Nell’ufficio del Cremlino scoprono il motivo dell’improvvisa reazione compatta della NATO

Nell’ufficio del Cremlino scoprono il motivo dell’improvvisa reazione compatta della NATO

«DOVEVA ESSERE UNA GUERRA LAMPO!» urla Putin, sfasciando l’ufficio «A QUEST’ORA DOVEVO PASSEGGIARE PER KIEV GIOCANDO A BOCCE CON LA TESTA DI ZELENSKY!»

Il ministro della difesa, generale Kasparov, sta a testa bassa, mentre Putin distrugge l’ufficio usando la bandiera russa come una mazza. Dopo aver fracassato un mappamondo, due portatili e un ritratto di Lenin, lancia la bandiera contro la finestra blindata e crolla a sedere: «Qui fuori è pieno di ragazzini che frignano. Ho i gerarchi incazzati che non possono andare sul lago di Como. In Internet trovo solo gente che mi schifa e mi deride, mentre Zelensky ogni volta che parla sembra l’eroe di un film anni ’80. M’è arrivata persino la delegazione delle puttane incazzate perché non pigliano più soldi su OnlyFans. E PERCHÈ CAZZO accendo la TV per guardare il telegiornale e trovo punkabbestia ucraini che cantano It’s my life con la fisarmonica da settantadue ore? Me lo spieghi?»

mai har iz laik a brokin aiueiiiiii

«Sono quelli di Anonymous» dice il generale, con un sospiro.
Putin crolla sulla sedia: «Kasparov, ma cosa succede? Doveva essere una roba facile come con la Georgia o la Crimea. Perché l’Europa s’è svegliata coesa, così di botto? Eppure con i meme per ritardati abbiamo fatto un lavoro eccezionale. Li abbiamo persino convinti che il vaccino era una cosa di sinistra. Dovevano essere dalla nostra parte.»

«Posso essere sincero?»
«Ma certo, le miniere della Siberia pullulano di persone sincere.»

«Allora non saprei.»
«Già, è un mistero. Torniamo alle operazioni. Perché non abbiamo ancora sfondato?»
«Guardi, le dico solo che non riusciamo a trovare gli obiettivi. Google maps non funziona. Dentro i blindati i cellulari non prendono, ma tanto fuori ci sono problemi con l’operatore. Nel 2022 nessun ventenne possiede una mappa stradale né la sa leggere, quindi siamo costretti a basarsi sui cartelli stradali. Ma sono già stati vandalizzati o imputtanati apposta, perciò i nostri uomini vagano nel nulla finché finiscono la benzina. A quel punto…»

Putin socchiude gli occhi: «… a quel punto cosa? Continui.»
«Bè, arrivano gli zingari, presidente.»
«Gli…?»
«Gli zingari. Ci rubano tutto. Armi, munizioni, camion, blindati, hanno iniziato a rubare persino i carri armati. Se li portano via coi trattori. Poi c’è il problema che i nostri soldati combattono pena la fucilazione, ma di base li abbiamo mandati al fronte raccontandogli un mare di cazzate e pagandoli pochissimo. Dall’altra parte abbiamo cittadini ucraini motivatissimi. Studenti e casalinghe a cui abbiamo bombardato casa che combattono per scelta. Poi immagini cosa succede a un ragazzino di vent’anni che si trova di colpo davanti alle ucraine, le uniche donne al mondo con il buco del culo rosa e morbido come un marshmellow.»

«Quelle hanno il…?»
«Tantissimo.»

Putin si passa una mano sui pochi capelli rimasti. Ha settant’anni, la prostata grossa come una pallina da golf e l’uccello in disarmo da vent’anni. Ripensa a quando mise una manciata di rubli in mano a tre ragazzini con un computer. Anni. Decenni di lavoro e investimenti per corrompere la NATO dall’interno, una stronzata dopo l’altra, facendo in modo che destra e sinistra si polarizzassero in posizioni indifendibili l’un l’altro in un tripudio di instabilità e odio fratricida. Anni di chirurgia plastica e paranoie, di miliardi versati nelle tasche di oligarchi che adesso gli telefonano incazzati per le sanzioni. Anni a fare show per sedurre gli occidentali sprovvisti di figure paterne, per affascinare intellettuali frustrate e capitalizzare la rabbia dei codardi. Anni di palle, invenzioni, improvvisazioni, imprevisti, incluso quel coglione di Yuri che aveva cambiato bandiera ed era corso a spiattellare tutti i piani a lungo termine già nel 1985. E adesso che poteva sognare di ricostituire i confini dell’URSS, saltava fuori…

«Ma rosa rosa?» fa Putin.
«Presidente, guardi lei stesso» dice Kasparov, allungandogli il cellulare.
Putin sbircia, poi scuote la testa: «Vabbè, ormai è fatta. Metto in allerta le nucleari.»
«Ma per cosa? Poi cosa governiamo? Al posto dell’Ucraina ci troveremmo un ampio parcheggio pieno di cadaveri e trenta minuti prima che ci piovano in testa nucleari americane, francesi, inglesi, forse pure israeliane. Oppure l’intera razza umana ci attacca in massa da ogni parte, tranne i nordcoreani. Diventiamo come Dune, Cristo. Se invece restiamo lì a smitragliare ucraini, sarà la nostra Belfast. Decenni di attentati, guerriglia urbana e figli che rientrano in casse di legno con gli AN-124. Ed evito di parlare dei costi mostruosi, con la nostra economia che deve importare pure i preservativi.»

«Senti, è solo che non volevo la NATO ai confini.»

«Ma se l’Ucraina diventava Russia, avevamo lo stesso la NATO al confine.»
«HAHAHAHA FIGA SERGEI C’HAI RAGIONE HAHAHAHA»

«Bè, quindi cosa proponi?» dice Putin.
«Senta, lei è vecchio decrepito e s’è autoconvinto della propaganda machista che spaccia da anni. Non le è bastata la figura di merda col Polonio, non le è bastata la figura di merda con le spie che spiattellano tutto al telefono, la figura di merda delle spie che avvelenano per sbaglio e poi, sgamate, dicono che sono appassionati di architettura

«Hahaha, c’è la famosa cattedrale di Salesbury…»

«… non le è bastata la figura di merda dell’intera classe dell’FSB che si fa i video autocelebrativi su Youtube a volto scoperto, adesso ha mostrato anche che si fa rubare i carri armati dagli zingari.»

«Dunque cosa suggerisce?»
«Dica ai diplomatici di tirarsela un po’ e poi accetti la tregua. L’Ucraina resta neutrale, riconosce la Crimea come russa, fine. Conclude la sua carriera con qualche centinaio di morti e la dimostrazione che lei è uno che fa sul serio. Fine. Per quanto possiamo campare con le sanzioni? Essù, manco abbiamo i soldi per la benzina.»

«Ci penso. Intanto fammi rivedere un attimo la foto.»