Cinque e mezza, esco dal palazzone. Goccioline di sangue sul marciapiede mi guidano a una siringa. Alla fermata noto una macchina col finestrino rattoppato dal nastro adesivo. L’asfalto è dissestato da una ventina d’anni. Dal boschetto alle mie spalle proviene un fruscìo, è un tossico accovacciato nell’aiuola coi pantaloni calati.
«Minchia frateeeee» geme.
Segue zbrof che diventa quaaaark, poi una colonna di vapore sale pigra nell’aria frizzante della mattina. Arriva l’autobus. Il tossico scatta in piedi tirandosi su le braghe, barcolla e sviene sui propri escrementi mugolando oh nooo. Le porte del mezzo si aprono su una muraglia di piumini neri. Permesso, scusi, mi spiace, permesso, dove vuoi che vada, si ma ce l’ha il biglietto, signora non arrivo, il piede, ahia, quei brutti cadaveri, ah ma c’ha ragione Bossi, permesso, scende? Ma lavatevi, Cristo! Ce l’ha con me? Vergogna! È il controllore, quello? No è della sicurezza di COIN. Chi mi tocca il culo?
Dai vetri appannati vedo scorrere immondizia bruciata, muri lerci, sedie di plastica dove di notte lavorano travestiti ecuadoregni, prostitute somale, spacciato
«E gli zingheri, ce lo scriva, gli zingheri col campo profughi albanese che gli rubano il lavoro» dice una signora col cappottone in collo di volpe anni ’90.
Scendo per far salire gente. Non riesco a risalire.
Vado a piedi.
Nelle tabaccherie, vecchie e badanti grattano schedine come rosari. Entro in farmacia. Plotoni aspettano la distribuzione dell’ostia chiamata Minias, Solian, Valium, Ansiolin, Tavor, Zoloft, Xanax, Rivotril e una falange di roba che finisce in “zpam”.
«È la mia stampella» spiega un uomo «ne prendo 13-18 goccine al mattino.»
Da vent’anni, aggiunge.
Quando lo stampellato se ne va, dietro al banco vedo lei.
La neolaureata dottoressa Veronica Lazzari. Bionda, occhi verdi, vita stretta e due poppe che mettono a durissima prova i bottoni del suo camice e della mia cerniera lampo. È una di quelle donne che vedi nei sogni, mentre scende da una Bugatti Atlantic sulla ghiaia di una villa del 1900. Domanda cosa desidero con un sorriso che ricorda giardini in primavera e tende di lino. Devo assolutamente troncarglielo nel culo, ma non posso approcciarla lì. Devo prepare il giusto habitat. Spianare la strada. Rendere la penetrazione un’opzione verosimile.
Compro il deodorante della Vichy come nulla fosse, ringrazio, esco e vado a lavorare. Al bar della stazione indosso la divisa e mi preparo a ricevere l’orda di viaggiatori. È una settimana che la mattina lavoro qui e il pomeriggio in cantiere a Marghera. Accendo la radio e cerco una stazione decente, sovrappensiero.
ema di smentita che la ripresa economica inizierà nella seconda metà del 2009 chsssh nel primo trimestre 2010 chssh a metà 2010 chsssh all’inizio del 2011 chsssh a fine 2011 chsssh nella prima metà del 2012 chsssh verso fine 2012 chsssh
Le donne sono emotive, non logiche. Abbiamo la tendenza a pensare gli piacciano soldi, muscoli e begli oggetti per lo stesso motivo per cui piacciono a noi. Non è affatto così. Alle donne piace ciò che è evocativo. Il motivo principale per cui “non hanno niente da mettersi” con l’armadio pieno non è che schifano quello che c’è dentro: è che schifano com’è presentato. Prendi la stessa roba e disponila bene: si vestirà felice.
primo trimestre 2013 chsssh a metà 2013 chsssh a fine 2013 chsssh a inizio 2014 chsssh metà 2014, chsssh fine 2014, chsssh tra 2014 e 2015 chsssh nel 2015 chsssh arriverà del tutto nel 2016.
Perché adorano il letto a baldacchino? Ci dormono nello stesso modo di uno Ikea, ma il baldacchino evoca una vita da principessa. Perché adorano le scarpe coi tacchi, se poi non le mettono? Perché evocano le occasioni in cui indossarle. Con le donne, sui 100 metri, lo stile batte i soldi. Alzarsi quando si alza, togliersi il cappello e aprirle la porta dell’auto ti fanno guadagnare 10 metri. Saper declinare i congiuntivi altri 10. Avere scarpe pulite altri 10. Se sei bravo e hai un minimo di culo, ce la fai. Poi oh, se vivi in un garage subaffittato come me non hai speranze d’amore.
Ma almeno trombi.
ZZZWHla ripresa economica inizierà nel 2017 e i soldi usciranno dai tombin
Spengo.
Ho un’idea.
«No, abbia pazienza» dice un ragazzo «a me interessava sapere quando ci sarà la ripresa economica.»
Riaccendo.
«Chssshla ripresa inizierà nel 2028.»
«A posto, grazie.»
Spengo.
Finito di lavorare galoppo verso il fioraio, domando cosa può farmi.
Apro il portafogli. Ci sono 10 euro.
«Un mazzolin di fiori che vien dalla montagna» risponde.
«E se ci aggiungo due euro?»
«È la svolta.»
«Per favore. Sono per la dotto
«…la dottoressa Lazzari, sì. Immagino.»
«Come lo sa?»
«Guardi, quello devo consegnarlo in farmacia domattina da parte dell’avvocato» dice indicando un geyser di fiori alto due metri «la sfera genkidama dai mille profumi invece è da parte del commercialista, la consegno in pausa pranzo. Nel pomeriggio dovrebbe venire il dottore coi biglietti per l’opera da mettere nella busta.»
«E quanto costano?»
«I fiori? Bah, seicento, settecento euro. Dipende.»
«Ci dev’essere una soluzione che non preveda il malaffare, il reato, la truffa.»
«Bè, nei centri sociali troverà femmine anagraficamente umane dispo
La mia bestemmia fa crollare il monastero di santo Stefano protomartire, venti carmelitane trapassano, il Papa ha un lieve giramento di capo, sull’Everest odono un’empia voce e nel sud Dakota si registrano morìe di conigli.
Anche oggi si scopa domani.
Salgo in autobus. Mi lascio alle spalle il centro, osservo sfilare giovani depressi, adulti farmacotossici, vecchi rancorosi, volti deformati da quell’odio strano e sinistro che abbiamo qui, tra sirene delle fabbriche e fischi di treni, dove l’italiano è considerata una seconda lingua e la speranza è la bottega dei genitori. Magari un giorno dimenticherò tutto e diventerò uno di quelli nostalgici che sogna di tornare ad avere vent’anni.
Per ora no.