Fargo è vivo e lotta insieme a noi

 
 
Fargo è un cocker di una bellezza incredibile.
Pedigree di razza che in termini di costo lo mette al pari di un F-35, pelo morbido, sguardo dolce, figura atletica e slanciata, scodinzola costantemente. E’ iperattivo ma anche educato, cosa oggigiorno più unica che rara. Ti chiede se può uscire per cagare, non abbaia, non piange, sta sempre nel posto dove deve. Puoi andarci in giro senza guinzaglio e lui obbedirà ad ogni comando. Se te lo porti al ristorante non disturberà mai. La gente lo vede e si innamora di Fargo, che è un cocker bellissimo con un solo, trascurabile problema.
 
E’ morto.
 
 
Cioè, tecnicamente è vivo, ma il termine corretto è un cane non morto.
Partiamo dall’inizio.
 
Una certa Katia ha bevuto il mio sperma ai tempi del rap ed è ricca di famiglia. Qualche anno fa per il suo compleanno le regalano un cocker, lei lo chiama Fargo e con enorme affetto e pazienza lo addestra. Cresce bene e in fretta. E’ un cane da riporto nato per la caccia, quindi condivide la stessa passione per gli uccelli di grossa taglia della padrona. Se lo porti al parco e vede i cigni nel laghetto non esiterà a tuffarsi per corrergli dietro. Quelli si spostano e Fargo vagherà nelle acque fino ad affogare. Non importa quanto lo pulite, Fargo tornerà da una gita in campagna ridotto a una merda, perché cacciare volatili è il suo lavoro.
 
Il veterinario spiega a Katia e alla madre che i cocker sono cani ingordi. Se gli metti davanti 70 chili di carne quelli se la mangiano tutta per poi esplodere, quindi bisogna starci attenti; soprattutto se sono cuccioli. Una sera, quando Katia è impegnata ad allenarsi nella prolasso marathon presso il Camerun festival, Fargo vaga annusando qualsiasi cosa sia vagamente commestibile. Si sporge sul banco della cucina e trova un ramo di peperoncini messicani. Annusa, lecca, e se li mangia.
 
Se li mangia tutti.
 
La foto della laurea
 
 
Katia torna a casa. Nota che il cane uggiola, ma crede sia perché gli è mancata. Quando il mattino dopo si sveglia trova il letto che par la scena del padrino, solo che al posto della testa del cavallo c’è il culo di Fargo che erutta sangue e merda neanche fosse un discorso di Beppe Grillo. Terrorizzata lo porta dal veterinario che gli fa una pulizia interna, esami, studia e dà il responso: le viscere di Fargo sono uno scenario postnucleare. Ogni centimetro dell’intestino è disfatto e non si può sistemare. Qualsiasi cosa mangerà lo ucciderà. E’ condannato.
 
Per fortuna le case farmaceutiche caccapupù hanno una soluzione, ovvero cibo per cani a catene proteiche spezzate. Costano 5 euro a botta ma possono mantenere in vita l’animale a tempo indeterminato. Fargo abbaia entusiasta, vengono acquistate le scatolette e questo cadavere canino deambula felice, crescendo e costando alla famiglia un totale di 3.650 euro l’anno solo di cibo. Tra un pasto e l’altro Fargo fa quello che fanno tutti i cani: annusa e si mette in bocca cose. Anche dopo anni, se mangia una foglia d’insalata fa spruzzi di diarrea rossastra assieme a peti mostruosi dal tanfo indescrivibile che impregnano cappottini e sciarpette. 
 
L’unico detersivo efficace è il fuoco.
 
 
Per questo motivo, oltre al cibo magico, Fargo assume farmaci che lo rendono ipereccitato, tremolante ed acuiscono il suo odore del 230% facendolo puzzare come un cadavere, in barba a tolette e lavaggi. Tre anni dopo Fargo è uno zombie che scorrazza felice, mangia carne non infetta, puzza in maniera spaventosa, trema senza controllo ma è vivo e, a suo modo, sta bene.
 
 
 
 
 
 
Non ho mai capito quelle persone che dicono di amare gli animali e poi comprano un gatto o un cane, gli tagliano i coglioni, lo obbligano a vivere in un loculo e decidono quando farlo mangiare, cagare, pisciare o prendere aria. Mi domando se lo odiavano che facevano. Alcuni dicono che sia meglio di farli morire in canile. Se io dovessi scegliere tra una cosa e l’altra preferirei schiattare, ma sono cose personali.
 
Comunque quando leggo le proteste contro le sperimentazioni sugli animali penso a Fargo.