Zen cafè, un long island ed un havana cola. Chiacchiero con l’amico Carabiniere quando la frase “ah, Nebo, una mia amica ha detto che passa con un’amica” esce dalla sua bocca e si appoggia sul tavolo, sinistra e minacciosa come una pistola. Io ho trent’anni, signora. So quando, come e perché succedono queste tragedie. Le trentenni per evitare il confronto con le ventenni cacciano a coppia, possibilmente dentro posti tattici dove star seduti. Da seduti le prede vedono trucco e scollatura mentre il culo sta occultato sotto il tavolo. Sto pensando al leone che viene impallinato all’abbeverata quando
«Uff… cosa ci offrite da bere?» dice una voce femminile alla mia sinistra.
Da qualche parte sento uno sparo.
Appare prima un barile di olive ascolane. Indossa camicetta bianca scollatissima con pushup, pantalone nero sintetico a zampa di tirannosauro e sandali sfighi con accenno di tacco rinforzato titanio. Dalla punta fuoriescono grappoli di cotechini somiglianti a dita. Il viso è una maschera impenetrabile di creme e colori. Muggisce con pacata euforia.
«Dov’è la tua motosega, Jason?» domando.
«Come?»
E’ dolcissima. E’ un’adorabile balena spiaggiata sulle coste della vita. Mi alzo, le stringo la mano.
«Scusami, parlavo col mio amico. Piacere, Nebo»
«Claudiahehe, eh»
Nei suoi primi 20 dev’esser stata un bluff che ha funzionato da Dio, permettendole di aggrapparsi alle testiere del letto di molti giovani imprenditori. Poi, la convivenza e le Pringles. Una vagina che dall’oggi al domani si ritrova schifata da tutti potrebbe ricalcolare la sua intera esistenza. Penso che la serata potrebbe funzionare, penso che voglio davvero ascoltarla parlare. C’è una luce, sotto quegli occhi d’aspirante suicida. Felice della cosa, incrocio sbadatamente lo sguardo con l’amica.
E capisco che devo andarmene il prima possibile.
«Bè? A me nessuno dà la mano?»
«Nebo»
«Ah, ecco» stringe a pesce morto «Marta. Cos’è che si beve in ‘sto posto?»
Al tavolo non c’è più nessuno. Nel locale non c’è più nessuno. Siamo solo io, lei, un video con un pupazzo ed una chiave nascosta da qualche parte. Mi guarda da sopra la montatura hipster mentre ciuccia la caipiroska con il mignolo di fuori. Larghi occhi spalancati. Frrplllch, fa la fragola dalla cannuccia. Frrplllch.
«Di cosa ti occupi?»
«Scrivo. Sono freelance per il Gazzettino e per la Nuova»
«Ah» sposta lo sguardo, sorriso sarcastico.
«Tu invece che fai?»
«Sono precaria»
Giuro.
«Cosa vuol dire precaria?»
«Non ho sicurezze, per adesso»
«Fai il manichino per i crash test?»
Quando non riescono a dire che lavoro fanno alla seconda battuta se sono maschi fanno lavori tipo “Social aggregator Manager”, se sono donne fanno ripetizioni a bambini ritardati ed escono tutte le sere alla disperata di ricerca di qualcuno da divorziare.
«Lavora in un’agenzia interinale» interviene il carabiniere.
«Però sono psicologa» precisa.
Parte la sigla dell’eurovisione.
Le psicologhe. Per buona parte della mia vita ho creduto di avere una malattia che calamitava a me queste tizie. Stetti per due anni con una psicologa che tentava di convincermi che la Pet therapy avrebbe rivoluzionato il mondo e salvato vite umane dall’autodistruzione.
Secoli di medicina psichiatrica ci hanno portati a questo |
Non sono io, comunque. E’ che l’Italia oramai ne è piena. Se le case di tolleranza fossero ancora aperte queste quaglie avrebbero soldi, fama, un tetto, un lavoro dignitoso, pagherebbero le tasse, contribuirebbero a salvare l’Italia dalla crisi economica ed annullerebbero il fenomeno del turismo sessuale. Sarebbero membri produttivi della società. No. Niente. Siccome siamo in un paese di preti malati bisogna laurearle in psicologia e lasciarle vagare per i centri commerciali.
Fanno i centri di detenzione per gli albanegri, i campi profughi per gli zingari ma non possono fare le case di tolleranza per le psicologhe. No. Tonnellate di carne da bocchini ogni anno patisce l’irrealizzazione personale in uffici, segreterie, sportelli alle poste e saldi da H&M.
«Tu e lui come vi siete conosciuti?» domanda.
«Ci siamo b
«Basta che non sia una roba noiosa, eh?»
«Se vuoi ci metto dentro delle parole chiave così da tenere alta l’attenzione tipo “omicidio”, “pompino” e “stupro”»
Ogni giorno un operaio, un fresatore, un artigiano, un contadino devono andare in un’agenzia interinale ed avere a che fare con queste macchine da eiaculazione che con aria saccente spiegano come il curriculum abbia un font troppo piccolo e sia privo di un brand soddisfacente. Ma perché? Non c’è niente di male a dare il culo per soldi. Lo fanno dall’inizio della storia del mondo. C’era una volta un dinosauro di otto metri, un uomo con la clava e una che apriva le gambe per una bistecca.
Finiva che morivano tutti tranne la tizia che diventava obesa.
Anche nel medioevo era pratica comune. A suon di pagare per sifonare una tizia uno ci si affezionava e se la portava a casa. Quella accudiva i figli, teneva a posto casa, faceva trovare un piatto caldo al ritorno ed ereditava la casa quando il tipo moriva sui campi di battaglia. Poi i preti hanno cominciato a preferire i buchi stretti dei ragazzini ed è andato tutto affanculo.
«Io sono una molto umile, anche se non sembra»
«TU? HAHAHAHAHAHA!» scoppia a ridere Jason, a fianco a me.
«TU? HAHAHAHAHAHA!» sputa il carabiniere.
«Nel senso che minimizzo molto» ringhia «sembra quello che faccio non sia niente di che, mentre invece…»
«Sei la proprietaria dell’Umana?»
«No. Faccio teatro»
Racconta che convive, ma progetti più seri “non si concretizzano”. E’ strano, spiega. Eppure stanno insieme da tanto. L’età è quella giusta, sarebbe tempo ed ora ma lui non fa il grande passo.
Quello che le donne non capiscono della convivenza è che è come l’università: credono sia il lieto fine ma è solo il fine primo tempo, e se non hai un progetto a lungo termine è inutile. Un uomo che convive da anni non è che “non pensa” a sposarti, è che proprio non gli interessa farlo; se credi in qualcosa ci investi. L’uomo sta comodo, ha un posto dove scopare, spese dimezzate e un’interprete tra lui e la lavatrice. Perché legarsi? A differenza della femmina ha tutto il tempo che vuole.
Non che manchino gli uomini interessati, è che le psicologhe di provincia si sopravvalutano sempre. Le supercafone eccole quaaaa e si aspettano alla porta bussi un mix tra Johnny Depp, il Padrino e Vin Diesel. Finisce che la danno solo a quelli che le truffano con SUV a rate ed appartamento dei genitori. Poi dopo sei anni di convivenza si mollano e raccattano il primo che trovano. E’ buffo, a pensarci. Si tengono stretta la fica per tutta la prima metà della vita e nella seconda metà la vita non fa altro che buttarglielo al culo.
Ecco come succedono queste tragedie, penso alzandomi e pagando.
Solo il mio drink.