Un regista italiano prende il Pentothal e rilascia un’intervista

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«Maestro, buongiorno» dice il giornalista.

L’uomo guarda fuori e non risponde. Il giornalista si avvicina, tira fuori dalla tasca una siringa e inietta il contenuto nel braccio del regista. Quello sobbalza: «Ma che fa?!»
«Scusi, ho tempi stretti.»
«Cos’ha fatto?! Cosa mi ha iniettato!? È pazzo!» dice l’uomo scattando in piedi. Barcolla.

«Si metta comodo, maestro, faremo in un attimo.»
«Io chiamo la polizia! Cosa mi ha fatto?!»
«Calma. Le ho solo iniettato una dose di Pentothal. Siero della verità. Come le ho detto, sono di fretta.»
«Aiuto! A…»

Il regista balbetta e crolla sul divanetto. Stenta a tenere gli occhi aperti. Li stringe per mettere a fuoco, ma tutto gli sembra sfocato e lontano. Il giornalista si china su di lui, gli solleva la palpebra e ci punta una piccola torcia. La muove a destra e sinistra. Soddisfatto se la mette in tasca, prende una sedia dal fondo della stanza e la trascina vicino al divanetto. Ci si accomoda, tira fuori dalla borsa un registratore e lo accende. Il regista fissa un punto del soffitto con un sorriso ebete.

Allora, maestro, iniziamo l’intervista. Le farò domande semplici e lei mi risponderà in maniera sincera. È pronto?
Sì…

Allora: a cosa serve un film intellettuale?
A corroborare pregiudizi e preconcetti che ti vende la gazzetta di Fantasilandia, che in edicola ha un altro nome. L’Internazionale, mi sembra.

Non a vendere?
Macché. Se un film vende non è intellettuale.

Questo è interessante, ci torneremo dopo. Entriamo nei dettagli. Come si fa un film intellettuale? Deve avere ambientazioni particolari?
Un merdaio immondo dove non vivrebbe nemmeno una locusta.

Si spieghi meglio.
Deve coincidere con le mete turistiche dei lettori di Repubblica o del Fatto quotidiano. Così poi fanno le cene con gli amici e possono dire “io sono stato in Tragedistan, vedessi come vivono” e si sentono cittadini del mondo.

In che epoca bisogna ambientarlo?
Vago. Mica puoi rischiare qualcuno salti su dicendo “in Tragedistan non è affatto così!” o si offenda. Sempre vago.

Mi parli degli attori.
Se è il primo film prendi straccioni mai visti che non hanno mai recitato e mai più reciteranno, meglio se appartenenti a tribù o minoranze etniche semisconosciute. Tipo, se qualcuno riuscisse a far recitare un Awa Guaja avrebbe Cannes e Venezia già in tasca. Magari premi che se inventano all’ultimo tipo “Miglior film di Stato non riconosciuto” o roba così.

Perché?
Perché li paghi a specchietti e bigiotteria, imbecille. Appena c’hai due lire assoldi attori di fascia alta e gli dai un ruolo che non c’entra tipo Johnny Depp ingrassato, Charlize Theron cessa, Will Smith triste, Massimo Boldi drammatico. Così sembra che dici “è sprecato per le cazzate americane, io so farlo recitare roba seria”.

Passiamo al film vero e proprio: come sceglie un soggetto?
A casa c’ho du’ bocce de vetro coi bigliettini. In una ci sono gli Stati del terzo mondo, nell’altra gli psicodrammi più diffusi in occidente. Peschi uno, peschi l’altro e hai fatto bingo.

Mi può fare qualche esempio?
Avoja. Complessi di inferiorità in Uzbekistan. Omosessualità in Yemen. Cleptomania in Congo. Stupri in Perù. Adolescenza in Turchia. Handicappati in Bangladesh. Depressione al polo nord. Posso fare ‘sto giochino tutto il giorno, non c’è problema. Crisi di panico in Iran. Complesso di Edipo in Somalia. Prova, è facile.

“Agorafobia in Turkmenistan”
Hai visto? Perfetto.

Passiamo ai protagonisti. Che età devono avere?
Non devi mai mettere in scena qualcosa che incrina la fragilissima sicurezza sessuale degli spettatori o della giuria. Chi legge il Fatto? Vecchi guardoni impotenti. Quindi nudo femminile a palla, meglio se quasi minorenne. Ricordati quello che dice Billy Wilder su Fedora: più vecchio diventi, più le vuoi giovani. Quindi carrettate de zoccoline. Le donne vanno dai 12 ai 23 anni, oppure dai 40 ai 50.

Niente femmine dai 23 ai 40?
No. Hai mai visto su Youporn delle trentenni? Poi le attrici de trent’anni magari sono appena sposate, rischi che non te la diano. Invece teen e milf ai provini te la tirano dietro co’ la fionda. Certe terruncielle ruspanti… lascia sta’.

In effetti. E i protagonisti che storia devono avere?
Dunque… se è un maschio da 10 a 17 anni deve vole’ scappare o non vedere le brutture del mondo crudele. Da 17 a 40 dev’essere ‘no sfigato ma dolce, romantico, speciale. Colleziona pattume tipo tappi del dentifricio, sorprese degli ovetti Kinder, scuregge in barattolo… Verrà naturalmente concupito da una variante di Zooey Deschanel, ossia un figone ventenne vestita e truccata demmerda. Dai 40 in poi basta che lo fai anna’ dar punto A al punto B PERO’ con un mezzo de trasporto der cazzo tipo caddie, mietitrebbiatrici, skateboard, ekranoplani, autoscontri. Immancabili autostop su furgoncini vintage. E poi via cor viaggio tra popoli sorridenti… la miseria è bella, al mondo tutti si vogliono bene…

E se è femmina?
Ah, quello è facilissimo. Da 12 a 18 anni vuole scopa’ ma purtroppo è una eterosessuale in un mondo crudele. Da 18 a 23 vuole scopa’ ma purtroppo è una omosessuale in un mondo crudele. Dai 40 anni in poi so’ divorziate, fanno un viaggio nel terzo mondo, se chiavano un ventenne per aiutarlo a casa sua, conoscono un anziano sciamano che gli insegna il senso della vita, tornano a casa e scrivono un libro.

Sospetto le donne abbiano altri desideri.
No.

 

Guardi…
Cosa?

 

 

 

Bè, ma parliamo dell’antagonista.
Iiiiih… L’occidente, l’industrializzazione, il progresso, la tecnologia, l’1%, la classe, l’eleganza, la bellezza, ma pure il sesso reale va bene, eh? Escort, tette rifatte, steroidi, gioielli, tacchi alti, macchine di lusso, Dom Perignon, yacht, pellicce. Insomma, la roba che te piace ma non te deve piacere.

Scusi, perché non mi deve piacere?
Perché piace a tutti. Come te distingui.

Cioè… cioè ‘sti film non piacciono davvero?
Chiaro. Il cinema intellettuale è tipo la Vuitton. Mica paghi 1200 euro per una borsa de plastica demmerda: la paghi per mostrare che c’hai soldi. Nel caso de ‘sti film, li guardi per mostrare che sei uno profondo e sensibile ai problemi del terzo mondo. Secondo te perché i cineforum li fanno in posti col nome tipo “Eticascina”?

Ci sono delle scene fondamentali, in un film intellettuale?
Mah… c’è il canonico venti secondi di inquadratura fissa su paesaggio e silenzio. Poi ripresa di un complesso musicale e/o ballerini tipici del posto. Ecco, forse la più importante è la Ducojoni. Quella meglio non bucarla.

Cos’è la Ducojoni?
Coppie di innamorati o di bambini che sussurrano sotto le lenzuola o in una tenda da campeggio. Quella è indispensabile. Se in un film non c’è la Ducojoni la critica è confusa.

Andiamo avanti. Elementi di scena, comparse importanti?
Bè, il nano. È come la Ducojoni, o uno o l’altro devono esserci. Poi c’è l’animale esotico. Giraffe, zebre, tigri, ippopotami, asini, pony, serpenti, cammelli. Basta che rispetti la regola dello yak.

Quale sarebbe la regola dello yak?
Se c’è uno yak in scena, il film finisce bene. Nessuno sa perché.

Interessante. Dettagli importanti o scene chiave?
Le scarpe usurate del protagonista, certo. Poi imitazioni/gag ironiche che fanno ridere solo chi è già morto dentro. Ah, e i bastoncini di scintille, luci sfocate, lens flare, bokeh.

A proposito: inquadrature e movimenti di camera hanno un taglio specifico?
Dettagli e primissimi piani devono occupare un buon 87% del film. Coi primissimi piani sembra capace di recitare pure un orango. Il che ti risolve parecchi problemi, dato che hai assunto una zingara gay eroinomane storpia come attrice e hai messo a fare il direttore della fotografia tale Kurdiy Bakur, prelevato da qualche esercito falafelita e abituato a vedere il mondo da un mirino telescopico. Se proprio tocca fare un piano sequenza, l’inquadratura deve sussultare stile L’aquila chiama, Amatrice risponde, Giappone ti amo.

Questo indignerà molte persone.
Seh.

Senta… dialettica cromatica, volumetrie, teoria di Ejzenŝtejn e tutto quello che Godard dominav
Nnnnssssì, lascia perdere, quella roba non la usa più nessuno. Alla brutta desaturi in color correction e rendi i colori flosci tipo lomografica. Basta evita’ la combo ciano e arancio perché è il nuovo bianco e nero dei blockbuster americani e non va bene.

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Non ci avevo fatto caso. Senta, e l’audio?
Presa diretta. Tanto dove capiscono quella lingua non esistono i cinema, e nel resto del mondo sottotitoli. In Italia vai in uno studio di doppiaggio, gli dai trecento euro e due ore di tempo.

La colonna sonora?
Non la metti e dici che è una scelta minimale. A “minimale” la critica c’ha già le mutande croccanti. Se invece c’hai due lire da spendere, accordi in minore lunghi e strazianti su cui s’appoggiano flauti o strumenti etnici. Se c’è una scena allegra o innocente lo spettatore dev’essere subito tranquillizzato, devi dirgli che i protagonisti soffriranno a breve e non sta guardando qualcosa di gradevole.

Può farmi un esempio?
Ciao Farouk, sono contento di vederti! Come stai? UOOOOOOOOOOOOOOO GNIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIII BRAAAAAAAAA BRADAAAAAAAAA.

Grazie.
Se poi c’hai cash allora vai di Leonard Cohen, Bjork, o un tango di Piazzolla. Albinoni sempre benissimo. Pezzi pop, allegri, moderni vanno usati in modo ironico e derisorio. Un vecchio che trova uno stereo in mezzo a un prato, preme play e parte In da club. Una bambina scartavetrata di ceffoni che guarda fuori dalla finestra e la radio manda Perfect day.

Arriviamo a un punto dolente: i dialoghi?
No. Pianti e sguardi intensi.

Dai, seriamente. I dialoghi devono avere un taglio particolare?
Ma sei cretino? I dialoghi c’hanno regole, serve talento, ritmo, idee, filosofia… ti tocca piglia’ uno sceneggiatore. Inaccettabile. Il regista deve pote’ dire che è lui e solo lui, il genio. Quindi ce saranno tautologie, cacofonie, tic gutturali. Toh, questa è la pagina di uno promettente. Leggi.

 

SCENA 1 - Est. giorno. Estenuante campo lungo su ettari di fieno che si muovono al vento. PPP del piccolo Farouk, adorabili lordure sulla fronte, deliziose croste di rogna ai lati degli occhi. Dettaglio su stivali sporchi di fango che camminano nel guano. Campo lunghissimo, il padre Abdoul si avvicina al piccolo Farouk. Il piccino è seduto su una staccionata che muove le gambe sovrappensiero, forse si domanda perché al mondo c'è tanta violenza. Colonna sonora: UOOOOOOO BRAAAAAA GNEAAA RRREEEEEEE. Primo piano del padre, espressione aggressiva, imperialista, oppressiva.

Abdoul (brusco)
Farouk, dov'è tua madre?

Dettaglio delle scarpe rovinatissime del piccolo Farouk. Smettono di muoversi. Primo piano del suo viso triste e assorto.

Farouk
È dentro.

Abdoul (F.C)
È dentro?

Farouk
Sì, è dentro.

Abdoul (F.C)
Dentro casa? Tua madre è dentro casa?

Farouk
Sì.

Abdoul (F.C)
Hm.

Inquadratura di un bufalo afghano. Bruca, alza la testa, la riabbassa. Campo lungo su un vecchio fienile. Inquadratura fissa di un filo spinato arrugginito e contorto dal tempo, dettaglio di uno straccio rimastovi incastrato che si agita nel vento. Colonna sonora: BRAAAAAAAAAAA su cui si appoggiano flauti intillimani FIRUUUUUU, FIRULIRULIRUUUUUU

SCENA 2 - Int. cucina, giorno. Nessuno vorrebbe mangiare qualcosa cucinato lì dentro. Mezzobusto laterale di Kalima vestita di stracci, mani appoggiate al lavello. Guarda un punto fuori dalla finestra. PPP di Kalima, lacrime. La telecamera segue saltellando le spalle di Abdoul che attraversa una casa povera e malmessa fino a fermarsi sulla soglia della cucina.

Abdoul (triste)
Kalima...

PPP di Kalima che sgrana gli occhi. Piano americano di lei di spalle. Si gira lenta verso l'obiettivo.

Abdoul (F.C)
Kalima, è tracimata la cisterna.

Kalima (balbetta)
La cisterna è tracimata?

Abdoul (F.C)
Sì, è tracimata.

Kalima
Ah...

Abdoul
Hm. Già, cioé... ci puoi credere?

Entrambi guardano un punto sul pavimento. Dettaglio degli stivali sporchi di guano di Abdoul sul pavimento già sudicio. Dettaglio su una mosca che si posa sui piatti sporchi, cambio di fuoco sulla finestra che inquadra i campi di fieno. La mosca vola via.

Abdoul
Insomma... la cisterna è tracimata.

Kalima
E... e nostro figlio Farouk?

Abdoul
È fuori.

Kalima
Ah, è fuori.

Abdoul
Sì. Farouk è fuori.

 

Sublime, sublime. Senta, questi film devono avere un messaggio o…?
Certo. Mica puoi fa’ un film per intrattenere. Devi guardare la gente dall’alto per dirgli che si stava meglio quando/dove si sta peggio, dovremmo imparare dai bambini, gli adulti hanno dimenticato la magia dell’innocenza, se sei povero sei buono e se sei ricco sei cattivo, non è mai troppo tardi per scrivere un libro sulla tua crisi di mezz’età, la sicurezza percepita non è quella reale e il mondo in realtà è un posto bello e felice. Insomma, Fabio Volo scritto difficile.

Senta, si guadagna bene con questi film?
Aridaje. Mica li fai per i soldi, li fai per i premi, la fama, la fregna! Noi registi stamo bene de famiglia, che ce frega… Poi comunque se un film va bene è un brutto segno.

In che senso, scusi?
Non vendere biglietti è un bonus. Il regista può andare nei salotti e dire “eh, io faccio roba alta, il popolino non lo capisce”, mentre i tre spettatori possono dire “eh, io guardo roba alta, mica cazzatine”. Te ricordi Il giovane Holden, che odiava le commedie con Cary Grant? Guardate Sciarada, Arsenico e vecchi merletti, Il magnifico scherzo e dimmi che so’ brutti. Se sei intellettuale devi aspettare che sia morto il maggior numero di gente possibile, prima di dire che ‘na cosa ti piace. La critica non “rivaluta”, ammette che una roba è bella solo quando il popolo inizia a snobbarla. Prima è degradante. Ti fa sembra’ banale.

C’è altro che vuole aggiungere?
Le citazioni. Non te dimentica’ le citazioni. Se una cosa non è mai stata fatta prima allora non si può fare mai, quindi o metti le citazioni e te pari il culo, o vai allo sbaraglio. Alla brutta metti un personaggio sedicenne appassionato di film della golden era.

Il giornalista ringrazia e se ne va.