“San Marco 1 e 2 in acqua”

“San Marco 1 e 2 in acqua”

Quando uscirono dal portellone di tribordo vennero investiti da una folata di pioggia. Il cielo era nero, percorso da nuvole e lampi. Decine di marinai si accalcavano sulla paratia. Vide dei ragazzi in uniforme mimetica con dei fucili a tracolla che scendevano giù. Mario gli infilò un giubbotto di salvataggio arancione, stringendoglielo bene attorno ai fianchi, poi gli calcò un elmo bianco sulla testa. Appena Domenico vide i fucili fece dietrofront. Mario gli afferrò il braccio.

«Donde galoppi?»
«Siete pazzi?» urlò Domenico per sovrastare il temporale «Cosa volete fare con questo tempo? Perché quelli sono armati?»
«Ci sono i pirati della Malesia, amigo!» esclamò Mario con gli occhi spiritati sotto la pioggia.
Un tuono fece vibrare l’intero scafo.

«Ma voi siete fuori di testa!» gridò Domenico, divincolandosi e correndo dentro. Mario lo inseguì, gli afferrò il braccio e lo lanciò contro la parete.
«Vamonos! Dirai alla Tigre di Mompracem che sei un cittadino del mondo e andrete a puttane insieme!»
«Chi l’ha detto che io devo andare lì!? Sono un civile!»
Il ceffone lo tramortì, paralizzandolo per lo schiocco e la vergogna.
«Ooh, era da quando t’ho visto che volevo farlo» disse Mario «Senti, ricordi a Singapore, quando avevi paura di scopare?»
«Cos… cosa c’entra?!»


«Avevi paura delle piattole, delle malattie, che ci volessero ammazzare? No! Eppure era statisticamente probabile. Anzi, ho un vago prurito che promette sorprese. Tu…»
Domenico tentò ancora di divincolarsi, ma Mario lo tenne fermo: «… Tu avevi solo paura venisse palesata la tua verginità. È vero o no?»
«Quelle sono armi! Le odio, va bene? Mi fanno paura!»

«Domenico, ascolta questo balordo marinaio drogato: se sconigli diventerai uno dei tanti intellettuali che scrivono sui giornali perché non hanno mai vissuto niente. Se esci potrai sempre guardarti allo specchio e dire sì, sono mezzo giallo, ma almeno non scrivo su “Repubblica”. E questo nessuno te lo potrà mai togliere: vuoi salvare i peones o vuoi scrivere su “Repubblica”?»

Domenico digrignò i denti. Non voleva scrivere su “Repubblica”.
Solo che non riusciva a prendersi la responsabilità di pronunciare una risposta.

Fuori, il mare si stava gonfiando. Il Veneto rollava su onde grandi e minacciose. Folate di pioggia entravano dal boccaporto lasciato aperto, infradiciandogli le scarpe, con l’aria che odorava di salsedine e paura. Si frugò in tasca e tirò fuori un foglio bianco stropicciato e fradicio, reduce di una delle tante bozze per le lettere dei marinai. Prese una matita e scribacchiò in fretta una lettera farneticante, poi la diede in mano a un marinaio.

«Se muoio, per favore, dallo a qualcuno.»
«Pure a mi’ madre va bene?» chiese quello.
Mario lo spinse fuori.

Scese la scaletta di corda finché i piedi toccarono il fondo dello Zodiac. Il medico abbronzato lo fece sedere al centro, mentre su entrambi i lati quelli del San Marco si erano sistemati con i fucili puntati verso l’alto. Mario gli piombò quasi in braccio e andò al timone, poi appoggiò il piede sullo scafo e allontanò il gommone dalle rassicuranti fiancate grigie del Veneto, dando gas.

«Rega’, me raccomanno!» gridò il medico «Mantenete le distanze e non salite a bordo finché non abbiamo capito cosa succede. Teneteve i guanti! Se per caso entrate in contatto con uno di loro poi nun ve toccate la faccia, la bocca o gli occhi!» gridò per coprire il frastuono del motore e della pioggia.

Sanna, il comandante del San Marco, alzò la mano. Era un uomo basso e tarchiato, con la mascella squadrata e gli occhi gentili: «Aiò, nessuno spara se non ci sparano loro. Quando ci avviciniamo, tu ti distendi» disse a Domenico. Lui annuì a occhi sgranati, poi il gommone sobbalzò e si trovò sospeso per aria, crollando sul pavimento e battendo il casco contro il ginocchio di un fuciliere che imprecò.
L’altro gommone procedeva parallelo.

«Dio mio» mormorò Domenico, osservando il mare in tempesta «Dio mio, aiutami.»
«Pensa a “Repubblica”, Ching Chong!» gridò Mario.


A bordo della Stayin’ alive, Thanh guardò i motoscafi dei pirati arrivare come fossero un plotone d’esecuzione. Riconobbe il capitano con il turbante blu, che sogghignò e le mandò un bacio con un gesto plateale. Accostarono con una manovra rapida e collaudata e nessuno osò opporre resistenza. I pirati saltarono a bordo e mentre un paio scesero in coperta, gli altri gli puntarono i fucili in faccia. Il capitano si fece largo, afferrò Thanh per il collo e le sussurrò qualcosa, trascinandola verso il portellone. Lei si aggrappò ai bordi con tutta la forza che aveva, determinata a rendergli la vita difficile.

A mezzo miglio, Domenico si teneva alla cima per evitare d’essere sbalzato fuori dallo Zodiac che rimbalzava sulle onde, per poi farli ripiombare sulla superficie con un colpo secco. Sanna si sistemò a prua, lanciò un grido all’altro gommone e fece il gesto della vittoria. I gommoni si separarono; Mario virò a sinistra, gli altri a destra. Un marò afferrò Domenico per il giubbotto di salvataggio e lo distese contro il pavimento.

«Ajò, facciamoci sentire. Cantate!» ordinò Sanna, e i marò intonarono una versione prima timida e poi corale della sigla del Grande Mazinga. Sul fondo bagnato del gommone, Domenico aveva così tanta paura che si mise a piangere. Sarebbe morto lì, dall’altra parte del mondo, sotto un cielo di paura, tra gente che canta sigle dei cartoni animati.

Sulla Stayin’ alive il pirata lasciò il collo di Thanh e l’afferrò per i capelli, poi le assestò un pugno in pieno viso. Il naso già rotto le mandò una fitta di dolore e il mondo perse colore, ma continuò a stringere la maniglia del boccaporto. Lui tentò di strapparle via la mano senza riuscirci, poi sfilò il coltello dalla cintura e si fermò con l’arma a mezz’aria. Thanh capì che sarebbe morta lì, e a quel punto non le importava più. Chiuse gli occhi e nello scroscio della pioggia sentì esplodere una cacofonia di parole in una lingua che non conosceva. “Ah infami, annatevene o ve corcamo”, “cravadinci in su cunnu”, “Vaffammocc a mammeta”, “ande’ cagar sue ortiche, via!”.

Il pirata, viceversa, sembrò comprenderla molto bene.

Il colore della tempesta, Ed.Salani, 2022, pg.126 (link prevendita kindle e cartaceo)