Non dobbiamo accontentarci di queste zoccole

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Alcuni di voi si sono chiesti che fine hanno fatto le tette nell’header, altri hanno chiesto se sto male, altri non hanno capito di cosa cazzo si parli perché mi leggono dal cellulare e non gliene cala nulla. Potrei rispondere a peti, ma siccome non sono una youtuber isterica che parla come i modem del 1990 provo a spiegarvi che succede.

Nel 2007 un blog con le zozze in header spiazzava, allontanava i seriosi, divertiva e infastidiva i passanti. Oggi anche l’ultimo degli sfigati inserisce porno nel proprio blog/tumblr/twitter/facebook per elemosinare click o, più spesso, per nascondere la mancanza di contenuti e idee. Le tette e i culi oggi fanno parte del paesaggio. Il Fatto quotidiano campa di racconti pedopornografici. Qualunque sito online nella colonna di destra ha un ammiccamento sessuale. Dagospia trasuda pornodive. Persino i cartacei, oggi, col culo di Kim Kardashian fanno copertine che una volta vedevi solo su riviste tipo Excelsior. Milioni di filmati su youtube hanno come fotogramma di presentazione la solita maggiorata che non c’entra una madonna; clicchi arrapatissimo e trovi un hipster che farnetica la sua opinione su qualcosa di cui non frega un cazzo a nessuno. Vecchie VIP tipo Alba Parietti organizzano capezzolate “per sbaglio” pur di restare nei gossip. I social sono pieni di sgallettate de gnente che postano culi e tette con filtri vintage atteggiandosi a donne trasgressive. Le femen. La “sensibilizzazione sul cancro al seno”. Trovare Miley con un reggiseno o in una posizione diversa dalla pecorina è difficilissimo. Agli MTV music awards pare la sfilata Brazzers. I videoclip son così pieni di culi che ormai riconosco le cantanti da quello e non dalla faccia.

Figo? Certo.
Però che palle.

I social sono diventati l’equivalente del porno amatoriale: tutti hanno due tette e uno smartphone, tutti lo usano e inondano la rete di obese in bianco e nero e panzette pelose. Perché scontornare porno, quando in Internet è difficile trovare donne vestite? Ho fatto un header con una tizia che faceva un pompino in discoteca tra oceani di droga e tutti hanno reagito facendo spallucce e una risata.

Il che è male.

Ho deciso che mentre i contenuti non cambieranno di una virgola, la grafica va rivoluzionata. Mi manca quell’hating istintivo di chi arrivava e sparava a zero basandosi sull’apparenza. L’ultima soddisfazione me l’ha data il direttore di Giornalettismo (OH NOES LE GIF PORNE SEI PERVERSO NN MI ABBASSO AL TUO LIV!!!), ma è un vecchio democristiano, non fa testo. Così mi sono chiesto cos’è che oggi nei siti non si trova manco a coltellate perché da’ fastidio a pelle. Cos’è veramente raro e trasgressivo, oggi?

 

La grande bellezza.
O per essere più precisi, il lusso.

Oggetti, paesaggi, case, barche, macchine, donne, vestiti. Il lusso sfacciato è fuori target – chi campa bene non cazzeggia in Internet, e men che meno legge il blog di uno spiantato – ed è fuori luogo. Fa pretenzioso, arrogante, evoca il berlusconismo. Tira fuori l’odio in un mondo dove siamo tutti con la divisa jeans, felpa, piumino, scarpe da ginnastica, filmatino amatoriale nello smartphone e morosa taglia 44. Quindi si cambia. Questo blog ha bisogno di insulti, hating, gente incazzata per le parodie, i NNTILEGGEROMAIPIU, “mi hai deluso”, moralisti e bacchettoni che appena vedranno l’header daranno fiato ai tromboni. Perciò fanculo ‘ste zoccole Brazzers, fanculo la birra calda in spiaggia pubblica, le code da rimbalzati in drogatoi di basso conio e le obese in perizoma. Se posso mettere Amy Anderssen, posso mettere Adriana Lima. Tanto resto sempre un protodisoccupato, che mi frega? E’ figo cambiare per restare sè stessi e, di buono, c’è che potrete leggere più facilmente i post in ufficio e linkarli alla vostra zietta.

 

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O più probabilmente, no.