«Noi le offriamo piscina, idromassaggio, solarium, corsi di zumba…»
«Sì, ma avete i pesi o no?» chiedo.
«Le faccio fare un giro.»
Mentre percorro questo curioso pollaio, noto che la clientela è giovane, predominanza femminile, pochi ragazzi paffuti e scazzati con l’inconfondibile faccia di chi si è iscritto da due settimane a causa dei bagordi e tra altre due settimane svanirà. Attraverso gironi danteschi di donne in idromassaggio che scrivono al cellulare, una piscina infestata di bambini urlanti e spalti gremiti di genitori. Ovunque, macchinette che distribuiscono merendine proteiche da 12.000 calorie l’una. Una pletora di quaglie da scopo che si contorcono a tempo di musica latinoamericana davanti a uno specchio.
«Questa è la sala dove occasionalmente facciamo anche soft crossfit. Conosce il crossfit?»
«Sì» dico.
Il crossfit è l’allenamento di Rocky o di qualsiasi pugile. Una volta te lo faceva fare il sor vittorio per 7 euro in una palestrina di pugilato di periferia, oggi te lo fa Denis, laureato in scienze motorie, per 120 euro al mese. Chi fa crossfit lo riconosci perché se ne vanta come se fosse una medaglia d’oro al valor civile. Ogni volta che uno si bulla di ‘sta cosa mi sembra di vedere le sue labbra pronunciare “io mi faccio estorcere mensilmente danaro da ex truzzi cresciuti a droga, Barbie girl e RICH sul culo”. Milano sembra essere la capitale di questo meccanismo, il che mi affascina oltre ogni dire.
«Vorrei solo dei pesi» faccio «sa, due bilanceri, manubri, una panca…»
«Sono nella sala wellness.»
«La cosa?»
Mi squadra come a dire non conosci la sala wellness, grezzo di merda? e tira dritto senza rispondere, finché si gira con aria orgogliosa e decreta: «Eccoci!»
Sei multipower.
Nessuna panca piana.
La barra per le trazioni usata come appendino.
Donne che chiocciano o leggono riviste sulle cyclette.
«Non avete la panca piana» decreto, dimenticando il punto di domanda.
«È per allontanare i bodybuilder.»
«Cosa?»
«Sì. Spaventano la clientela femminile e fanno sentire inadeguati gli uomini. Noi vogliamo essere una palestra più friendly, sia dal punto di vista del budget che dal punto di vista emotivo. Una persona viene qui per rilassarsi, per stare bene, non per essere competitiva.»
Nemmeno i loro prezzi sono competitivi.
Gli va riconosciuta una certa coerenza.
«Ora venga, le parlerò diffusamente di come funziona qui» dice, trascinandomi via.
Ora sto scrivendo questo post sul cellulare sperando questa donna si renda conto che mi sta annoiando ai pazzi, dato che sono seduto in questo ufficio da mezz’ora e lei parla interrompendomi ogni volta che dico qualcosa più di “sì, ma”.
«L’abbonamento minimo parte dai 12 mesi, ma la promozione più conveniente sono i 36. Se lei…»
Tre anni.
Sgrano gli occhi: «TRE ANNI?!»
«Trentasei mesi» mi corregge.
«Signora, un patto col demonio è più brev
«Se non vuole versarli tutti subito, c’è la possibilità del prelievo dal conto corrente mensile fornendo i numeri di una carta di credito valida.»
«Sì, ma il passo successivo è darvi mia moglie in ostag
«Tenga presente che sarebbe l’offerta più conveniente.»
«Di cos
«Molti dei nostri clienti hanno fatto questa scelta.»
Faccio per parlare, mi giro verso le tizie che si contorcono sulla zumba.
Riporto gli occhi sulla venditrice.
«Quelle hanno gli alimenti dal marito» dico.
«Anch’io. È Milano. Secondo lei perché qui la maggioranza dei maschi è gay?»
«Per la moda?»
«No, per difesa. Firmi il contratto.»
«Sìsìsì, ci penso su» dico, alzandomi.
«Non se ne può andare. Ora voglio raccontarle la storia della mia vita. È il primo uomo a Milano che mi ascolta» dice, agguantandomi la manica.
«Mi lasci.»
«Ho fatto un figlio con un uomo sbagliato.»
«Signora, lasci la manica.»
«Mi ha mantenuta fino a cinquant’anni e adesso devo fare questo lavoro di merda, ma sono una persona solare.»
«Molla!»
«Ho anche un profilo su Badoo e Adottaunragazzo.it»
«MOLLA, PAZZA, MOLLA!»
«Firmi questo contratto, il maestro di sci del bambino devo pagarlo io perché il giudice…»
Le entro in faccia in maniera strabiliante.
Le labbra di gomma mi rimbalzano il pugno, strappandosi e rivelando una mascella metallica sotto cui scorrono fibre ottiche e lucine.
«Lasci cinquanta euro per la consulenza» dice, tentando di ghermirmi con le dita magnificamente curate. Mi tolgo la cintura e la frusto facendola retrocedere. Le sferzate strappano i vestiti svelando uno scheletro metallico e circuiti. La fibbia le colpisce un occhio, sotto cui pulsa una microcamera con luce rossa. Il cyborg si rialza.
Tento la fuga.
La porta è sbarrata dall’esterno.
Afferro uno schedario e lo scaglio contro il vetro della finestrella, infrangendola. Dallo schedario piovono cambiali, reni in pegno, fedi nuziali, polmoni seminuovi, certificati di verginità, documenti di adozioni, feti in formaldeide, chiavi di automobili, contratti firmati col sangue, denti, orologi, un lingotto d’oro con la svastica nazista. Lo uso per ripulire il bordo della finestrella dalle schegge di vetro e lo scaglio sul petto dell’automa.
C’è un TUNNNG metallico.
«Va bene, mi ha convinto» dice l’essere, ora con voce meccanica «le parlerò della tariffa basic. Con soli settanta euro al mese lei avrà diritto…»
Prendo il monitor con entrambe le mani e glielo spacco in testa, poi mi arrampico verso la salvezza. Mi afferra i pantaloni: «…Illimitato accesso all’area ristoro, le centrifughe bio a soli 8,99 e
La parola BIO scatena in me un attacco di diarrea incontrollabile. Dal culo scoperto esplode un geyser verdastro che centra il volto del cyborg.
«Becca ‘sta caparra, mostro» dico, divincolandomi.
«Ha quindi scelto l’opzione TOTAL WARM UP VIP ACCESS, con consulenza plicometrica e/o esame delle feci/urine/prelievo del sangue necessari ad ottenere punti FIT per assicurarsi uno sconto del 2% su certificato medico (obbligatorio entro una settimana dal primo accesso) eseguito da personale medico convenzionato al prezzo di 74,99 euro?»
Frano sul marciapiede sottostante. Mentre mi spolvero i vestiti la sento continuare a borbottare di incredibili vantaggi e fantastiche offerte. È quasi ora di pranzo, devo fare la spesa. L’Esselunga è un’istituzione, per Milano. Entro nel primo che mi capita, guardo i prezzi dei petti di pollo. Ruoto lentamente, molto lentamente, la testa verso destra.
Un commesso mi fissa con espressione vuota.
Con cautela, porto la mano alla cintura.