Il mio nome è Mazinga

Il mio nome è Mazinga
– Obiettivamente, ti sembro il tipo da…
– MAKETTIFREGA, lì dentro pigliano cani e porci, vai, prova!
Quest’azienda fa comunicazioni. E’ richiesta una laurea in scienze della comunicazione, almeno un master in pubblicitaria o che cazzo ne so io e un anno di tirocinio in un’azienda di settore. La mia prima domanda è quale sia un’azienda di settore, la seconda domanda è cosa cazzo si fa in un posto del genere. Macchè, il mio amico vede oltre.
– Insisto nel dire che…
– Nebo, VAI e basta. Tanto cosa ti costa?
Non ha tutti i torti.
Chiamo, mi risponde una tizia umana con voce robotica che mi spiega a chi inviare il curriculum. Invio il curricolo, passa una settimana, mi squilla il cellulare alle dieci di mattina. Buongiorno, lei è il signor Niebbo? E certo, sono io.
– IL SUO CURRICULUM CI E’ PIACIUTO MOLTISSIMO! Giovane, dinamico, spiritoso e accattivante come piace a noi!
– Prego?
– Ci hanno dato delle ottime credenziali su di lei!
– Ma… chi?
– …SE VUOLE si presenti il tot giorno alla tot ora a tale azienda! Buongiorno!
– Aspetti! Dove, quando?
Ripete frettolosamente l’indirizzo e mette giù.
Una sedia a destra, una a sinistra, una al centro. Io davanti. Sulla scrivania c’è una targhetta-premio “per essere stato in prima linea mentre tutti gli altri fuggivano in trincea”. Una data. Seguono altre targhette in finto oro recitanti “secondo classificato” “terzo classificato” e quello che pare un depliant turistico. Altre targhette recitanti cose incomprensibili. Complessivamente pare una cosa fatta apposta, tipo set. Loro sono tre, subito ribattezzati il padre, il figlio e la spirita santa. Mi fissano con pupilla sgranata, fissa come le galline, sorriso copincollato, mani giunte sul tavolo. Sembrano Terminator, manichini che non mi staccano gli occhi di dosso. Donna sinistra fa le presentazioni. Il Responsabile Marketing centro. Il Responsabile Recruitment destra, ed io sono
– …psicologa?
– Sì – sorride stupita – Come ha indovinato?
Esistono tre tipi di psicologhe. Le zoccole inesplose, le gnocche complessate e quelle che volevano iscriversi a Scienze dell’interculturalità ma hanno sbagliato sportello. Questa è del secondo tipo, ed è stupida come una bestia da traino.
– Fortuna – dico.
– Allora, Sig. Niebbo, qui abbiamo un curriculum che ci ha colpiti particolarmente – attacca marketing – non solo per l’idea generale, molto originale e comunicativa, ma per le sue referenze.
Si guardano complici, sorridono, ammiccano. Bòh.
– Vede, lei è l’uomo PERFETTO per quello che cerchiamo. Abbiamo bisogno di gente sveglia, capace, aggressiva, che sappia mordere la vita, che voglia sentirsi parte di una grande famiglia.
Ve lo giuro, ha detto mordere la vita. Il gelo nella schiena raggiunge il cranio e comincia a dirmi che probabilmente questi idioti hanno sbagliato curriculum e persona. Tento di sporgermi, ma i fogli son tutti uguali, da dietro. In trasparenza intravedo un’impaginazione familiare. Cavolo, pare la mia.
– Qui ci risulta che lei ha avuto un sacco di esperienze lavorative, tutte di brevi periodi e diverse tra loro. Come mai? –
– Eh, mi piace. Così provo tante cose e vedo quella che mi piace. Oppure semplicemente prendo la prima che trovo.
Risate, hahahahahah.
– Qui c’è scritto che lei ha lavorato per l’azienda xxxxxxxx, ed è nel ramo dell’edilizia. Abbiamo chiamato e ci hanno dato ottime referenze su di lei.
Adesso io m’immagino il mio capomastro, l’uomo più grezzo del mondo che risponde al telefono a denti stretti “che casso ghe xè?” a questa masnada di gonzi. La sola idea mi accartoccia la bocca. Lo notano.
– Eh sì, anche per noi sono queste le vere soddisfazioni.
– Già.
– Eh.
– Sì.
A questo punto Marketing decolla in una epica descrizione del suo lavoro, descrivendone le mille sfaccettature e difficoltà, dicendo che lui oh, lui è uno che delega, perché quando lui manda una imei qui si muovono decine di persone. Dopo due minuti è sudato che in pose plastiche gesticola a marionetta dicendomi che QUESTO è il mondo del lavoro, che QUESTO è il grande passo, che QUESTO è quello che voglio, che mi merito, che ESIGO da me stesso. La bestia da traino e Recruitment annuiscono sorridenti come a dire eh, lui la sa lunga. Quando arriva alla metafora di Davide e Golia capisco la verità che avevo sotto gli occhi. Quest’uomo non ha la più pallida idea di che cazzo sta dicendo.
– Capisci cosa intendo, Nebo?
– Sì – annuisco identico alla faccina – L’unione fa la forza –
Boato.
– Esatto! E-SAT-TA-MEN-TE! – sorride lui, e crolla sulla sedia esangue.
– Ora sentiamo cosa ne pensa la Dott.ssa Bucchina.
Bucchina mi guarda con odio da una decina di minuti. Deve aver elaborato la frase iniziale, macerata, vomitata e rimangiata, fino ad averla ingigantita a sega mentale suprema ed è convinta io l’abbia schernita. Mi chiede di famiglia, amici, lavoro, vita di coppia, tutto. Boia, è specifica. Mi par di parlare con la mia ex, m’ha messo pure nostalgia. Ad un certo punto mi fa La Domanda:
– E mi dica, se lei fosse un cartone animato, quale sarebbe? –
Silenzio. Idea. No, non dirla.
– Hmm… Mazinga.
– Chi?
Recruitment la guarda impercettibilmente male: – E’ un robot –
– E perché sarebbe Mazinga il robot?
Silenzio glaciale.
Il suono ovattato del traffico fuori è una goduria per le orecchie, splendido nella sua vitalità. Ricordo com’è al mattino con tutti di fretta, poi il vuoto, poi piccoli movimenti delle 10 per il cappuccino mentre smartelli, poi dalle dieci alle 12 sole donne, poi fine lavoro e pausa pranzo con omini di ogni età. L’ascella sudata pure a 5 gradi. Le cuffie per le recchie tenute male. Il mugugnare della benna, la suola delle scarpe fottuta, le bestemmie, i clacson. I birilli di merda e quando dicevamo alla gente al posto della strada costruivamo una pista d’atterraggio per il jet di Berlusconi. I bambini incantati davanti alla finitrice. La coppia che scopa alla finestra. Tari che urla fracca fracca, fracca. Quando abbiamo disintegrato l’acquedotto e pareva di stare su colorado boat. Il vecchio pazzo che ci raccontava la storia della sua vita. Il moonwalk per le macchine. Quando abbiamo giocato a fare gli zombie. Eroi di quartiere, paròn. Scusa, quando finirò la strada per casa tua potrò sposarti? No coco, ghe passa sora me moroso. Cavolo.
– Allora? – domanda speranzoso Marketing – perché Mazinga? –
Sospiro.
– Perché anch’io, ogni tanto, ho un omino che mi si conficca nel cranio e prende il controllo del mio corpo – dico, guardando oltre la finestra con sguardo ispirato.
Le faremo sapere.
Ohi, dopotutto avevo ottime credenziali.