Come domare una diciottenne #3

Come domare una diciottenne #3
Mi stringe la mano mentre sotto di noi sinistri rumori di ferraglia fanno presagire il peggio. La guardo mentre l’orizzonte si sposta dove non dovrebbe, il vento aumenta e il rottame che ci trattiene comincia ad inclinarsi. Il vento soffia sbagliato sul nostro sudore gelido. Il cuore aumenta le pulsazioni. Osservo i suoi capelli neri che s’inclinano pericolosamente. Sono bloccato. Mi divincolo, ma non c’è niente da fare. La guardo per l’ultima volta e cerco di dirle qualcosa. Il suo urlo taglia l’aria. Stringo i denti mentre quintali di ferro precipitano in verticale tirandoci giù con loro.
 
«Facciamo un altro giro! Facciamo un altro giro! »
«Hai visto che coda c’è?»
«Cosa vuoi fare, le tazze? Vuoi che ti mollo là e poi torno a prenderti? »
«Porta rispetto, giovinastra »
«Il top spin? »
«No. Dopo.»
«Insomma, che vuoi fare? »
«I pirati »
«DI NUOVO?!? »
«L’ABBIAMO FATTA UNA VOLTA SOLA! »
«EMBE’?!? Mica è divertente! »
«Ma è BELLO! Poi taverne, grotte, natura, cannonate»
«Guerrafondaio dimmerda »
«Noglobal »
«Fascio »
«Mi metto a raccontarti Predator»
«NAAAGH! Ancora le tue menate ammuffite! »
«Non sai quello che dici. Totano? »
«Totano »
 
Decidiamo di fare il passo del tòtano. Camminare come un tòtano fa impiegare più tempo ma è divertente, così alzando le braccia a tempo ed ancheggiando ci dirigiamo al bar. La trattengo dal comprarsi spadine e vaccate in arte mista, le regalo una collanina etnica che le fa emettere suoni garuli e ci ficchiamo nella coda del Blu Tornado.
 
Tenendo i ritmi che c’ha Leo alle sei di pomeriggio abbiamo finito le giostre interessanti trascurando menate panoramiche. Fuga da Atlantide è una merdata. I tronchi che cadono pure. ‘sto nuovo Mammuth di cui parlano è la brucomela versione gangsta, così lasciamo perdere.
 
Abbiamo tutta la sera per rifare le cose, ma noi abbiamo altri progetti.
 
«Ok, adesso tocca a te »
«Guarda, c’è il draghetto prezzemolo che si fa le foto coi bimbi»
«Mbè? »
«Vai là e toccagli il cazzo »
«Dove ha il cazzo il draghetto prezzemolo? »
«Prezzemolo non ha il cazzo, l’uomo che c’è dentro sì »
«Fatta. Ma se è una donna? »
«Hmm, potrebbe essere una psicologa, in effetti. Vabbè, toccale la vagina »
 
Mi affianco ad un gruppo di simpatici turisti che scattano foto. La vedo arrivare, lo abbraccia ed all’ultimo momento scatta. Prezzemolo la prende bene e tenta di inseguirla parlandole da sotto la maschera, ma al primo “No, Prezzemolo, ho solo diciott’anni!” il draghetto si dà alla fuga. Ci mettiamo vicino ai cespugli calpestando l’erba ed assumiamo la posizione della fusion di Dragon Ball. Immobili, perfetti. Arriva un tizio tutto serio a dire che non si può stare sul prato e noi, come d’accordo, lo ignoriamo restando fermi. Il tizio insiste. Fermi.
 
«Ragazzi, per favore »
Fermi.
 
Il tipo parlotta nella radio chiedendo rinforzi. Ci mettiamo a volteggiare sul prato a suon di passi del totano e lui ci segue abbastanza incazzato. Per me un’erba che non si può calpestare è una bestemmia, per Leo pure, e siccome è la nostra religione abbiamo compiuto un atto politico. Magdi Allam ci fa una sega. La proposta di andare a vedere i delfini che ci avvertono della fine del mondo è bocciata, così optiamo per la scena del fidanzamento distrutto. 
 
Il bar più affollato è quello degli arabi, dove ci rechiamo senza indugio. Pigliamo entrambi un bicchiere d’acqua bello grande e ci mettiamo a sedere. Dopo qualche minuto lei salta su cominciando ad alzare la voce, io cerco di consolarla ma non c’è niente da fare, la scenata uterina è in piena caduta di stile libera. Il locale s’azzittisce abbastanza mentre lei sbraita che devo vergognarmi, che sono un mostro e che a lei il gelato al melone fa cagare.
 
«Sei una stupida se non apprezzi il gusto zuccheroso del melone» dico.
Lei mi tira una sberla e mi lancia il bicchiere in faccia.
 
«Aah» dico agitandomi la maglietta «con questo caldo è una figata »
«Davvero? Vediamo » dice lei gettandosi in faccia il mio «Ehi, è vero! »
A quel punto prendiamo e usciamo. 
 
La cosa complessa di Gardaland è far capire alla gente che esiste un pericolo reale. Quando ti metti ad uscire da una giostra sostenendo la ragazza che piangendo mormora “ohmioddioo-o-o-o, tutta la mia classe… un massacro” o non ti ascoltano o fanno finta di niente. Perché sono lì per divertirsi, non per lavorar come noi, e stanno allegri. Così siccome stiamo ciaccolando della diversa educazione che le nostre generazioni hanno ricevuto finiamo sull’iperprotettività.
 
Cos’è il genio?
Il genio è percezione. E’ saper fare i collegamenti.
Notare, capire, elaborare ed inventare.
Una questione di intuizione innata che una ragazza del 90 cresciuta lontana dalle metropoli e dalla TV possiede in sommo grado.
 
Facciamo scorta di bustine di ketchup e ci portiamo nella zona bambini, quella con gli elefantini che sborrano, gli alberi che parlano e i lampioni storti. Facciamo la coda diligenti e finalmente possiamo salire sul Voloplano, una giretto panoramico fatto da aeroplanini con la faccia depressa. Entriamo, ci spalmiamo il ketchup qui e lì, ci stravacchiamo sui sedili (io con una gamba penzoloni disteso all’indietro e lei, nel sedile davanti, a braccia sanguinanti aperte e testa penzoloni) e rimaniamo zitti ed immobili.
 
Così attorno alla zona bambini comincia a volare un aereo che trasporta cadaveri. 
 
Inizialmente nessuno lo nota, poi sentiamo partire le prime risate e finalmente urla di terrore. Non possiamo guardare, ma data la mole di suono che si scatena pare sia un successone. Un aereo di cadaveri che vola sopra un parco per bambini fa un certo effetto, evidentemente. All’arrivo c’è la solita ressa e due della sicurezza che ci attendono. 
 
«Ancora voi »

Ci portano dal Responsabile. Sto responsabile è una palla di giostra, ma ha l’aria condizionata e non c’è coda. Una tizia caruccia, stronzetta, sulla quarantina, ci spiega che lei è felice se ci divertiamo ma non è giusto mettere in imbarazzo gli altri e quelli del parco stesso, soprattutto parlando di religione in tempi come questi. 
 
«Sta parlando di quando abbiamo camminato sull’erba? »
«No » dice incazzatiella «Dico quando nella Madhouse vi siete messi a dire “quella roba” ad una donna che ha sporto reclamo »
 
Allude alla casa di Prezzemolo. C’era ‘sta tizia che era agitata, ci siamo messi a dirle “sento cristiani morti cantare in coro, e lei, signora?”.
 
«Mbè? » fa Leo  «saremo liberi di ascoltare la musica che ci piace? »
«Signorina » inizia la giostra Responsabile  «io apprezzo vi divertiate, però dovete capire che qui ci sono famiglie che o non capiscono il vostro divertimento o si spaventano. Quindi per cortesia pi. Pi pi pi. Piiiiiiiii piiiiiiii piiiii pi pi piiiiiiii pii piiiiiii »
 
«Hm hm »
«U-uh»
«Fatemene un’altra e sarò costretta ad allontanarvi dal parco. E parlo con lei» dice guardandomi come se fossi io quello maturo tra i due.
 
È sera, le code sono calate e ci facciamo un giro su Colorado Boat. Quando una coppia è da sola sui tronchi la cosa più comune è farsi la foto toccando le tette della ragazza. Io suggerisco di urlare quale sarà la prossima nostra età che finisce con lo zero e mimare cosa ne pensiamo. Siccome ogni foto costa 5 euro una la pigliamo, le altre le fotografiamo col cellulare appena escono in esposizione.. ma del resto, come potete vedere, scannerizzare una stampata ottenuta da una digitale produce risultati pessimi.
 
Dopo due ore la riporto a casa, lei è ancora tutta pimpante e ci viene un’idea simpatica da fare nel parchetto deserto.