Ci vorrebbe la rivoluzione

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Apro gli occhi perché dalla strada è partita la consueta salva di urla, guaiti, latrati e bestemmie che avviene quando la persona con cane X incontra la persona con cane Y e decidono di lasciarli avvicinare. Dopo una breve annusata di culo i molossi tentano l’accoppiamento o la strage, attività impedite solo dalla potenza dei bicipiti di X e Y. Se X era intenzionata a farsi scopare da Y saranno sorrisetti imbarazzati. In caso contrario pioveranno insulti, minacce e bestemmie. Il mio cane, richiamato da questa overture, salta dritto sui miei testicoli alle 7.32 di domenica mattina nel tentativo di lanciarsi dalla finestra pur di assistere a questo evento irripetibile. La donna lo placca alla disperata balzando dal letto e sbattendo la testa contro il termosifone. Il cane guaisce.

Piscio, penso al suicidio, fuori è primavera.

La Natura ordina alle donne di predisporsi all’accoppiamento ed esse palesano tette, gambe, culi in minishort. Ciò innalza il testosterone acuendo l’aggressività della popolazione, centuplicando risse a cui seguono risse per vendicare le risse. Una vecchietta a terra urla con grazia, protendendo la mano verso lo scippatore come una nuova Creazione di Michelangelo. Egli fugge, catenina in pugno, schivando con soavi piroette i pedoni di Mestre inebetiti da antidepressivi, tranquillanti, droga, Beppegrillo.it. Leggo il giornale. Persino le scazzottate fuori dai centri commerciali hanno un sapore diverso. Il susseguirsi di opere d’arte che hanno scandito il proseguire dell’umanità, qui, trova nuova linfa. La guerra di Piero, Mezzogiorno di fuoco, Sfida all’ok corral e “Volevo veramente questo parcheggio“.

«Sono pronta!» trilla la donna nell’altra stanza.
«Va bene, andiamo» rispondo alzandomi.

Resto in piedi sull’entrata per un minuto. Due. Comprendo l’errore. Non era un “sono pronta” da essere pronta, era più un “sono pronta” che le fiche dicono a caso ogni tanto, tipo perché hanno deciso cosa mettersi o con quale colore cazzuolarsi la faccia.

Mi svesto. Il cane dorme. Gli uccellini cinguettano.
Un SMS mi informa che dovrò fare gli straordinari.

Fuori dalla finestra il sole è tiepido. Mestre si riscopre in tutto il suo splendore di abusivismo edilizio anni ’70. Al Tronchetto persino i parcheggiatori della mafia sorridono mentre ti dirottano. I caparozzolari di frodo duettano sempre con la guardia costiera tra raffiche di mitra, ma tengono lo stereo acceso che suona “It’s a beautiful day” di Michael Bublè. I pescivendoli di Rialto non dicono più che gli immigrati gli rubano il lavoro, forse perché sono stati decimati dalla retata che ha sequestrato tanta cocaina da farcisi un igloo. Nei bar, tra un’occhiata a una minigonna e uno spritz, si parla di rivoluzione contro la casta che dissangua gli onesti lavoratori veneti. Quest’inverno il progetto di rivoluzione lollina 67.843, detta “dei forconi”, consisteva nel paralizzare l’Italia aspettando qualcuno faccia qualcosa. Sono stati momenti drammatici, in televisione si susseguivano le strazianti interviste alle madri dei disoccupati che alla domanda “signora, e suo figlio dov’è?” rispondevano “a casa che dorme”. E’ finito con l’arrivo del weekend, sebbene alcuni di questi eroi presidino ancora il casello Padova est davanti all’Ikea.

presidio ikea   1502802_3805903321657_373427932_oMa basta accelerare.

 

«Tesoro, sei pronto o no?» flauta la vagina, impaziente.
Il cane scoreggia così forte che si sveglia.

Volto pagina.

Il successivo progetto di rivoluzione lollina 67.844 detto “Indipendensa” consisteva nel costruire la ruspa di Batman, portarla in piazza San Marco e poi di nuovo aspettare qualcuno faccia qualcosa, proprio come il piano 66.892 del 1997. Purtroppo gli indipendentisti si erano informati su Facebook ed erano convinti sarebbe bastato spegnere il telefonino per non essere intercettati dai massoni.

1484250_10152045324519632_76811308_nNon ha funzionato.

 

«Così come sto?» domanda la fica, apparendo in salotto.
Alzo gli occhi. S’è di nuovo dipinta le sopracciglia con l’Uniposka.

«Benissimo» dico.
«Ma… devi ancora vestirti?!»

Il cane gira in tondo, felice all’idea di poter annusare urina fresca e preservativi usati. Appena capisce che non lo porteremo con noi spara un ululato, subito emulato dai cani dei vicini. Usciamo che il condominio pare il set di un western. Mentre chiudo noto un rivolo di urina che fuoriesce da sotto la porta, seguito da un grattare convulso. Dio è il migliore amico dell’uomo e si morde la coda, ma non devo pensarci. Sono il paese reale, ho problemi più urgenti come il paradosso di H&M. Si tratta di un varco spaziotemporale che si spalanca in primavera, durante il quale le vagine si vestono la metà ma comprano il doppio dei vestiti pagandoli il triplo e visionandone il quadruplo, e per farlo necessitano sia presente un maschio. E’ come se Margherita Hack avesse bisogno del parere di un idraulico per stabilire se una roba è un quasar o una supernova. Cosa cazzo sono, un meetup a cinque stelle? Ho la faccia del commesso della Decathlon che abolisce l’emendamento 785/c in rif. legge 348 del 1987 e il giorno dopo ci svegliamo in guerra col Suriname? Sembro forse il giardiniere di Codroipo che nei forum di medicina diagnostica l’AIDS a uno che chiede delucidazioni sulla calvizie? Sono un uomo: se vuoi sapere come mi piaci vestita basta aprire youporn.

«Questo come mi sta?» domanda uscendo dal camerino.
«Benissimo» dico, sforzandomi di ignorare quelle sopracciglia così simili ai disegni che ti fanno gli zingari sulla porta. Ma quando ci sarà la rivoluzione tutto questo cambierà. Mangeremo i cani. Sedurremo a martellate. Non ci saranno più SMS.

Devo solo aspettare qualcuno elabori il piano 67.845.