Perché viaggiare è importante



Fino ad una decina di anni fa i ragazzi tra i 18 ed i 29 dovevano fare il servizio di leva. Oggi i ragazzi dai 18 ai 29 devono avere fatto almeno un interrail secondo la diffusa superstizione che viaggiare apra la mente. 

Non è chiaro come, ma in pratica parti per Amsterdam che sei uno stronzo e torni che lo sei un po’ meno. Quali incantesimi operino questa miracolosa metamorfosi non ce lo può dire nemmeno il sito della Ryanair, però è credenza comune che se per una settimana hai indossato uno zainetto Eastpack, dormito in ostello, incontrato uno svedese/irlandese con cui drogarti e andare in treno, bene: quando tornerai sarai una persona migliore e vorrai raccontarlo. 

Diamine, non c’è niente di meglio che passare la serata ad ascoltare le avventure di obeso impiegato erotomane che racconta con occhio lucido come in una settimana abbia speso 1000 euro in prostitute slave. 


Non ho mai sentito qualcuno dire “tesoro, Mattia è tornato dall’Olanda! Andiamo a farci raccontare com’era!” né la fidanzata rispondere “oddio, sì, finalmente! Convinciamolo a scrivere un libro!!” ma credo dipenda dal mio provincialismo. Immagino molti di voi disdicano impegni pur di trovarsi con persone che dicono di “avere viaggiato molto” e farebbero volentieri a meno di raccontarlo, vista l’aria annoiata che assumono nel dirlo. Di solito sono così annoiati che non ascoltano una parola di quello che dici ma aspettano solo il loro turno, spesso usando collegamenti degni della mente di uno schizofrenico. 


– Come sta la Erica?
– Sta bene, ora lavora all’aeroporto.
– “Aereoporto” il Marco Polo?! Pfft, vedessi Dubai… altro mondo! Altro che qui in Italia! 


Barcellona, Berlino, Praga, Amsterdam sono le prime bordate. Tu sei lì che tremi d’entusiasmo e ti pisci addosso come una cagna in calore per sentire sconvolgenti rivelazioni che miglioreranno sensibilmente la qualità della tua vita: c’erano un sacco di studenti sbronzi e questi pazzi irlandesi. OH. MIO. DIO. Un flusso d’urina calda cola giù per la coscia. Vorresti impiccarti in quel momento e raggiungere i tuoi avi perché niente al mondo sarà interessante quanto sapere che ad Amsterdam ci vanno da tutto il mondo per drogarsi. Interessantissimo. Per un’estate hai servito gelati a Bonn e dormivi in ostello con questi pazzi francesi che scorreggiavano come stratoreattori ingolfati e ridevate un casino. Mattia, perdonami, ti ho giudicato male: viaggiare ti ha reso un vero uomo. 

A differenza dei maschi, le donne omettono il cataclisma di ditalini che si son fatte fare nei cessi di Barcellona e preferiscono portare il souvenir straniero, tale Ibanez o Muhammad o Andrew, uno sconosciuto dall’aria ottusa che non capisce una parola in nessuna lingua, si guarda attorno spaesato, risponde a mormorii incomprensibili e di mestiere fa “mrgnahwan”. Lo presenta come grande amore e ci progetta la vita insieme perché finalmente ha trovato un uomo che l’ascolta quando parla. Si mollano quando capisce che in realtà, viste le distanze linguistiche, è lei che parla molto meno. 

Locali. Tutti bellissimi e la vita notturna è da paura, come da foto. Guardi. C’è il loro volto con labbra sporgenti a mò di bacio (che nelle donne è obbligatorio), il flash sparato in faccia e sfondo nero sfocato. “Qui eravamo in una discoteca a Madrid. Qui in una birreria a Copenhagen. Qui su un marciapiede a Dublino”. Splendido. Potrei fingere di aver girato il mondo fotografandomi in un sottoscala di Codroipo con una digitale da 100 euro, Jasc Photo Paint, cinque euro di ganja, una bottiglia di San Giovese e punkabbestia assoldati a mozziconi di sigarette. 

Altra tragedia è quando vi capitano quelli con le frasi profonde. Le dicono solo se ci sono testimoni. Hanno speso 3000 euro di Alpitour in Kenya per poterla dire e non la sprecheranno per voi e basta. Devono almeno essere in un locale pubblico quando c’è molto silenzio, a una cena tra amici o una festa. 


– Mi han dato 170 euro di multa e tolto cinque punti dalla patente.
– Guarda, io in Africa ho visto bambini giocare con palloni di stracci ed essere felici… 


Ma vaffanculo, e allora che me la paghino loro, la multa. Voglio vederli cucire palloni fino a scarnificarsi le ditine, zic zic zic mentre visito il loro villaggio su un autobus col clima ed una guida che mi domanda se preferisco un mojito o un pompino. Cucite i palloni, piccoli bastardi, non siete felici? Stareste imbracciando un mitragliatore, se non fosse per me. 

La cosa peggiore che tu possa fare a questi tizi è dire “lo so”. E’ tipo “expelliarmus”. Guardi le loro speranze sgretolarsi e gli occhi riempirsi di lacrime. Realizzano che altre persone hanno pagato per una settimana in un club mediterranèe a Sharm el Sheik. Dramma. Sì, la spiaggia bianchissima. Sì, bellissimo. Sì, tanta povertà. Sguardo triste, orecchie basse. Non vi inviteranno mai più. Hanno aperto un mutuo per scoprire che le ferie, con i viaggi, non c’entrano un cazzo.