E’ uscito in edicola Orfani, il nuovo fumetto della Bonelli concepito e realizzato da Roberto Recchioni. E’ scorrevole, ha disegni fichissimi e colori da orgasmo retinico. Soprattutto, è qualcosa di nuovo. Da quel poco che ne capisco, le ultime produzioni della Bonelli erano maldestri tentativi di fare Tex gggiovane. Orfani m’è piaciuto subito perché non vuole cercare di piacere. Non coccola i lettori di Tex, non racconta storielle dell’orrore per spompinare quelli di Dylan Dog. Si presenta dicendo “questo sono io, sul west e su craven road ci cago sopra, vaffanculo”.
Il che, ammetterete, è un inizio interessante.
E’ ambientata nel futuro post invasione aliena e si divide in due tronconi, passato e presente. Nel passato vediamo un’apocalisse, dei soldati che tirano fuori dalle macerie dei ragazzini e li mettono in un programma d’addestramento intensivo. Nel presente, i ragazzini sono cresciuti e spaccano il culo agli alieni in una task force speciale chiamata, appunto, “Orfani”. Il loro motto è che non fanno arte, fanno cadaveri e in effetti ce ne sono una marea.
Ho iniziato a leggere Tex da piccolo. Essendoci tutta la collezione in casa me lo leggeva mio padre, tenendomi in braccio e partendo dal primo numero. Io guardavo le figure e lui recitava le battute. Poi sono cresciuto e lo leggevo per i fatti miei, parlando con lui dell’ultima puntata. Quando è morto ho smesso di comprarlo. L’ultimo numero è del gennaio 2013, e in sostanza definisce tutta la mia vita col mio vecchio. Sarebbe fico che un giorno mio figlio si sieda sulle mie ginocchia chiedendomi di leggergli il primo albo di Orfani. Del resto dubito un bambino nato nel 2020 si possa appassionare ai cowboy, o forse lo spero.
Dateci una letta, o regalatelo a vostro figlio.
Anche a vostra figlia, se legge Twilight. Magari si sveglia fuori.