"Le donne sono tutte puttane", disse un ciccione in uno strip bar di Praga

A dodici anni t’accorgi che ravanare le tue parti basse scaturisce sensazioni magiche. Il tuo primo orgasmo autoindotto è una rivelazione. Capisci che per raggiungere il nirvana ti è necessaria una femmina disposta a praticare quest’arcano rituale con te. Da quel momento in poi ogni maschio del pianeta trova il suo scopo: inserire il pene all’interno delle donne. Il momento più buio è immediatamente successivo, quando apprende che lo scopo delle femmine invece è conosciamoci, parlami un po’ di te, ti vesti sempre così?”.

Perché?
Perché dev’essere così difficile?

Perché devo ascoltare le sue idiozie, se si gira in un attimo in due secondi abbiamo finito. Perché film equosolidali indipendenti? Perché le amiche? Perché tollerare i vaniloqui di questa psicopatica? Gli scarafaggi hanno risolto il problema, si sono fatti crescere un pene perforante con cui trafiggono le femmine nel petto sborrandole nell’utero dall’ingresso secondario. Allora perché io sono in piedi davanti a Max Mara da venti minuti?

Certo, se guardassero il nostro pavimento con il luminol chiederebbero il bombardamento aereo. Se la banca del seme paga davvero 40 euro a donazione le nostre mutande valgono come una Maserati. Ci laviamo i denti pisciando nel lavandino. Da quando abbiamo internet nel cellulare ci si secca la merda addosso prima di alzarsi dal wc per pulirla.

Ci regalano un orologio che si ricarica col sole, muore.
Ci regalano un orologio che si ricarica col movimento del polso, esplode.

Una ci racconta in lacrime che a tredici anni l’hanno violentata e ci viene duro. La nostra barra dei preferiti contiene gli stessi link che hanno trovato nel PC di Bin Laden. Ammorbidente, prelavaggio, centrifuga, pare un film di Lynch. Se non c’è nessun nostro amico nei paraggi al sesto mojito c’inculeremmo ciccione, trans, cessi, tutto. Battere sul tempo lo sciacquone è un grande traguardo. Ci annusiamo il cerume. Per ammazzare un ragno devastiamo la stanza con il lanciafiamme Badedas decorando le pareti di fiammate, incendiando abat-jour e rendendola inagibile dal tanfo. Lasciamo i cadaveri per anni, il salotto pare il set di Predator. “Curare il nostro aspetto” significa raschiarci via le croste dagli occhi, collezionare salsicce di pelle morta e stabilire l’usabilità dei pantaloni annusando la zona pacco. Ridiamo come scimmie coglionando Schettino mentre su una nave c’è gente che affoga nel buio. Il nostro contributo al pianeta è condividere su facebook. Rubacchiamo dove e quando possiamo perché “c’è di peggio”. Abbiamo manie e fissazioni da autistici. Socialmente ci stanno tutti sui coglioni. Viviamo nella nostra città da vent’anni e non sappiamo quali locali sono aperti, su Skyrim sappiamo arrivare a Markarth senza guardare la mappa.  Siamo un branco di falliti autoproclamatisi geni incompresi che quando vedono gente di successo spruzzano invidia od ostentano indifferenza posticcia. Onanisti del disfattismo laureati in sovranalisi con master in insicurezza.

Perché Cristina del Basso non vuole darcela?

 

 

Perché non sono ricco, ecco perché.

 

Dopo questo impeccabile esame di realtà iniziamo a cercare fiche stellari interessate a quello che siamo davvero, ossia una distorta utopia che mescola Bruce Willis a Dalì e Neo. Dopotutto siamo maschi eterosessuali che hanno un mac e leggono Repubblica, Cristo. L’ideale sarebbe una tizia con il viso da modella, il corpo da pornodiva ma di scarsa esperienza, con noi troia insaziabile e con il mondo donna pudica e monogama, priva di carattere ma in grado di farci fare bella figura quando parla.

Purtroppo, tutte le donne che troviamo sono affette da gravi tare mentali. Una ha tendenze paranoidi. Un’altra ha 25 gatti. Un’altra si droga da tutta la vita. Un’altra si eccita solo a farsi massacrare di botte mentre la strangoli. La cosa fastidiosa è che nonostante siano dei catorci mentali si mettono a criticare noi. Noi, che le abbiamo salvate dalla dannazione.

Troie.
Finalmente in un lap dance troviamo Anna Strapovinia.

È perfetta. Linee, proporzioni, pelle, viso, ogni millimetro è impeccabile. Tette di gomma. Culo di marmo. Quando va a posarsi sulle ginocchia di tutti i maschi presenti noi non lo vediamo, impegnati come siamo a guardare lo spacco, il tacco, la bocca. Arriva da noi, ha la pelle che sembra velluto. E’ amore. Ci parliamo per ore offrendole da bere, si instaura tra noi quella specie di magia che è tipica degli innamorati. Ci perdiamo l’uno negli occhi dell’altra: nessuna donna ci aveva mai guardati così, e se non fosse per quello stronzo del gestore saremmo rimasti qui a parlare tutta la notte, come due vecchi amici. Si chiama Svetlana. Ai miei amici ha detto un altro nome, segno che con me è diverso. Le chiedo se possiamo rivederci. Mi dà il suo numero di cellulare. Esco, tutti i miei amici sono infoiati come draghi e trapanano culi moldavi in puttan tour, ma io no. Io voglio restare puro, immacolato. Lei è il mio solo pensiero.

Ci vediamo il giorno dopo.
E’ ancora più bella, senza quei vestiti volgari. Mentre totalizzo 300 euro tra cena di pesce e champagne lei mi racconta della sua famiglia. Una storia straziante, intensa, altro che le stronze viziate qui in Italia. Andiamo a casa ed il sesso è stupendo, i nostri corpi reagiscono all’unisono, come se lei sapesse perfettamente cosa fare. Lei gode tantissimo, dice che ha avuto addirittura 72 orgasmi. Siamo perfetti. E’ la donna della mia vita. La sposo tre mesi dopo.

Un anno dopo lei ha la mia casa, la mia macchina, i miei figli e metà del mio stipendio. Dormo sul divano di un mio amico e non posso avvicinarmi a più di 500 metri da lei perché una volta le ho dato una spinta.

C’è poco da fare: le donne sono tutte puttane.