I diritti dell’universo

Banchetto

Strada. Ragazza del banchetto mi punta in diagonale.

«Ciao! Tu ami gli animali?» esordisce con uno splendido sorriso, tenendo in mano un foglietto.
«Sì, fin da bambino» annuisco.
«Ah, grande! Allora ti lascio…»

«I miei genitori avevano due pappagallini» spiego, ignorandola «li guardavo vivere in una gabbia di neanche un metro quadro e li trovavo bellissimi. I miei genitori divorziavano, gli amici non mi chiamavano e le donne mi mollavano, ma quei due pappagallini no. Stavo ore a guardarli beandomi del fatto che non avrebbero mai volato né cacciato né visto un posto diverso dalla mia cucina per tutta la loro vita. Stavano dentro quel cubo d’acciaio a bere, mangiare, cacare e invecchiare. Li guardavo e li amavo. Rosicchiavano le sbarre, sì, ma rimanevano sempre lì con me, capisci? Un becco non può rompere una sbarra di ferro. Ho quindi deciso che gli animali sono meglio degli uomini»

Mi guarda confusa.
«S-sull’ultima frase sono d’accordo con te, ma… ehm, io ti chiedevo se volevi lasciarci un contributo per…»
«Sono cresciuto. Ho avuto una ragazza ma ero sicuro guardasse gli altri ragazzi. Quindi li desiderava. Anch’io guardavo le altre, ma per un uomo è diverso»
«Ma che c’entra?»

«Ci arrivo. Io la sgridavo e lei replicava. Mi giudicava, capisci? Apriva bocca e parlava. Aveva opinioni. Pareri. Diceva che ero un insicuro, ma sapevo che in realtà erano i suoi amici a metterle in testa certe idee. Una donna non può pensare certe cose su di me da sola, così le ho detto di smettere di frequentarli»

Lei mi guarda.
Occhi vacui, confusi e via via più astiosi.

«L’ha fatto, naturalmente. Se mi ami fai quello che dico io. Ma per strada continuava a guardare uomini più muscolosi di me, meglio vestiti di me, con una macchina più bella della mia, con un lavoro migliore del mio. Allora abbiamo iniziato a uscire di meno, ma ogni volta che non eravamo insieme e la chiamavo sentivo che era allegra. Più allegra di quando stava con me, il che era intollerabile»

«Sì, ma io volevo spiegarti che siamo un’associazione…»
«Le chiedevo se era con qualcuno e lei diceva di no. Ero così spaventato mi lasciasse che le ho chiesto di sposarmi. Ha detto di no e mi ha lasciato. Ti pare un bel comportamento, dopo tutto quello che ho fatto per lei? Rispondimi sinceramente»
«Non lo so, non la conosco»
«Nemmeno io conosco tutti gli animali, però mi hai chiesto se li amo. Tu ami il rottweiler che ha sbranato quel bambino? Ami le lontre che stuprano cuccioli di foca a morte? I delfini che uccidono le focene per divertimento? »

«I delfini non fanno una cosa del genere!»

«Sì. Ma solo per allenarsi a uccidere i loro figli. Per non parlare dei pinguini, il pigoscelide di Adelia è necrofilo. Uccide e scopa i corpi. Per non parlare delle scimmie, che per scoparsi una femmina le uccidono e mangiano il figlio davanti. Li ami?»

«Sì. Cioè, no! E’ diverso»
«Lasciami finire. Dopo che la mia ragazza mi ha lasciato ho passato un brutto periodo dove le telefonavo venti volte al giorno, le mandavo messaggi e l’aspettavo sotto casa o fuori dal lavoro. Una sera l’ho vista rincasare con un altro, le ho mandato un SMS per dirglielo e due giorni dopo mi ha denunciato per stalking. Ti risparmio la menata del processo, è stata abbastanza noiosa, comunque m’è passata. Ho preso un cane»

«Ah… ah. Bello, anch’io ne ho uno»
«Sì? E dove l’hai preso?»
«Un mio amico aveva la cagna che aveva partorito»

«Ecco. Io invece sono andato al canile, quindi sono più buono di te. Ho scorso file di cani con un atteggiamento di orgoglio o di indipendenza e sono passato oltre, mi ricordavano troppo la mia ex. Ho trovato un bastardino dall’aria così afflitta da mettermi a mio agio. Era magro, triste e solo. Finalmente avevo trovato un essere così bisognoso da non poter scegliere. Quando l’ho portato via ero felice di sapere che gli altri cani rimanessero soli, era come vendicarmi di quegli stronzi degli esseri umani. Così imparano a fare tanto gli orgogliosi. L’ho subito portato dal veterinario e per fargli esami e vaccini. Lui non era d’accordo, tremava e guaiva, ma io so qual è il suo bene. Ho dovuto farlo, perché da quando l’ho preso al canile solo la morte l’avrebbe liberato da me, e non volevo correre il rischio morisse prima del tempo. L’ho chiamato Spritz perché è ironico e perché l’alcool è l’unica cosa che dà un senso alla mia vita»

«Cioè hai preso un cane al canile e l’hai curato»
«Esatto. Sono un uomo buono, io. Poi l’ho portato a casa ed è diventato il mio migliore amico. E’ proprio un membro della famiglia, il caro Spritz»
«Su quello sono d’accordissimo, io ne ho due. I cani sono così umani… ma meglio»

«Meglio, infatti» annuisco «sono meno pretenziosi. Non ti contraddicono quando spieghi perché bisogna votare Grillo. Non ti fanno notare che stai ingrassando. Non ti dicono che sbagli. Stanno lì e ti fanno sentire buono. Perché noi che amiamo gli animali siamo buoni, giusto?»

«Certo»
«Voglio dire… guardali. Li abbiamo vaccinati contro la loro volontà, li teniamo in un tale stato di carcerazione in cui cagano e pisciano quando glielo diciamo noi, non fanno nulla di loro spontanea volontà, scopano quando noi decidiamo che scopino e basta agitargli un guinzaglio davanti per renderli felici. A volte è meglio castrarli o sterilizzarli, è più pratico per loro. Prendi i gatti. Se li sterilizzi poi sono molto meno inclini a scappare. Ti dirò, se avessi potuto avrei fatto sterilizzare anche la mia ex. Avrebbe avuto molta meno voglia di vedere altri uomini, no? Sarebbe rimasta con me per sempre. Sono o non sono la persona migliore che tu abbia mai visto? Sono persino più buono di te, perché non mangio carne»

«Anch’io sono vegetariana» dice, alzando un sopracciglio.

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«Lo so, è diventato così di moda che oggigiorno bisogna essere vegan, per sentirsi più buoni degli altri. Anzi, pure quelli sono mainstream, tocca diventare fruttariani. Ma perché?» domando.

«Cos… Perché uccidere un animale è orribile»
«Risposta esatta. E come hai risolto la contraddizione del cane?»
«Quale?»
«Bè, il cane mangia carne. Tutti gli animali domestici mangiano carne. Il mangime per cani contiene carne. Per dimostrare che amo gli animali ne faccio macellare di più. L’unica soluzione è boicottare le aziende che macellano animali, ma questo le farebbe fallire e il mio cane morirebbe di fame. Come fai?»

«M-ma gli animali non possono scegliere, noi sì»
«Esatto!» esclamo, illuminandomi «e noi scegliamo di aumentare il numero di animali domestici, il che aumenta il fabbisogno di cibo per cani, il che aumenta il numero di animali uccisi per sfamare i nostri! Un essere umano mangia carne quanto, tre, quattro volte a settimana? Un animale mangia carne due volte al giorno. Cazzo, per dimostrare che amo gli animali sono costretto a farne massacrare gozzilioni. Però tutto sommato va bene, vacche e galline non sanno cos’è l’affetto, sono meno animali degli altri»

«Aspetta un attimo, chi ti ha detto che il numero di animali domestici è aumentato?»
«Il numero d’iscrizioni all’ENCI. Per non parlare dei gatti, ma quelli non si possono contare. Sai, a volte mi domando se questo dato si possa incrociare con il numero di divorzi, anche quello in aumento. Ogni tanto ho come l’impressione che… so che è assurdo, ma è come se questi due dati insieme mi suggerissero qualcosa. Qualcosa che mi sfugge. A te non capita?»

«No. Ho altre cose a cui pensare. Per esempio le crudeltà dell’uomo sugli animali. Passo giorni interi a riversare odio, insulti, minacce e auguri di torture in rete quando vedo queste cose. Mi aiuta a far sapere al mondo che io sono buona e che so amare. Per quello a me fanno più pena i mendicanti coi cani che con i bambini. Io poi adoro fare i campionati di compassione, mi fanno sentire troppo sensibile»

«Ti capisco. Ma posso farti una domanda?»
«Sentiamo»

«Ti è mai passato per la testa che siamo sacchi di carne che parassitano il calore di un sasso che si sta spegnendo nel bel mezzo di un universo sospeso nel nulla, e che il nulla non ha né spazio né dimensione, perciò sostanzialmente non sappiamo chi siamo, cosa siamo, dove siamo né dove andiamo? Hai mai riflettuto sul fatto che la nostra stessa esistenza è un’ipotesi, non una certezza, dato che non è misurabile in nessuna unità di misura? Che non esiste né una fine né un inizio? E che tra al massimo cinquant’anni saremo morti?»

«Io… amo gli animali»

«Lo so. Ma non scriveremo mai la data “2080”. La nostra vita si sta consumando secondo dopo secondo e tu la passi a odiare sconosciuti che fanno azioni ipotetiche su creature supposte in uno spazio inconsistente. Nel 2080 parte delle tue molecole saranno l’insalata in un McBacon tra un hamburger di manzo e una fettina di maiale che alimenterà l’organismo di un uomo che schiaccerà una zanzara pensando alle tette di una ragazza nata nel 2068. Hai mai pensato…» dico, incerto «…che siamo solo mostri ben disegnati?»

Per un istante mi fissa, come se qualcosa le si stesse accendendo nel cervello. Poi scuote la testa, fa un sorriso e mi porge il foglietto: «Ti lascio un opuscolo per la nostra associazione a difesa dei diritti degli animali. Fai le coccole a Spritz da parte mia»

«Grazie» dico, e riprendo a muovermi su un paio di Ranger boots scamosciati, composti con le molecole del signor Torquato Tasso. Sta iniziando a piovere, non vorrei bagnarli.