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La giuria popolare, gli elettori e una macchina

Sottosuolo della nuova sede Casaleggio associati
Il sotterraneo è un’arena di monitor, tower e tastiere, illuminata da lampade e schermi a led. In alto, nella postazione di comando, Lucrezia Banana tiene le braccia incrociate e ascolta le parole del telegiornale. 

L’Umile Portavoce, dopo aver fatto un passo di lato, poi un passo indietro, poi un passo avanti, poi aver affermato di essere lui l’unico capo del M5S, ha dichiarato che la realtà, d’ora in poi, verrà sottoposta a una giuria popolare di iscritti al suo blog. Se la giuria stabilirà che un evento, un fatto o un’informazione non sono reali, non lo saranno. In Internet…

«Oh, Gesù» fa Lucrezia.
«SIGNORA!» urla l’addetto al sito, ma non serve: tutte le luci d’emergenza diventano rosse, e nell’aria risuona una sirena digitale.

BEEP

«Si comincia» fa Lucrezia, guardando il commento «animo, abbiamo visto di peggio. Frank, chiama gli autori e domandagli cosa si sono fumati con ‘sta storia della giuria po

BEEP

 

«Che cazzo dice, questa?» fa Frank, viceresponsabile, di fianco a Lucrezia.
«Toglietelo.»
«Ma è un account certificato!»

I telefoni squillano in un crescendo di grandine digitale: «Signora, dagli uffici del terzo piano domandano quanto tempo ci serve per formare la giuria popolare.»
«Formarla? Ma sono seri?»
«Signora, dal quinto piano domandano se qualcuno di noi ha mai letto 1984.»
«Va bene» dice Lucrezia, scrivendo in fretta su un block notes «dov’è Casaleggio?»
«È morto.»
«MA NO LUI, L’ALTRO!»
«Ah. L’hanno trovato che vagava in stato confusionale nella foresta del costa Rica. Un’equipe di guerriglieri addestrati alla Playstation stanno organizzando il rimpatrio.»
«…allora chi da’ gli ordini?»
«Lei, signora.»

BEEP

«E da chi dovrebbe essere controllato, da un chirurgo?»
«Piantala di cercare un senso, Frank, è come cercare di cacare un esagono. Abbiamo altri problemi. MATTEO!»
«Comandi!»
«Tira giù dal letto gli influencer a casa, falli venire tutti. Social! Quanto ci vuole per blindare i trending topic?»
«Almeno mezza giornata, senza rinforzi.»
«Mi basta un muro di hashtag scorrevole, ce la fate in due ore. ANDREA, MARZIO, PORTATEMI I CANDIDATI PER ‘STA GIURIA POPOLARE, VAMOS!» dice Lucrezia, battendo le mani. Da qualche parte una stampante inizia a sparare fogli pieni di nomi.

BEEP

 

«I famosi avvocati che operano come volontariato» mormora Lucrezia.
«Il nutrito pool» aggiunge Frank.
«Signora, abbiamo dei problemi su Facebook.»
«Fate vedere.»

 

Lucrezia Banana inspira dal naso con forza, espira: «Gestitela voi, solito protocollo.»

BEEP

«Cioè… cioè questo crede Beppe sia Gesù Cristo redivivo?»

BEEP


«Perché s’è interrotto?»
«Devono essere arrivati gli infermieri» dice Lucrezia, afferrando un plico di fogli che gli porge un influencer. Sono i nomi dei 37.000 iscritti al blog. Lo butta sul tavolo: «Non posso passare il pomeriggio a scorrere gente con la seconda e mezza elementare o pazienti psichiatrici. Tu, tu e tu, fatemi una scrematura. Tirate fuori una decina di tizi capaci di passare per sani a un’intervista superficiale.»

«SIGNORA!» urla l’addetto comunicazioni «IL MEETUP DI POSILLIPO DOMANDA SE LA GIURIA POPOLARE HA STABILITO SE LORO ESISTONO O MENO.»
«Cosa?»
«Un fatto è reale solo se la giuria popolare decide che lo è, giusto?»
«Sì.»
«Ma è vero che Grillo l’ha detto?»
«Certo, è scritto.»
«Ma nessuna giuria popolare l’ha approvato. Quindi, finché una giuria popolare non dichiara che Grillo ha davvero ordinato di formare una giuria popolare, quella giuria non si può formare. Ma se non esiste una giuria, come si fa a dire che Grillo ha davvero detto che bisogna formare una giuria popolare? Potrebbe essere una balla dei media.»

 

BEEP


«Ah, certo» fa un analista «il famoso stato Giorgia.»
«Il blocco catene verità-bitcoin.»
«Il recente esempio.»

Se solo padre Pio fosse qui, pensa Lucrezia, m’aiuterebbe a bestemmiare.

BEEP

«Non sarpei davevro, signore» dice Frank guardando il megaschermo «inspiegabili intrighi di poetre.»
«FRANK, NON TI CI METTERE ANCHE TU!» grida Lucrezia «Matteo, riferisci al meetup di Ritardia che abbiamo già abbastanza problemi. Novità dalla writing room?»
«Hanno tutti rassegnato le dimissioni e viaggiano spediti verso la Cayenna.»

BEEP

«Ma certo, certo» annuisce Frank, lavorando al suo terminale «Non ricostruiremo Amatrice prima di aver stabilito se quest’anno fa più caldo dell’anno scorso.»
«FRANK!»

BEEP

Lucreziaaah…

 

BEEP

«Ho già visto ‘sto sistema di governo, era il villaggio dei Puffi.»
«No, lì c’era il grande puffo.»
«Ma Gargamella e il suo gatto Birba potrebbero rappresentare Renzi e
«Silenzio!»

 

BEEP

«OH DIO» grida un influencer «OH DIO SONO CIECO, CIECO!»
«Mandatelo in infermeria, ha riletto il commento. Tranquillo, ragazzo, tra un’ora sarai come nuovo. Arriva ‘sto personale ausiliario o no?» fa Lucrezia.
«Stanno sellando i cavalli.»
«Cosa?»
«Sono le nuove regole della decrescita ecologica cruelty free bio vegan, signora. Il problema è che i cavalli cacano senza controllo, e ogni dieci metri gli influencer devono fermarsi a raccogliere stronzi grossi come coccodrilli. Sa, la raccolta differenziata.»

BEEP

«Ps4 hai foto di piedi?»
«Un giorno faranno un film su questo secolo e lo chiameranno Ritardati fantastici e dove trovarli.»
«Chiamatemi l’influencer senior.»
«In vivavoce adesso, signora.»
«Giddap! Vai, Ombromanto! Al trotto! Chi parla?»

 


 

 

 

 

 

 

 

Il mattino dopo, ore 5.32
Primo piano della Casaleggio associati.

Frank esce dalla stanza, raggiunge la macchina del caffè. Vede Lucrezia a occhi chiusi seduta su due sedie, con la testa all’indietro. Frank apre una busta di Nescafè cercando di fare il meno rumore possibile. Lei apre gli occhi, si rigira il cellulare tra le mani, tira su la schiena con una smorfia.

«Come si sente, signora?»

 

 

 

 

 

«D-domanda sbagliata?»
«Ti ho mai parlato di Sofia?» dice Lucrezia, stiracchiandosi.
«No» dice lui, versando l’acqua calda «lei non parla molto.»
«Famiglia medioborghese, caruccia e stupida. Viveva di fronte a casa nostra al mare. Estati insieme. Stava sempre male.»
«Di salute?»
«Di testa. Ogni cosa le creava ansia. Crisi di nervi solo per decidere cosa mettersi.»
«Ho avuto una ragazza così all’università.»
«Bè, a diciannove anni Sofia decide che vuole vivere senza pensieri. Non vuole più decidere o preoccuparsi di niente. Come una principessa.»
«S’è fatta d’eroina?»
«No. Ha iniziato a prostituirsi.»
Frank scoppia a ridere e gli va di traverso il caffè: «Scusi, ma…»

«Coi primi soldi va in palestra, apre un profilo Instagram dove si mette in mostra. Va alle feste giuste. Si paga una plastica dopo l’altra fino a diventare una bambola. Oggi ha ventiquattro anni e ce l’ha fatta.

Non deve decidere il menu. Non deve scegliere i drink. Non deve pensare a cosa fare, dove andare, con chi. Non si preoccupa del futuro. Non fa i conti a fine mese. Non ha idea di quanti soldi ha in banca. Non pensa nemmeno a cosa mettersi la mattina o la sera, trova sempre tutto pronto. Vestiti, borse, gioielli, istruzioni, orari. Se vuole, chiede. E non ha più ansie. Gira alberghi a sette stelle e voli in prima classe con addosso vestiti e gioielli che io non avrò mai, in posti che non vedrò mai» dice Lucrezia, guardando le foto con un sorriso d’ammirazione «Non è bellissima?»

Frank sporge la testa: «È sicuramente un gran pezzo di… donna.»
«Non lei, Frank. Quello che rappresenta. Il suo Instagram è la prima cosa che guardo appena sveglia, o quando sono stanca morta. È un monumento, per me.»

«Alla prostituzione?»
«No. Alla volontà.»

«Scusi, non è degradante?»
«È degradante Inside Out, semmai. Il manifesto di un occidente fatto di bestie emotive come quelle lì» dice Lucrezia, indicando la control room «la protagonista del cartone te la ricordi? Solo emozioni. Gioia, rabbia, disgusto, paura. Fine. Un animale. Sofia è l’esatto opposto.»
«Non capisco.»

«Come abbiamo scalato la catena alimentare, Frank? Con le emozioni? Facendo sapere ai leoni e ai nostri simili cosa provavamo in quel momento?»
«Non credo.»
«Infatti, ci siamo evoluti sopprimendole. Con dedizione e disciplina. Sofia voleva vivere come una principessa? Bene, s’è ficcata plastica sotto la carne, fresata le ossa, mangiato e bevuto da monaca, s’è fatta un culo così in palestra e s’è fatta penetrare da un numero imprecisato di vecchi e ciccioni. E ha ottenuto quello che voleva. Dov’è che le sue emozioni sono state utili?»

«Da nessuna parte.»

«Già. Ci sono solo razionalità, volontà, dedizione: in una parola, azione.» dice Lucrezia, e i muscoli del naso hanno un tremito: «Le emozioni sono escrementi mentali. Interessano solo alle nullità che si crogiolano nella propria pigrizia e si masturbano con l’invidia. Che celebrano le loro importantissime emozioni come scimmie che venerano la propria merda. Per me la vita ha senso in funzione di quello che faccio, non di quello che sento. Per questo Sofia a ventiquattro anni mangia aragosta a Dubai, io dirigo un reparto e le nostre coetanee frignano su Internet da casa dei genitori.»

«Non volevo offenderla.»
«Non l’hai fatto. So che era una cortesia. Lo apprezzo. Ma io non sono una donna dolcemente complicata, Frank. Sono una macchina. Non ho amiche, né amanti, né animali, né gioielli, né vestiti diversi da quelli che indosso. Ho solo quello che voglio e quello che devo fare per ottenerlo. Capito?»
«Sì.»
«Nessun problema. Riposiamo venti minuti, poi torniamo al lav

 

 

«Perché mi guardi così?» fa Lucrezia.
«C-cosa? Come la guardo?»
«Smettila. Sembri un imbecille.»
«Scusi» dice Frank.
È che mi innamoro sempre delle donne sbagliate, pensa.

Mestre, 200x

Degrado ambiente

Cinque e mezza, esco dal palazzone. Goccioline di sangue sul marciapiede mi guidano a una siringa. Alla fermata noto una macchina col finestrino rattoppato dal nastro adesivo. L’asfalto è dissestato da una ventina d’anni. Dal boschetto alle mie spalle proviene un fruscìo, è un tossico accovacciato nell’aiuola coi pantaloni calati.

«Minchia frateeeee» geme.

Segue zbrof che diventa quaaaark, poi una colonna di vapore sale pigra nell’aria frizzante della mattina. Arriva l’autobus. Il tossico scatta in piedi tirandosi su le braghe, barcolla e sviene sui propri escrementi mugolando oh nooo. Le porte del mezzo si aprono su una muraglia di piumini neri. Permesso, scusi, mi spiace, permesso, dove vuoi che vada, si ma ce l’ha il biglietto, signora non arrivo, il piede, ahia, quei brutti cadaveri, ah ma c’ha ragione Bossi, permesso, scende? Ma lavatevi, Cristo! Ce l’ha con me? Vergogna! È il controllore, quello? No è della sicurezza di COIN. Chi mi tocca il culo?

Dai vetri appannati vedo scorrere immondizia bruciata, muri lerci, sedie di plastica dove di notte lavorano travestiti ecuadoregni, prostitute somale, spacciato
«E gli zingheri, ce lo scriva, gli zingheri col campo profughi albanese che gli rubano il lavoro» dice una signora col cappottone in collo di volpe anni ’90.
Scendo per far salire gente. Non riesco a risalire.
Vado a piedi.

Nelle tabaccherie, vecchie e badanti grattano schedine come rosari. Entro in farmacia. Plotoni aspettano la distribuzione dell’ostia chiamata Minias, Solian, Valium, Ansiolin, Tavor, Zoloft, Xanax, Rivotril e una falange di roba che finisce in “zpam”.
«È la mia stampella» spiega un uomo «ne prendo 13-18 goccine al mattino.»
Da vent’anni, aggiunge.

Quando lo stampellato se ne va, dietro al banco vedo lei.

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La neolaureata dottoressa Veronica Lazzari. Bionda, occhi verdi, vita stretta e due poppe che mettono a durissima prova i bottoni del suo camice e della mia cerniera lampo. È una di quelle donne che vedi nei sogni, mentre scende da una Bugatti Atlantic sulla ghiaia di una villa del 1900. Domanda cosa desidero con un sorriso che ricorda giardini in primavera e tende di lino. Devo assolutamente troncarglielo nel culo, ma non posso approcciarla lì. Devo prepare il giusto habitat. Spianare la strada. Rendere la penetrazione un’opzione verosimile.

Compro il deodorante della Vichy come nulla fosse, ringrazio, esco e vado a lavorare. Al bar della stazione indosso la divisa e mi preparo a ricevere l’orda di viaggiatori. È una settimana che la mattina lavoro qui e il pomeriggio in cantiere a Marghera. Accendo la radio e cerco una stazione decente, sovrappensiero.

ema di smentita che la ripresa economica inizierà nella seconda metà del 2009 chsssh nel primo trimestre 2010 chssh a metà 2010 chsssh all’inizio del 2011 chsssh a fine 2011 chsssh nella prima metà del 2012 chsssh verso fine 2012 chsssh

Le donne sono emotive, non logiche. Abbiamo la tendenza a pensare gli piacciano soldi, muscoli e begli oggetti per lo stesso motivo per cui piacciono a noi. Non è affatto così. Alle donne piace ciò che è evocativo. Il motivo principale per cui “non hanno niente da mettersi” con l’armadio pieno non è che schifano quello che c’è dentro: è che schifano com’è presentato. Prendi la stessa roba e disponila bene: si vestirà felice.

 primo trimestre 2013 chsssh a metà 2013 chsssh a fine 2013 chsssh a inizio 2014 chsssh metà 2014, chsssh fine 2014, chsssh tra 2014 e 2015 chsssh nel 2015 chsssh arriverà del tutto nel 2016.

Perché adorano il letto a baldacchino? Ci dormono nello stesso modo di uno Ikea, ma il baldacchino evoca una vita da principessa. Perché adorano le scarpe coi tacchi, se poi non le mettono? Perché evocano le occasioni in cui indossarle. Con le donne, sui 100 metri, lo stile batte i soldi. Alzarsi quando si alza, togliersi il cappello e aprirle la porta dell’auto ti fanno guadagnare 10 metri. Saper declinare i congiuntivi altri 10. Avere  scarpe pulite altri 10. Se sei bravo e hai un minimo di culo, ce la fai. Poi oh, se vivi in un garage subaffittato come me non hai speranze d’amore.

Ma almeno trombi.

ZZZWHla ripresa economica inizierà nel 2017 e i soldi usciranno dai tombin
Spengo.
Ho un’idea.

«No, abbia pazienza» dice un ragazzo «a me interessava sapere quando ci sarà la ripresa economica.»
Riaccendo.

«Chssshla ripresa inizierà nel 2028
«A posto, grazie.»
Spengo.

Finito di lavorare galoppo verso il fioraio, domando cosa può farmi.
Apro il portafogli. Ci sono 10 euro.

«Un mazzolin di fiori che vien dalla montagna» risponde.
«E se ci aggiungo due euro?»
«È la svolta.»
«Per favore. Sono per la dotto
«…la dottoressa Lazzari, sì. Immagino.»
«Come lo sa?»
«Guardi, quello devo consegnarlo in farmacia domattina da parte dell’avvocato» dice indicando un geyser di fiori alto due metri «la sfera genkidama dai mille profumi invece è da parte del commercialista, la consegno in pausa pranzo. Nel pomeriggio dovrebbe venire il dottore coi biglietti per l’opera da mettere nella busta.»
«E quanto costano?»
«I fiori? Bah, seicento, settecento euro. Dipende.»
«Ci dev’essere una soluzione che non preveda il malaffare, il reato, la truffa.»
«Bè, nei centri sociali troverà femmine anagraficamente umane dispo


La mia bestemmia fa crollare il monastero di santo Stefano protomartire, venti carmelitane trapassano, il Papa ha un lieve giramento di capo, sull’Everest odono un’empia voce e nel sud Dakota si registrano morìe di conigli.

Anche oggi si scopa domani.

Salgo in autobus. Mi lascio alle spalle il centro, osservo sfilare giovani depressi, adulti farmacotossici, vecchi rancorosi, volti deformati da quell’odio strano e sinistro che abbiamo qui, tra sirene delle fabbriche e fischi di treni, dove l’italiano è considerata una seconda lingua e la speranza è la bottega dei genitori. Magari un giorno dimenticherò tutto e diventerò uno di quelli nostalgici che sogna di tornare ad avere vent’anni.

Per ora no.

Come indovinare ogni risultato elettorale

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Deluso dal risultato del referendum? Hai la pesante sensazione di averlo preso a bottega per l’ennesima volta? Guardi il tuo paese e ti viene in mente un martello pneumatico a punta pene? Non preoccuparti! Noi di Rectality abbiamo chiesto al nostro unico articolista etero di stilare dieci punti per capire come funziona la testa dell’elettorato. Stupisci i tuoi amici azzeccando il risultato di qualsiasi votazione o referendum: niente più fastidiose ispezioni rettali a sorpresa! Scorri attraverso la giungla di pubblicità personalizzate per scoprire come.

crazy-font-b-octopus-b-font-vibrating-clitoris-stimulation-waterproof-vibration-massager-sex-toys-for-womanMod. 49345 – “SQUIRTOPIA”


1. L’elettore subisce le informazioni, non le cerca.

Se un’immagine appare sulla bacheca Facebook, i suoi contenuti sono reali come i muri della sua casa. Cercare di cancellare o smentire è inutile. L’elettore legge solo titolo e catenaccio degli articoli; nel testo potrebbe esserci scritto lorem ipsum e forse qualcuno lo noterebbe alla centodecimillesima condivisione. Ma forse no. Hai quindi gente che linka articoli che non ha capito a gente che non li legge, ma entrambi ci si insultano per ore.

pokemoan-dildos-piky2Art. 98345 – “VIBRACHU”


2. Non esistono fonti affidabili, solo opinioni contrarie.

Qualunque dato politico, scientifico o storico ha opinioni contrarie da qualche parte, fosse anche sul sito www.giant-dildo-assault.blogspot.com. L’elettore non è in grado né desidera capire se una fonte è affidabile o meno, vuole solo confermi la sua ipotesi. Nessuna conversazione pubblica è fatta allo scopo di capire: solo di umiliare l’avversario. Se qualcuno vuole sapere qualcosa, chiede di nascosto a una persona di fiducia. Nessuno cerca informazioni, ha paura di perdere tempo prezioso che potrebbe impiegare su Facebook a dire che ha ragione.

 

x12679Art. 94545 – “CLITOR’S HAARP”

 


3. Vota per distruggere, mai per costruire.

Bisogna immaginare un bambino viziato e capriccioso: se gli dici di distruggere un castello di sabbia, non lo farà. Se gli dici che ci giocherà un altro bambino, correrà a distruggerlo. L’elettore è ansioso di punire, rovinare, linciare, insultare, boicottare e fare del male a chi crede sia la causa dei suoi mali, ossia chiunque creda viva meglio di lui. Non voterà mai per far vincere qualcuno, ma per far perdere l’altro.

 

2605936-d8901dbe-2cc3-432a-87d7-69b5f812ac7eArt. 77655 – “TECHNICOLON X”

 

4. Ha una religione pagana.
La Storia insegna che una chiesa diventa dominante sopprimendo le altre. Appena la chiesa dominante cede, rispuntano fuori quelle religioni pagane che venerano la terra, la donna, gli animali o il cielo. Un giorno una religione ammazza tutte le altre e riporta la quiete per un migliaio di anni. Animalisti, vegetariani, vegani, fruttariani, nazifemministe, cis pan ping pong gender, sciachimisti, complottisti, religiosi, antireligiosi, sono la stessa cosa: adepti. Basta guardarli nelle chiese Bio, per vederli scambiarsi un segno di pace. Il bisogno di una religione è collegato al bisogno di risposte a domande che nessuno può pronunciare al bar, o sui social. Questo li fa sentire soli. La solitudine crea paura. La paura crea rabbia. Chi fa parallelismi tra Grillo e Hitler sbaglia. La Germania dopo la grande guerra non aveva alternative tranne morire di fame. Noi ne abbiamo eccome. Ma come tutti i cultisti, invece di cercarle nel sudore le cerchiamo nel sangue.

 

 

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Art. 23345 – “SHITTER QUITTER”

 

5. Ha ragione chi grida insulti e dice le parolacce
L’elettore si identifica nelle persone che hanno comportamenti a lui familiari. Dunque se qualcuno urla, insulta, picchia, fa grande uso di turpiloquio e nel complesso sembra un gibbone, gli ricorda sé stesso e ha ragione a prescindere. Chi parla a voce bassa o con tono pacato è falso, arrogante, bugiardo. Come il vicino di casa ricco.

x12688Art. 27745 – “CERVIX RUMBLE”


6. Risultato immediato o promessa mancata

Se alla fine del discorso il problema elencato non ha una soluzione, non ce l’avrà mai. Non c’è differenza tra parlare di come sarà il paese tra un anno o tra mille. È come quando ti stravacchi sul divano e vedi il telecomando sotto il televisore: potrebbe essere a Saigon, per quel che ti cambia. Esistono o soluzioni immediate o problemi irrisolvibili. Non vince chi fa 2453 pagine di programma su come modificare il sistema macro e microeconomico. Vince chi promette che entro la settimana, in qualche modo, qualcuno sistemerà i marciapiedi spendendo non tantissimo.

 

x12677Art. 88745 – “A PROLAPSE IN PARIS”

 


7. La bellezza è l’argomento principale.

Se una donna bella ha ottenuto risultati, ha fatto carriera con prestazioni sessuali. Se un uomo bello ottiene risultati, è figlio di qualcuno di importante. Se qualcuno è brutto o ha un dettaglio fisico evidente, occulterà qualsiasi azione che ha compiuto, positiva o negativa che sia. Nessuno prende sul serio leggi e decreti contro il bullismo se a spiegarle è un nano, un ciccione o una con le tette a cipolla.

 

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Art. 55645 – “THE RAIN OF CASTAMERE”


8. La violenza è auspicata quanto taciuta

Togliere la vita a un essere umano è accettabilissimo. Uccidere un assassino, stuprare uno stupratore, violentare i figli di un pedofilo, mutilare e smembrare chi maltratta un animale, picchiare a sangue un picchiatore, sterminare la famiglia di chi ha fatto un torto. Al mondo non esistono persone contrarie alla violenza, solo pretesti raccontati male.

 

 

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Art. 63245 – “THE KEBAB EXPERIENCE”

 

 

9. O prova contraria o sacrificio accettabile
Qualsiasi nome all’interno di un’indagine diviene colpevole finché non produce un colpevole migliore o un sacrificio di sangue, affetti o denaro sufficienti ad acquisire il ruolo di vittima. Più chiedi sangue, dolore, morte e sofferenza, più sei una persona giusta e severa.

 

 

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Art. 28345 – “VEGETANAL DELIGHT”

 


10. L’impotenza è nulla senza controllo

L’apprezzamento per forme di governo totalitarie, giustizialiste e dittatoriali è direttamente proporzionale all’impotenza sociale e psicologica dell’elettorato. Per il punto 1, nessuno ha più idea di cosa si stia parlando. Per il punto 2, non crede più a niente. Per il punto 3, è capace di tutto. Per il punto 4, tende alla regressione e mai all’evoluzione. Per il punto 5 vota macellai, non scienziati. Per il punto 6, preferisce un’esecuzione a una soluzione. Per il punto 7, guarda a chi sembra in grado di farla. Per il punto 8, cede il controllo di ogni sua libertà o diritto sociale chiamandolo “stato d’emergenza”. Per il punto 9, capirà l’errore solo a danno avvenuto.

Un regista italiano prende il Pentothal e rilascia un’intervista

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«Maestro, buongiorno» dice il giornalista.

L’uomo guarda fuori e non risponde. Il giornalista si avvicina, tira fuori dalla tasca una siringa e inietta il contenuto nel braccio del regista. Quello sobbalza: «Ma che fa?!»
«Scusi, ho tempi stretti.»
«Cos’ha fatto?! Cosa mi ha iniettato!? È pazzo!» dice l’uomo scattando in piedi. Barcolla.

«Si metta comodo, maestro, faremo in un attimo.»
«Io chiamo la polizia! Cosa mi ha fatto?!»
«Calma. Le ho solo iniettato una dose di Pentothal. Siero della verità. Come le ho detto, sono di fretta.»
«Aiuto! A…»

Il regista balbetta e crolla sul divanetto. Stenta a tenere gli occhi aperti. Li stringe per mettere a fuoco, ma tutto gli sembra sfocato e lontano. Il giornalista si china su di lui, gli solleva la palpebra e ci punta una piccola torcia. La muove a destra e sinistra. Soddisfatto se la mette in tasca, prende una sedia dal fondo della stanza e la trascina vicino al divanetto. Ci si accomoda, tira fuori dalla borsa un registratore e lo accende. Il regista fissa un punto del soffitto con un sorriso ebete.

Allora, maestro, iniziamo l’intervista. Le farò domande semplici e lei mi risponderà in maniera sincera. È pronto?
Sì…

Allora: a cosa serve un film intellettuale?
A corroborare pregiudizi e preconcetti che ti vende la gazzetta di Fantasilandia, che in edicola ha un altro nome. L’Internazionale, mi sembra.

Non a vendere?
Macché. Se un film vende non è intellettuale.

Questo è interessante, ci torneremo dopo. Entriamo nei dettagli. Come si fa un film intellettuale? Deve avere ambientazioni particolari?
Un merdaio immondo dove non vivrebbe nemmeno una locusta.

Si spieghi meglio.
Deve coincidere con le mete turistiche dei lettori di Repubblica o del Fatto quotidiano. Così poi fanno le cene con gli amici e possono dire “io sono stato in Tragedistan, vedessi come vivono” e si sentono cittadini del mondo.

In che epoca bisogna ambientarlo?
Vago. Mica puoi rischiare qualcuno salti su dicendo “in Tragedistan non è affatto così!” o si offenda. Sempre vago.

Mi parli degli attori.
Se è il primo film prendi straccioni mai visti che non hanno mai recitato e mai più reciteranno, meglio se appartenenti a tribù o minoranze etniche semisconosciute. Tipo, se qualcuno riuscisse a far recitare un Awa Guaja avrebbe Cannes e Venezia già in tasca. Magari premi che se inventano all’ultimo tipo “Miglior film di Stato non riconosciuto” o roba così.

Perché?
Perché li paghi a specchietti e bigiotteria, imbecille. Appena c’hai due lire assoldi attori di fascia alta e gli dai un ruolo che non c’entra tipo Johnny Depp ingrassato, Charlize Theron cessa, Will Smith triste, Massimo Boldi drammatico. Così sembra che dici “è sprecato per le cazzate americane, io so farlo recitare roba seria”.

Passiamo al film vero e proprio: come sceglie un soggetto?
A casa c’ho du’ bocce de vetro coi bigliettini. In una ci sono gli Stati del terzo mondo, nell’altra gli psicodrammi più diffusi in occidente. Peschi uno, peschi l’altro e hai fatto bingo.

Mi può fare qualche esempio?
Avoja. Complessi di inferiorità in Uzbekistan. Omosessualità in Yemen. Cleptomania in Congo. Stupri in Perù. Adolescenza in Turchia. Handicappati in Bangladesh. Depressione al polo nord. Posso fare ‘sto giochino tutto il giorno, non c’è problema. Crisi di panico in Iran. Complesso di Edipo in Somalia. Prova, è facile.

“Agorafobia in Turkmenistan”
Hai visto? Perfetto.

Passiamo ai protagonisti. Che età devono avere?
Non devi mai mettere in scena qualcosa che incrina la fragilissima sicurezza sessuale degli spettatori o della giuria. Chi legge il Fatto? Vecchi guardoni impotenti. Quindi nudo femminile a palla, meglio se quasi minorenne. Ricordati quello che dice Billy Wilder su Fedora: più vecchio diventi, più le vuoi giovani. Quindi carrettate de zoccoline. Le donne vanno dai 12 ai 23 anni, oppure dai 40 ai 50.

Niente femmine dai 23 ai 40?
No. Hai mai visto su Youporn delle trentenni? Poi le attrici de trent’anni magari sono appena sposate, rischi che non te la diano. Invece teen e milf ai provini te la tirano dietro co’ la fionda. Certe terruncielle ruspanti… lascia sta’.

In effetti. E i protagonisti che storia devono avere?
Dunque… se è un maschio da 10 a 17 anni deve vole’ scappare o non vedere le brutture del mondo crudele. Da 17 a 40 dev’essere ‘no sfigato ma dolce, romantico, speciale. Colleziona pattume tipo tappi del dentifricio, sorprese degli ovetti Kinder, scuregge in barattolo… Verrà naturalmente concupito da una variante di Zooey Deschanel, ossia un figone ventenne vestita e truccata demmerda. Dai 40 in poi basta che lo fai anna’ dar punto A al punto B PERO’ con un mezzo de trasporto der cazzo tipo caddie, mietitrebbiatrici, skateboard, ekranoplani, autoscontri. Immancabili autostop su furgoncini vintage. E poi via cor viaggio tra popoli sorridenti… la miseria è bella, al mondo tutti si vogliono bene…

E se è femmina?
Ah, quello è facilissimo. Da 12 a 18 anni vuole scopa’ ma purtroppo è una eterosessuale in un mondo crudele. Da 18 a 23 vuole scopa’ ma purtroppo è una omosessuale in un mondo crudele. Dai 40 anni in poi so’ divorziate, fanno un viaggio nel terzo mondo, se chiavano un ventenne per aiutarlo a casa sua, conoscono un anziano sciamano che gli insegna il senso della vita, tornano a casa e scrivono un libro.

Sospetto le donne abbiano altri desideri.
No.

 

Guardi…
Cosa?

 

 

 

Bè, ma parliamo dell’antagonista.
Iiiiih… L’occidente, l’industrializzazione, il progresso, la tecnologia, l’1%, la classe, l’eleganza, la bellezza, ma pure il sesso reale va bene, eh? Escort, tette rifatte, steroidi, gioielli, tacchi alti, macchine di lusso, Dom Perignon, yacht, pellicce. Insomma, la roba che te piace ma non te deve piacere.

Scusi, perché non mi deve piacere?
Perché piace a tutti. Come te distingui.

Cioè… cioè ‘sti film non piacciono davvero?
Chiaro. Il cinema intellettuale è tipo la Vuitton. Mica paghi 1200 euro per una borsa de plastica demmerda: la paghi per mostrare che c’hai soldi. Nel caso de ‘sti film, li guardi per mostrare che sei uno profondo e sensibile ai problemi del terzo mondo. Secondo te perché i cineforum li fanno in posti col nome tipo “Eticascina”?

Ci sono delle scene fondamentali, in un film intellettuale?
Mah… c’è il canonico venti secondi di inquadratura fissa su paesaggio e silenzio. Poi ripresa di un complesso musicale e/o ballerini tipici del posto. Ecco, forse la più importante è la Ducojoni. Quella meglio non bucarla.

Cos’è la Ducojoni?
Coppie di innamorati o di bambini che sussurrano sotto le lenzuola o in una tenda da campeggio. Quella è indispensabile. Se in un film non c’è la Ducojoni la critica è confusa.

Andiamo avanti. Elementi di scena, comparse importanti?
Bè, il nano. È come la Ducojoni, o uno o l’altro devono esserci. Poi c’è l’animale esotico. Giraffe, zebre, tigri, ippopotami, asini, pony, serpenti, cammelli. Basta che rispetti la regola dello yak.

Quale sarebbe la regola dello yak?
Se c’è uno yak in scena, il film finisce bene. Nessuno sa perché.

Interessante. Dettagli importanti o scene chiave?
Le scarpe usurate del protagonista, certo. Poi imitazioni/gag ironiche che fanno ridere solo chi è già morto dentro. Ah, e i bastoncini di scintille, luci sfocate, lens flare, bokeh.

A proposito: inquadrature e movimenti di camera hanno un taglio specifico?
Dettagli e primissimi piani devono occupare un buon 87% del film. Coi primissimi piani sembra capace di recitare pure un orango. Il che ti risolve parecchi problemi, dato che hai assunto una zingara gay eroinomane storpia come attrice e hai messo a fare il direttore della fotografia tale Kurdiy Bakur, prelevato da qualche esercito falafelita e abituato a vedere il mondo da un mirino telescopico. Se proprio tocca fare un piano sequenza, l’inquadratura deve sussultare stile L’aquila chiama, Amatrice risponde, Giappone ti amo.

Questo indignerà molte persone.
Seh.

Senta… dialettica cromatica, volumetrie, teoria di Ejzenŝtejn e tutto quello che Godard dominav
Nnnnssssì, lascia perdere, quella roba non la usa più nessuno. Alla brutta desaturi in color correction e rendi i colori flosci tipo lomografica. Basta evita’ la combo ciano e arancio perché è il nuovo bianco e nero dei blockbuster americani e non va bene.

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Non ci avevo fatto caso. Senta, e l’audio?
Presa diretta. Tanto dove capiscono quella lingua non esistono i cinema, e nel resto del mondo sottotitoli. In Italia vai in uno studio di doppiaggio, gli dai trecento euro e due ore di tempo.

La colonna sonora?
Non la metti e dici che è una scelta minimale. A “minimale” la critica c’ha già le mutande croccanti. Se invece c’hai due lire da spendere, accordi in minore lunghi e strazianti su cui s’appoggiano flauti o strumenti etnici. Se c’è una scena allegra o innocente lo spettatore dev’essere subito tranquillizzato, devi dirgli che i protagonisti soffriranno a breve e non sta guardando qualcosa di gradevole.

Può farmi un esempio?
Ciao Farouk, sono contento di vederti! Come stai? UOOOOOOOOOOOOOOO GNIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIII BRAAAAAAAAA BRADAAAAAAAAA.

Grazie.
Se poi c’hai cash allora vai di Leonard Cohen, Bjork, o un tango di Piazzolla. Albinoni sempre benissimo. Pezzi pop, allegri, moderni vanno usati in modo ironico e derisorio. Un vecchio che trova uno stereo in mezzo a un prato, preme play e parte In da club. Una bambina scartavetrata di ceffoni che guarda fuori dalla finestra e la radio manda Perfect day.

Arriviamo a un punto dolente: i dialoghi?
No. Pianti e sguardi intensi.

Dai, seriamente. I dialoghi devono avere un taglio particolare?
Ma sei cretino? I dialoghi c’hanno regole, serve talento, ritmo, idee, filosofia… ti tocca piglia’ uno sceneggiatore. Inaccettabile. Il regista deve pote’ dire che è lui e solo lui, il genio. Quindi ce saranno tautologie, cacofonie, tic gutturali. Toh, questa è la pagina di uno promettente. Leggi.

 

SCENA 1 - Est. giorno. Estenuante campo lungo su ettari di fieno che si muovono al vento. PPP del piccolo Farouk, adorabili lordure sulla fronte, deliziose croste di rogna ai lati degli occhi. Dettaglio su stivali sporchi di fango che camminano nel guano. Campo lunghissimo, il padre Abdoul si avvicina al piccolo Farouk. Il piccino è seduto su una staccionata che muove le gambe sovrappensiero, forse si domanda perché al mondo c'è tanta violenza. Colonna sonora: UOOOOOOO BRAAAAAA GNEAAA RRREEEEEEE. Primo piano del padre, espressione aggressiva, imperialista, oppressiva.

Abdoul (brusco)
Farouk, dov'è tua madre?

Dettaglio delle scarpe rovinatissime del piccolo Farouk. Smettono di muoversi. Primo piano del suo viso triste e assorto.

Farouk
È dentro.

Abdoul (F.C)
È dentro?

Farouk
Sì, è dentro.

Abdoul (F.C)
Dentro casa? Tua madre è dentro casa?

Farouk
Sì.

Abdoul (F.C)
Hm.

Inquadratura di un bufalo afghano. Bruca, alza la testa, la riabbassa. Campo lungo su un vecchio fienile. Inquadratura fissa di un filo spinato arrugginito e contorto dal tempo, dettaglio di uno straccio rimastovi incastrato che si agita nel vento. Colonna sonora: BRAAAAAAAAAAA su cui si appoggiano flauti intillimani FIRUUUUUU, FIRULIRULIRUUUUUU

SCENA 2 - Int. cucina, giorno. Nessuno vorrebbe mangiare qualcosa cucinato lì dentro. Mezzobusto laterale di Kalima vestita di stracci, mani appoggiate al lavello. Guarda un punto fuori dalla finestra. PPP di Kalima, lacrime. La telecamera segue saltellando le spalle di Abdoul che attraversa una casa povera e malmessa fino a fermarsi sulla soglia della cucina.

Abdoul (triste)
Kalima...

PPP di Kalima che sgrana gli occhi. Piano americano di lei di spalle. Si gira lenta verso l'obiettivo.

Abdoul (F.C)
Kalima, è tracimata la cisterna.

Kalima (balbetta)
La cisterna è tracimata?

Abdoul (F.C)
Sì, è tracimata.

Kalima
Ah...

Abdoul
Hm. Già, cioé... ci puoi credere?

Entrambi guardano un punto sul pavimento. Dettaglio degli stivali sporchi di guano di Abdoul sul pavimento già sudicio. Dettaglio su una mosca che si posa sui piatti sporchi, cambio di fuoco sulla finestra che inquadra i campi di fieno. La mosca vola via.

Abdoul
Insomma... la cisterna è tracimata.

Kalima
E... e nostro figlio Farouk?

Abdoul
È fuori.

Kalima
Ah, è fuori.

Abdoul
Sì. Farouk è fuori.

 

Sublime, sublime. Senta, questi film devono avere un messaggio o…?
Certo. Mica puoi fa’ un film per intrattenere. Devi guardare la gente dall’alto per dirgli che si stava meglio quando/dove si sta peggio, dovremmo imparare dai bambini, gli adulti hanno dimenticato la magia dell’innocenza, se sei povero sei buono e se sei ricco sei cattivo, non è mai troppo tardi per scrivere un libro sulla tua crisi di mezz’età, la sicurezza percepita non è quella reale e il mondo in realtà è un posto bello e felice. Insomma, Fabio Volo scritto difficile.

Senta, si guadagna bene con questi film?
Aridaje. Mica li fai per i soldi, li fai per i premi, la fama, la fregna! Noi registi stamo bene de famiglia, che ce frega… Poi comunque se un film va bene è un brutto segno.

In che senso, scusi?
Non vendere biglietti è un bonus. Il regista può andare nei salotti e dire “eh, io faccio roba alta, il popolino non lo capisce”, mentre i tre spettatori possono dire “eh, io guardo roba alta, mica cazzatine”. Te ricordi Il giovane Holden, che odiava le commedie con Cary Grant? Guardate Sciarada, Arsenico e vecchi merletti, Il magnifico scherzo e dimmi che so’ brutti. Se sei intellettuale devi aspettare che sia morto il maggior numero di gente possibile, prima di dire che ‘na cosa ti piace. La critica non “rivaluta”, ammette che una roba è bella solo quando il popolo inizia a snobbarla. Prima è degradante. Ti fa sembra’ banale.

C’è altro che vuole aggiungere?
Le citazioni. Non te dimentica’ le citazioni. Se una cosa non è mai stata fatta prima allora non si può fare mai, quindi o metti le citazioni e te pari il culo, o vai allo sbaraglio. Alla brutta metti un personaggio sedicenne appassionato di film della golden era.

Il giornalista ringrazia e se ne va.

Il Cristo, i carri armati, melodie tibetane e tanta voglia di scopare

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Ranch Paradiso
La raffica di proiettili distrugge la testa del manichino. David Koresh abbassa l’M-16.
«Come spari bene, David» dice Steve, il suo braccio destro.
«Sì, ma ora basta sparare, voglio scopare. Portami tua moglie.»
«Ha le mestruazioni.»
«Hmm. Dio agisce per vie misteriose. Tua figlia?»
«Ha quattordici anni.»
«Si può fare, si può fare. Falle mettere le autoreggenti che la maturano quel filo.»

È un giorno qualsiasi nel ranch paradiso dei Davidiani, una piccola comunità che vive dei prodotti della terra, si sollazza con le mitraglie e venera Vernon Howell. Un tempo si chiamavano Milleriti ed erano convinti Cristo sarebbe tornato nel 1843. Poi nel 1844. Poi hanno deciso che sarebbe tornato prima o poi e si sono chiamati Avventisti del settimo giorno. Nel 1990 Vernon si presenta, spara in testa al loro leader e annuncia di essere il Cristo. Non c’era motivo di dubitarne, così 264 persone lo hanno seguito e ora vivono felici zappando la terra in un ranch a Waco, in Texas.

Lui si è ribattezzato David Koresh, perché secondo lui è il suono che fa un uomo quando muore. È un uomo giovane, dinamico e gli piace sparare in faccia alla gente tra un pompino minorenne e un passo del vangelo.

 

 

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Sala stampa del bureau di Alcool, Tobacco e Firearms
Max Brannan, capo dell’ATF, scruta la platea di giornalisti con orgoglio. Sorride, si mette in varie pose e pensa quello sia il giorno più bello della sua vita.

«Signor Brannan, potremo essere presenti alla retata segreta?» domanda uno.
«Ovvio. La facciamo di mattina così potete filmare. Ore 9,00, mi raccomando la puntualità.»
«Qual è il piano?» domanda un altro.
«Alle 8.05 tre elicotteri gireranno attorno al ranch, distraendo i Davidiani che rimarranno a nasino insù e non vedranno le camionette arrivare. Dal retro interverrà il dog team: sei incursori silenziosi come fantasmi metteranno a tacere i cani per evitare tradiscano la loro e nostra presenza. Alle 9.03 scatteremo tutti come un sol uomo e taaac, massimo 9.30 saremo in sede per bicchierata e foto di rito.»
«Prevedete resistenza?»
«No, perché?» gongola Max «il nostro infiltrato dice che i Davidiani hanno pistole, fucili a pompa, fucili a canne mozze, fucili d’assalto semiautomatici, mitragliatrici modificate e bombe a mano. Ma non penso le useranno.»

«Cosa glielo fa pensare?»
«Nulla.»

 

 

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28 febbraio 1993
Il giornalista accosta la macchina e abbassa il finestrino: «Scusi» dice, rivolto al postino «conosce David Koresh?»
«Sicuro, è mio cugino» risponde quello.
«Splendido! Sono un giornalista della KWX-TV. Devo filmare l’irruzione a sorpresa dell’ATF nel loro ranch, ma mi sono perso. Sa mica la strada?»
«Dritto, svolta per la statale, dieci chilometri e c’è il cartello. A che ora è?»
«Alle nove.»
Il postino galoppa verso una cabina telefonica.

 

Esterno ranch Paradiso, ore 9.56
Gli elicotteri non arrivano. Brannan prova a chiamare, c’è la segreteria telefonica. Troppo impaziente di fare bella figura, ordina l’attacco forte del fattore sorpresa. Nel ranch i Davidiani sono già armati e piazzati alle finestre. David Koresh si rolla una canna, valuta se penetrare una ragazzina che vede passare nel corridoio, cambia idea. Prende l’M16 e scende in cucina. I blindati sfondano il cancello e circondano la casa. Alla vista dei fucili puntati capiscono che qualcosa non ha funzionato e si mettono al riparo. Brannan prende il megafono.

«David, siamo l’ATF» grida «siamo qui per una retata a sorpresa. Sei sorpreso?»
«Un casino.» dice David.
«Ci fai entrare?»
«Dipende. Avete un mandato?»
«No.»
«Prove di reato in corso?»
«No.»
«E allora che volete?»

L’ATF realizza il primo buco all’interno del suo piano geniale: non sono legalmente autorizzati a entrare e nemmeno a stare nella proprietà di David Koresh.

«David, dai, ci sono i giornalisti, non fare così» dice Brennan «getta le armi.»
«Gettatele voi. Siete a casa mia e le avete tirate fuori per primi.»
È lo stallo. La tensione sale in fretta.

 

 

 

 

 

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Da qualche parte nei campi dietro il ranch
I sei uomini avanzano a passo del giaguaro. Attentissimi a rimanere sottovento, coordinandosi a gesti e sussurri, arrivano a pochi metri dalle gabbie dei cani. Tentano di riferire che sono in posizione, ma la radio dell’ATF è spenta.
«Come, spenta?» sussurra uno.
«Spenta. Procediamo comunque» ordina il capo «vai coi sonniferi.»

 

 

 

«Quali sonniferi?»

 

 

 

 

 

«Non avete sonniferi?»
«No, di mio dormo bene.»
«PER I CANI.»
«Ah! No.»
«E come pensavate di silenziarli?»
«Lì per lì… Vabbè, ormai è andata. Usiamo il coltello.»
«Oh, certo. Adesso ci alziamo, scattiamo verso il recinto, lo sbielliamo a coltellate, entriamo e scanniamo sette pastori tedeschi tutto nel massimo silenzio, giusto?»

 

 

«Potremmo usare una balestra» dice uno.
«Abbiamo una balestra?»
«No, dico a livello teorico.»
«Ah sì, a livello teorico una balestra era perfetta.»
«Anche un arco, volendo.»
«O le stelline ninja.»
«Giusto.»
Silenzio.

«Però le stelline ninja son difficili, metti che sb
I cani si svegliano.

«Cristo, se abbaiano fanno rumore! Uccidiamoli!» esclama il capo, dopodiché emerge dalla selva e stermina i cani con robuste e fragorose scariche di fucileria, subito sentite nel raggio di ottomila chilometri. Nel ranch i Davidiani pensano l’ATF abbia aperto il fuoco, l’ATF pensa il contrario ed è subito massacro. Nella sparatoria viene inviata una squadra per prendere l’armeria al primo piano. Purtroppo la finestra ha una tenda nera che viene scambiata dai subnormali agenti per semplice buio. Ci lanciano una flashbang, quella rimbalza e si autostordiscono, rimanendo in balia dei davidiani che li abbattono come paperelle. I loro nomi si consegnano così alle pagine di Storia. Max Brenner e la sua ciurma di mongoplettici fuggono, mentre le TV mandano interviste a obesi analfabeti.

 

Tenda da campo fuori dal Ranch, giorno 2
L’agente con il giubbotto FBI entra nella tenda seguito da un altro in completo grigio. Al tavolo ci sono Mike Brennan e altri due dell’ATF, lo sceriffo Lynch e il suo vice, il sindaco di Waco e il rappresentante del comitato pro Davidiani.
«Voi tre stronzi, svanite» dice l’uomo, indicando Brennan, poi ordina un caffè allo sceriffo e abbatte a cazzotti il rappresentante.
«Sarò breve, signori: mi chiamo Jeff Jamar, capo incaricato dall’FBI. Credo in Dio, nelle armi e negli Stati Uniti. Questo corpo senz’anima al mio fianco è Byron Sage, responsabile delle trattative.»
Byron fa un timido cenno con la manina.
La terra inizia a tremare.
«C-cos’è!?» grida il sindaco.
«Il fattore sorpresa. Portatemi un telefono.»

Ranch Paradiso, contemporaneamente
«Venite, figli miei, devo parlarvi di cos’ho scoperto» dice David Koresh, agitando la Bibbia. I fedeli accorrono e si radunano attorno al Cristo.
«Il giorno del giudizio si avvicina, proprio com’è scritto qui. Fuori gli eserciti di Satana portano…» si interrompe. Nota che la terra trema. Guarda fuori: «…portano tre elicotteri, sei blindati e nove carri armati? Puttana la ma
«AMEN» dicono i fedeli.
«…eh? Ah, sìsì, amen. Allora, Dio è con noi e saremo giudicati benissimo, ma bisogna lavorare sodo. Michael, Jack, Frank, Andrew: prendete tre uomini a testa e sistematevi alle finestre coi fucili. Sparate a qualsiasi cosa si muove. Jennifer, Katia, Pamela: camera mia, buchi oliati e pronte a pecora. Markus, preparami un mojito capolavoro e raggiungi gli altri. Forza, al lavoro! Se ognuno fa la sua parte ne usciremo.»

Giorno 2, ore 15.23
Drrrriiiiiin.
Drrrriiiiin.
Drrriiiiiin.
«Buongiorno, sono il Cristo. Con chi parlo?»
«Sono Jeff Lamar, FBI. Molla gli ostaggi.»
«Qui non ci sono ostaggi.»
«Non costringermi a usare i cannoni per evidenziare la differenza tra punto di domanda e punto e basta. Esci il figame e i bambini.»
«Vedi, ci sono sette sigilli. E voi li avete rotti.»
«Da che so, tu hai rotto il sigillo a un sacco di ragazzine, David.»
«Definisci ragazzine.»
«Dodici anni.»
«No.»
«Quattordici.»
«Ah, quattordici sì. Ma i genitori erano d’accordo.»
«Questo non cambia niente.»
«A me hanno detto di sì.»
E questa conversazione è avvenuta davvero.

«Tu hai figli, David?»
«Quattordici.»
«Bene. Allora puoi c

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«…QUANTI!?»
«Quattordici. Ho ingravidato qualsiasi utero nei paraggi. Mogli, figlie, sorelle, zie, tutte. Ricorda che la mia missione è ripopolare la Terra dopo l’apocalisse. E poi è bello, sborrare.»
«Cristo.»
«Dimmi.»
«NO TU, DEFICIENnnnsenti. David. Non voglio trasformare il tuo ranch in Desert storm, specie se di mezzo ci sono vagine e bambini. Ci sono già stati dieci morti. Uscite e parliamone da persone civili.»
Silenzio.
«Solo se prima trasmettete al mondo un mio sermone.»

Giorno 4
In tutte le radio d’America partono cinquantotto minuti di stronzate su angeli, Dio e sette sigilli. Per darvi un’idea, a un certo punto Radio Tamarro 102.5 della Louisiana ha sospeso “101 modi per scopare tua sorella” sostituendola coi deliri di un pedofilo mitomane in piena crisi mistica. Questo non cambia nulla, perché finito il sermone David dice che lui anche voleva uscire, ma Dio gli ha detto di aspettare.

Giorno 12
I carri armati iniziano a deambulare a casaccio nel giardino falciando orti, garage, animali. David rilascia pian piano i seguaci che non sono più tanto felici di stare lì. Una volta fuori spiegano che il loro messia è sereno, si droga e si prepara a diventare Dio. Questo non tranquillizza Jeff.

Giorno 13
L’FBI gli stacca la corrente e il gas. La situazione è così brutta che l’FBI telefona in Inghilterra domandando se cortesemente gli mandano lo Special Air Service per una consulenza su cosa fare, visto che i loro Delta force sono rimasti incastrati nelle tende a perline di un supermercato.
Gli inglesi mandano una risata registrata di venti minuti.

Giorno 23
Appena viene sera, i carri armati iniziano a pompare canti tibetani coi ghetto blaster e a puntare riflettori sulle finestre aperte. Sei in una casa piena di cadaveri, in giardino ci sono carri armati che t’investono la macchina, nell’aria invisibili monaci tibetani cantano OOOOOMMMMMM NAAIIIIOOOOOOUUUUU, nel cielo elicotteri ti sparano addosso e in casa una ragazzina di quattordici anni domanda se vuoi scopare: è un bel momento per riflettere su dov’è andata la tua vita.

Nella tenda, Jeff Jamar è costretto a dimissionare Byron Sage, un uomo ormai convinto David Koresh sia davvero il messia. Non è l’unico, tra quelli dell’FBI.

 

Giorno 51
«David» dice Jeff «è un mese che siamo qui. Mi sarei rotto i coglioni.»
«A chi lo dici.»
«Ti sento malino.»
«Eh, c’avete buttato dentro così tanto gas lacrimogeno che con la maschera antigas si parla un po’ così.»
«Senti, noi entriamo e la facciamo finita.»
«Vi ammazziamo tutti.»
«Coi carri.»
«Cosa?»

La brillante idea è quella di aprire varchi nei muri coi cannoni, per invitare la gente a uscire. Inaspettatamente, però, il messaggio non viene recepito. Voglio dire, chiunque vedendo un carro armato entrargli dal muro della cucina gli correrebbeincontro, i Davidiani invece preferiscono rifugiarsi in cantina e dare fuoco all’edificio. Che è di legno. E c’è vento. E vicino c’è una grossa cisterna di carburante. E sei negli Stati Uniti, dove per legge le cose finiscono in un solo modo.

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Jeff Jamar abbassa il ricevitore, esce a guardare assieme a tutti gli altri, ma dal ranch non esce nessuno. 76 Davidiani ascendono assieme al loro messia, che però opta per un più sobrio colpo in testa cortesemente sparato dal suo vice.

Diciotto anni dopo, gli abitanti di Waco sono ancora convinti Koresh fosse Dio.