Le perle ai porci costano maledettamente



Ti voglio bene. No, sul serio, credo di essere prossimo all’ innamoramento. Principalmente perché sei un essere delizioso che riesce nel difficile intento di rispettare il mio mondo, capirlo senza tentare di sconvolgerlo, lo accarezzi appena. E poi riesci a convivere con la totale instabilità della mia vita, non è cosa da poco. Tuttavia, quando mi presentano davanti un piatto nero quadrato lucido preparato secondo la ricetta della nouvelle cusine più esclusiva francese rivisitata da un cuoco mais chic che me lo serve con sottofondo di violini zigani e tintinnanti campanellini d’argento io non vedo quello che vedi tu. 

Vedo tre carotine lesse che costano 35 euro. 

Certo, saranno cucinate secondo un’arcana ricetta rinvenuta nella biblioteca d’Alessandria da un cuoco bizantino, il piatto è bellissimo, la clientela è strepitosa, le posate sono fatte da un famoso designer norvegese, l’illuminazione è splendida. Ma sono tre carotine lesse che costano 35 euro e io mi cago il cazzo tremendamente, tesoro, sapendo che con la stessa cifra ci sfondiamo il ventre fino a svenire in una trattoria a base di tagliatelle al ragù, cabernet, costata che ancora muggisce, patate al forno, dolce, caffè, ammazzacaffè e animali morti. 

Eccomi allora a perdermi nei tuoi occhi immaginando un’intera mandria sterminata, un’ecatombe, una carneficina, sangue dappertutto ed io al centro lordo di sangue con la lancia in mano che sbrano le costole di un vitello col grasso che ancora frigge dalla sua martoriata carcassa e CIOCK, CIOCK, CIOCK, a colpi di mannaia trancio le cartilagini ed addento uno stinco, mando giù tutto tracannando una Moretti, alzo le braccia al cielo agitando i miseri resti e urlo “YAAA-HAAA, ORA NEBO VUOLE FICA”. Ma ci sono violini zigani, siamo circondati da checche, la guardarobiera mi ha ciulato le sigarette, il cameriere mi sta sui coglioni ed io, luce dei miei occhi, in questi pantaloni sto per ficcarmi il cazzo nel culo. Capisco di non poterti dire tutto questo. 



– Bè?! Com’è? Ti piace? –
– Hmm.. Molto?
– Lo dici come se fosse una domanda.
Ustia.

– Come fa a non piacermi un posto così?
– Ah, allora lo vedi che pure i rapper apprezzano le cose belle! Pensa che questo posto l’ha scoperto una mia amica che era venuta qui portata dal suo rag


Bene, ora posso rilassarmi per dieci-quindici minuti sbirciando moderatamente la tua scollatura e facendo un breve calcolo geografico su quale sarà il baracchino che assalterò per nutrirmi. Vincono di poco i rumeni a Marghera, hamburger, verdure alla piastra, cipolla e formaggio. Oddio, aspetta… magari stasera è la volta buona, sondiamo il terreno: 

– Cos’è che fai domattina? –
– Viene mia mamma a darmi una mano coi mobili –

Fiuuu, salvo.