La morte cammina sulla pista ciclabile

La morte cammina sulla pista ciclabile

Ore 17, si torna a casa. La pista ciclabile accoglie la mia scassata mauntainbaic mentre senza mani mi godo il venticello che mi asciuga il sudore. Sgambetto veloce. La donna elefante esce dal caseggiato, non guarda né a destra né a sinistra. I miei riflessi sono buoni. I freni no. Mi attacco alle manopole, calcolo che non ce la faccio, la schivo di un pelo. Non finisco di pensare “taci che m’è andata di cu” quando esce la donna ragno. Totalmente schermata dall’obesa, la donna ragno ha il fisico che tutti gli uomini idioti sognano, ovvero un culettino secco da terzo mondo, le ossa in bella vista ed il peso di una bambina.

La centro in pieno, non posso evitarla, son già in sterzata.

Il ragnetto vola per aria, finisce a terra. Mollo la bici, corro a vedere come sta: jeans sbragati sul ginocchio. Occhiali rotti. Stop. Però la donna ragno ha evidenti problemi di mente. E’ per terra rannicchiata in posizione fetale, piange e dice “lasciami stare, non farmi del male”. Mi avvicino, mi chino, le chiedo come sta.

«Uuuuuh uuuuuh» piange.

Poi all’improvviso ha un fremito, scatta in piedi e mi dice «Benissimo, stia tranquillo.»

La grassona impazzisce. Comincia a urlare NOOO AAAARGH NOOOO FRANCA COSA FAI, STAI GIU’ CHE CHIAMIAMO LA POLIZIA, I VIGILI E L’AMBULANZA! STAI GIU’! GIU’, TI DICO, GIU’! FORSE TI SEI ROTTA LA SCHIENA, VERO?

Sia io che il ragno ci giriamo a guardarla. Alle mie spalle sento un tonfo. Il ragno si è accasciato e dice che le fa male la schiena. Mi agito, chiamo l’ambulanza mentre la grassona mi insulta sbraitando. Attorno si crea una piccola folla di curiosi.

«Pronto intervento.»
«Buongiorno, sono *assassino!* Nebo, ho investito un pedone con la bicicletta, siam qui in via cappuccina, può mandare qualcuno? *Bestia! Mostro!*»
«Certo. Condizioni del ferito?»
«*glione di merda! Come cazzo guidi, stronzo?!* Ma guardi, stava in piedi, io vedo un paio di jeans scuciti e un paio di occhiali rotti, però non sono un medico *la polizia! La polizia, bisogna chiamare!*»
«Va bene, arriviamo.»
Metto giù.

Mi giro, vedo il ragno che confabula fitto con la grassona. La grassona si gira a guardarmi:

«Hai chiamato la polizia, assassino?»
«No, no, ora faccio.»

Chiamo. Nel frattempo il ragno e la grassona si sono calmate entrambe, e ridacchiano tra loro. Arriva l’ambulanza, il ragnetto le va incontro.

«Dov’è il ferito?» domanda l’infermiere.
«Ehe.. sono io» dice imbarazzata il ragnetto.
L’infermiere la squadra.

«Signorina, cosa si è fatta?»
«Mi hanno investita.»
«Con cosa?»
«Una bicicletta, la mia» dico facendomi avanti.
«E dov’è ferita?»
«Eh, qui» indica il ginocchio.

L’infermiere la fa sedere, guarda: «Ciò, qua servaria un calzolaio, no n’infermièr» risponde.
Il ragnetto è incerto, arriva la grassona: «Pretendiamo delle lastre, potrebbe essersi rotta qualcosa.»
«Non si direbbe.»
«CI PORTI AL PRONTO SOCCORSO! PRETENDIAMO DI
«Vabenevabenevabene, montate. Lei» dice rivolto a me «ci raggiunge in ospedale da solo.»

Annuisco. E io che volevo solo farmi una doccia, và che la vita è una cosa meravigliosa. Arrivo in ospedale che lei è dentro a farsi lastre e cotillon. Esce, mi dice che non ha niente, ci scambiamo i cellulari. Torno a casa alle sette e mezza quando trilla. E’ lei. Dice che ha parlato con la sua collega e ha deciso di denunciarmi.

«? Ma per cosa?»
«Per…» silenzio, confabula «lesioni… aggravate.»
«Quali lesioni?»

Rumori, il telefono viene strappato di mano ed è il ritorno della grassona che urla che vogliono soldi, poi mette giù. Mi richiamano. Butto giù il telefono io. Richiamano ancora. Metto giù e spengo il telefono. Vado in commissariato per fare la controdenuncia, è tardi, devo tornare domattina. Certo che il caldo alla gente fa male.