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#Fossidonna



Liberamente riadattato da “Fossi figo” di Elio e le storie tese.



Fossi donna, incolperei chi non è donna.
Fossi donna, avrei in camera un cazzo di gomma.
Fossi donna, romperei le palle a tutti
con l’eguaglianza ed i pari diritti
per poi andare agli strip show.
Fossi donna, avrei amiche a data di scadenza
Fossi donna, oggi l’adoro il giorno dopo è stronza
Fossi donna, avrei la sindrome premestruale
Poi la sindrome mestruale
E certe volte quella post.
Vorrei un uomo senza un difetto.
sì, sono un cesso, ma lui deve essere perfetto
I miei anni, sono volati via col vento
Sognando assegni di mantenimento
E ora chi mi caga più?

(Coro)

LE SCIARPE, LE SCARPE
BUTTO SOLDI VIA
DOPO NON LE METTO MAI
IN PIAZZA, VADO A CACCIA
DI CAZZATE DI COSMETICA
CHE PROMETTONO DI
ESPELLERE LA MERDA CHE TRACANNO NEL WEEKEND

(Piano)

Fossi donna, guiderei Yaris o Smart.
In rotonda, la precedenza chi cazzo ce l’ha?
Mentre guido, mando messaggi e vado a trenta all’ora
Con l’ambulanza dietro che mi suona
gente che fa inversione a U.

NEL MASCHIO, LO SGUARDO
E’ CIO’ CHE GUARDO PIU’
PROPRIO COME SPARTACUS
TI GUARDO, MI GUARDI, E
SI SCATENA NEL MIO CORPO
QUELLA STRANA SENSAZIONE CHE NELL’UTERO
FA RIMA CON “Ciao, che lavoro fai, mi offri da bere?”

(Piano, archi, assolo di chitarra)

(Coro in background)

LO SO CHE SONO GRASSA, SI LO SO, PERO’ TU MENTI SEMPRE (SEMPRE)
POI, STRANAMENTE, NON MI RICORDO QUANTI EX HO AVUTO,
PERO’ LE TUE VOGLIO SAPERLE

IO, PER PIACERTI, ERO CON TACCHI MINIGONNA E TRUCCO
OGGI INVECE SE MI DEPILO E’ UN LUSSO.

Quando una cosa è così sbagliata da diventare giusta

– Oddìo – dice Frank.

Lo vedo stranamente teso, poi seguo lo sguardo e capisco perché. E’ appena entrata un pezzo di figliola dai capelli corvini e due smeraldi conficcati nel viso con gambe chilometriche e tette in grado di confondere le idee anche al più scafato leccatore di protesi. Fa il suo ingresso trionfale al Dining room tra bicchieri che cadono, drink che vanno di traverso e donne che cercano sullo smartphone le palestre più vicine.


– Quella è Angelica Tiengo – mugugna.



Le guardiamo il paraurti svoltare a sinistra e sparire nelle salette.


– Chi è quella tigre da ribaltabile? – fa Ario.
– La peggior figura di merda della mia vita – sospira Frank.
– Cioè?
– L’ho sverginata.
– Cazzate.
– SKUSA FRANKCESKO MA IO NN C KREDOOOOOOO

– Nebo, la smetti di parlare come Internet?

– No, sul serio. L’ho sverginata.
– Allora facciamo così, io ordino altri tre Havana cola, torno, mi sbottono e tu racconti tutto entrando nei particolari.
– Ario, non c’è da ridere. Mi vergogno ancora adesso.
– Mi eccita di più se passi per coglione, non iniziare, aspetta –
– Nooo-o.


Per ascoltare questa storia straordinaria io ed Ario dobbiamo aspettare altri due giri, poi un sospiro è l’inizio. 

– Allora, a quindici anni facevo scout.
– Gna ha haha sfigato demmerda, lo sapevo.
– Se fai così non ti dico niente.
– Ok, ok, sto muto, parola di lupetto.
– ARIO STAI MANKANDO D RISPETTO A FRANK CN QST ATEGGIAMENTO CAXXO!!!!!!!!!!
– Piantala, Nebo.

– Dicevo, a quindici anni ero a scout. I miei sono sempre stati molto cattolici, ci tenevano, così un’estate mi mandano in ritiro spirituale. E’ una specie di gita in qualche buco sperduto dove fai cose da scout con ragazzi delle parrocchie. Ufficialmente serve a far avvicinare i piccini a Dio, in realtà serve ad accoppiare amici e fidanzatine tra figli di famiglie credenti. Quell’estate siamo in un cascinale spersi per le colline dalle parti di Vittorio Veneto. Siamo ragazzi e ragazze in piena adolescenza, ci vuol poco che iniziamo a metterci gli occhi addosso. Io non sono mai stato… insomma, bellissimo. Però dopo qualche giorno noto che una certa Angelica – quella – mi guarda spesso. Già allora era un pezzo di fica stellare che normalmente avrebbe avuto la fila di spasimanti, ma aveva un difetto che la escludeva dall’accoppiamento: la sedia a rotelle.


– …Uh?
– LOL EPIC FAIL!!!!!!!!
– Nebo, te devi piantarla con Internet. Davvero.
– LO S’O MA NN RIESKO EPPOI O VISTO TANTE KOSE LOLLINE
– Che palle. Frank, come sedia a rotelle? Quella stangona lì?
– Sì, al tempo aveva dei problemi ai muscoli o che ne so e i medici preferivano aspettare fosse un po’ più grande per operarla. Di più non so dirvi, fatto sta che era su una sedia a rotelle. A me lei piace, poi è l’unica donna che mi fila. Ci attacco bottone con un niente. Chiacchieriamo un sacco, blabla, due giorni dopo ci diamo un bacio, nel pomeriggio una limonata.


– Come hai fatto a limonarla? Ti sei seduto in braccio a lei?
– ARIO SMETTI D TROLLARE O T BANNO DA GOOGLE
– Quella troll di tua madre, Nebo.
– Il punto è che dopo tre giorni di limonate io le metto le mani sulle tette, lei non protesta; qualche tentativo a vuoto e mi fa pure raggiungere l’ingresso dei fornitori. Capisco che ci sta e ti giuro che è talmente fica da farmi dimenticare il suo problemino. Il pomeriggio parliamo, lei dice che è d’accordo nel provare. La sera siamo tutti in ‘ste tende da campo nel cortile del cascinale, lei però dorme dentro. Sto fuori ad aspettarla per un’eternità e proprio quando decido di andarmene la sento che arriva. E’ notte, c’è solo un gruppetto di sfigati davanti al fuoco che canta “il cowboy arturo” e io la spingo su per la collina, al riparo tra gli alberi.

Lì le cose si fanno complesse.

Tirarla giù da quel coso è difficile, avevo i muscoli di un quindicenne e lei pesava. La prendo per le gambe e faccio per tirarla giù, proteste. Faccio per sollevarla dalle spalle, proteste. Mi caco il cazzo e me la carico in spalla in un’esplosione di sibili infastiditi ed imprecazioni. Mi giro per appoggiarla sulla coperta e finalmente siamo in posizione tattica. La coccolo un po’ per metterla buona, limoniamo, ci tocchiamo, tento di sfilarle il reggiseno senza riuscirci. Mi dà una mano. Vi giuro, alla vista delle prime tette della mia vita vado fuori di testa. Nelle mie mutande si accende uno stratoreattore, tanto che non mi fa nemmeno impressione toglierle jeans e mutandine con le gambe che vanno affanculo da tutte le parti. La tocco appena; smadonno per trovare il buco perché tra buio, pelo ed inesperienza era un’impresa.

– ROFL LO STAI FACCENDO SBAGLIATO!!!
– Hai rotto i coglioni.
– ARIO STAI FAILANDO LOLOLOL

– Riesco a entrare. A lei la cosa sembra andare bene. Quando faccio un po’ di strada incontro della resistenza, lì le cose cambiano. Si lamenta, si preoccupa. Esco, la rassicuro, riproviamo. Dai e dai a un certo punto SPRà, entro del tutto e lei caccia un urlo. In quello stesso momento, lontano, la canzoncina del cowboy arturo smette. Me ne frego, vado avanti perché è tipo la cosa più bella dell’universo e tra un gemito e l’altro vengo un po’ fuori e un po’ dentro. Ansimiamo uno sopra l’altro. Io guardo verso giù e mi cago addosso.

La sedia a rotelle.
Non c’è più.

Mentre armeggiavamo per metterla in posizione non mi sono accorto di averle dato una spinta col piede, così questa ha lentamente disceso la collina impattando dritta contro il falò dei bimbiminchia. Ora, dovete capire che una sedia a rotelle vuota che appare da sola nel cuore della notte suscita un certo terrore, così quelli chiamano a gran voce Don Sandro, che appare armato di una torcia elettrica, nota la sedia e punta il faro verso la collina, dirigendosi verso di noi a grandi passi. In un attimo realizzo a cosa saremmo andati incontro, cosa avrebbero detto a mia madre, cosa avrebbero detto i miei amici ed impazzisco di paura. Le luci si avvicinano, io mi alzo, tiro su i pantaloni e dico ad Angelica:

– Cazzo, è Don Sandro! Corri!








E’ naturalmente inutile dire che la piccola Angelica non ha corso, così Don Sandro ha scalato la collina per trovarsi di fronte ad Angelica nuda, a gambe aperte, con la passera usata di fresco e che tra una bestemmia e l’altra tentava di aggrapparsi ai fili d’erba per strisciare nell’ombra. A voi questa scena vista dall’esterno cosa sembra? Ecco. Vi risparmio l’arrivo dell’ambulanza a sirene spiegate, la volante della polizia che cercava di farsi dire chi l’avesse violentata, i genitori che arrivano nel cuore della notte ed il bastimento di botte che ho ricevuto da due famiglie in stereofonia. Non ci siamo mai più parlati, da quella volta. Gli scout manco mi vollero più ai campi estivi. 

Ecco, questa è la storia mia e di Angelica Tiengo – conclude Frank, finendo in un sorso l’havana cola.







– Frank, amico mio – dice Ario, sospirando – quella è la notte in cui sei diventato uomo.
– Vaffanculo, Ario.
– NO! Non vergognartene. Secondo la comunità, quando a soli quindici anni Frank decise di volere una donna prese una paralitica e la stuprò nel bosco mentre sotto i sudditi cantavano e bruciavano olii propiziatori. Questa non è la storia più sfigata del mondo, è una leggenda di Omar.
– See, e Erika. “Omero”, Ario.
– Tòh, mi sei tornato normale?
– Questo racconto mi ha rinsavito. Comunque è Omero.
– Quello lì. Guarda com’è cresciuta bene, dopo. E’ merito tuo se ha capito che le conveniva imparare a correre. Frank, tu sei il messia. Essa non camminava, tu con il tuo bastone magico l’hai trasformata in una centometrista. Tu hai osato intingere la più sacra delle tue estremità lì dove nessun mortale avrebbe osato. Tu, Frank, e non il chirurgo, l’hai fatta camminare. Sei il Cristo redivivo. Un giorno scriveranno canzoni, su di te.










Ario paga da bere a tutti, siamo a casa per l’una.
E’ ormai chiaro che io non conosco persone normali.

Due chiacchiere sugli F-35

Molti anni fa l’Italia traboccava di ebefrenici che ridevano come gibboni alla parola “bombe intelligenti” non sapendo assolutamente di che diavolo si parlasse. Quando dicevi che una bomba intelligente faceva la differenza tra un quartiere massacrato ed una sola abitazione distrutta ti guardavano rispondendo “GU?!”, ma tutti ridevano alla battuta di Zelig “la bomba è intelligente, ma se chi la lancia è un pirla?”. Siccome il livello di merda concernente l’acquisto degli F-35 ha oramai superato il livello di guardia ho deciso di scriverci un post. Volevo farlo in occasione della “giornata nazionale di mobilitazione contro gli F-35“, ma ho preferito far rivedere e correggere il testo da un pilota dell’aeronautica militare italiana, oggi colonnello. 


Colonnello, innanzitutto: cos’è un caccia F-35? 
E’ un caccia multiruolo di quinta generazione dotato di tecnologia stealth. 


Non ho capito un cazzo. 
E’ un caccia fighissimo che gli autovelox non possono vedere perché si è messo i CD sul cruscotto. 


Ok. Cosa vuol dire “multiruolo”? 
Prendi i bombardieri dei film che sganciavano 93838383 bombe. Ora prendi i biplani che sparavano con la mitraglietta, sommali a quelli di Pearl Harbour che sganciavano un solo siluro in acqua e scappavano, mettili tutti insieme ed avrai l’F-35. In pratica è in grado di A) Pattugliare i cieli ed intervenire rapidamente B) fare bombardamenti piccoli e mirati C) scortare e proteggere aerei da trasporto truppe 


Perché ce ne sono tre versioni? 
Perché dipende dove li usi. Se vai in montagna metti le gomme termiche, se vai sulla sabbia le sgonfi, se vai su sterrato pigli un fuoristrada con le ridotte. Dove dobbiamo usare questo aereo? Su una pista d’atterraggio comune? Su una portaerei? Su una portaelicotteri? Nella passera di Belen? Si fanno varie versioni: l’F-35A decolla normalmente, l’F-35B è a decollo corto e/o verticale, l’F-35C è fatto apposta per le portaerei. Per quello di Belen dicono ci sia troppo rischio di vuoti d’aria. Alla nostra aeronautica interessano 110 modelli “A” mentre alla nostra marina ne servono 21 modello “B”.


Quanto costano? 
Siamo sui 100-120 milioni di dollari, in euro saranno 90 milioni che per un caccia come l’F-35 è congruo. 


A me sembrano tanti soldi, in clima di recessione. 
E non hai visto gli alimenti che passo a mia moglie. In realtà non sono soldi veri, occhio. Tanti tornano o nemmeno escono, in questo caso. 


Non capisco. 
Gli F-35 hanno un ritorno economico per l’Italia. Le ali di tutti gli F-35 verranno costruite qui da Alenia Aeronautica (gruppo Finmeccanica). I caccia verranno tutti assemblati e collaudati a Cameri. L’industria della Difesa italiana ha grosse partecipazioni nel programma, non si tratterà solo di sborsar soldi agli USA. Tanti soldi resteranno qui da noi, anche perché questo programma ha un’anomalia. 


Ferma tutto: un F-35 non viene montato tutto in un posto? 
Manco per niente. Un paese dichiara “ho bisogno di un caccia nuovo, i miei sono da rigattiere “. Tutte le industrie aeronautiche del mondo progettano dei prototipi e li propongono. Questo giro ha vinto la Lockheed Martin, ma non è in grado di costruire da sola migliaia di caccia. Si fanno altre gare di appalto. L’azienda che garantisce tempi, standard e prestazioni migliori si aggiudica la costruzione delle ruote, un’altra quella delle ali, un’altra quello del software e così via. Poi si prendono tutti i pezzi e si mandano all’azienda scelta per assemblarli. Oggi è così per tutto. 


Perché non investiamo nella ricerca di nuovi tipi di aereo, tipo l’ornitottero? 
Devo risponderti?


Il meraviglioso ornitottero.

Senta, lei prima parlava di un’anomalia. Sarebbe? 
Di solito l’azienda vincitrice dell’appalto sceglie i subfornitori in base alla provenienza. Del tipo: “noi siamo auaragana, we want materiali and industrie from auaragana”. E’ stato così per i progetti dei Tornado e degli Eurofighter, il che ha moltiplicato i costi. Questo giro le subforniture verranno assegnate da Lockheed Martin solo ed esclusivamente in funzione della competitività dell’offerta. Un esempio per tutti: se Oto Melara presenterà la migliore offerta per il cannone riceverà il contratto per i cannoni di tutti gli F-35, non solo per quelli italiani. Il che, capisci bene, contiene di molto i costi di sviluppo e produzione. E’ una valanga di soldi e di lavoro che ci piove addosso. 


In Internet molti dicono che sia una mezza cagata di aereo. 
Sì, anche secondo me gli studenti di filosofia hanno troppo tempo libero. 


Riformulo: siti d’informazione anche seri dicono che l’F-35 abbia un sacco di magagne e che non possa competere con altri aerei tipo il SU-35 russo. 
Cazzate. Forse i prototipi, ma credimi. E’ un caccia strepitoso. 


Senta, abbiamo davvero bisogno di ‘sti F-35? 
Sì. La nostra aeronautica è bravissima a risparmiare, ma non si può chiederle di più. Per dirti, invece di comprare gli F-16 preferisce noleggiarli per tot ore di volo al termine delle quali li restituisce. Conviene. Per addestrare i piloti usa il più possibile i simulatori per risparmiare sul carburante avio. Le esercitazioni sono ridotte al minimo. Il punto è che la nostra flotta aerea ormai è da robivecchi. Abbiamo gli AMX che sono superati, i Tornado che si son comportati bene in Libia ma sono limitati nelle prestazioni e per finire gli Harrier sulla Cavour che sono ridotti ad un grumo di ruggine. Scusa, pensaci un attimo: tu per andare in vacanza ti fideresti a salire su un aereo di linea del 1970? 


Ricordo quando la nostra aeronautica aveva l’F-104 Starfighter, venivano definiti “le bare volanti”. 
No. Bare volanti viene dai giornalisti tedeschi di metà anni ’60, a quell’epoca arrivarono in un paio d’anni in otto paesi d’Europa qualcosa come 1200 F-104 supersonici, di classe e prestazion ben superiore ai velivoli militari della generazione precedente, per cui all’inizio si ebbero molti incidenti ma in quantità statisticamente non significativa.



F-104 Starfighter
In giro si dice che l’F-104 fosse un catorcio. 
Macchè. Il bilancio complessivo di 40 anni di utilizzo è molto positivo, con un rateo incidenti che è metà del Phantom, un quarto dei Mirage ed un decimo di Harrier e simili. Praticamente tutti coloro che hanno volato sul 104 ne hanno un ricordo molto positivo: chi ne parlava male o non ci aveva volato, oppure l’aveva fatto e si era cacato sotto. 


Lei ci ha volato? 
Parecchio. 


Mi racconta un aneddoto? 
Allora, devi sapere che ogni aereo – inclusi i civili – ha per motivi strutturali un maximum landing weight, ossia un peso massimo consentito per atterrare. E’ molto inferiore al peso di decollo, per cui non puoi fare altro che consumare carburante in volo prima di atterrare. 


Altrimenti? 
Esplodi. 


ESPLODI? 
Sì. Bum. Se ti ricordi nel ’99 c’era la guerra del Kosovo e gli F-16 all’atterraggio sganciavano i serbatoi ausiliari e/o le bombe d’avanzo in mare proprio per quello. Il problema erano i pescatori che le tiravano su con le reti e cercavano di aprirle per ciulare l’esplosivo, con prevedibili quanto pirotecnici risultati. 


Non ne so molto, colonnello, avevo 19 anni. Trombavo sbarbate e mi drogavo.
E perché hai smesso? 


Torniamo all’aneddoto. 
Già. Orbene, una mattina il maggiore XXXXX, napoletano, parte per un giro di ricognizione. Non appena l’aereo si solleva da terra la capote si stacca. Letteralmente, si stacca e vola via. Il maggiore si trova in piena accelerazione con il vento in faccia seduto su un missile tipo il Dottor Stranamore. Abbastanza alterato comunica alla torre di controllo il problema non senza difficoltà, giacché senza capote a 860 chilometri all’ora c’è qualche spiffero. La torre risponde che non può atterrare per le prossime due ore; carico di carburante com’è nove su dieci appena tocca terra diventa una palla di fuoco. Il maggiore non ha altre possibilità che volare in cerchio attorno alla base per due ore senza capote. 


Ma veramente? 
Eh, che doveva fare? Eiettarsi e buttare nel cesso uno dei nostri pochi caccia? Costicchiano. 


Mi dica che è finita bene. 
Sìsì. Ha fatto un atterraggio da manuale, è uscito dalla carlinga, ha lanciato via il casco e si è messo carponi a baciare la pista di atterraggio. Quando il medico della base gli è corso incontro da vero napoletano gli ha fatto i corni urlando “vade retro, dottòre”. Altre non sono finite così bene, ma capisci che se vogliamo far parte dell’Europa dobbiamo essere all’altezza. Non possiamo presentarci modalità Fantozzi che blinda la 500. Con gli F-35 siamo coperti fino al 2050. Altrimenti la volta che i caccia libici invece che sconfinare a Malta sconfinano in Sicilia gli mandiamo uno squadrone di ornitotteri disarmati e speriamo che i piloti nemici non riescano a mirare per le risate. 


Colonnello, grazie per il suo tempo. 
Te tromba, però, che se io avessi oggi la minchia che avevo alla tua età altro che articoli sugli F-35.

Una notte al Decadence fetish hospital



Arriviamo all’ingresso verso l’una. Io sono vestito da dottore, la Leo e la Fra da porno infermiere con tacco 569 e due miei amici che non hanno capito un cazzo e sono in camicia elegante con sopra un camice. In strada c’è una dark raggomitolata in posizione fetale, coperta da un cappotto. La coccola un emo dall’aria stravolta. In fila c’è uno con una calzamaglia a scacchi che gli copre il viso, un berretto da ufficiale nazista, bastone settecentesco e stivali borchiati. Escono due ragazzine sui 19-20 con addosso solo un perizoma, stivali di lattice, reggicalze e bustino. Una ha nastro isolante per coprirsi i capezzoli. Si mettono a fumare, ignorate da tutti.

– Dovete fare la tessera, vero? Di qua – fa il buttafuori indicando una porticina secondaria.



Dentro ci accoglie una mummia coperta di sangue con un collare di siringhe, due aghi che gli trafiggono le sopracciglia ed il cervello di fuori. A fianco c’è uno in pannolino e capelli blu, entrambi molto cordiali. Fotocopiano i documenti, ci fanno compilare il modulo e ci spediscono all’ingresso vero e proprio. Questo giro due travoni in abbigliamento da regine del deserto pigliano 20 euro a testa e rilasciano regolare tesserino.


– Signori buonasera, mi fate vedere il vostro abbigliamento, per favore? – chiede una donna.


Apriamo le giacche, ci ispeziona rapidamente, fa segno di entrare. Per capire l’atmosfera dovete immaginare Marilyn Manson che scopa Lady Gaga sul set di Mad Max. Ovunque infermieri e dottori sporchi di sangue, pazienti in fuga con cuore ed organi vari scoperti, zombie, un vero paralitico in sedia a rotelle, tizi vestiti in una versione gay di Neo, donne uscite da set di film porno, fruste, catene, aghi, ganci, tatuaggi. Dopo una fila per il guardaroba dietro a tre tizi vestiti da incursori raggiungiamo il bancone. Un havana cola 5 scudi. Sono appoggiato in attesa di pagare quando una donna al mio fianco mi avverte di stare attento al suo cane. Guardo verso il basso e c’è un tizio a quattro zampe con addosso solo una maschera da dobermann ed un paio di mutande in pelle nera. Prima che io riesca a dire qualcosa lei se ne va tirandoselo dietro per il guinzaglio. Lui la segue gattonando in mezzo al cacaio che c’è in terra.



– E’ tipo il posto più figo dell’universo – urla la Leo.

La Francesca è a bocca aperta, occhi sbarrati, sorriso estasiato ed occhio lucido della ventenne che ha appena avuto una botta ormonale. 

– Le cose che farei a quel dobermann – sogghigna.
Non approfondisco. 

Paolo e Frank li ho già persi nella calca. Armati di cocktail raggiungiamo la prima stanza dove una colonna sonora psicotica fa da cornice ad uno spettacolo non meglio definito. Ci saranno un centinaio di persone in cerchio. Dal mio metro e ottantatrè riesco vedere solo la faccia di una tizia che urla dal dolore, un ragazzo con camice e volto tatuato che armeggia su di lei e, sulla destra, un vero paramedico del SUEM che osserva il tutto. Chiedo ad uno spilungone vestito da spartano che stanno facendo.

– Operazioni senza anestesia –

Mi faccio largo tra la folla con il metodo diagonale, incredulo. La tizia sul tavolo operatorio è una moretta sui 25 anni con più piercing che capelli. Ha il braccio trafitto da una cinquantina di aghi, una ferita aperta ed il tipo che ci armeggia dentro con un bisturi. Le grida di lei sono coperte dalle casse che sparano suoni distorti e grotteschi. Il vero spettacolo è la faccia delle persone presenti. Su tutte spicca quella dell’unico vero infermiere del SUEM; occhi spaesati e perplessi di chi tra qualche minuto dovrà spiegare per telefono al chirurgo cardiovascolare cos’è successo prima che la tizia muoia dissanguata per essersi fatta recidere l’arteria brachiale per giuoco. 




Trascino via le ragazze e troviamo una stanza dove apparentemente si può ballare. La musica è trance o come cazzo si chiama, i tentativi di rimorchio sono pochi e garbati. Mi aspettavo le care vecchie scazzottate del 2001 all’Odissea di Quarto d’Altino, ma dopo mezz’ora che balliamo capisco che qui non potrebbe succedere niente del genere. Son tutti personaggi tranquilli di un’età che va dai 18 ai 50+. Abbastanza provati ritroviamo Frank e Paolo che si stanno rimorchiando due lolite goth. Li lasciamo lavorare e vaghiamo esplorando. C’è uno coperto di catene con un cilicio che sanguina. Una vestita da suora con il culo di fuori. Decine di dark dall’aria assente. Passando, uno in giacca e torso nudo mi annusa. Saliamo una scala e dopo cinque minuti di attesa entriamo nella bondage room, musica rilassata ed una donna sui 40 legata con otto milioni di corde ad una gabbia d’acciaio. Un individuo dall’aria sinistra la gira, le frusta la fica, la appende. Uno vestito da militare sta ciucciando i capezzoli di una quarantenne aggrappata ad una ringhiera. Attorno le persone bevono e chiacchierano, disinteressate. 

Nei posti che ho frequentato una cosa del genere avrebbe scatenato un putiferio di urla, insulti, derisioni ed inevitabili risse. Qui no, forse perché sotto tutto quel trucco ci son davvero occhi miti e intelligenti. Ci sono buone probabilità io sia l’unico non laureato in tutto il locale.




La barista, una lesbo hardcore con la testa rasata e le lenti a contatto rosse, la sta buttando alla Leo insistentemente. la tiro via per l’orecchio. Scendiamo le scale e troviamo una ressa composta ma scalpitante di fronte all’entrata di una stanza guardata da due travestiti che indicano e ripetono insistentemente questo:



– Voi quanti siete? – domanda.
– Tre –
– Falli passare. Entrate, entrate –
– Momento, che c’è là dentro? – chiedo.

Mi sorride: – Dai, dottore, non farmi l’ingenuo, eh? Hahahaha!

Ha, ha, ha. Cazzo ride? La stanza è piccola, musica tecno bassa, separée e penombra quasi impenetrabile. Sui divanetti vedo un tizio grosso come un armadio che si tromba a pecorina una alta si e no un metro e cinquanta. Un uomo con la cresta sta facendo un pompino ad un altro con una maschera da cavallo. Cerco le ragazze che si sono messe contro il muro. Le raggiungo stando attento a dove metto i piedi.

– Guarda, non è per cattiveria, ma nel culo proprio non mi entra – spiega scocciata una voce femminile alla mia destra. 

Guardo. Sta cavalcando un paziente fasciato. L’altro, un goth coi capelli lunghi, rinuncia alla doppia penetrazione, torna davanti e le mette il pistone dell’amore in bocca. Tutto è bene quel che finisce bene. Usciamo dalla darkroom dopo una decina di minuti. Ho un improvviso bisogno di bere e di fumare, così piglio un gin lemon e raggiungo l’uscita dove trovo i miei due compagni che proseguono la loro opera rimorchiatoria. Bisogna dire che qui dentro è un terno al lotto, non puoi mai sapere se poi finite in bagno e quella papparappà, ha la sorpresa.





Alle 5.20 di mattina ho la malsana idea di andare da solo nel bagno delle scale, dove c’è una versione hardcore della darkroom e qualunque cosa viva scopa qualunque altra cosa viva su qualunque posto. C’è una seduta a gambe aperte su un orinale che si sta facendo sifonare dalla copia sputata dello storpio di Pulp fiction. Ci credo che non si può entrare con animali, qui dentro dopo una certa ora rischi che si scopino pure quelli.

Arriviamo in albergo barcollanti, di Paolo e Frank non abbiamo notizie fino al mattino dopo quando ci telefonano dicendo che è andato tutto bene, erano donne.


Nel complesso concordo con la Leo: è il posto più figo dell’universo. Fanno eventi in media ogni due settimane. Appena posso ci torno.