Lo spogliatoio della mia palestra è un ricettacolo di odori immondi che farebbero vomitare un veterano dello spurgo pozzi neri. Non esiste nè riscaldamento nè aria condizionata nè aria fresca. Le macchine e i pesi sono del 1985. Muri scrostati, chiazze di salnitro sul soffitto, tante pisciate con pessima mira sul wc in fondo disinfettano. Dopo le 20 tre quarti dei frequentatori di questa palestra sono stranieri, soprattutto brasiliani, indiani e moldavi.
Moldavi.
Gente che fa cose moldave.
Bere vodka, sollevare pesi, lavorare a mostro, picchiare qualunque cosa respiri e stuprare qualsiasi cosa dotata di utero. Moldavi, armadi a tre ante pieni di cicatrici deformanti che dicono cose tipo swarosky poposkaia zitroibi e ti parlano tutti contenti senza curarsi del fatto che nessuno capisce una madonna. Entrano, vedono Bruno che posa davanti allo specchio.
Gente che fa cose moldave.
Bere vodka, sollevare pesi, lavorare a mostro, picchiare qualunque cosa respiri e stuprare qualsiasi cosa dotata di utero. Moldavi, armadi a tre ante pieni di cicatrici deformanti che dicono cose tipo swarosky poposkaia zitroibi e ti parlano tutti contenti senza curarsi del fatto che nessuno capisce una madonna. Entrano, vedono Bruno che posa davanti allo specchio.
– Mitrohkin dasvidania mitkail, ha ha ha –
– Mio hammigu disce che tu batti la fiacca – traduce l’altro.
– Ma chi, io? – fa Bruno.
– Zì, zì, tu questa istate erri… così, così… grosso, come, no? – fa l’altro, mimando la larghezza con le mani – ma ora… sei come palonscìno! Ha ha ha, eh? Come grooooso palonscino sghionfio! –
Risate moldave.
Bruno ha sempre avuto un buon senso dell’umorismo. Tra le classiche battutine tra maschietti se l’è sempre cavata da bravo veneziano, non se la prende, la butta sempre sul ridere. Lo fa anche questa volta.
– Eh, passo troppo tempo con le moldave – ride.
Ridiamo evribadi. L’atmosfera è spensierata.
– No, no, tu dici bugia, tu… tu MENTI!” risponde il moldavo, felice di poter usare la nuova parola – a te piaciono uomini! Ha ha ha, eh? Uomini!! –
– Guarda che sei te che vieni sempre qua con la fidanzata –
– Eeeh… – traduce.
L’altro ride.
– E cosa te piace fare con le dòne? Eh? –
– Quello che piace a te, no? –
– Ha ha ha ha! –
– Tamikali sbedroi ukali?
– Ttamiski kuloji daradda bum bum dasvidania, ha ha ha –
– Ha ha ha –
– E tu come fai a sapere cosa piasce me? Tu, come sai? –
– A te piace leccare la figa, te vedo – dice Bruno.
Non ho capito cos’è successo, ma sto guardando Bruno attaccato al muro tenuto con la mano alla gola ed un pugno che pare un martello viene agitato per aria. Un mare di urla moldave viaggiano nell’atmosfera. L’amico moldavo ne capisce quanto me ma nel dubbio è già pronto a gonfiarmi di botte. Tento di calmare gli animi, ma l’altro è troppo impegnato ad urlare.
– HAI CAPITO? A TE PIACE SUCHIàRE CAZZI, NO IO, CAPITO? –
– SI SI SI DIO CRISTO SI –
– TU NO DICE QUESTO ME, CAPITO? –
– NEBO DIGLI QUALCOSA CHE QUESTO E’ PAZZO, LEVAMELO DI DOSSO –
Gli animi si placano. Una volta fuori, proprio quando mi aspettavo un omicidio, viene spiegata con calma la storia che in Moldavia nessun uomo leccherebbe mai la fica ad una donna, lo considera come fare un pompino ad un uomo. Se loro vengono a sapere che uno della loro compagnia lo fa lo massacrano di botte e non è escluso di peggio. I padri che lo vengono a sapere pestano il figlio perché temono sia gay.
Dire ad un moldavo che mangia la passera è come dargli del pompinaro.
Discovery channel.