E’ il primo appuntamento galante di Roberto. La prima vera uscita con una donna, solo lui e lei. Il mondo attorno a loro è sfocato e distante, emozionati come sono. Lei è stata in bagno dalle nove di mattina, lui s’è lavato l’uccello trentasei volte, ha portato la macchina dei genitori a lavare e ora è seduto, ansioso, di fronte a Caterina. Il primo appuntamento è come uno spurgo fognario: se tutto va bene potreste togliervi un bel peso, ma ci sono elevate possibilità di finire coperti da un mare di merda.
La conversazione tra Roberto e Caterina procede senza intoppi. Hanno entrambi diciotto anni, tutti e due sono preoccupati per la maturità. Racconti e preoccupazioni scivolano uno dopo l’altro tra risate e sorrisi complici. Caterina osa sfiorare l’argomento sesso, per vedere le reazioni di Roberto.
-Tu quando hai perso la verginità? – chiede lei.
Roberto si aspettava questa domanda. Tutti i suoi amici l’hanno persa a sedici o diciassette, lui no. Lui è ancora vergine. Grazie alla sua compagnia è consapevole che dirlo ucciderebbe l’entusiasmo di qualsiasi donna e mente con disinvoltura.
-A sedici. E tu? –
Caterina si aspettava questa domanda. Tutte le sue amiche l’hanno persa a tredici o quattordici, lei anche. In campeggio c’era un ragazzo tedesco di ventuno che assieme ad un suo amico le hanno fatto la festa assieme ad una bottiglia di vodka e un chilom. Grazie alla sua compagnia è consapevole che dirlo suona male, in questo mondo maschilista e sciovinista.
-Anch’io a sedici –
-E com’è andata? –
Caterina non ha che vaghi ricordi di quella notte. Sa solo che ha dovuto buttare via le lenzuola della roulotte e dopo un pomeriggio di pianti disperati si è fatta portare dalla madre a prendere la pillola del giorno dopo senza che il padre, operaio Fincantieri di Lotta Operaia, lo venisse a sapere.
-E’ stato bello, ero molto innamorata. Per te com’è stato? –
-Bè, all’inizio… all’inizio mi ha fatto un po’ male, ma poi è andata bene –
-Ha fatto male a te? –
-S-sì? –
-Questa non l’ho mai sentita. Perché? – chiede Caterina, incuriosita.
In realtà si aspetta la solita battuta sulla dimensione del pene, che è un classico di tutte le chat in Internet già dal 1990. Ne ha già sentite di tutti i tipi. Dopo che le amiche le hanno detto di Googlare “Blackzilla” ha smesso d’impressionarsi. Roberto entra nel panico, perché ha un segreto.
Un segreto spaventoso.
Quando aveva dieci anni, in preda alle prime curiosità sessuali, Roberto ebbe la malsana idea di cercare “donne nude” su Google usando il PC del padre. Non avendo idea di cosa aspettarsi cliccò sull’unico risultato già visitato dal padre, dichiarò di essere maggiorenne e venne catapultato in un universo di donne bellissime dotate di cazzi enormi. Dopo un’attenta esplorazione chiuse, sconvolto. Da quel giorno lontano Roberto passò gli anni convinto che tutte le donne avessero tra le gambe un pene. Questo scatenò una serie di problemi inimmaginabili, tra cui spiccava il principale: se hai due spine e nessuna presa della corrente, con due spine che ci fai? Nessuno degli amici di Roberto smentì mai queste deviate convinzioni. Per ovvie ragioni a Roberto la pornografia non interessò per nulla, anzi: quando sentiva i propri compagni parlar di inculate e pompini si allontanava inorridito.
-Se fa male a voi, perché non dovrebbe far male a noi? – chiede Roberto.
Caterina è spiazzata.
-A nessuno dei miei ha fatto male – risponde lei, poi precisa – intendo dire nessun amico del mio ex ragazzo, naturalmente –
-Ah, no? –
-Siete uomini, è diverso –
Roberto deduce che si tratti di puro machismo e decide di rimediare.
-Bò, forse perché era troppo grosso –
-Seee, vabbè – sogghigna Caterina, guardando altrove.
-Vabbè cosa? –
-Dicono tutti così –
-Ma non il mio, il suo! – precisa Roberto.
Caterina rimane a guardarlo per un istante, poi scoppia a ridere. Una risata così spontanea, così sincera, così profonda, che fa guadagnare a Roberto 1000 punti. Lui la guarda confuso, mentre lei si dimena sul tavolo. Deve aspettare una trentina di secondi.
-Oddìo, l’hai detto con una faccia… – dice Caterina, asciugandosi le lacrime.
-Che c’è di strano? –
All’improvviso la morte le paralizza il cuore.
-Ma… sei gay? –
-No! –
Sospiro di sollievo. La tensione sessuale s’è interrotta con quella risata, così la conversazione si dirige altrove. Caterina ha già deciso che lui è carino, simpatico e originale. Gli piace. Ha un modo di fare tutto suo e la tratta in maniera diversa dagli altri ragazzi. E’ a suo agio, come se lei fosse uno dei suoi amici. Al termine della cena vanno al cinema. Escono in una serata appena spruzzata di pioggia primaverile e si rifugiano nei portici dove c’è il primo sfioramento di guance, con la scusa di stare in due sotto l’ombrello. Lui la accompagna a casa, stanno sotto il suo portone a parlare fino a tardi, poi c’è il primo bacio, lungo e appassionato. Lei si stacca, armeggia con le chiavi mentre riflette. Non può dargliela la prima sera, ma ne avrebbe una gran voglia. Pensa che l’occasione perché i suoi genitori non siano a casa non si ripeterà.
Si gira a domandargli se la accompagna su.
Per le scale la salivazione di Roberto è azzerata. Fa il check mentale di tutto quello che sa o che deve sapere, ossia molto poco. Una volta in appartamento si distendono sul divano e cominciano a pomiciare. Le mani corrono sopra i jeans di Caterina, raggiungono le cosce e dopo brevi resistenze vanno in meta. Caterina lo lascia fare. Il tocco di Roberto è prima lento, poi frenetico, poi si stacca.
-Cosa c’è? – domanda lei.
Ogni neurone del ragazzo è concentrato nella prova di maturità più impegnativa della sua vita. Ci chiediamo sempre cosa faremmo noi se fossimo protagonisti di un film di fantascienza, dove una fondamentale e scontata regola dell’esistenza viene a mancare o è sovvertita. Roberto ha pochi secondi per risolvere un enigma da un milione di pezzi perché, a quanto pare, questa donna non è come quelle in Internet.
-Non ce l’hai – constata Roberto, staccandosi ed osservandola.
-Non ho cosa? –
-Il pene –
Caterina scoppia a ridere di nuovo, estasiata. Trovare un uomo che sa ridere e scherzare anche in quei momenti, a diciotto anni, è davvero raro. E’ felice. Scuote la testa, sorride e lo abbraccia.
-Eh, no – replica.
La mente del maturando divide il problema in due tronconi: A) se non ha il pene, là in mezzo cosa c’è? B) cosa faccio, se non c’è nulla? Capisce che deve fare un’ispezione diretta, così inizia a spogliarla. La maglietta se ne va lasciando vedere un reggiseno. Non sa toglierlo, ma ovvia al problema sfilandoglielo da sopra. La vista delle tette lo esalta, ci gioca un po’ e si toglie la maglietta, poi comincia ad aprirle i jeans. La visione delle mutandine lo sconvolge. Ci passa una mano sopra, cautamente.
Caterina lo osserva. Di solito i ragazzi con cui andava erano degli animali frettolosi. Lui ha tatto, delicatezza ma anche desiderio e decisione, visto come le ha tolto il reggiseno senza perdere tempo ad aprirlo. Lo lascia fare, affascinata.
Ecco, porca puttana, è come temevo, non c’è niente pensa Roberto, terrorizzato. Nulla, liscia e piatta come un manichino. Non ha idea di cosa fare. Passa e ripassa la mano sulla superficie della stoffa, notando un minimo avvallamento al centro. Lei geme. Deciso ad andare fino in fondo a questa tragedia le sfila le mutandine e sgrana gli occhi. C’è solo il pelo. Non si vede un cazzo di niente, solo un oscuro pelame da cui non emerge nulla. Nulla. Una selva oscura che la retta via era smarrita.
Roberto è sempre più confuso. Con mani da chirurgo, attento, inizia l’esplorazione. C’è una sostanza viscida. Si asciuga sul divano senza farsi vedere e prosegue. Trova una fessura e ad un tratto l’istinto lo guida. Trova l’ingresso, deduce il resto e guarda il sesso di Caterina con espressione di trionfo. Lei ansima, rossa in viso. I neuroni nella mente di Roberto, maturando in ragioneria, montano tutto il puzzle: il pene va lì con una probabilità che sfiora il 70%. Ce la può fare. Si spoglia in fretta e con la forza della disperazione tenta il tutto per tutto. E’ un successo. Tutto procede per il meglio. La tensione del momento, mescolata agli ormoni di un diciottenne, gli garantiscono una durata di molto superiore alla media. Caterina scambia il terrore per l’esperienza ed è stregata dalla maestria di Roberto, di cui tesserà le lodi alle amiche il giorno dopo, a scuola.
Roberto torna a casa. Guarda sul proprio computer “donne nude” e scopre l’atroce verità. E’ allora che capisce qualcosa che nessun figlio dovrebbe capire del proprio padre.
Tempo fa mi chiesero di scrivere dei racconti erotici per Playboy.
Questo è uno di quelli.