Il matrimonio di Ario






Il DJ farnetica al microfono, amici e figli ballano stanchi, altri parlottano dopo l’abbuffata. La torta nuziale è sparpagliata in giro, i calici di spumante sono un caleidoscopio per le candele sui tavoli bianchi coperti di briciole. I tovaglioli spiegazzati, le donne che si massaggiano i piedi cercando di non farsi vedere. Guardo la Leo in fondo alla sala che chiacchiera con una coppia. 


– E’ davvero bella – fa una voce alla mia sinistra. 
Annuisco, perso nei pensieri. 

La musica va avanti, seguo la curva dei suoi fianchi. Risalgo, arrivo alle spalle. Belle, forti ed aggraziate. Mi soffermo sulla linea delle clavicole, poi il collo. Gli orecchini che fanno il verso al braccialetto, le labbra latine. Quel nasino che sembra disegnato nella Parigi dell’art nouveau e le dà una perenne aria da bambina. Gli occhi, cioccolato stranamente avvolto nel trucco che risalta l’espressione. La piastra di mia sorella ha saputo domare l’impossibile. 

– Com’è sposarsi, Ario? – domando alla voce. 
– Tipo dare 25 euro a Gardaland per la foto vestiti da cowboy – 
Craaaaash. 






– Capisco –
– E a questo proposito, ti piace il mio vestito?
– No. E’ lucido che pare latex. Ogni volta che ti vedo mi aspetto il suono, uiki, uiki, gniiik, uiki…

– Volevo anche il bastone e la tuba, me l’hanno impedito –
– Chi, la buoncostume?
– Mio fratello. E mia madre. E mia moglie.
– Un plebscito.
– Boh, non so cosa vuol dire, nel dubbio mangiati una merda.


Il tavolo dei testimoni è una specie di palco sul degenero. Hai una posizione privilegiata sul livello di alcool che i presenti ingurgitano e con un minimo di spirito d’osservazione si riescono a notare sguardi clandestini, mini risse, invidie, ammiccamenti. Una coppia ha litigato perché il lui non faceva alla lei abbastanza foto. Un’altra s’è presentata in ballerine in mezzo a donne tutte con tacco 14 ed ha passato la giornata a biascicare scuse via via più improbabili. Il testimone della sposa é arrivato dopo essersi sniffato almeno tre righe e durante la cerimonia ridacchiava isterico. 

– Il Milan ha pareggiato? –






Esco dalla trance quando noto Mirko, meccanico di 36 anni con moglie Sonja, 21, dell’est. Non avevo mai visto una di quelle mogli comprate su Internet. Buffo. Le slave pure se le vesti serie continuano a sembrare candidate al ministero delle pari opportunità. Forse è la conformazione del viso, non so. 

– Comunque il calcio è da recchioni, io sono per il rugby.
– Quello di “ogni maledetta domenica”?
– Hmm.. non proprio, però tipo, sì.

– Quello dove un branco di negri palestrati si mettono addosso tutine aderenti argentate, si posizionano a pecora e trovano ogni scusa per toccarsi mugolando? Eh, quella sì è roba da veri uomini. 

– Ariooo…
– Che c’è? Che cazzo, in quello sport persino la palla c’ha un’erezione.

– Arioooo…
– Che poi la lotta nel fango, omoni che si rotolano uno sull’altro… Altro che far orgie con due veline che si slinguano la brogna, l’apice della virilità mondiale è quando hai le palle di uno in bocca, poche balle.


Ario è sempre lui, la sua totale incapacità di trovare un compromesso tra bocca e cervello. La persona che mi chiamava alle due di mattina perché stava mandando un SMS alla squinzia e non sapeva se “cuore” andava con la C o con la Q. Lui, vestito da coglione anche il giorno del suo matrimonio, che si crede raffinatissimo alzando i mignoli mentre beve. Lui che mangia l’orata con le mani. Lui che è il migliore amico un uomo possa avere. Lui che si sputtana mezzo stipendio in puttan tour. Lui che m’ha insegnato più di ogni altro al mondo. Ma davvero s’è sposato, oggi? 

– Prendete i film tipo Beverly hills cop. O coso… Arma letale, ecco. Non li fanno più film così. Nel senso che proprio non c’è più il genere esplosioni-battute-tette-esplosioni.

– E’ perché il cinema è migliorato.
– E’ perché erano tutti uguali» 

– Il rugby non è gay.

– Sbagliato, è perché tutto dev’essere SERIO in modo da essere capito anche dalle donne. Alle donne se un personaggio cattivo fa una battuta le mandi in confusione e non capiscono più per chi tifare. Dio, perché sono così rincoglionite?

– Ario, se ti sente tua moglie ti sgozza col cucchiaino.
– Tanto è in fondo. 
– E COMUNQUE si tratta di dare più spazio alle scelte del personaggio e meno al cabaret.

– Ecco. Ecco, precisamente. Scelte. Nei film da donne non ci sono. La trama dei film da buchi è sempre quella. Giovane innocente, finisce a fare la puttana in un bordello gestito da una vecchia puttana saggia e buona. Viene addestrata a prendere un uragano di minchie, diventa famosa per questo e viene convocata da ricconi che la coprono d’oro. A quel punto, giusto all’apice della carriera…

– Che film guardi?
– Bravi, dategli corda, io vado al cesso.
– Ario, prendiamo Titanic, c’azzecca?

– Sì. Perché lei a quel punto conosce il vero amore. Oh, chiariamo, il Vero Amore non è un puttaniere, anzi. Guai. E’ uno straricco, giovane, bellissimo che ha scopato una o due volte massimo con donne cattive che ora si presenta a lei con un fiocco regalo in testa. Lei tutta felice non vede l’ora di lasciare tutto per fare la mantenuta, ma a quel punto il vecchio mondo – pappona saggia, clienti ricchi, colleghe – si rivela cattivo e pretende di tenerla ancora con sé. Lei e lui lottano per la sua liberazione e naturalmente vivono felici e contenti. E’ quello che mi manda in bestia. Nei film da donne non ci sono mai vere scelte, sono la brucomela del cinema.


– La brucomela del…?

– Sì! Storie di handicappati. Salgono, seguono i binari girando il volantino finto senza la minima possibilità di sbagliare strada. Secondo te perché quando chiedi “dove vuoi andare” rispondono “è lo stesso”? Per la brucomela. Con le donne tutto dev’essere telefonato: vuoi scopare il figo sveglio, ribelle ma tradizionalista e fedele o lo storpio viziato e bugiardo che ha appena ucciso tuo padre? Tac, ti tira la manica: “ma qual è il cattivo”?

– Taci, te ne prego.
– Sì vabbè, ma il rugby…

– Ancora co’ sto rugby, Gian, abbiamo capito cosa ti piace.


Ario è sposato. I fotografi hanno preferito non mettermi perché dicevano che in nessuna foto sorridevo, in compenso la Leo era fotografata che pareva la mostra del cinema di Venezia. Sarà il fascino della brucomela.