Parliamo di lavoro in una tempesta di figa



Un certo Francesco Lanza pubblica sul suo sito questo pezzo qui.


E’ una situazione che molti liberi professionisti hanno vissuto e vivono. E’ una gran rottura di coglioni. Chiunque lavori nell’ambito “artistico”, che sia come me scrivere o come lui fare siti, ci si è trovato. Potrei raccontare valanghe di aneddoti su tizi che volevano farmi scrivere gratis o “per la visibilità“, altri addirittura volevano che pagassi per pubblicare, altri non mi hanno mai pagato, altri ancora per 100 euro volevano inchieste “originali e inedite” corredate da fotografie professionali.

Di base, qualsiasi annuncio di lavoro che trovate qui è così.

E alcuni gonzi che ci cascano li trovano. Son quelli che introiano il mercato con roba scadente ma gratis che bla bla bla. Del resto l’ho fatto anch’io. All’inizio non sai bene cosa fare, che tariffario avere, come muoverti, cosa fare. Capita di lavorare gratis e intanto se ti va bene fai praticantato, se ti va male impari che quando a qualcuno cade la saponetta è meglio non essere gentile. 

Fa schifo? 
Sì. Il mondo del lavoro fa schifo.

E’ una grande verità della vita e sta sul cazzo a tutti, ma è così. Non esiste un lavoro piacevole. Anche se stai facendo il lavoro dei tuoi sogni (come nel mio caso, per ora) hai diecimila impicci. Le scadenze, le parti noiose, le correzioni, i redattori, l’interazione umana, la concorrenza. Tutte cose che quando facevo il manovale non c’erano, ma ce n’erano altre di diverse.

Tette antinoia.


Ora, il pezzo di Francesco mi ha colpito per due motivi: il primo è che i ciucciamatite a cinque stelle si dimostrano per quello che sono, ossia i leghisti reloaded con la stessa cultura, intelligenza e cognizione del mondo del lavoro. 

La seconda è che il cliente di Francesco ha ragione.
Perché il cliente HA sempre ragione.


Andai a trovare un’azienda che mi aveva cercato, perché qualcuno aveva parlato bene di me. Volevano un bel sito. Di fronte alla mia analisi e al mio preventivo, il titolare mi rispose con quella frase che vedete nel titolo: “Mio nipote mi ha detto che con 50 euro me lo fa”.
“E allora fattelo fare da tuo nipote.”Ho risposto così, giuro, a quel potenziale cliente. E me ne sono andato.

Non è una cosa di cui vantarsi né da dire con malcelato orgoglio.
E’ una sconfitta, porca puttana. 

Hai perso un cliente, hai perso soldi e tempo. L’idea de “io sto in un negozio quello entra prende una roba e mi paga” è una stronzata. Capisco affascini chi non c’ha voglia di fare un cazzo, ed è per questo che in giro fioriscono bar scadenti e negozi di sigarette elettroniche, ma per “lavoro” si intende “fare il triplo della fatica che ti aspettavi”. Il tuo lavoro non è fare un sito. 

E’ vendere te stesso, poi Internet, poi il tuo sito, poi fare il sito.
Da come l’hai scritta, il tuo cliente è vecchio e fa un lavoro che non ha nulla a che fare con Internet, quindi mettiamo che abbia un negozio di borse, tòh.


Posso dirti quello che avrei fatto io.
Magari è una stronzata, ma ci avrei provato così.






«Mio nipote ha detto che me lo fa per 50 euro»

«Suo nipote quanti anni ha?»

«16»

«E che scuola fa?»

«Va al liceo»

«Capisco. Quindi lei preferirebbe farsi fare una vetrina che verrà vista da chiunque nel mondo la cerchi in Internet da un ragazzino e spendere 50 euro, piuttosto che farselo fare da un professionista e pagarne 2500. Che immagine avrà il cliente di lei?»

«Bè, se il risultato è buono, forse la stessa»

Ti guardi attorno.

«Eppure lei mi sembra curi molto l’aspetto delle cose. La giacca che indossa non è comprata dai cinesi, è fatta su misura. Si vede se fa la piega o no sulla spalla sinistra, non sanno mai chiuderle. E’ moderna, ha un solo bottone. Quelle vecchie ne hanno tutti tre. Indossa una camicia costosa e acquistata di recente, vista la forma del colletto. E scommetto che non guida una 600 usata»

«Che c’entra?»

«Bè, credo lo faccia perché tiene a dare una determinata immagine di sé, non per vanità. L’immagine è un messaggio molto potente, anche per quello che fa intuire. Ci dice “oh, ha speso parecchi soldi per il sito, dev’essere stato fatto da un professionista”. Le conclusioni sono che lei è un bravo imprenditore, al passo coi tempi, sa dove e come investire, e dati i soldi che spende, direi che gli affari le vanno bene. Quindi, per traslato, la roba che vende è un pezzo di lei. E io, che sono il cliente, voglio essere come lei»

«E’ solo un sito»

«E quella del suo negozio è solo una vetrina, eppure per quella si rivolge a un vetrinista»


Moar tette
«Guardi, io non è che voglio farmi fare il sito da mio nipote, posso anche farmelo fare da lei, però il suo preventivo è troppo. Sto dicendo, mi venga un po’ incontro»

«E’ quello che sto facendo. Se lei si rivolge a un mio collega, e a quello dopo ancora, il preventivo vedrà che salirà. O scenderà assieme alla qualità. Il prezzo che le sto proponendo è congruo per tempi di lavoro, manodopera e guadagno. Posso spiegarglielo, se ha tempo»

«No, no, per carità, mi fido. E’ solo che per un sito Internet, 2500 euro mi sembrano una follia, tutto qui»

«Preferisce pagare qualcuno che la rovini per 50 euro?»


«Non la seguo»


«Il suo target d’età va dai ventotto ai cinquanta. Buona parte dei suoi clienti, oggi, usa Internet come prima scelta. Può confrontare una borsa fatta in India e farsela spedire, piuttosto che entrare nel suo negozio per avere la stessa identica borsa per quasi il doppio dei soldi»

«Che discorsi, la qualità mia non è paragonabile»

«E in base a cosa lo sanno, se lei persino per fare il sito ha speso 50 euro? A vederle, le borse sono uguali. Non possono toccarle. E mentre siti come Etsy, Amazon o eBay sono funzionali, il suo è lento, le foto sono sgranate, non aggiornate e graficamente sgradevoli. Se il cliente vede un sito del genere, fiuta una trappola e se ne va»


«Non è detto. E poi le mie sono fatte in Italia»

«Lei è in Africa, e deve prendere un volo per tornare a casa. Ha due piloti. Il primo è un italiano sporco, trasandato, con una bottiglia in mano e barcollante. Il secondo è un cinese impettito in giacca e cravatta. Quale dei due piloti sceglierebbe?»

«Il cinese, chiaro»

«Eppure l’italiano ha studiato in USA, è un ex pilota dell’aeronautica militare, ha migliaia di ore di volo sulle spalle. Il cinese è un novellino»

«Questo lei non me l’aveva detto, però»

«Già. Perché non me l’ha chiesto. Ha badato solo all’aspetto esteriore. Proprio come i suoi clienti quando entrano nel sito»

Signori, la fica.

«Senta, ho capito il punto. Ci penso»


«D’accordo. Però, da professionista a professionista, sa benissimo che il tempo costa. Oggi abbiamo parlato ed è giusto. Se però me ne vado, e lei in futuro sceglie di contattarmi, il costo aumenterà»


«Come sarebbe?»

«Come ho detto. Nessuno lavora gratis»



Magari andava bene, magari tornavo a casa con le pive nel sacco (probabile), ma almeno ci avevo provato. Non te ne vai. O la va o la spacca, ma non te ne vai. Cazzo, non te ne vai.

Io sono d’accordo con tutto quello che hai detto, Frà, specie sui grullini. Resta il fatto che a leggere quel pezzo la figura del perdente l’hai fatta tu, per me.