L’astronauta della compagnia aveva tutte le attenuanti per aver dimenticato di fare benzina. Due cannoni appena sveglio dopo quattro ore di sonno. Doversi inventare scuse per quando tornerà a casa ed il padre gli chiederà spiegazioni sullo stato della macchina. Non possiamo colpevolizzarlo. Noi siamo tre ragazzini di 17 anni che non hanno mai messo piede fuori da Mestre e quando l’hanno fatto si sono trovati in piena Cambogia. Decidiamo di dividerci. Io da solo avrei tentato di raggiungere il distributore di benzina avanti, Atza e Solero quello dietro. Le possibilità che finisse in tragedia erano altissime e grazie alla mia sempre più drogata immaginazione mi vedevo morto di stenti senza acqua né benzina su un’autostrada rovente. Neanche un’ora dopo la 127 si affianca mentre canto We don’t need another hero e rimpiango di non essere vestito di cuoio.
– Monta, bella fica sudata – fa Ario.
Apro la portiera, chiudo, sto seduto mentre l’auto riparte. L’umore è talmente basso, la disperazione talmente diffusa che decidiamo di uscire per vedere una città a caso ed avere qualcosa di normale da poter raccontare al ritorno che non sia una marea di incidenti. A Cremona, all’incrocio subito fuori dall’autostrada il semaforo è rosso. Si affianca una panda bianca con dentro quattro ragazze. Si girano a guardarci. Sorridono. Parlottano tra loro, ridono. Quella al volante sgasa come a voler far gara. Ario risponde sgasando a sua volta.
«Ok calmi, CALMI» fa Atza «niente puttanate, qui risolviamo la giornata. Appena è verde potrem
Tutto accade in un istante. Il semaforo è verde. Ario preme a tavoletta, la 127 scatta in avanti come un proiettile. Curva quasi in derapata, altra curva, rettilineo. BRAAAAAAM, BRAAAAAM, scala in quarta frenetico. Il semaforo alla fine è verde, Ario insiste. Terza, RAAAAAAM, RAAAAAM, passa il secondo semaforo urlando di gioia “ha-HAAA!” e si gira, esaltato.
«HA HA HA, FOTTUTE!» grida battendo sul volante «VOLEVANO FARE LE FIGHE, HAI CAPITO, SMER-DA-TE, HA HA HA HA, SARANNO ANCORA LA’ AL SEMAfor…»
Lo stiamo guardando come lo state guardando voi.
«Tanto cosa volevate fare, erano in macchina come noi, no? E poi non conosciamo ‘sta città, non sappiamo dove potevamo andare o portarle, dai, cosa potevo fare?»
«Evitare di giocare al piccolo Airton?»
«Seguirle?»
«Abbassare il finestrino?»
«Magari adesso passano » mormora guardando la strada.
Dopo averle aspettate per 10 minuti in un silenzio funereo rientriamo in autostrada senza dire niente. Da lì in proseguiamo senza incidenti fino al nostro arrivo in liguria dove “già che ci siamo potremmo andare a vedere il delfinario di Geova” .