rubrica chiamata “zingaro vogue” mica riuscirebbe a totalizzare sette milioni di commenti in un giorno, eh. Serve arguzia. Bisogna saper provocare con fini metafore.

Cosa dovrebbe comunicare un gluteo al vento? Risulta a qualcuno che Einstein, Margherita Hack, Stephen Hawking, Rita Levi Montalcini, Maria Callas, Frank Sinatra indossassero pantaloncini inguinali?

John Wayne

L’unico modo che avrebbe Margherita Hack di convincermi ad avere un amplesso con lei sarebbe buttare del popper nel condizionatore e tararlo in modalità tempesta di fuoco. Piuttosto di accoppiarmi una tediosa rompicoglioni come la Montalcini mi facevo cementare lo scroto col Saratoga.

A me non tira quando sento la Montalcini parlare di farmacia, mi tira quando vedo tette e culi. E sospetto sia per questo che le donne mettono gli shorts: piacere.

Per lo stesso motivo per cui le femmine di scimmia si arrossano il culo in primavera, gli uccelli del paradiso ballano, i piccioni si gonfiano, i pavoni fanno la ruota, le gatte gnaulano, le cerve si mettono in cerchio, le piante fioriscono. Per essere attraenti, desiderate e approcciate dall’altro sesso a scopo riproduttivo.

E’ la ruota della vita.
Che debba spiegarlo mi sembra inconcepibile.

La società/tribù crea standard estetici e sociali a cui i membri devono adattarsi per riprodursi. In Africa le donne s’infilano sassi sottopelle e si allungano il collo con anelli d’osso. Qui si mettono plastica nelle tette e inchiostro sugli occhi. In Somalia un’obesa è l’equivalente di Megan Fox. Più una femmina è attraente, più viene approcciata, più ha possibilità di scegliere. E’ anche il motivo per cui tua morosa, nell’avatar di Facebook, ha messo questa foto

 

 

E non la scansione della laurea. Che c’è di strano o sbagliato? E’ il motivo per cui su Twitter ha scritto

 

 

e non “colto” o “intelligente”. Del resto essendo fotografa dubito si dedichi a fotografare l’intelligenza delle persone. Anche perché campa lavorando in mezzo a fotomodelli e fotomodelle. Perché bisogna intellettualizzare anche la fregna? Le ragazzine di oggi la danno prima? Affari loro. Non vogliono dimostrare niente, vogliono solo essere desiderate come qualunque forma di vita del pianeta. Il loro compito è selezionare i migliori codici genetici con cui riprodursi; per farlo devono attrarre maschi alfa e non catorci o disperati. Gli uomini devono essere forti, intelligenti e capaci a far qualcosa. Con queste tre qualità, se anche sono brutti, troveranno di che accoppiarsi. Viceversa le donne devono essere attraenti, tant’è che la prima cosa che le donne guardano, in un uomo che gli interessa, è quali altre donne si scopa.

È biologia elementare.
John Wayne ha fatto sette figli. Margherita Hack e la Montalcini no.

 

E stanno col dodo.

YARR!



I like aumentano, i post si diffondono, le tette in PM milluplicano, sgherri del governo segnalano contenuti e bloccano pagineEbbene sì, siamo i pirati delle puttane e delle puttanate. A BORDO, CANI ROGNOSI, CI SONO TETTE, CULI, RUM E PUTTANATE IN ABBONDANZA PER OGNUNO DI VOI.








Gna ha haha.
Adoro ‘ste cose.

Parliamo di lavoro in una tempesta di figa



Un certo Francesco Lanza pubblica sul suo sito questo pezzo qui.


E’ una situazione che molti liberi professionisti hanno vissuto e vivono. E’ una gran rottura di coglioni. Chiunque lavori nell’ambito “artistico”, che sia come me scrivere o come lui fare siti, ci si è trovato. Potrei raccontare valanghe di aneddoti su tizi che volevano farmi scrivere gratis o “per la visibilità“, altri addirittura volevano che pagassi per pubblicare, altri non mi hanno mai pagato, altri ancora per 100 euro volevano inchieste “originali e inedite” corredate da fotografie professionali.

Di base, qualsiasi annuncio di lavoro che trovate qui è così.

E alcuni gonzi che ci cascano li trovano. Son quelli che introiano il mercato con roba scadente ma gratis che bla bla bla. Del resto l’ho fatto anch’io. All’inizio non sai bene cosa fare, che tariffario avere, come muoverti, cosa fare. Capita di lavorare gratis e intanto se ti va bene fai praticantato, se ti va male impari che quando a qualcuno cade la saponetta è meglio non essere gentile. 

Fa schifo? 
Sì. Il mondo del lavoro fa schifo.

E’ una grande verità della vita e sta sul cazzo a tutti, ma è così. Non esiste un lavoro piacevole. Anche se stai facendo il lavoro dei tuoi sogni (come nel mio caso, per ora) hai diecimila impicci. Le scadenze, le parti noiose, le correzioni, i redattori, l’interazione umana, la concorrenza. Tutte cose che quando facevo il manovale non c’erano, ma ce n’erano altre di diverse.

Tette antinoia.


Ora, il pezzo di Francesco mi ha colpito per due motivi: il primo è che i ciucciamatite a cinque stelle si dimostrano per quello che sono, ossia i leghisti reloaded con la stessa cultura, intelligenza e cognizione del mondo del lavoro. 

La seconda è che il cliente di Francesco ha ragione.
Perché il cliente HA sempre ragione.


Andai a trovare un’azienda che mi aveva cercato, perché qualcuno aveva parlato bene di me. Volevano un bel sito. Di fronte alla mia analisi e al mio preventivo, il titolare mi rispose con quella frase che vedete nel titolo: “Mio nipote mi ha detto che con 50 euro me lo fa”.
“E allora fattelo fare da tuo nipote.”Ho risposto così, giuro, a quel potenziale cliente. E me ne sono andato.

Non è una cosa di cui vantarsi né da dire con malcelato orgoglio.
E’ una sconfitta, porca puttana. 

Hai perso un cliente, hai perso soldi e tempo. L’idea de “io sto in un negozio quello entra prende una roba e mi paga” è una stronzata. Capisco affascini chi non c’ha voglia di fare un cazzo, ed è per questo che in giro fioriscono bar scadenti e negozi di sigarette elettroniche, ma per “lavoro” si intende “fare il triplo della fatica che ti aspettavi”. Il tuo lavoro non è fare un sito. 

E’ vendere te stesso, poi Internet, poi il tuo sito, poi fare il sito.
Da come l’hai scritta, il tuo cliente è vecchio e fa un lavoro che non ha nulla a che fare con Internet, quindi mettiamo che abbia un negozio di borse, tòh.


Posso dirti quello che avrei fatto io.
Magari è una stronzata, ma ci avrei provato così.






«Mio nipote ha detto che me lo fa per 50 euro»

«Suo nipote quanti anni ha?»

«16»

«E che scuola fa?»

«Va al liceo»

«Capisco. Quindi lei preferirebbe farsi fare una vetrina che verrà vista da chiunque nel mondo la cerchi in Internet da un ragazzino e spendere 50 euro, piuttosto che farselo fare da un professionista e pagarne 2500. Che immagine avrà il cliente di lei?»

«Bè, se il risultato è buono, forse la stessa»

Ti guardi attorno.

«Eppure lei mi sembra curi molto l’aspetto delle cose. La giacca che indossa non è comprata dai cinesi, è fatta su misura. Si vede se fa la piega o no sulla spalla sinistra, non sanno mai chiuderle. E’ moderna, ha un solo bottone. Quelle vecchie ne hanno tutti tre. Indossa una camicia costosa e acquistata di recente, vista la forma del colletto. E scommetto che non guida una 600 usata»

«Che c’entra?»

«Bè, credo lo faccia perché tiene a dare una determinata immagine di sé, non per vanità. L’immagine è un messaggio molto potente, anche per quello che fa intuire. Ci dice “oh, ha speso parecchi soldi per il sito, dev’essere stato fatto da un professionista”. Le conclusioni sono che lei è un bravo imprenditore, al passo coi tempi, sa dove e come investire, e dati i soldi che spende, direi che gli affari le vanno bene. Quindi, per traslato, la roba che vende è un pezzo di lei. E io, che sono il cliente, voglio essere come lei»

«E’ solo un sito»

«E quella del suo negozio è solo una vetrina, eppure per quella si rivolge a un vetrinista»


Moar tette
«Guardi, io non è che voglio farmi fare il sito da mio nipote, posso anche farmelo fare da lei, però il suo preventivo è troppo. Sto dicendo, mi venga un po’ incontro»

«E’ quello che sto facendo. Se lei si rivolge a un mio collega, e a quello dopo ancora, il preventivo vedrà che salirà. O scenderà assieme alla qualità. Il prezzo che le sto proponendo è congruo per tempi di lavoro, manodopera e guadagno. Posso spiegarglielo, se ha tempo»

«No, no, per carità, mi fido. E’ solo che per un sito Internet, 2500 euro mi sembrano una follia, tutto qui»

«Preferisce pagare qualcuno che la rovini per 50 euro?»


«Non la seguo»


«Il suo target d’età va dai ventotto ai cinquanta. Buona parte dei suoi clienti, oggi, usa Internet come prima scelta. Può confrontare una borsa fatta in India e farsela spedire, piuttosto che entrare nel suo negozio per avere la stessa identica borsa per quasi il doppio dei soldi»

«Che discorsi, la qualità mia non è paragonabile»

«E in base a cosa lo sanno, se lei persino per fare il sito ha speso 50 euro? A vederle, le borse sono uguali. Non possono toccarle. E mentre siti come Etsy, Amazon o eBay sono funzionali, il suo è lento, le foto sono sgranate, non aggiornate e graficamente sgradevoli. Se il cliente vede un sito del genere, fiuta una trappola e se ne va»


«Non è detto. E poi le mie sono fatte in Italia»

«Lei è in Africa, e deve prendere un volo per tornare a casa. Ha due piloti. Il primo è un italiano sporco, trasandato, con una bottiglia in mano e barcollante. Il secondo è un cinese impettito in giacca e cravatta. Quale dei due piloti sceglierebbe?»

«Il cinese, chiaro»

«Eppure l’italiano ha studiato in USA, è un ex pilota dell’aeronautica militare, ha migliaia di ore di volo sulle spalle. Il cinese è un novellino»

«Questo lei non me l’aveva detto, però»

«Già. Perché non me l’ha chiesto. Ha badato solo all’aspetto esteriore. Proprio come i suoi clienti quando entrano nel sito»

Signori, la fica.

«Senta, ho capito il punto. Ci penso»


«D’accordo. Però, da professionista a professionista, sa benissimo che il tempo costa. Oggi abbiamo parlato ed è giusto. Se però me ne vado, e lei in futuro sceglie di contattarmi, il costo aumenterà»


«Come sarebbe?»

«Come ho detto. Nessuno lavora gratis»



Magari andava bene, magari tornavo a casa con le pive nel sacco (probabile), ma almeno ci avevo provato. Non te ne vai. O la va o la spacca, ma non te ne vai. Cazzo, non te ne vai.

Io sono d’accordo con tutto quello che hai detto, Frà, specie sui grullini. Resta il fatto che a leggere quel pezzo la figura del perdente l’hai fatta tu, per me.

La vera trama di Man of steel

 

Siamo sul pianeta Krypton, tra animali scartati da Avatar e tizi con l’armatura, abito fondamentale in un mondo dove esistono solo armi da fuoco che sparano lucine azzurre di Harry Potter. Krypton è diviso in due fazioni: una sostiene che il pianeta stia per esplodere, l’altra sostiene che il pianeta stia per esplodere tanto. A causa di queste divergenze passano gli ultimi giorni di vita a spararsi in faccia per non rovinare le armature.

Tu guardi questo emozionante scontro a fuoco sul Titanic domandandoti chi sopravvivrà per altri cinque minuti, quando la moglie di Russell Crowe partorisce assistita da un clitoride di mercurio fluttuante. Russell per festeggiare si tuffa in una vasca dove coltivano i bambini come su Matrix, prende un teschio, lo mette in un teletrasporto con le lucine azzurre di Prometheus e spara suo figlio nello spazio. Il generale Zodd, capo dei sostenitori dell’ “esplodiamo tanto”, pugnala Russell dimostrando senza tema di smentita l’inutilità delle armature, ma dopotutto l’intero pianeta è un unico monumento all’inutilità. Fuori dal palazzo imperiale la terra si spacca, geyser di fuoco e magma squarciano la superficie e dentro, soldati impettiti processano il generale e i suoi sgherri ribelli. Altrove, la madre del piccolo cosmonauta osserva il muro di fuoco in arrivo e pensa che deve stirare le camicie del marito. Il pianeta esplode.

Tempo rimanente alla fine del film: 2.08.00

 

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Siamo al polo nord, sulla Terra. Una giornalista si presenta in un campo di ricercatori militari. Hanno trovato una strana struttura metallica sotto la neve. Lei è bionda, bellissima, professionalissima, determinata. Fa domande pungenti, coglie in castagna i ricercatori, lancia sguardi di superiorità ai militari e ti auguri sia una comparsa che muore squarciata da La Cosa di Carpenter, invece è Lois Lane, futura morosa di Superman. Se mettevano un cesso con gli occhi disegnati era uguale.
Lois con un cannocchiale vede un ragazzo che passeggia per il polo Nord con addosso solo una camicetta sportiva. Lo segue in un sinistro sotterraneo di ghiaccio. Potrebbe esserci suspance o tensione, è quindi il momento di giocare la carta maestra per non rischiare di interessare lo spettatore: un flashback.

Per capire cosa intendo con “flashback” dovete leccarla alla vostra ragazza; appena sta per venire staccatevi, fate partire il filmato di lei da bambina che giocava con il suo amato cagnolino, montatele sopra e scorreggiatele in faccia urlando “ORAMAI LA CARCASSA DI FUFI AVRA’ QUEST’ODORE”.
Questo è un flashback di Man of steel.
E ce ne sono molte migliaia.

Siamo in Kansas.
Una coppia trova l’astronave del bimbo alieno in cortile e invece di chiamare la CIA in preda al panico, la traina nel garage e decide di allevare l’alieno come un figlio, rimanendo “in attesa il governo degli Stati Uniti si faccia sentire”. Certo, pare l’inizio di un horror, ma in Kansas è normale. Sono abituati a scopare tra parenti e un nuovo ceppo genetico fa comodo. Il bimbo cresce. A scuola sta per essere aggredito da un bullo QUANDO ALL’IMPROVVISO
Fine del flashback.

Siamo nel sottosuolo del polo nord, quando ormai non frega più un cazzo a nessuno. Superman inserisce un ciondolo e fa apparire suo padre che fa uno spiegone. I poteri di Superman vengono dal fatto che su Krypton la forza di gravità era diversa e quindi lui sulla Terra può fare salti enormi e volare. Come Goku. O come John Carter. Inoltre è immune al caldo e al fuoco, ha un udito straordinario, la vista a raggi X e spara raggi dagli occhi in grado di fondere tutto. Segue dibattito sui grandi valori della vita e della giustizia, grandi poteri, grandi responsabilità, essere una guida per il genere umano che

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Superman che vola via.
Poi anche l’astronave conficcata nel ghiaccio vola via.
Poi siamo nella redazione del Daily mail, dove Lois cerca di convincere il suo caporedattore a pubblicare tutto quello che ha visto.

«ALLORA l’uomo se n’è andato volando, l’astronave è scomparsa e
«Arriva alla parte in cui eri lucida.»
«Ero lucidissima. Dobbiamo pubblicarla subito.»
«Ma mnnaggia alla pentecoste» sospira il caporedattore, sedendosi «ti mando al polo nord e mi porti la versione sotto acido di uno stupro tra la neve. Se hai i referti medici possiamo buttarla sul vittimista. Facciamo così: articolo di spalla, titolo accattivante, qualcosa tipo “superstupro”.»
«Cosa?»
«Sì, sì. Mi piace. Senti qui. Occhiello: “Dramma femminicidio, caso tra gli Innuit”. Titolo: “SUPERSTUPRO TRA I GHIACCI”. Catenaccio: “Brutale carotaggio al polo nord, parla la reporter”. Dai, è perfetto. Dentro ci mettiamo un’infografica sulla lunghezza media delle stalattiti nel mondo, due foto della fregna straziata e vavavuma.»
«Non mi ha stuprata! L’astronav
«L’ASTRONAVE, LOIS, DICE CHE SEI UNA DROGATA» ulula il caporedattore, scagliandole addosso un fermacarte «SE IO APRO LA PORTA LO DICE ANCHE LA REDAZIONE, VUOI VEDERE?»
Il capo apre la porta: «LOIS E’ UNA DROGATA, VERO?»
Ovazioni, applausi, pugni sul cuore, gente in ginocchio.
«Ora capisci» ansima l’uomo, chiudendo la porta «speravo tra i ghiacci perenni tu non trovassi niente da infilarti in brogna, ma avevo sbagliato i conti. Dio, se stavi un’altra settimana partorivi pinguini tetraplegici. Adesso mi trovo uomini volanti, astronavi congelate, militari antipatici e una sceneggiatura che par scritta da uno Youtuber. Perché?»

Lois Lane fa una faccia contrita, poi si lancia in un monologo sul fatto che lei è una giornalista, è suo dovere riportare i fatti perché la gente deve sapere la verità. Il popolo americano ha il diritto di sapere che il governo nasconde probabili invasioni aliene perché sì, forse lei è un’idealista, ma ancora crede nel buon giornalismo, nei grandi valori che

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Flashback su Clark Kent che da piccolo porta jella pesa.
Va in barca? Una piattaforma petrolifera esplode.
Va in gita con la scuola? L’autobus precipita in un dirupo.
Entra in un bar? La gente si mena.
Va in macchina coi genitori? Appare un tornado.
In questa sequenza drammatica il suo cane resta in macchina, così il padre di Clark deve correre a salvarlo. Rimane incastrato. Clark vorrebbe aiutarlo, ma il padre lo ferma con un gesto: il mondo non deve sapere che è Superman. Cosa farà Clark? Salverà il padre o rimarrà a guardarlo? Sono queste le piccole cose che ci fanno empatizzare coi personaggi. Qualsiasi padre di famiglia con moglie e figlio a carico si suiciderebbe per salvare una bestia. Immaginate la gioia della moglie che per campare farà due lavori dormendo tre ore a notte, però tornando a casa troverà una cacata sul divano e un uccello morto sulla soglia.
Fine del flashback.

Nell’orbita della Terra appare un’astronave aliena. Hackera le TV del pianeta e scrive in tutte le lingue del mondo “non siete soli”.
Quelli di Anonymous replicano hackerando l’astronave.

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Gli alieni non capiscono lo sfottò. Comunicano che sulla Terra vive un alieno mascherato da umano e danno 24 ore per consegnarlo, altrimenti fanno cacao meravigliao.

Qui l’interruzione di credibilità crolla.

Se ciò accadesse, in breve tempo ogni stazione di polizia verrebbe presa d’assalto da grillini, grassone coi gatti, sciachimisti, microchippari e cospirazionisti i quali sosterrebbero di essere l’alieno, intonando “extraterrestre portami viaaa”. L’FBI, incapace di distinguere quelli veri da quelli falsi, sarebbe costretta a mandarli sull’astronave in blocco. Nel frattempo tutti i nerd del pianeta hackererebbero l’astronave intasandola di manga porno, furry e meme alternati a trombonate esistenzialiste. Nel giro di 24 ore gli alieni fuggirebbero in preda al panico. Non succede. Gli alieni stanno per ucciderci. L’unica speranza è Superman. Da un lato non deve mostrarsi, dall’altra può salvarci solo rivelandosi. COSA FARA’? COSA CAZZO FARA’, IL GRANDE SUP
Flashback.

 

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Il padre di Superman viene ucciso dal tornado.
La madre è da sola a casa col cane, piove, Superman non abita più lì, stronzi qualsiasi dicono cose qualsiasi sui grandi valori della vita quali l’amore, l’amicizia e il cazzo che mi sto cagando.
Fine del flashback.

Superman si presenta dall’FBI
no
in un deserto
no
ora è imprigionato nell’astronave aliena con Lois Lane. Russell Crowe appare uso Obi Wan e spalanca le porte liberandoli. Lois viene sparata in una capsula danneggiata verso la Terra, roteando come una centrifuga. Superman la rincorre, spacca la capsula e la tira fuori appena prima dello schianto. Tutti si aspettano una palla di carne informe coperta di vomito, merda, sangue e urina, invece esce fresca, flirta con Superman, si ravviva i capelli, ordina cinese.
Gli alieni lanciano due tridenti agli estremi del pianeta per terraformarlo e ricreare Krypton, dato che nel sangue di Superman è contenuto tutto il DNA degli abitanti. La Terra è scossa da terremoti. Le città vengono distrutte.
Mezz’ora di una comparsa incastrata tra le macerie.
Dieci minuti di primissimi piani di occhi.
Venti minuti di Superman che si mena con il capo degli alieni distruggendo città, cosa che è stata trasposta sullo schermo andando in un cantiere con un razzo fumogeno e prendendo a martellate calcinacci con l’inquadratura da vicino.

Superman vince e sono tutti felici.
Io resto della mia idea: prendere tutto l’oro della Terra, farci un enorme cazzo e incastrarci dentro un HD contenente questo video. Poi spararlo nello spazio.

nebo