È UFFICIALE: LE DONNE SCOPANO Lo ha scoperto una giornalista

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Fare la puttana è un mestiere sacrosanto, antico, rispettabile e che richiede una discreta dose di talento, capacità, studio e improvvisazione. Esiste fin dall’alba dei tempi e non avrei alcun problema se mia madre, mia sorella, mia moglie o mia figlia lo facessero. Del resto per la giusta cifra mi prostituirei anch’io, e se finora non sono ricorso alle puttane è solo perché riesco a scopare nell’altro modo.

Le righe qui sopra, escludendo forse la parte sui parenti, la sottoscrive buona parte della popolazione europea. È uno status politicamente corretto che fa molto moderno, del resto siamo una popolazione di puttane e puttanieri fin dall’alba dei tempi. La prostituzione è uno dei punti chiave della nostra ipocrisia: al bar sei uomo di mondo, nell’urna sei un bigotto, in camera un pedofilo.

Se una volta “culattone”, “frocio” e “ricchione” erano insulti sanguinosi, oggi stan cadendo in disuso. Invece “puttana”, “troia”, “zoccola”, “bocchinara” e il nuovo (quanto patetico) “cagna” sono ancora in topten: puoi capire molto di una popolazione dagli insulti che usa. Oggi dare a una donna della prostituta è la massima degradazione possibile non solo secondo chi lancia l’insulto, ma anche secondo chi lo riceve. Dai a una donna della puttana e quella ti dirà cosa pensa davvero di prostitute e prostituzione. Se risponde “tua madre” è diverso da “ti piacerebbe”.

Come corollario, questo risponde alla domanda “perché un uomo che va con tante donne è figo e una che va con tanti uomini è troia?”. La risposta è: perché sei stupida.

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Ma oggi, siccome grazie a Internet siamo tutti più ignoranti, quando scopriamo che al mondo esistono donne che scopano gridiamo allo scandalo. E quel che è peggio, StimatiColleghi mi infestano i social urlandomelo e sperando io condivida e commenti. Ogni volta che leggo certi obbrobri il mio ano si dilata partorendo mandinghi mostruosi che m’inseguono per casa e tentano di reinfilarsi nel mio sfintere. “Nebo”, dicono “non pensi agli adolescenti?”, “Nebo”, gridano “non sei preoccupato per la moralità?”, “Nebo”, pigolano “non temi il declino della società?”.

Siccome oramai il mondo dei media pare un deserto di cactus carnosi e io non so più dove sedermi credo sia giunto il tempo di concludere questo strazio. Facciamo un rapido riassunto degli ultimi secoli dell’umanità riguardo a pedofilia, sesso e prostitute minorenni.

 

Nel 1400 a Venezia nacque il termine “fantolin da culo” che poi è diventato il più diffuso “culattone”. Le navi stavano in mare per mesi e le donne non erano (giustamente) ammesse a bordo. I marinai dovevano pur scopare altrimenti s’ammazzavano tra loro, così ci si dotava quindi di ragazzini efebici con un orecchino che li identificava come chiavabili. Portavi a bordo una dozzina di Justin Bieber e tutto andava a gonfie vele. Era talmente la norma che…

…Nel 1500 il Doge istituì il ponte delle tette. Si chiama così perché i palazzi attorno erano pieni di puttane. Il doge dovette sistemarle in un posto solo perché Venezia era un’orgia a cielo aperto da tante ce n’erano. Alcune di queste venivano messe alla finestra con le tette di fuori in modo da attrarre i marinai sbarcati e riportarli sulla strada della fica dopo mesi di Justin. Stando allo splendido libro di C. Redina, “Cardinali e Cortigiane” (Newton Compton, 2012), la media d’età delle ragazze era 15 anni. L’esordio però avveniva sempre a 12-13 saltando sul cazzo di cardinali, vescovi, sacerdoti, papi. Alla Chiesa è sempre piaciuta la carne acerba. Leggetelo, è un gran libro.

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(Noi invece dobbiamo compatire queste ragazze senza valori)

 

Nel 1791 De Sade scrisse “Justine, o le disavventure della virtù”. Parla di due sorelle di 12 e 13 anni rimaste orfane. La prima diventa una puttana e si arricchisce. La seconda segue la strada della virtù e finisce stuprata, torturata, mutilata, condannata. Fu un successo tale che il marchese fece una seconda stesura più ricca di dettagli sessuali e sanguinolenti.

Nel 1800 il problema della prostituzione minorile in Francia era talmente diffuso che dovettero prendere provvedimenti. Dopotutto,

Nel 1830 John Ruskin amava trombarsi ragazzine che gliela calavano per soldi. Si innamorò di una di loro, che aveva 12 anni. Oh, anche l’arcivescovo di Canterbury. A quel tempo, in Inghilterra, la prostituzione minorile era diffusa ma ignorata. Sempre a proposito di gente a caso,

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Nel 1880 Lewis Carroll scrive quel capolavoro di Alice nel paese delle meraviglie esplicitamente per convincere le adolescenti a scoparlo. Poi

Nel 1907 Apollinaire scrisse le 11.000 verghe, romanzo con prostitute di 12, 15, 17 anni impegnate in orge, sesso saffico, anal, torture atroci, ustioni, mutilazioni, omicidi. Playboy nella sezione “racconti” ripropone ciclicamente pezzi di quel libro. Passiamo

Nel 1955. Nabokov pubblica Lolita: la storia di un rapporto pedofilo. Titani del calibro di Graham Greene lo definirono “un capolavoro”. Questo scandalo che tutti indignava venne pubblicato dieci anni dopo, stranamente vendette cifre mostruose e fu tradotto in film…

…nel 1962, anno in cui i cinema vennero presi d’assalto da indignati con biglietto nella mano sinistra e cazzo eretto nella mano destra, totalizzando 4,5 milioni di dollari. In Italia c’erano la DC, la legge Merlin e i ragazzini che si facevano inculare da Pasolini in periferia di Roma. D’altra parte,

…Nel 1966 Pietro Germi gira “Signore e signori”, film controverso ambientato a Treviso dove si narrano tre capitoli, l’ultimo dei quali parla di tre grossi commercianti che a turno si scopano una sedicenne di campagna assai consenziente. Il film fu boicottato perché la sceneggiatura traeva spunto da storie di cronaca realmente avvenute.

Nel 1970 ci fu la rivoluzione sessuale, tutti scopavano in pace, amore e droghe psichedeliche. Tra cui, naturalmente, anche i minorenni, come narrato in lungo e in largo nel libro di Ronald B. Flowers, “The prostitution of women and girls“. SPOILER: la davano via per pagarsi la droga.

Nel 1992 c’è il caso delle baby prostitute di Voghera, fatto probabilmente dimenticato dai vari Borromeo&Travaglio che ai tempi di Ruby tromboneggiavano dicendo “è il risultato del Berlusconismo” e con quelle dei Parioli “una cosa così non si è mai vista, in che tempi degenerati viviamo?”. Ed eccoci

Nel 2003, quando esce Thirteen – Tredici anni, film che racconta di adolescenti che scopano. “È perché abbiamo smesso di pestarle” dicono su Il Giornale. “Vogliono bruciare le tappe“, dicono sul Sole 24 Ore. “Sono costrette dal consumismo“, dice Repubblica. È lo stesso anno in cui esce il romanzo “100 colpi di spazzola prima di andare a dormire” che narra, tra scandalo e incredulità, di un’adolescente che fa orge, pompini, eccetera.

Nel 2013 da un lato esce la versione Harmony del BDSM come “50 sfumature di grigio”, dall’altro ogni giorno ragazzine italiane si prostituiscono “come negli anni ’50”. Come sarebbe, negli anni ’50? La prostituzione minorile è una cosa nuova causata da Internet e da Berlusconi, lo sappiamo tutti.

Solo a dei degenerati potrebbero piacere le adolescenti.

5f23afe8_0ZPkdSedicenni. Puàh.

 

Il riassunto è che, piaccia o meno, non è cambiato un cazzo. Fin dall’alba dei tempi le donne scoprono il sesso attorno ai 13 anni. Alcune lo mettono in pratica, altre lo fantasticano, altre lo sfruttano, altre lo godono. Per il resto ho visto solo una razza stupenda, feroce, esagerata, crudele, inconsapevole, stupida, geniale, incosciente, eroica e bellissima che si chiamano tredicenni, e che combattono in un’arena da cui usciranno adulti o cadaveri.

Attorno, adulti che li ascoltano per farsi fare un pompino, o per farsi raccontare di quando fanno un pompino.

Suona meglio.