Quest’anno andiamo al mare a Belluno



Natale. Una banda di pedofili ci ordinano di festeggiare il figlio illegittimo di una donna che inventò la più grande balla che storia umana ricordi. Si mangia e si beve come maiali, si buttano via migliaia di euro in agende e portachiavi e libri e penne per persone che vediamo solo in quell’occasione e poi mai più.

– Auguri! Ho portato un regalo per lo zio, dov’è?
– E’ morto a gennaio.

Tre euro e cinquanta nel cesso.

Essere figlio di genitori separati permette la replica in caso di successo.
Il 24 si va dalla parte materna, il 25 da quella paterna – per modo di dire – e in questo modo se ci sono state gaffes si fa il debriefing, perché si telefonano tra loro. Tu ti trovi il 24 sera, fai la vaccata e ti pigli la carne il 25 a pranzo da sconosciuti che tramite telefonate intercontinentali dicono il loro parere, tanto atteso quanto autorevole. Casa di mia “zia”. Mobili, musica, tende, profumi, vestiti ed atmosfera del 1940. In sottofondo c’è questa versione di I don’t want to set the world on fire. Dopo la carneficina di morti che si è schiantata su quest’ala della famiglia (mariti, nonni, zii, zie, van tutti al creatore coi voli charter) i sopravvissuti si ritrovano nel salone di gala del Titanic e fingono allegria. Per farlo invitano individui che la società ha esiliato ma che emettono calore, mangiano e tutto sommato fanno numero. Così il primo tempo del Natale l’ho passato con una canadese – persona, non tenda – , una madre, una cugina, lo zio della cugina ed una zia tedesca.

La tavola è illuminata da candele. Attorno nero, scuro, buio legno scricchiolante ed ammuffito, un terrore senza nome. Il problema è mio zio. Ha gli occhi di uno che o sta per addormentarsi sul piatto o sta per tirare fuori un detonatore. E’ un medico, ha un sacco di belle cose ma non sa godersi un cazzo e riuscirebbe ad invidiare un bambino mutilato del congo. Purtroppo di recente suo padre è partito verso l’alto e lui s’è guardato bene dall’assisterlo, così ora si trova pieno di sensi di colpa, sposato ad una zoccolaccia, a tavola con gente sconosciuta o quasi. I discorsi sono superficiali come un campionato di surf e va tutto bene, finché lui esordisce con

– Ho passato molte estati a Belluno Mare – dice.
– Ah, dai? Pure io vado a nuotare sulle Dolomiti – scherzo.

Perché è chiaramente una battuta. Perché Belluno è in collina alta, perché a Belluno si va a funghi, signora.

– BELLUNO MARE E’ FAMOSISSIMA – tuona – INFORMATI, PRIMA DI PARLARE!
– Zio, stavo scherzando, Belluno mare fa abbastanza ridere.
– A ME NON FA UN CAZZO RIDERE BELLUNO MARE, VA BENE?

La tavola è congelata, mia madre mi guarda. La tedesca si gira verso di me e domanda “was ist shlos” o roba del genere.

– He’s an omosex – spiego indicandolo.
– Oh my – fa la donna – why say it now?
– Because he likes the nude children – chioso, addestrato dai Goonies – I mean the Jesus Kiddo behind me – indico il presepe.
– Holy crap.

Mio zio, che capisco essere ubriaco, sbraita mentre mia cugina tenta di calmarlo ed io già me lo vedo ad aprire la giacca rivelando una cintura di esplosivo.

– Zio… zio calmati, dai, stava scherzando, è natale… 
– NON ME NE FREGA UN CAZZO, VAFFANCULO LUI E IL NATALE DI MERDA, CHE LO SO IO COSA CI FA QUA, LUI, NEANCHE DOVEVA ESSERCI, FROCIO A ME N

Il resto è polvere e sangue, nel senso che finisce per terra inciampando sulla sedia e si fa male. Andiamo a casa presto. Riesco a cambiarmi e ad infilarmi alla messa alcolica fuori dalle Barche. Trovo una mia ex, dice che si sposa a maggio con un piccolo genio del computer, haha, ti presento il mio ragazzo! E’ un elettricista che lavora da Mediaworld. Mentre barcollo verso casa, gonfio come una zecca di vin brulè, guardo la foto della Leo in portafogli. L’ho scattata ad Asolo sotto i portici davanti a casa della Duse. Ha gli orecchini che mi piacciono. Sorride mentre un raggio di sole estivo le fa da vestito. Guardo l’ora, troppo tardi per chiamarla. Scrivo un messaggio.

– Sei la cosa migliore mi sia capitata in questo 2008.
Risponde quasi subito: 

– …più di Fallout?!
Aaaargh.