In difesa della famiglia tradizionale

subito.it_

Tuut.

Tuut.

Tuu-
«Pronto?»
«Buongiorno, mi chiamo Nebo, ho trovato il suo numero in Internet per un annuncio d
«Sìsìsìsì, capito. Vieni qui che ne parliamo di persona. Da dove parti?»
Il dolce profumo della ricettazione mi solletica le narici.

«Alùra, fai via Vulva in direzione Maciachini, che è una traversa di
«Non serve, ho il GPS.»
«Giri a destra, fai un paio di chilometri, salti il fossato coi coccodrilli e noterai una targa di pietra seminascosta dalla vegetazione.»

Subito.it, eBay, Kijiji, sono casa mia. Tutto ciò che ho addosso e attorno l’ho comprato lì. È un’abitudine che m’è rimasta dai tempi in cui vivevo in un garage subaffittato a sala prove. Mai buttare via qualcosa, c’è sempre qualcuno disposto a pagarla. Viceversa, mai comprare qualcosa se prima non hai verificato se esiste in Internet. A volte mi chiedo se avendo un reddito decente mi risparmierei tutta ‘sta trafila, ma non credo. Ti regala momenti di umanità sublime, come quando a Mestre rimasi chiuso in una cameretta di un cinquantenne ad ascoltare le sue poesie sulla morte, mentre giù in salotto lo stereo suonava radio Maria.

«Ho il GPS, mi basta l’indirizzo!» dico.
«Prosegui fino al terzo semaforo, giri a destra, sinistra, sinistra destra, Jeremy e Jenny storia d’amore, tra le racchette, le corse e il sudore. A quel punto…»

Appoggio il telefono, metto in vivavoce, lavo i piatti. Il cumenda conclude dicendo indirizzo e campanello da suonare e mezz’ora dopo salgo le scale di un condominio anonimo fino al terzo piano. Sulla soglia trovo un uomo sulla quarantina in ciabatte, pantaloni della tuta, maglietta Nike. Mi squadra con aria dubbiosa. Alza la mano: «Spè» dice «sei italiano?»
«Tantissimo.»
Mi fa cenno di entrare.

La casa è un appartamento qualsiasi. Nessun libro, quadri dell’Ikea, lenzuola bianche coprono divani di pelle bianca ancora nel vecchio cellophane, una MILF con trucco picchiatissimo, tacco 15, calze autoreggenti a rete larga, short di jeans strappati, un top in spandex sopra una mastoplastica additiva di lusso che mi viene incontro.

 

Johnny-Depp-Shock

 

Il cervello travasa il sangue nel cazzo e mi lascia immobile uso zombie. Sorride con lo sguardo di una che vuole dartela davvero, non fa finta.
«Lei è la Gilda» dice l’uomo alle mie spalle.
«Cococomplimenti» balbetto.
«Se ti va sono 300 rose.»

 

 

 

 

 

Cosa.

 

 

«Cosa?» domando, riscuotendomi.
«Non sei qui per l’annuncio su Bakekaincontri?»
«No. Di Subito.it.»
Gelo.

 

 

A Gilda si scioglie la faccia: «Ennio, quello dell’argenteria» dice.
«Aaaah, è vero» fa lui «vendevamo anche l’argenteria, vero.»
Anche.

«Bè ma già che ci sei…» osa Ennio, che probabilmente su Facebook lavora presso sé stesso.
«Guardi, apprezzo tantissimo l’offerta, ma no, grazie.»
«Vabbè Ennio, se non gli va non gli va» dice Gilda, incrociando le braccia.
«Aspetta, voglio capire. Non ti piace mia moglie?»
«Noooo, mi piace, è che l’annuncio…»
«Sì ho capito, dopo la vedi ‘sta argenteria, ma prima non ti va? Trecento euro è una cifra regalo, per una non pro.»

 

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«Mmmmnon usiamo termini azzardati» sibilo.
«Cosa, “non pro”? Vatti a leggere su Gnoccatravel quanto prende una così.»
«Vecchio, per quella cifra ti rimedio un duplex con due matricole, dai.»
«Seh, ma slave!»
Ennio si svela un fine conoscitore della materia.

«N-non è detto» dico, vago.
«Lei qui ti fa Rai1, Rai2 e Rai3 senza fretta e mi fai storie per 300 euro? Dai, ormai s’è vestita, truccata…»
«Oh che palle, io vado di là» sbuffa Gilda, sculettando «quando avete deciso chiamatemi.»
«Senti, non ho trecento euro» concludo.
«E quanto hai?»
«Ma che ne so» dico, aprendo il portafogli «centoventidue euro e trentadue centesimi.»
Silenzio.

 

 

«È pochino» concede.
Sembra arrendersi e mi conduce in cantina e tra tanfo di muffa, polvere e rifiuti mi mostra uno scatolone. Dentro ci sono una caffettiera, una teiera, un vassoio e una lampada Sheffield sporca e ossidata, cosa che riduce di molto l’impatto visivo – ossia quello che ti fa sparare prezzi mostruosi.

«Era roba dei genitori di mia moglie ma a noi non piace, siamo moderni. In tutti i sensi, heh.»
Heh.

«La roba è carina, ti offro 20 euro per tutto.»
«Dai, ma mia moglie proprio no?»
«T’ho detto che non c’ho soldi!»
«Vabbè ma ci veniamo incontro, venti per l’argenteria e cento ti fa un pompino.»
«Ghesboro, cento euro un pompino!?» dico, tirando su lo scatolone «ma manco se fosse Aletta Ocean. Piglia ‘sti soldi che vado.»
«Dai, va bene: argento e sveltina.»
«Ho detto di noo-o-o!»
«120 E ANCHE IL CULO!»
«MA DIOCRISs

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…e questa è tutta la storia» dico, guardando l’argenteria sul tavolo. Leonora studia gli oggetti con attenzione, poi studia me: «Dammi il numero del tipo.»
«Perché?»
«Se hai pagato 100 euro il culo di una quarantenne è scandaloso, ma passi. Se scopro che è una balla e che hai pagato ‘sta roba 120 euro ti uccido