LIBRO PRIMO [Una tribù di handicappati] - [La caduta del cielo] - [La luce in fondo al tunnel è un treno] - [Il pugno di Dio] - [Lo scontro finale]
LIBRO SECONDO [Masterpiece] - [La cravatta] - [Newton era un precario]
DA QUALCHE PARTE SUL MONTE GRAPPA, 19 Aprile, ore 18.11
Lo scrocchiare delle ruote sullo sterrato riverbera contro la parete della montagna e si propaga nel silenzio, morendo tra le foglie dei pini che circondano la vallata. Il cielo è terso, l’aria fresca. A valle, Nick Banana chiude il libro che sta leggendo in veranda. Quindici minuti dopo l’Audi A3 spegne il motore di fronte a lui. Esce un uomo sulla sessantina in piumino e pantaloni con le pinces. Ha capelli bianchissimi, barba ben fatta e una valigetta. Si studiano, con la ventola del radiatore come unico suono.
«Quel montone è magnifico» commenta l’uomo fissando Nick «Shearling originale, scommetto»
Nick abbassa la testa, la rialza: «Credo, sì»
«E quei jeans… Jacob Cohen, naturalmente. Si riconosce la stoffa giapponese. Modello comfort 866. Sulla camicia sotto il maglione Marlboro non sono sicuro. Brooks Brothers? Ermenegildo Zegna?»
Silenzio.
«Ingram? Cerruti 1881?»
«Chi è e cosa ci fa nella mia proprietà» sbuffa Nick.
«Passavo di qui per caso»
Nick si mette le mani sui fianchi: «Per caso?»
«Sì»
«La sua targa è di Roma. Lei ha percorso mezza Italia, fatto 63 tornanti, è giunto sulla cima del Grappa, è sceso per una laterale sterrata non segnata sulle mappe, forzato un lucchetto, alzato una sbarra con scritto “divieto d’accesso” e percorso altri due chilometri di bosco per caso? Cos’è, Colin McRae con l’Alzheimer?»
«Sono una persona distratta»
Si fissano.
«Va bene, sono un giornalista» concede l’uomo «mi chiamo Gaetano Ciconte, vicedirettore del Fatto quotidiano. Sono io che ho scritto l’articolo su Lucrezia. Ho telefonato a casa. Sua moglie ha detto che dovevo parlare con lei»
«Non ho idea di cosa stia dicendo»
«Non l’ha avvertita?»
«A 1775 metri prendo solo radio Alpini, parlano idioma locale, tre inni di Mameli al giorno e il resto son cori che cantano di vino, tedeschi e puttane»
«Credevo quella fosse una cabina del telefono» dice Ciconte, indicando un rettangolo di legno malmesso.
Nick si volta.
«E’ la latrina. Ci cago dentro»
«Capisco»
«Non credo»
Lo chalet è pietra grezza e legno. Il fuoco è acceso. Nick riempie due bicchieri d’acqua e ne sporge uno all’ospite. Ciconte si guarda attorno, tamburellando la valigetta in grembo.
«Ambiente spartano ma confortevole, somiglia al set della collezione Ralph Lauren Denim 2013/2014. Quella coperta è Hastens? Hastens usa solo lana di baby alpaca del Peru, un caldo abbraccio che unisce il lusso a
«La userò per avvolgere il suo cadavere, se non la pianta»
Ciconte prende una scatoletta dalla tasca, tira fuori una pastiglia, la mette in bocca e beve un sorso d’acqua: «Deduco lei non abbia molti contatti col mondo esterno» dice, deglutendo.
«No. Mi dica quello che ha da dire e ricominci a vagare in stato confusionale»
«S-sua figlia minore, Lucrezia, è stata licenziata dalla RAI. Dicono sia colpa sua se Masterpiece è stato un flop. Io… noi, come redazione, abbiamo ricevuto direttive di picchiare duro» dice Ciconte, aprendo la valigia e mettendo sul tavolo il ritaglio di giornale. Nick lo legge, corrugando la fronte man mano che scorre le righe.
«Qui dice che era stata assunta perché “giovane e preparata”. Lucrezia si è diplomata a Le Rosey con il baccellerato internazionale in economia. Com’era finita in RAI?»
«Tramite curriculum, pare. Di più non so. Dopo la prima tranche di articoli stavamo lavorando per demolirle la vita, ma all’improvviso Travaglio ha ordinato che quel nome non venga mai più pronunciato. Tutto finito dall’oggi al domani. Ho chiesto chiarimenti e ho ricevuto occhiatacce»
«E quindi che ci fa qui, Phileas Fogg?»
«Bè, ho smesso di fare un giornalista molti anni fa, però l’istinto è una brutta bestia. Ho fatto qualche ricerca per conto mio. Sa, alla mia età si comincia a tirare le somme della propria v… Ma certo, Church’s!» esclama Ciconte, guardando i piedi di Nick «io preferisco Clarks. Pelle eccelsa, prima scelta. Cos’è che stavo dicendo?» dice Ciconte, tirando fuori un’altra pastiglia.
«Cos’è quella roba che trangugia, Zoloft?»
«Cipralex. Vuole?»
«Sono vecchio stile» fa Nick, alzandosi e prendendo una bottiglia di whisky «diceva che hanno bloccato tutto»
«Ah, certo. Così, incuriosito, ho richiamato la madre e mi ha detto che non la sente da quando sono usciti gli articoli. Passate tre settimane ho richiamato. Sua moglie è stata dalla Polizia e le hanno detto che si tratta di allontanamento volontario. Lucrezia sta bene ma non vuole essere trovata. Lei sa dov’è?»
«Non la sento da un anno» scuote la testa Nick riempiendosi il bicchiere «la maggiore ogni tanto quando torna in Italia»
«Eh, i figli… OH DIO, le cuciture di quel borsone sono splendide! Scommetto The Bridge, concerie toscane, lavorazione di altissimo livello. E’ The Bridge, vero? The Bridge è una certezza. Peccato che il M5S alla fine metterà il cuoio fuorilegge»
Il bicchiere di Nick si ferma a mezz’aria.
«Come ha detto?»
«Sì, il M5S. Sta per vincere le europee, non lo sa?»
«Grillo è scomparso, da quanto so»
«Oh no, è tornato. Lei è proprio tagliato fuori dal mondo, eh? Li ha rimessi in riga, stanno andando bene. Si lamentano che c’è poca figa, ma a parte quello… Ha fatto anche un talk show da Vespa. Cioè, se lo fanno gli altri li espelle, ma lui può farlo perchè
«…perché uno vale uno, sì» completa Nick «nella fattoria degli animali sono tutti uguali, ma alcuni più degli altri. Lei che ne pensa?» domanda vuotando il bicchiere.
«Si è mai chiesto cosa rende le camicie Ralph Lauren così diffuse? O le Tommy Hilfiger?» domanda Gaetano.
«Cazzo, non ci dormo la notte»
«Sul serio?»
«No»
«Bè, nulla. Sono camicie come le altre. E’ l’idea che rende Ralph Lauren leader. Il messaggio. La visione. Le vende un’immagine. Indovini in quale ambito?»
«Se lo indossa lei posso escludere l’orienteering»
«Famiglia. Ralph Lauren è famiglia. Niente modelle strafighe in ghingheri, niente lusso altezzoso di Versace o truzzo di Dolce&Gabbana. Vendono uno stile più sobrio. I modelli sono ritratti come bravi ragazzi, non come machi o zoccole. Se dovesse immaginare che marca indossa la famiglia del mulino bianco qual è la prima che le viene in mente?»
«”Reparto psichiatrico”»
«Ralph Lauren! Andiamo, non vede il casolare in campagna come quello dei Weasley di Harry Potter? Caminetto acceso, figli belli e bravi, moglie fedele, nonno saggio? Siamo un paese che sogna capifamiglia autorevoli. I Savoia. Mussolini. Berlusconi. Le squadre di calcio. Veneriamo qualunque cosa ci faccia sentire parte di una grande famiglia unita. Compriamo, vestiamo, mangiamo versioni cool dei parenti. Pensiamo che indossando quella roba avremo anche noi una famiglia così, o almeno una finzione credibile di essa. Paghiamo somme folli per averla. Per questo ci fidiamo ciecamente della qualità Ralph Lauren, dei plumcake del Mulino bianco, della morbidezza di Coccolino pur senza sapere un cazzo di sartoria, cucina, calcio o chimica. Perché crediamo al simbolo e alla promessa di protezione che c’è dietro. Il M5S vende una famiglia. Non è un movimento di protesta: è un orfanotrofio»
«E lei e Travaglio siete il gatto e la volpe che tra un racconto pedopornografico e una leccata di culo a raccomandate gli avete portato i bimbi sperduti» sogghigna Nick, rigirando il bicchiere «non credo sia proprio come dice lei, ma va bene lo stesso. Che ci fa qui, vicedirettore? Reunion dei padri falliti?»
«Ho fatto qualche indagine, ho sfruttato dei miei vecchi contatti da giornalista 1.0 per capire chi fosse davvero Lucrezia. Fatalità, invece, ho scoperto che suo padre era nientemeno che i muscoli digitali del M5S. E lei ha una vita interessante, signor Banana. E’ strano trovarla in mezzo al nulla dopo tutto quello che è successo»
«Lei non era qui per caso?»
«Sono un po’ scarso nell’approccio»
«Lei fa cagare, nell’approccio. E non ero niente di che. Facevo il bidello di un istituto per menomati mentali che s’è svegliato spartano e ha reintrodotto la rupe tarpea»
«Lo rifarebbe?»
«Oh, no. Ho già fatto abbastanza danni al mio paese. Mi godo la pensione, visto che non posso godermi la famiglia»
«Bè, si rallegri» sospira Gaetano «ho scoperto dov’è sua figlia. Ha trovato lavoro a Milano»
«Se sa tutte queste cose che ci fa qui?»
«A breve mi processeranno» dice Gaetano «tribunali di piazza ci metteranno alla berlina, rovinandoci la reputazione, diffamandoci, linciandoci, senza darci la possibilità di difenderci. Non ci saranno giudici né avvocati, solo la gogna. E alla mia età, il patibolo»
«Eh, il bello degli estremisti è che fanno le stesse cose e sono tutti uguali» sorride Nick, guardando fuori.
«Come ha detto lei, alcuni più di altri» dice Gaetano, sporgendo un foglio.
Nick sbircia. Stringe le spalle.
«Colui che non ricorda la Storia è condannato a riviverla. La parte divertente è che era scritto su un cartello a Jonestown. Rivogliono una dittatura, l’avranno. Poi succederà quello che è sempre successo. Il giustizialismo straborderà nel Terrore. Il Terrore farà valanghe di danni e morti collaterali, di cui buona parte innocenti. All’ennesimo tutti diranno di essere sempre stati antigrillini e i figli dei loro figli occuperanno i centri sociali strillando slogan ANTIM5S e millantando antenati rivoluzionari pur di saltare scuola. Eccole il futuro, signor figlio di partigiani»
«E lei dovrebbe sentire questa cosa molto a fondo, signor padre di fascisti» dice Gaetano, mettendo l’ultimo foglio sul tavolo.
Milano, sede della Casaleggio associati, 3° piano interrato, ore 20.19
«VA BENE, TESTE DI CAZZO, APRITE LE ORECCHIE» tuona Lucrezia Banana, attraversando la situation room e posizionandosi davanti al megaschermo «mancano dieci giorni alle elezioni europee. D’ora in poi saranno giorni di fuoco. Immaginate questo posto come il purgatorio e me come un Dio intollerante, permaloso, onnipotente, onniscente e costantemente premestruato. L’ordine è di calare come lava su qualunque mezzo di comunicazione e raderlo al suolo. Se c’è una cosa che l’Italia insegna è che se vuoi la gente vada in piazza, dille che la gente sta andando in piazza. La partita si gioca sulla fascia indecisi in zona grigia, la stragrande maggioranza di questo popolo di sfigati opportunisti. Quindi voglio vittoria. Niente polemiche, niente litigate. Entusiasmo. Tutti devono credere che abbiamo già vinto»
«Signora, se facciamo così si creerà il paradosso del Rapper» dice uno, in fondo «appena una cosa piace a tanti, i complessati si oppongono anche se sono d’accordo pur di avere un’identità propria»
«Non questa volta. I complessati sono il nostro zoccolo duro. Restano gli altri e quelli martelleremo»
BEEP
«Teneteli, tenete tutto. Traffico fa grana, grana fa pubblicità»
«Ma sembrerà che i nostri elettori siano dei ritardati!» obietta uno.
«E tu prega che ci credano tutti» dice Lucrezia, andandosene «finché non scoprono il resto va tutto bene»
«Quale resto?»
Lucrezia si ferma sull’uscio: «In un bar affollato c’è un idiota ingenuo e un frustrato disfattista. Quale dei due preferiresti fosse armato?»
Il ragazzo si guarda attorno.
«Bè… L’idiota?»
«Perché»
«Perché l’idiota alla peggio si spara, o spara a qualcuno. Il frustrato fa una strage per un vago senso di rivalsa»
«Ecco. Lasciate tutto, segate solo incitazioni all’odio razziale, sparatorie, bombe eccetera» dice Lucrezia.
Finché non sarà troppo tardi e questo paese di merda affogherà nel sangue, pensa chiudendo la porta.
[continua]