E’ forse la più bella definizione che io abbia mai letto, Chiara.
Vedi, quando due tizi litigano in Internet ci sono tre fasi: la prima è aggressiva. Ci si dice una caterva di insulti che sono variazioni sul tema sei brutto/sei scarso/non scopi. La seconda è passivo aggressiva. Si buttano fuori storie personali strazianti fatte di sacrifici, lacrime e sofferenze immense paragonandole alla “vita facile” dell’avversario, che rincara la dose nell’eroico tentativo di dimostrarsi più poveraccio dell’altro. Si parte da mia familia povra arrivando a stupri, abusi, violenze, morti, incidenti e altre disgrazie buttate in piazza a mò di medaglie al valore. Poi si passa al presente fatto di lavori umili, se tu hai fatto l’assaggiatore di veleno per topi l’avversario ha fatto il tester per dildo anali, allora tu hai fatto il degustatore di acque nere e lui ha fatto il donatore di organi. Arriviamo così alla terza fase detta “non ti rispondo più” che di solito va avanti per giorni nella strenua lotta a chi si prende l’ultima parola.
Io è dal 2008 che mi sono rotto i coglioni di litigare su Internet, soprattutto perché non importa quanto ci si impegnano, sono comunque più scarsi del peggio niubbo Manicomiense. Quindi saltiamo quella parte, arriviamo subito dall’assunto che tu sei più brava di me, più sfortunata di me ma più meritoria di me nell’arrivare a fare quello che faccio io. Diamo anche per assodato che io sia figlio di una ricchissima e ammanicatissima famiglia di editori milanesi che mi ha fatto vivere nella bambagia e che pubblico perché “ho le conoscenze”.
Non importa se è vero o no: ti metto io nella migliore posizione possibile.
Ora che ci siamo risparmiati le noiosissime prime tre fasi si può arrivare all’unica vera scelta che ha un wannabe:
1. Prendere la strada “è tutto un magna magna”
2. Prendere quella del “creerò un nuovo sistema che fotte il sistema”.
3. Prendere quella del “io scrivo per me stesso, non m’importa del pubblico”.
La mia è la 4, ossia “entri a far parte del sistema”. Deduco tu la rifiuti. Da quel che ho visto io, la prima e la terza sono autostrade dritte e illuminate. Non fai nessuna fatica, basta continuare a ripeterselo mentre tagli legna a Gaggio di Marcon (io) e non avrai problemi fino alla vecchiaia. La seconda è una strada un po’ sconnessa perché gli obiettivi si raggiungono a checkpoint, e ogni tot tempo noti di essere in ritardo. Alla lunga ti logora le sospensioni. Hai voglia a dire che stai lottando per trovare il tuo posto quando ti ritrovi a trent’anni mentre (abbassa le casse) copi roba altrui spacciandola per tua, o squirtando bile su Facebook.
Se invece scegli di fare davvero ‘sto mestiere (scrivere sulle riviste, dico, perché la mia parte creativa ancora non mi paga quei cornuti dell’ENI) allora mi sembra giusto dirti che ti troverai di fronte a un freak show di scrittori cocainomani, sceneggiatori erotomani, giornalisti alcolizzati, egomaniache frustrate, PR falliti, coppie allargate, lettori schizoidi, querele, minacce, denunce, viaggi in periferie con rimborsi mai visti, alberghi fatiscenti, pagamenti a 120 giorni, editori fanatici, grafici che si credono artisti, lobby scambiste, insulti, pause assenti, ferie mancanti, bugie, tradimenti, mezze verità, pettegolezzi, cattiverie, pompini segreti, invidia, competizione, droga e politica. E’ un mondo dove tocca tenerti buona la moglie del giornalista perché si scopa l’editore che adora andare a pesca con il figlio dello sponsor che finanzia la testata dove vorresti scrivere, che ha un pacco di curriculum tutti uguali pieno di cifre tutte uguali di persone che per tutta la vita hanno fatto quello che gli dicevano e ora in piena crisi dei trenta si sentono creative.
Quando ho messo piede per la prima volta in Mondadori ho scoperto che era un mondo assai diverso da quel che credevo dall’alto della mia finitrice. In quello creativo è peggio: è Game of Thrones fetish version featuring Gay Narcos e Dildo Jane. M’è bastato starci un anno, in mezzo ai “creativi”, per capire che ‘sto posto prende I tuoi sogni, li infrange col pestello fino a farne polvere e se li sniffa dal buco del culo. E a me va benissimo. Mi piace, persino.
Perché abbiamo scopi diversi.
Vedi, io non scrivo per la Storia. Non scrivo per cambiare il mondo della letteratura e non scrivo nemmeno per prendere il premio Strega o essere invitato nei salotti buoni dell’élite dei Grandi Scrittori.
Non me ne frega un cazzo di insegnare qualcosa a qualcuno: qui dentro trovi gag sulla merda, sfottò sulle donne, chiacchiere coi militari, derisioni di me, della mia vita, dei miei amici. Questo blog è una taverna di Alpini e marinai sbronzi. E’ steroidi e silicone, tanga leopardati, tatuaggi tribali, parei fucsia, scazzottate e manate sul culo. Del resto io sono un mediocre inaffidabile sotto ogni punto di vista. Mi sono presentato a casa di Tania Cagnotto per intervistarla in bermuda, infradito e un doposbronza vergognoso, tanto che m’ha offerto un canarino. Quando MH m’ha mandato a Roma a intervistare Maurizio Felugo la prima domanda che mi ha fatto è stata “hai fumato?”. Di Trapani manco ne parliamo. Tutti i (pochi) soldi che ho fatto con “La Storia la fanno gli idioti” me li sono sputtanati in mojito, grigliate e preservativi. Tito Faraci mi ha definito “il personaggio stronzo con cui Tex prima ci fa a botte e poi semmai ci diventa amico”. Col redattore di GQ siamo quasi arrivati alle mani in una bettola di Milano. La prima volta che ho presentato un soggetto a Roberto Recchioni l’ha definito “pretenziosetto e banale”. La frase più ripetuta da Alessandro Ferrari è “te l’avevo detto”. Dieci anni fa stavo su un palco a gridare “il pacco bomba del pornostar” e “a cena coi parenti io droppo la mia merda” in canottiera, bermuda e sudore.
Tu credi io possa dire a qualcuno “meditate, gente, meditate”?
Che m’interessi avere senso della decenza?
Io voglio arrivare davanti alla morte con la fica di una sudamericana sulla faccia e il culo della Leo sul mio cazzo mentre sono in una baracca in riva al mare circondato da bottiglie di rum vuote. Quindi dammi i soldi e tieniti il rispetto per il lettore. Sono un mercenario e per il giusto compenso scrivo qualunque cosa. Cosmo, GQ, Men’s health, BeSpoke!, Roadbook, marchette, recensioni, pompini, scrivo anche per i rettiliani, Bilderberg e Skynet, se mi pagano. Non me ne frega un cazzo. E’ sempre meglio di fare ripavimentazione stradale o il facchino alla biennale.
Se tu però hai un’alternativa, Chiara, non girarti i pollici parlandone: falla. Entra in questo freak show. Ti troverai davanti a legioni di lettori come me, che cercano di cavalcare l’onda come me col naso sporco di bianco, la camicia sporca di vomito e una settimana demmerda sulle spalle che ti guardano con gli occhi a fessura domandando “che cahszwzo è che vuohi, thu, adèso?”.
A quel punto usa il senso della decenza e il rispetto per il lettore.
Buona fortuna.