Gli USA danno il meglio, di nuovo



Siamo negli Stati Uniti. Per strada mostri di lardo dal peso di ottomila chili deambulano su sedie elettriche anche solo per portare a spasso il cane o per fare la spesa. L’alimentazione di questa gente rasenta quello di un aborigeno che ravana nella spazzatura: un’educazione alimentare basata sul fast food li ha portati alla fast life, ossia crepano di diabete a nemmeno cinquant’anni. Se negli USA dici che sai cucinare, mi ha raccontato un mio amico, ti guardano sconvolti e fanno risatine: “gay” ridacchiano “ha ha, gay”.


Tra i vari problemi che ha questo affascinante popolo spicca la consistenza delle loro feci. L’americano medio mangia fuori tutti i giorni, scegliendo tra cucina thailandese, messicana, cinese, giapponese, “itallyana” o McDonald. Il risultato di questa dieta è naturalmente un abominio intestinale dalla consistenza fangosa, tanto da renderli confusi al momento del peto: è diarrea o aria, si domandano terrorizzati, vado o non vado?  Coloro che osano tentare questa roulette russa spesso vengono immortalati in giro col culo pezzato. 

Non è una battuta, sono gli Stati Uniti. Tre quarti del mondo crepa perché non ha da mangiare, loro crepano perché non sanno mangiare.


Un altro straordinario problema che affligge questo popolo è la violenza. Si ammazzano come mosche, è tipo il loro sport nazionale. Lo esaltano nei film, nelle serie TV, nei fumetti. Il loro presidente è uno che esce di scena prendendo a calci le porte e interrompe le trasmissioni per dire che ha fatto fuori qualcuno. I loro idoli sono cantanti carcerati che nelle canzoni esaltano rapine, stupri, omicidi e spaccio di droga. I loro genitori perdono le gambe in Afghanistan per creare un diversivo dai loro soldati professionisti che, mascherati da “contractors” per eludere le regole di guerra, sterminano interi villaggi per piantare pozzi petroliferi in grado di alimentare Hummer limousine che trasportano i loro ex schiavi in discoteca, dove questi gli trombano le figlie. Come ho detto, è un popolo affascinante.
Per farvi capire, di recente un ragazzino si è presentato al cinema per l’anteprima di Batman con i capelli colorati di rosso, un AR-15 con caricatore raddoppiato, un Remington a pompa ed una Glock. Ha urlato “sono il Joker!” e ha ucciso dodici persone.

Il Joker ha i capelli verdi.












E’ il primo giugno a Saginaw, in Michigan.

Le giornate sono calde, l’estate sta iniziando e c’è un barbone, tale Milton Hall, affetto da disturbi mentali. Dopo aver litigato con un commesso decide di chiamare il 911. Quelli rispondono che manderanno subito degli agenti, non si capisce perché. Arrivano quattro pattuglie – quattro – da cui invece che paramedici o poliziotti escono altri pazienti da istituto psichiatrico, solo che indossano una divisa. Il barbone sta a sei metri da loro farneticando in terza persona. Tira fuori un coltello. I poliziotti tirano fuori le pistole, gliele puntano contro e gli ordinano di metterlo giù. 

In quest’ordine.
-Non metto giù un cazzo! – dice il barbone.
-Metta giù il coltello! – insiste la poliziotta.

-Mi chiamo Milton Hall, ho appena chiamato il 911! Mi chiamo Milton Hall e sono incazzato! Lasciatelo andare! Lasciatelo andare! Lasciate andare quel povero bastardo – insiste l’uomo parlando di sè stesso. 

A quel punto fa qualche passo allontanandosi dai poliziotti i quali, colti da un raptus d’imbecillità, decidono di giustiziarlo. Aprono il fuoco contro il signor Milton Hall per un totale di 46 colpi sparati. QUARANTASEI. E’ come andare da uno che ha un temperino, svuotargli addosso un caricatore dell’AR-70/90, ricaricare e sparargliene un’altra metà per sicurezza. Qui il video della loro straordinaria performance ripreso da un tizio col cellulare.




Andate pure a vomitare o a iscrivervi a qualche gruppo estremista islamico.
A breve vi racconterò la storia di Domenico, accaduta a Milano anni fa e finita su tutti i giornali. E’ una storia di boom economico, arrivismo, follia, droga e stupidità. Ma soprattutto è la storia di come cazzo si gestiscono in un paese civile situazioni ben più drammatiche.