Ma che cazzo, Flycat.




L’hiphop italiano ha avuto momenti d’oro. Gente che prendeva in mano un microfono e creava perle assolute che ancora oggi, a riascoltarle, non puoi fare a meno di percepire il talento mostruoso di cui erano dotati.


Radical StuffGet down (vi prego di notare Kaos nella seconda strofa)
Colle der fomentoSolo hardcore (Danno, santo Dio)
Neffa e i messaggeri della DopaAspettando il sole (forse il pezzo più bello mai creato in Italia)
Frankie Hi NRGAutodafè (tutto l’album è un capolavoro)
Articolo 31Strade di città (alcune rime fanno smascellare ancora oggi)
Kaos 1Cose preziose (la canzone d’amore più bella del mondo)
La FamigliaOdissea (ho sempre compatito quelli che sentono il suono dei mandolini senza essere italiani)
Chief e sociR.A.W. (con Phase 2 che vi prego)

Avendo fatto rap per 12 anni alcuni li ho conosciuti di persona. Memorabile fu quando Mondo Marcio (che tra l’altro è alto tipo due metri) allo Sherwood festival mi scambiò per Primo dei Cor Veleno e corse a congratularsi con me per il nuovo album, per il concerto, per quanto avessi spaccato tutto. Siccome io avevo fatto un nuovo album e avevo anche fatto un bel concerto impiegai dieci minuti buoni per capire che aveva sbagliato persona.

-Te lo devo dire, uomo – disse dopo avermi pregato di chiamarlo “Marcello” – Le guardie, i pompieri e l’ambulanza è un pezzo fighissimo –
-Sì, è vero, Primo in quest’album ha dato il meglio –

Lui crede che io parli di me in terza persona.








-Ma Squarta – prosegue – quanto c’ha messo a fare la base? –
-Oh bella frà – dice Primo, passando.

Marcello lo ignora.

-Guarda che Primo t’ha salutato – dico.
-Ma – annaspa Mondo Marcio detto Marcello – ma come, quello è Primo? –
-Eh sì –
-Ma allora tu chi sei? –
-Nebo. Dei Genoma –
Mondo Marcio sbianca, si gira e se ne va.

-Comunque anch’io ho fatto un album bellissimo, eh Marcello? – grido -Marcello, vieni qui, voglio fartelo ascoltare, non vuoi sapere di giochi erotici con il salame, Marcello? –

A quanto pare no. Oggi avrei simulato un accento romano, avrei acceso l’iphone per registrare la conversazione e poi l’avrei messa nel prossimo disco. Ma avevo un’altra testa. Capii che la nuova scuola stava diventando qualcosa di diverso e che, come Darwin insegna, dovevo adattarmi o estinguermi. Oggi sono qui col Dodo e la tigre dai denti a sciabola e vi dico, non è una brutta vita.
La scena hiphop è morta?
Tutt’altro.






Tra i miei preferito spicca Salmo Le Bon. L’ho scoperto nel featuring con Bassi Maestro. La sua strofa è un tale capolavoro di matematica, stilistica, potenza e genio che vale la pena ascoltarla. Ha scritto pezzi narrativi spettacolari come Joko ono e, per me, è uno dei nomi più interessanti dell’hiphop nostrano. Lo segue Fedez, ‘sto ragazzino che ha uno stile tutto suo, se ne frega degli sputi e ha quell’autoironia che ai miei tempi mancava. Eccolo qui.

A cercare, il rap italiano è ancora vivo, vegeto e fresco. Ha cambiato stile e musicalità, si è evoluto e come tutte le evoluzioni, non sempre vengono apprezzate o capite. I Power Francers sono nati da quel brodo e ora spopolano. Il fatto che siano andati in una direzione diversa da quella che ci aspettavamo non significa che abbia sbagliato strada, significa che noi, classe di mezzo, avevamo sbagliato a prevederne la traiettoria.

Che ne è di quelli che non si sono adattati, ma nemmeno hanno avuto il buongusto di estinguersi? Oh, beh. Jax dopo essere collassato mentalmente e aver tentato di emulare Vasco Rossi con atroci risultati ha iniziato a mettersi lo smalto e il rimmel, poi si è autoproclamato opinionista e ha messo in rima Beppegrillo.it, finendo a fare featuring con gli 883 in canzoni che grondano sfiga da tutte le parti in un’orgia di riciclati, raccomandati, imbucati, falliti con atteggiamenti Briatoreschi, tutti a cantare “com’era bello il passato”.

DJ Gruff non voglio parlarne.
Quando uscì questa farneticazione capii che era finito tutto il finibile.

Fabri Fibra a quanto pare s’è scopato Lea di Leo e le ha passato l’epatite. Una splendida e geniale metafora che gli perdona tutti i dischi che ha sfornato dopo Mr.Simpatia.


Poi c’è Flycat.































YO.


“Chi cazzo è Flycat”, direte voi.
Secondo wikipedia si tratta di un “riconosciuto personaggio di spicco del panorama Hip Hop/Spray Art internazionale”.

E’ per questo che non sapete chi è.

“La forte carica emotiva che ha sempre contraddistinto Flycat lo ha portato al di là di quelli che possono essere gli schemi pre-definiti della Graffiti Art, collaborando con diversi artisti appartenenti ad altrettanti diversi modi di “creare”, spaziando così dalla fotografia alla grafica, dalla musica alla poesia, al giornalismo, dal design alla video-art e alla moda”.


Chissà chi ha compilato questa pagina. In realtà Flycat è un tizio brutto in maniera assurda che è diventato amico di tutti e s’è riciclato in vari modi sfornando persino un disco. E’ uno di quelli della vera vecchia scuola, ossia si prende troppo sul serio, se la tira come se fosse un senatore, è fermamente convinto di essere un genio e nel complesso pare la parodia di Ali G.



Lui blogga per il Darfur.
Che fine ha fatto? Ha fatto un nuovo videoclip, featuring Sara Tommasi. Se avete ascoltato i rapper precedenti ora potete godere di questo immenso capolavoro e trovare contemporaneamente la risposta alla domanda “è vero che la vecchia scuola era meglio della nuova?”

Ma che cazzo, Flycat.
Ma che cazzo.