La giuria popolare, gli elettori e una macchina

Sottosuolo della nuova sede Casaleggio associati
Il sotterraneo è un’arena di monitor, tower e tastiere, illuminata da lampade e schermi a led. In alto, nella postazione di comando, Lucrezia Banana tiene le braccia incrociate e ascolta le parole del telegiornale. 

L’Umile Portavoce, dopo aver fatto un passo di lato, poi un passo indietro, poi un passo avanti, poi aver affermato di essere lui l’unico capo del M5S, ha dichiarato che la realtà, d’ora in poi, verrà sottoposta a una giuria popolare di iscritti al suo blog. Se la giuria stabilirà che un evento, un fatto o un’informazione non sono reali, non lo saranno. In Internet…

«Oh, Gesù» fa Lucrezia.
«SIGNORA!» urla l’addetto al sito, ma non serve: tutte le luci d’emergenza diventano rosse, e nell’aria risuona una sirena digitale.

BEEP

«Si comincia» fa Lucrezia, guardando il commento «animo, abbiamo visto di peggio. Frank, chiama gli autori e domandagli cosa si sono fumati con ‘sta storia della giuria po

BEEP

 

«Che cazzo dice, questa?» fa Frank, viceresponsabile, di fianco a Lucrezia.
«Toglietelo.»
«Ma è un account certificato!»

I telefoni squillano in un crescendo di grandine digitale: «Signora, dagli uffici del terzo piano domandano quanto tempo ci serve per formare la giuria popolare.»
«Formarla? Ma sono seri?»
«Signora, dal quinto piano domandano se qualcuno di noi ha mai letto 1984.»
«Va bene» dice Lucrezia, scrivendo in fretta su un block notes «dov’è Casaleggio?»
«È morto.»
«MA NO LUI, L’ALTRO!»
«Ah. L’hanno trovato che vagava in stato confusionale nella foresta del costa Rica. Un’equipe di guerriglieri addestrati alla Playstation stanno organizzando il rimpatrio.»
«…allora chi da’ gli ordini?»
«Lei, signora.»

BEEP

«E da chi dovrebbe essere controllato, da un chirurgo?»
«Piantala di cercare un senso, Frank, è come cercare di cacare un esagono. Abbiamo altri problemi. MATTEO!»
«Comandi!»
«Tira giù dal letto gli influencer a casa, falli venire tutti. Social! Quanto ci vuole per blindare i trending topic?»
«Almeno mezza giornata, senza rinforzi.»
«Mi basta un muro di hashtag scorrevole, ce la fate in due ore. ANDREA, MARZIO, PORTATEMI I CANDIDATI PER ‘STA GIURIA POPOLARE, VAMOS!» dice Lucrezia, battendo le mani. Da qualche parte una stampante inizia a sparare fogli pieni di nomi.

BEEP

 

«I famosi avvocati che operano come volontariato» mormora Lucrezia.
«Il nutrito pool» aggiunge Frank.
«Signora, abbiamo dei problemi su Facebook.»
«Fate vedere.»

 

Lucrezia Banana inspira dal naso con forza, espira: «Gestitela voi, solito protocollo.»

BEEP

«Cioè… cioè questo crede Beppe sia Gesù Cristo redivivo?»

BEEP


«Perché s’è interrotto?»
«Devono essere arrivati gli infermieri» dice Lucrezia, afferrando un plico di fogli che gli porge un influencer. Sono i nomi dei 37.000 iscritti al blog. Lo butta sul tavolo: «Non posso passare il pomeriggio a scorrere gente con la seconda e mezza elementare o pazienti psichiatrici. Tu, tu e tu, fatemi una scrematura. Tirate fuori una decina di tizi capaci di passare per sani a un’intervista superficiale.»

«SIGNORA!» urla l’addetto comunicazioni «IL MEETUP DI POSILLIPO DOMANDA SE LA GIURIA POPOLARE HA STABILITO SE LORO ESISTONO O MENO.»
«Cosa?»
«Un fatto è reale solo se la giuria popolare decide che lo è, giusto?»
«Sì.»
«Ma è vero che Grillo l’ha detto?»
«Certo, è scritto.»
«Ma nessuna giuria popolare l’ha approvato. Quindi, finché una giuria popolare non dichiara che Grillo ha davvero ordinato di formare una giuria popolare, quella giuria non si può formare. Ma se non esiste una giuria, come si fa a dire che Grillo ha davvero detto che bisogna formare una giuria popolare? Potrebbe essere una balla dei media.»

 

BEEP


«Ah, certo» fa un analista «il famoso stato Giorgia.»
«Il blocco catene verità-bitcoin.»
«Il recente esempio.»

Se solo padre Pio fosse qui, pensa Lucrezia, m’aiuterebbe a bestemmiare.

BEEP

«Non sarpei davevro, signore» dice Frank guardando il megaschermo «inspiegabili intrighi di poetre.»
«FRANK, NON TI CI METTERE ANCHE TU!» grida Lucrezia «Matteo, riferisci al meetup di Ritardia che abbiamo già abbastanza problemi. Novità dalla writing room?»
«Hanno tutti rassegnato le dimissioni e viaggiano spediti verso la Cayenna.»

BEEP

«Ma certo, certo» annuisce Frank, lavorando al suo terminale «Non ricostruiremo Amatrice prima di aver stabilito se quest’anno fa più caldo dell’anno scorso.»
«FRANK!»

BEEP

Lucreziaaah…

 

BEEP

«Ho già visto ‘sto sistema di governo, era il villaggio dei Puffi.»
«No, lì c’era il grande puffo.»
«Ma Gargamella e il suo gatto Birba potrebbero rappresentare Renzi e
«Silenzio!»

 

BEEP

«OH DIO» grida un influencer «OH DIO SONO CIECO, CIECO!»
«Mandatelo in infermeria, ha riletto il commento. Tranquillo, ragazzo, tra un’ora sarai come nuovo. Arriva ‘sto personale ausiliario o no?» fa Lucrezia.
«Stanno sellando i cavalli.»
«Cosa?»
«Sono le nuove regole della decrescita ecologica cruelty free bio vegan, signora. Il problema è che i cavalli cacano senza controllo, e ogni dieci metri gli influencer devono fermarsi a raccogliere stronzi grossi come coccodrilli. Sa, la raccolta differenziata.»

BEEP

«Ps4 hai foto di piedi?»
«Un giorno faranno un film su questo secolo e lo chiameranno Ritardati fantastici e dove trovarli.»
«Chiamatemi l’influencer senior.»
«In vivavoce adesso, signora.»
«Giddap! Vai, Ombromanto! Al trotto! Chi parla?»

 


 

 

 

 

 

 

 

Il mattino dopo, ore 5.32
Primo piano della Casaleggio associati.

Frank esce dalla stanza, raggiunge la macchina del caffè. Vede Lucrezia a occhi chiusi seduta su due sedie, con la testa all’indietro. Frank apre una busta di Nescafè cercando di fare il meno rumore possibile. Lei apre gli occhi, si rigira il cellulare tra le mani, tira su la schiena con una smorfia.

«Come si sente, signora?»

 

 

 

 

 

«D-domanda sbagliata?»
«Ti ho mai parlato di Sofia?» dice Lucrezia, stiracchiandosi.
«No» dice lui, versando l’acqua calda «lei non parla molto.»
«Famiglia medioborghese, caruccia e stupida. Viveva di fronte a casa nostra al mare. Estati insieme. Stava sempre male.»
«Di salute?»
«Di testa. Ogni cosa le creava ansia. Crisi di nervi solo per decidere cosa mettersi.»
«Ho avuto una ragazza così all’università.»
«Bè, a diciannove anni Sofia decide che vuole vivere senza pensieri. Non vuole più decidere o preoccuparsi di niente. Come una principessa.»
«S’è fatta d’eroina?»
«No. Ha iniziato a prostituirsi.»
Frank scoppia a ridere e gli va di traverso il caffè: «Scusi, ma…»

«Coi primi soldi va in palestra, apre un profilo Instagram dove si mette in mostra. Va alle feste giuste. Si paga una plastica dopo l’altra fino a diventare una bambola. Oggi ha ventiquattro anni e ce l’ha fatta.

Non deve decidere il menu. Non deve scegliere i drink. Non deve pensare a cosa fare, dove andare, con chi. Non si preoccupa del futuro. Non fa i conti a fine mese. Non ha idea di quanti soldi ha in banca. Non pensa nemmeno a cosa mettersi la mattina o la sera, trova sempre tutto pronto. Vestiti, borse, gioielli, istruzioni, orari. Se vuole, chiede. E non ha più ansie. Gira alberghi a sette stelle e voli in prima classe con addosso vestiti e gioielli che io non avrò mai, in posti che non vedrò mai» dice Lucrezia, guardando le foto con un sorriso d’ammirazione «Non è bellissima?»

Frank sporge la testa: «È sicuramente un gran pezzo di… donna.»
«Non lei, Frank. Quello che rappresenta. Il suo Instagram è la prima cosa che guardo appena sveglia, o quando sono stanca morta. È un monumento, per me.»

«Alla prostituzione?»
«No. Alla volontà.»

«Scusi, non è degradante?»
«È degradante Inside Out, semmai. Il manifesto di un occidente fatto di bestie emotive come quelle lì» dice Lucrezia, indicando la control room «la protagonista del cartone te la ricordi? Solo emozioni. Gioia, rabbia, disgusto, paura. Fine. Un animale. Sofia è l’esatto opposto.»
«Non capisco.»

«Come abbiamo scalato la catena alimentare, Frank? Con le emozioni? Facendo sapere ai leoni e ai nostri simili cosa provavamo in quel momento?»
«Non credo.»
«Infatti, ci siamo evoluti sopprimendole. Con dedizione e disciplina. Sofia voleva vivere come una principessa? Bene, s’è ficcata plastica sotto la carne, fresata le ossa, mangiato e bevuto da monaca, s’è fatta un culo così in palestra e s’è fatta penetrare da un numero imprecisato di vecchi e ciccioni. E ha ottenuto quello che voleva. Dov’è che le sue emozioni sono state utili?»

«Da nessuna parte.»

«Già. Ci sono solo razionalità, volontà, dedizione: in una parola, azione.» dice Lucrezia, e i muscoli del naso hanno un tremito: «Le emozioni sono escrementi mentali. Interessano solo alle nullità che si crogiolano nella propria pigrizia e si masturbano con l’invidia. Che celebrano le loro importantissime emozioni come scimmie che venerano la propria merda. Per me la vita ha senso in funzione di quello che faccio, non di quello che sento. Per questo Sofia a ventiquattro anni mangia aragosta a Dubai, io dirigo un reparto e le nostre coetanee frignano su Internet da casa dei genitori.»

«Non volevo offenderla.»
«Non l’hai fatto. So che era una cortesia. Lo apprezzo. Ma io non sono una donna dolcemente complicata, Frank. Sono una macchina. Non ho amiche, né amanti, né animali, né gioielli, né vestiti diversi da quelli che indosso. Ho solo quello che voglio e quello che devo fare per ottenerlo. Capito?»
«Sì.»
«Nessun problema. Riposiamo venti minuti, poi torniamo al lav

 

 

«Perché mi guardi così?» fa Lucrezia.
«C-cosa? Come la guardo?»
«Smettila. Sembri un imbecille.»
«Scusi» dice Frank.
È che mi innamoro sempre delle donne sbagliate, pensa.