In agosto non mi riconosco



E’ agosto quando arriva il brillante gioco di parole “e… state”.


Sui muri delle città appaiono poster che recitano “e(state) a leggere”, “e… state con noi”, “e!state”, “e-state senza zanzare”, “e.. state ballando”. E’ agosto quando almeno una reclame usa “a-a-abbrrrronzatissima” remixata dal remix di un vecchio remix. Nessuno sa di quando sia l’originale, ma si sospetta la cantasse Garibaldi all’ingresso a Bronte. 



E’ agosto quando due su tre videoclip contengono una bionda ferma in coda che apre la portiera e comincia a cantare tra la gente. Camionisti ventenni belli come adoni balleranno sopra autocisterne regalando acqua alle altre automobili. E’ agosto quando i telegiornali dicono che fa più caldo di tre estati fa ma meno caldo di un’estate fa. E’ agosto quando la desertificazione è alle porte assieme ad una nuova glaciazione, avremo inverni sempre più rigidi ed estati sempre più torride. Insomma: non ci saranno più le mezze stagioni. 

Il giorno ti abitua a deliziose mattonate di afa, poi il fresco della sera si trasforma in vento himalayano mentre passeggi con il gelato a fianco della tua dolce metà. E’ un attimo. Gola. Stomaco. Intestino. ORAnnno. Colica.

– Tesoro, tutto bene?
– M’è venut-t-ta in mente una c-c-cosa – balbetti, pensando se sia possibile peto diventi rutto.

La città una rovina in mano ad adolescenti coccolosissimi, anziani che escono dai rifugi a caccia di aria condizionata gratis, albanegromadi che vendono accendini o fanno la questua sempre più incazzati. E poi ci sono i single 30-45. 

Vista la scarsità di passanti e testimoni, i pochi maschi presenti si fanno audaci e tentano di rimorchiare qualunque essere dotato di vagina. Ogni mezzo è concesso; occhiate assassine, fischi, attacchi di tosse, versetti, richiami stile addestratore di cani, sorrisi lubrici, frasi che appena senti pronunciare devi lavarti le mani. Tutto. Uomini di mezz’età che a furia di rate-a-interessi-zero non possono permettersi manco una gita a Burzate inferiore si barricano in casa fingendosi alle Canarie. Così come Ulisse si fece incatenare all’albero, loro strappano la connessione per riuscire a non aggiornare lo status di facebook. Saranno ferie a base di pizza a domicilio, videonoleggio e seghe.

E’ in questa settimana di deserto e noia che scoprono davvero chi sono. Il cervello umano maschile può riadattarsi facilmente alla vita preistorica. L’igiene intima è basata sulla sequenza sega → pisciata → tubi puliti → fine. Il motto è “non serve lavarlo, se continui ad usarlo” e vale per il cazzo come per le tazzine. Dopo quattro giorni di noia e nessun contatto umano si dedicano a scenette divertenti tipo cacare nella lettiera del gatto e ridere osservandolo mentre tenta di seppellirlo.

Li vedi in strada, pere umane dal colorito bianchiccio e calvizie incipiente che deambulano dentro polo larghe da cui emerge la buzza alcolica. Ammiccano alla sedicenne che li indica urlando “ECCO CHI HA NASCOSTO L’ANGURIA”. Si guardano allo specchio nella penombra e si vedono fisicatissimi, poi accendono la luce. Dramma. Fanno l’iscrizione annuale in palestra che fa la promozione estiva, vanno tre volte e poi quella chiude per ferie. Addio. Quando la settimana dopo torneranno in ufficio si ritrasformeranno in impiegati modello.

Ma ora è agosto.