Ranch Paradiso
La raffica di proiettili distrugge la testa del manichino. David Koresh abbassa l’M-16.
«Come spari bene, David» dice Steve, il suo braccio destro.
«Sì, ma ora basta sparare, voglio scopare. Portami tua moglie.»
«Ha le mestruazioni.»
«Hmm. Dio agisce per vie misteriose. Tua figlia?»
«Ha quattordici anni.»
«Si può fare, si può fare. Falle mettere le autoreggenti che la maturano quel filo.»
È un giorno qualsiasi nel ranch paradiso dei Davidiani, una piccola comunità che vive dei prodotti della terra, si sollazza con le mitraglie e venera Vernon Howell. Un tempo si chiamavano Milleriti ed erano convinti Cristo sarebbe tornato nel 1843. Poi nel 1844. Poi hanno deciso che sarebbe tornato prima o poi e si sono chiamati Avventisti del settimo giorno. Nel 1990 Vernon si presenta, spara in testa al loro leader e annuncia di essere il Cristo. Non c’era motivo di dubitarne, così 264 persone lo hanno seguito e ora vivono felici zappando la terra in un ranch a Waco, in Texas.
Lui si è ribattezzato David Koresh, perché secondo lui è il suono che fa un uomo quando muore. È un uomo giovane, dinamico e gli piace sparare in faccia alla gente tra un pompino minorenne e un passo del vangelo.
Sala stampa del bureau di Alcool, Tobacco e Firearms
Max Brannan, capo dell’ATF, scruta la platea di giornalisti con orgoglio. Sorride, si mette in varie pose e pensa quello sia il giorno più bello della sua vita.
«Signor Brannan, potremo essere presenti alla retata segreta?» domanda uno.
«Ovvio. La facciamo di mattina così potete filmare. Ore 9,00, mi raccomando la puntualità.»
«Qual è il piano?» domanda un altro.
«Alle 8.05 tre elicotteri gireranno attorno al ranch, distraendo i Davidiani che rimarranno a nasino insù e non vedranno le camionette arrivare. Dal retro interverrà il dog team: sei incursori silenziosi come fantasmi metteranno a tacere i cani per evitare tradiscano la loro e nostra presenza. Alle 9.03 scatteremo tutti come un sol uomo e taaac, massimo 9.30 saremo in sede per bicchierata e foto di rito.»
«Prevedete resistenza?»
«No, perché?» gongola Max «il nostro infiltrato dice che i Davidiani hanno pistole, fucili a pompa, fucili a canne mozze, fucili d’assalto semiautomatici, mitragliatrici modificate e bombe a mano. Ma non penso le useranno.»
«Cosa glielo fa pensare?»
«Nulla.»
28 febbraio 1993
Il giornalista accosta la macchina e abbassa il finestrino: «Scusi» dice, rivolto al postino «conosce David Koresh?»
«Sicuro, è mio cugino» risponde quello.
«Splendido! Sono un giornalista della KWX-TV. Devo filmare l’irruzione a sorpresa dell’ATF nel loro ranch, ma mi sono perso. Sa mica la strada?»
«Dritto, svolta per la statale, dieci chilometri e c’è il cartello. A che ora è?»
«Alle nove.»
Il postino galoppa verso una cabina telefonica.
Esterno ranch Paradiso, ore 9.56
Gli elicotteri non arrivano. Brannan prova a chiamare, c’è la segreteria telefonica. Troppo impaziente di fare bella figura, ordina l’attacco forte del fattore sorpresa. Nel ranch i Davidiani sono già armati e piazzati alle finestre. David Koresh si rolla una canna, valuta se penetrare una ragazzina che vede passare nel corridoio, cambia idea. Prende l’M16 e scende in cucina. I blindati sfondano il cancello e circondano la casa. Alla vista dei fucili puntati capiscono che qualcosa non ha funzionato e si mettono al riparo. Brannan prende il megafono.
«David, siamo l’ATF» grida «siamo qui per una retata a sorpresa. Sei sorpreso?»
«Un casino.» dice David.
«Ci fai entrare?»
«Dipende. Avete un mandato?»
«No.»
«Prove di reato in corso?»
«No.»
«E allora che volete?»
L’ATF realizza il primo buco all’interno del suo piano geniale: non sono legalmente autorizzati a entrare e nemmeno a stare nella proprietà di David Koresh.
«David, dai, ci sono i giornalisti, non fare così» dice Brennan «getta le armi.»
«Gettatele voi. Siete a casa mia e le avete tirate fuori per primi.»
È lo stallo. La tensione sale in fretta.
Da qualche parte nei campi dietro il ranch
I sei uomini avanzano a passo del giaguaro. Attentissimi a rimanere sottovento, coordinandosi a gesti e sussurri, arrivano a pochi metri dalle gabbie dei cani. Tentano di riferire che sono in posizione, ma la radio dell’ATF è spenta.
«Come, spenta?» sussurra uno.
«Spenta. Procediamo comunque» ordina il capo «vai coi sonniferi.»
«Quali sonniferi?»
«Non avete sonniferi?»
«No, di mio dormo bene.»
«PER I CANI.»
«Ah! No.»
«E come pensavate di silenziarli?»
«Lì per lì… Vabbè, ormai è andata. Usiamo il coltello.»
«Oh, certo. Adesso ci alziamo, scattiamo verso il recinto, lo sbielliamo a coltellate, entriamo e scanniamo sette pastori tedeschi tutto nel massimo silenzio, giusto?»
«Potremmo usare una balestra» dice uno.
«Abbiamo una balestra?»
«No, dico a livello teorico.»
«Ah sì, a livello teorico una balestra era perfetta.»
«Anche un arco, volendo.»
«O le stelline ninja.»
«Giusto.»
Silenzio.
«Però le stelline ninja son difficili, metti che sb
I cani si svegliano.
«Cristo, se abbaiano fanno rumore! Uccidiamoli!» esclama il capo, dopodiché emerge dalla selva e stermina i cani con robuste e fragorose scariche di fucileria, subito sentite nel raggio di ottomila chilometri. Nel ranch i Davidiani pensano l’ATF abbia aperto il fuoco, l’ATF pensa il contrario ed è subito massacro. Nella sparatoria viene inviata una squadra per prendere l’armeria al primo piano. Purtroppo la finestra ha una tenda nera che viene scambiata dai subnormali agenti per semplice buio. Ci lanciano una flashbang, quella rimbalza e si autostordiscono, rimanendo in balia dei davidiani che li abbattono come paperelle. I loro nomi si consegnano così alle pagine di Storia. Max Brenner e la sua ciurma di mongoplettici fuggono, mentre le TV mandano interviste a obesi analfabeti.
Tenda da campo fuori dal Ranch, giorno 2
L’agente con il giubbotto FBI entra nella tenda seguito da un altro in completo grigio. Al tavolo ci sono Mike Brennan e altri due dell’ATF, lo sceriffo Lynch e il suo vice, il sindaco di Waco e il rappresentante del comitato pro Davidiani.
«Voi tre stronzi, svanite» dice l’uomo, indicando Brennan, poi ordina un caffè allo sceriffo e abbatte a cazzotti il rappresentante.
«Sarò breve, signori: mi chiamo Jeff Jamar, capo incaricato dall’FBI. Credo in Dio, nelle armi e negli Stati Uniti. Questo corpo senz’anima al mio fianco è Byron Sage, responsabile delle trattative.»
Byron fa un timido cenno con la manina.
La terra inizia a tremare.
«C-cos’è!?» grida il sindaco.
«Il fattore sorpresa. Portatemi un telefono.»
Ranch Paradiso, contemporaneamente
«Venite, figli miei, devo parlarvi di cos’ho scoperto» dice David Koresh, agitando la Bibbia. I fedeli accorrono e si radunano attorno al Cristo.
«Il giorno del giudizio si avvicina, proprio com’è scritto qui. Fuori gli eserciti di Satana portano…» si interrompe. Nota che la terra trema. Guarda fuori: «…portano tre elicotteri, sei blindati e nove carri armati? Puttana la ma
«AMEN» dicono i fedeli.
«…eh? Ah, sìsì, amen. Allora, Dio è con noi e saremo giudicati benissimo, ma bisogna lavorare sodo. Michael, Jack, Frank, Andrew: prendete tre uomini a testa e sistematevi alle finestre coi fucili. Sparate a qualsiasi cosa si muove. Jennifer, Katia, Pamela: camera mia, buchi oliati e pronte a pecora. Markus, preparami un mojito capolavoro e raggiungi gli altri. Forza, al lavoro! Se ognuno fa la sua parte ne usciremo.»
Giorno 2, ore 15.23
Drrrriiiiiin.
Drrrriiiiin.
Drrriiiiiin.
«Buongiorno, sono il Cristo. Con chi parlo?»
«Sono Jeff Lamar, FBI. Molla gli ostaggi.»
«Qui non ci sono ostaggi.»
«Non costringermi a usare i cannoni per evidenziare la differenza tra punto di domanda e punto e basta. Esci il figame e i bambini.»
«Vedi, ci sono sette sigilli. E voi li avete rotti.»
«Da che so, tu hai rotto il sigillo a un sacco di ragazzine, David.»
«Definisci ragazzine.»
«Dodici anni.»
«No.»
«Quattordici.»
«Ah, quattordici sì. Ma i genitori erano d’accordo.»
«Questo non cambia niente.»
«A me hanno detto di sì.»
E questa conversazione è avvenuta davvero.
«Tu hai figli, David?»
«Quattordici.»
«Bene. Allora puoi c
«…QUANTI!?»
«Quattordici. Ho ingravidato qualsiasi utero nei paraggi. Mogli, figlie, sorelle, zie, tutte. Ricorda che la mia missione è ripopolare la Terra dopo l’apocalisse. E poi è bello, sborrare.»
«Cristo.»
«Dimmi.»
«NO TU, DEFICIENnnnsenti. David. Non voglio trasformare il tuo ranch in Desert storm, specie se di mezzo ci sono vagine e bambini. Ci sono già stati dieci morti. Uscite e parliamone da persone civili.»
Silenzio.
«Solo se prima trasmettete al mondo un mio sermone.»
Giorno 4
In tutte le radio d’America partono cinquantotto minuti di stronzate su angeli, Dio e sette sigilli. Per darvi un’idea, a un certo punto Radio Tamarro 102.5 della Louisiana ha sospeso “101 modi per scopare tua sorella” sostituendola coi deliri di un pedofilo mitomane in piena crisi mistica. Questo non cambia nulla, perché finito il sermone David dice che lui anche voleva uscire, ma Dio gli ha detto di aspettare.
Giorno 12
I carri armati iniziano a deambulare a casaccio nel giardino falciando orti, garage, animali. David rilascia pian piano i seguaci che non sono più tanto felici di stare lì. Una volta fuori spiegano che il loro messia è sereno, si droga e si prepara a diventare Dio. Questo non tranquillizza Jeff.
Giorno 13
L’FBI gli stacca la corrente e il gas. La situazione è così brutta che l’FBI telefona in Inghilterra domandando se cortesemente gli mandano lo Special Air Service per una consulenza su cosa fare, visto che i loro Delta force sono rimasti incastrati nelle tende a perline di un supermercato.
Gli inglesi mandano una risata registrata di venti minuti.
Giorno 23
Appena viene sera, i carri armati iniziano a pompare canti tibetani coi ghetto blaster e a puntare riflettori sulle finestre aperte. Sei in una casa piena di cadaveri, in giardino ci sono carri armati che t’investono la macchina, nell’aria invisibili monaci tibetani cantano OOOOOMMMMMM NAAIIIIOOOOOOUUUUU, nel cielo elicotteri ti sparano addosso e in casa una ragazzina di quattordici anni domanda se vuoi scopare: è un bel momento per riflettere su dov’è andata la tua vita.
Nella tenda, Jeff Jamar è costretto a dimissionare Byron Sage, un uomo ormai convinto David Koresh sia davvero il messia. Non è l’unico, tra quelli dell’FBI.
Giorno 51
«David» dice Jeff «è un mese che siamo qui. Mi sarei rotto i coglioni.»
«A chi lo dici.»
«Ti sento malino.»
«Eh, c’avete buttato dentro così tanto gas lacrimogeno che con la maschera antigas si parla un po’ così.»
«Senti, noi entriamo e la facciamo finita.»
«Vi ammazziamo tutti.»
«Coi carri.»
«Cosa?»
La brillante idea è quella di aprire varchi nei muri coi cannoni, per invitare la gente a uscire. Inaspettatamente, però, il messaggio non viene recepito. Voglio dire, chiunque vedendo un carro armato entrargli dal muro della cucina gli correrebbeincontro, i Davidiani invece preferiscono rifugiarsi in cantina e dare fuoco all’edificio. Che è di legno. E c’è vento. E vicino c’è una grossa cisterna di carburante. E sei negli Stati Uniti, dove per legge le cose finiscono in un solo modo.
Jeff Jamar abbassa il ricevitore, esce a guardare assieme a tutti gli altri, ma dal ranch non esce nessuno. 76 Davidiani ascendono assieme al loro messia, che però opta per un più sobrio colpo in testa cortesemente sparato dal suo vice.
Diciotto anni dopo, gli abitanti di Waco sono ancora convinti Koresh fosse Dio.