La vera trama de Lo Hobbit

Ognuno ha i simboli fallici che si merita.



Dei nani vivono in una miniera dove la temperatura sfiora i -50°, non esistono né donne né luce del sole e gli uomini passano le giornate a picconare la roccia. Un giorno arriva un drago, gli scassa il culo e si stabilisce lì. La metafora della donna è tremenda. I nani diventano esuli. Incontrano Voldemort sotto steroidi che parla come i selvaggi di Avatar, di John Carter o di Jersey Shore: ringhia, urla, indica e muove molto le possenti spalle. Cavalca lupi mannari che ringhiano di continuo. Comanda un esercito di mostri il cui scopo è essere cattivi. Spaccano il culo ai nani e loro continuano a fare i profughi frignanti.

Interessantissimo, no?
I nani sono i Palestinesi del fantasy.

La Contea è come Topolinia: non piove mai, nessuno chiava, tutti sono zii o nipoti e nessuno lavora. La gente si definisce “semplice e laboriosa”, ma di quelli che conosciamo nessuno fa un cazzo dalla mattina alla sera. Dopotutto si lavora e si fatica per il pane e per la fica e nella Contea, così come nelle miniere dei nani, l’utero si è estinto. Bilbo Baggins è un uomo di mezz’età che passa le giornate a chiacchierare con il suo effemminato nipote finché un vecchio spilungone appare alla sua porta.

-Buonasera – dice Bilbo, intimidito.
-Nel senso che è una buona giornata per te, che speri lo sia per me o che stai avendo una buona giornata?-
-Non compro niente-

-Bilbo, non mi riconosci?! Sono Gandalf! Il tizio dei fuochi artificiali!-
-Non compro niente lo stesso-
-Hai voglia di un’avventura?-

Una persona normale domanderebbe “di che tipo”, “in che senso”, “dove”, “con chi”, “perché”, “quando”, “mi pagate”, “c’è il free bar” ma soprattutto “c’è figa”. Bilbo scuote la testa e si barrica in casa. Gandalf gli incide “stronzo chi legge” sulla porta e se ne va. La sera si presentano tredici zingari vecchi, obesi e affetti dalle più disparate patologie.

-Ciao, io sono Ptarr figlio di Troll-
-Ciao, io sono Grwad figlio di Brnz-
-Ciao, io sono Kmal figlio di Krall-
-I vostri genitori hanno ruttato per tutto il battesimo? –

-Ciao, io sono Chralgh figlio di Beeurp –
-Io sono Mrwzgr figlio di Gloork –
-Ciao, noi due siamo Fuck e Fiko – dicono due nani, tenendosi per mano.


“E facciamo la donna a turno”



I tredici profughi gli entrano in casa e razziano la dispensa in un fiorire di rutti, scorregge e facce buffe. Bilbo invece di chiamare aiuto o percuoterli con un ciocco di legno rimane in disparte. Per ultimo si presenta un tizio con lo sguardo da psicopatico e l’eyeliner. Tutti gli straccioni si intesiscono: è Thorin, il figlio di Hamas, Re dei nani.



Quell‘Hamas.



Si siede in disparte, silenzioso e misterioso. Passa la serata a lanciare occhiate di superiorità e disapprovazione interpretando l’imbecille che alle feste fa tappezzeria con l’aria del tenebroso sperando di fare colpo. Nella vita reale finisce a seghe, in questo mondo è un Re temuto e rispettato.

-E così lei sarebbe lo scassinatore – gongola uno rivolgendosi a Bilbo.
-Guardi, a violazione di domicilio e rapina a mano armata aggiungo anche diffamazione, non ci metto niente-
-Haha, lei non sembra uno scassinatore. Sa combattere, almeno? –
-No, altrimenti vi avrei già buttati fuori-
-Ed è pronto per l’avventura? –
-MA QUALE AVVENTURA, LA FOCOMELIADE? AVETE SBAGLIATO CASA, IMBECILLI!-
-Ora canteremo una canzoncina-

I nani cominciano a ballare e cantare coglionando Bilbo. Gandalf ride. Tutti ridono, a parte il figlio di Hamas che da seduto guarda tutti così.

“Non pensate alla nostra patria? Ai nostri fratelli?”


-Bravi, ora fuori da casa mia – dice Bilbo.
-No, aspetti, firmi questo contratto. Dice che ha diritto al 14% della refurtiva e che non garantiamo per la sua incolumità-
-Ma vaffanculo-
-Ve lo dicevo che non ci serviva a niente- dice il figlio di Hamas.
-Ecco, appunto- annuisce Bilbo -potete andare-
-Prima canteremo un’altra canzoncina, questa volta seria-
-Aspetta, è seria seria che tipo ci si tocca i coglioni?- domanda il figlio di Hamas.
-Sì, mio signore-
-Allora la canto io-


“Lontano sui nebbiosi monti gelati
In antri oscuri e desolati
Ruggenti pini …”




-…ruggenti pini? – domanda Bilbo.
-E’ una figura retorica- sussurra un nano.
-Che cazzo di figura retorica è “ruggenti pini”?-
-Boh, che il vento tra i pini fa grrr-
-“Grrr”? Il vento s’è ingolfato? Gli diamo una spinta?-
-Guardi, stando al Castiglioni-Mariotti…-
-Il vento soffre di meteorismo? “Ruggenti pini”? Perché non “massi fischierini”? Tanto ormai è ammesso e concesso tutto, in questo sporco mondo di merda –
-Zitti!-

“sulle vette
Nei venti il pianto, nella notte
Il fuoco ardeva, fiamme spargeva
Alberi accesi, torce di luce”


-Bravi, Maria Callas ve lo sgrulla coi denti- completa Bilbo battendo le mani -ora di corsa a fare in culo, marsh-


“Sono molto deluso da te”


I nani si addormentano e Bilbo e va a dormire. Il mattino dopo non li trova, cambia idea senza motivo e li raggiunge.  Del resto se degli zingari ti hanno rapinato e deriso viene spontaneo sacrificare la tua vita per loro. Dopo tre quarti d’ora di nani che scorreggiano segue una ventina di minuti di paesaggi della National Geographic. Il figlio di Hamas peggiora: odia tutti, anche te che stai guardando il film. Gli orchi sono stronzi. I draghi sono merda. Gli elfi sono traditori. Bilbo è inutile. Gandalf è infido. La compagnia è immatura. Non vuole parlare coi maghi. Non vuole accendere il fuoco. Non vuole accamparsi. Non vuole che si chiacchieri. 

-Oh, raga, come butta a patata?- chiede Bilbo.

“Non pensi alla mia patria perduta?”



-Fa niente, fa niente-

La compagnia si divide in tre parti: la maggioranza è composta dall’armata dell’ospizio, un branco di vecchi arteriosclerotici sordi o babbei che fanno sembrare intelligente il biologo di Prometheus. Poi ci sono Gandalf e Hamas che piazzano trombonate da democristiani anni ’50 con tono enfatico. In ultima c’è Bilbo che si guarda attorno con aria spaesata. Questa triade permette momenti di grande cinema tipo Bilbo, avere coraggio significa avere il coraggio di avere coraggio e altra roba da baci perugina. Nessuno accenna l’argomento “donne”, mai. Del resto se i funghi non esistessero non riusciremmo a immaginarli. 

Incontrano tre troll che se li vogliono mangiare, Bilbo si mette a fare scenette divertentissime per una classe di bambini ciechi ed è tutto un fiorire di scorreggie, muco, saliva e faccette buffe. Arriva l’alba, Gandalf li salva spaccando una roccia a martellate, i troll muoiono. Esaltati si mettono a ficcanasare nel bottino e trovano tre delle spade più potenti dell’universo.

-Non è una cosa un pelo forzata, ragazzi?- domanda Bilbo.


“Ricordo ancora i nostri fratelli caduti”



-Vabbè, dicevo, per me stasera piove –

Nel frattempo, un mago che vive da solo nella foresta si tiene degli uccelli sulla testa che gli cacano roba bianca sulla tempia. Le metafore si sprecano. Scopre che nel bosco fatato c’è un negromante che vuole resuscitare i morti. Se la fa sotto, scappa e incontra la compagnia della scorreggia. E’ tutto spaventato, Gandalf gli fa fumare la pipa e il mago fa una faccia buffissima perché, a quanto si capisce, nella pipa di Gandalf c’è ganja! Il cinema scoppia a ridere e io mi guardo sull’iPhone incidenti stradali per tirarmi su di morale. Dopo questa preziosa informazione gli arteriosclerotici finiscono nella città degli elfi. Hamas non è contento, guarda tutti con odio e diffidenza finché c’è il primo vero colpo di scena.

Gandalf … mio Dio, dietro di te!

Cosa? Orchi?




Quando una donna appare in scena si scatena il panico, poi una volta appurato che non è lì per rubare la loro verginità si rilassano e la ignorano. Il capo degli elfi spiega agli sfigoboys che la loro mappa si può leggere solo con la luce della luna di un certo giorno dell’anno.

-Oh, no! Dovremo aspettare qui … con quella roba?-
-Galadriel? E’ una donna, non una roba-
-IIIIH, NON DIRE QUELLA PAROLA!-
-Intendi “donna”?-
-IIIIH-

Fatalità il giorno giusto per leggere le rune è proprio quello. Ci sono le coordinate per tornare in Palestina, loro sono felici e se ne vanno. Gandalf  preferisce rimanere perché sì, ha creato la compagnia, avallato la loro avventura e pianificato il percorso oltre ad averli salvati dai troll e averli messi nei casini, ma ora basta. Che si arrangino. Segue altra raffica di immagini da National geographic, due montagne che fanno a cazzotti con loro sopra, poi finiscono catturati dal popolo più stupido del mondo. Cadono per duecento metri rimbalzando contro speroni di roccia e atterrano in una gabbia senza un graffio. Chi li ha catturati? Chi sono i loro carcerieri?

I grillini.

Immaginate di essere il popolo più numeroso del pianeta che però non sopporta la luce del sole. Praticamente sgomiti per entrare in un forno crematorio, ma vabbé. Crei una caverna enorme e profondissima dove vivere. Per spostarvi da una parte all’altra costruite passerelle larghe un metro, traballanti e insicure che sporgono sopra voragini senza fine. Perché i titoli di studio non valgono niente e quello che fa un ingegnere può farlo benissimo anche Skardi dei Pitura Freska. Posizionate il trono del vostro Re su una di queste passerelle, giusto giusto al limite del precipizio. Sapete come i pirati buttavano in acqua i prigionieri, no? Ecco, decidete di mettere lì il trono.

Geniale, no? E’ l’evoluzione della stupidità. Una volta mettevano il pulsante di autodistruzione in bella vista, oggi mettono direttamente il Re su una trappola mortale. Portano i prigionieri al cospetto del Re, un ciccione che parla un italiano fluente ma governa gozziliardi di analfabeti.

-Ah, degli stronzi della casta! – annuisce il Re -vaffanculo!-
-VAFFANCULO!- gridano gli sgherri.
-QUI UNO VALE UNO, MA UNO COMANDA TUTTI GLI ALTRI!-
-SIIII! W LA DEMOCRAZIA DEL POPOLO!!-

I nani si guardano confusi. Stanno per essere sterminati quando puntualmente arriva Gandalf a salvargli il culo, anche se non si sa come li abbia raggiunti o trovati, ma vabbé. Seguono quindici minuti di orchi e goblin che si tuffano nel vuoto. Magari è una forma di protesta, non si sa. Comunque milioni di persone su una passerella vengono sterminate da dei nani che corrono. Durante il genocidio Bilbo passeggia a cazzo, incontra Gollum, gli frega l’anello e giocano agli indovinelli. Si riunisce al gruppo, fuggono dalla caverna dei grillini e vengono inseguiti da Voldemort palestrato che agita un sacco le possenti spalle. Si arrampicano sugli alberi che crollano sotto il peso dei nani obesi. I lupi mannari fanno per salire anche loro, ma Gandalf tira fuori le pigne al napalm e dà fuoco alla foresta. 

-Scusa, Gandalf, ma ‘ste stronzate non potevi usarle prima? Tipo coi troll?-
-No-
-E tra sessant’anni durante l’assedio di Minas Tirith? Sai, mettevi ‘ste robe sui trabucchi e lanciavi. Mica male-
-Non si può-
-E se montavi sulle aquile bombardando i nemici dall’alto? Tipo gli A-10 in Iraq?-
-Non è possibile, Bilbo-
-Come “non è possibile”, vecchio rincoglionito? Abbiamo pigne incendiarie, spade che spaccano la roccia, pini che ruggiscono e un mondo senza fica ma non possiamo avere un A-10 Thunderbolt?-
-No

Sono comunque circondati e fottuti. Hamas decide di fare il negro, scende dall’albero, sguaina la spada e va incontro a Voldemort in un rallenty che dovrebbe essere epico, se non fosse che l’altro è alto due metri, pesa 100 chili, cavalca un lupo mannaro da 300 ed è incazzato a mostro. Hamas è alto un metro e un telecomando, pesa 40 chili ed è a piedi. Voldemort lo scrocia di botte uso Bud Spencer e tutto sembra perduto, finché Gandalf tira fuori la radio e dice “bravo due zero, bravo due zero, richiesto supporto aereo immediato”. Arrivano le aquile e li portano via.

Il film finisce qui.







Recensione?
Prendete una bottiglia, spaccatela per terra, cospargete il moncherino di benzina e schiantatevela su per il culo con tutta la forza che avete. “Lo Hobbit” è la stessa cosa. Tutto è fatto per essere commercializzato. Ogni cosa, ogni scena, ogni inquadratura più che un film è una reclame. Senti l’odore di plastica dovunque. L’aquilone che brucia nel cielo? Vendibile. I piatti che volano? Li potremo comprare. La canzone? La potremo acquistare su CD e iTunes. Gli interni della casa di Bilbo, i tappeti? Idem. Le spade? Certo. I nemici? Già fatte le action figures. Tutto è studiato e inquadrato perché tu lo possa ammirare, valutare e comprare. Il seguito dei film esiste già, devi solo comprare i biglietti. Comprare i cofanetti con i dietro le quinte, le scene tagliate, le interviste. Non c’è niente, NIENTE di cinema. E’ solo marketing per imbecilli, finto come i cattivi, le grotte, i combattimenti, i giganti, i set. E’ tutto finto dal principio alla fine. I personaggi non esistono. I dialoghi sono atroci. L’evoluzione umana personale è nulla. 

Però c’è il 3D! Hai visto che figo il 3D?!



Non c’è niente da salvare?
Sì. Martin Freeman è un attore straordinario.
Spreme sangue dalle rape, riesce a dare umanità, sentimenti e pensieri a un personaggio piatto come un banco da obitorio. A volte con uno sguardo, a volte con un gesto, è sempre al posto giusto. Dosa ironia e serietà, caparbietà e paura, dubbi e coraggio, frustrazione ed esaltazione. Vederlo sullo schermo è un piacere, l’unico, che ti aiuta a tollerare questa tortura di due ore e quaranta.