Come domare una diciottenne #4

Come domare una diciottenne #4

Il mondo è cambiato, signora.

Lo sento nell’aria, lo sento nell’acqua, lo sento nella tasca posteriore destra. Lo sento dal fruttivendolo quando guardo pepite d’oro spacciate per zucchine. Lo sento quando scopro che i papiri della biblioteca d’Alessandria sono stati rinvenuti ed ora li vendono chiamandoli “costata” nel banco frigo dell’Auchan. Quando a letto passi le mani su una pelle inumanamente liscia e priva di qualunque imperfezione. La guardi, è bella da far male agli occhi. Ti alzi, ti stiracchi e ti metti in posa da Staying Alive. Lei scoppia a ridere, tu canticchi in falsetto e lei ha le lacrime.

«Cos’è ‘sta roba?»
«Scherzi? Lo zenith del richiamo sessuale musicale.»
«Nel…?»
«I Bee Gees? Nel… nell’ 83, mi pare.»
Ride.

«Sono del ‘90, se vuoi ti canto i System Of A Down.»
«Quella porcata schizofrenica?»
«NON TOCCARMI I SISTEMOVADAUN!»
«No. Non capisci. Adesso tu mi canti la sigla di Gordian, mi dici i nomi di tutti e tre i robot. Il blu, il rosso e il bianco. Mi dici il nome del protagonista e anche della pantera.»

«See, se vuoi ti canto i Pokemon.»
«…i pokemon?»
«GOTTA CATCH EM ALL, POKEMON, GOTTA CATCH EM ALL, POKEMOOOOOOON!»

«I nomi. I nomi dei robot. Il blu è Brokeser. Il protagonista è Daigo. Ora mi dici il rosso.»
«Non li sooo-o-o.»
«Deringer. Provo a darti la domanda di salvezza: canta la sigla di Vultus 5.»
«Di chi?»
«LEONORA, CANTA IL CAZZO DI VORTICE DI LUCE, CANTALO ADESSO, NON FARMI GIRARE LE PALLE, DOV’E IL VORTICE DI LUCE?»
«Ma che ne so, sotto il tappeto?»

Sfoglio qualche cartella, la trovo. Apro Winamp, premo play. Con lungimirante attenzione imposto “repeat”. Lei ascolta distratta, ride di nuovo: «HAHA HA HA HA HA ODDIO SENTI CHE ROBA HA HA HA HA HA PARE LA SUONERIA DEGLI SMS, CIU CIU CIU  HA HA HA HA»

La guardo mentre nel garage il basso slappato evidenzia vincerà comunque Voltus 5. Siamo stati preparati, siamo stati addestrati ed ora è giunta l’ora. So già cosa fare. Me l’hanno insegnato fin da bambino, come gli spartani.

«Sai come batteva i nemici Vultus 5?»
«Non so, con il vortice di luce?»
«No. Premeva il pulsante rosso, si trasformava, tirava fuori Excalibur e gli faceva un culo così.»
«E cioè?»

La mano sulla natica di lei si poggia lieve, quasi per caso. La sigla mi guida come in un manuale. L’addestramento è impeccabile. La battaglia senza esclusione di colpi. Protesta. Usa ogni trucco. Lei ha più energia. Io ho più esperienza. Insisto, uso tutte le armi che ho tenendo il colpo finale. La immobilizzo con una modesta saetta globulare, poi è il momento: Excalibur. Un’ora dopo è rossa in viso, sudata, ha il fiatone. Io sono una generazione col fiato sospeso.

«È questo, duuuuunque Vultus 5» canticchia contemporaneamente alla canzone.
Brivido che scorre sulla pelle, sensazioni troppo belle… Dio mio: tutto era previsto.