[01.Newton era un precario] – [02. Ralph Lauren] – [03. Donne]
[04. Se vuoi vedere il temporale]
Sotterranei della Casaleggio Associati.
Lucrezia Banana ha le mani che le coprono il viso. Franco Molinari, responsabile della comunicazione M5S seduto al suo fianco, piange. Il portavoce del portavoce, noto blogger ex berlusconiano, assapora con attenzione una caccola appena estratta. In piedi ci sono quelli del meetup. Sudano senza proferire parola, nervosi come la coda del cane al ristorante.
«Spararvi è illegale» mormora Lucrezia dietro le mani che le coprono il viso.
«V-vostra magnificenza, lei comprenderebbe meglio i nostri intenti se potes
«E FALLO!» urla Lucrezia, battendo i pugni sul tavolo così forte da far sobbalzare tutti «FALLO, IDIOTA! FALLO! SPIEGAMI!»
Quelli del meetup stringono le spalle così tanto da sembrare appendini.
«L’idea era far vedere che i nostri parlamentari non si fanno problemi a fare i lavori più umili»
«Quelle persone rappresentano lo Stato» sibila Lucrezia, gli occhi nocciola che spruzzano odio.
«Sono i nostri dipendenti» sbuffa una ragazza del meetup. Lucrezia afferra una tazza di caffè e gliela scaglia in faccia, prendendola in pieno. Nessuno muove un muscolo. La ragazza gocciola caffè immobile, verde come la merda di rana.
«No» espira Lucrezia, le unghie che grattano il tavolo «sono i nostri rappresentanti. La nostra è una democrazia rappresentativa. Quegli uomini sono l’immagine dello Stato, che non è il governo e non è il popolo. Il popolo è merda. Il governo è merda. Lo Stato è Dio»
Gelo.
«B-Beppe non ha detto così» fa il portavoce del portavoce, confuso.
«Byoblu, la prossima volta che nomini Beppe qui dentro mando la tua cronologia Internet alle sentinelle in piedi»
«S-scusi»
«Non starò qui a spiegare a voi piattole cos’è lo Stato, perché non avete abbastanza sinapsi per concepirlo, ma siccome siamo comunque scimmie posso usare l’istinto per farvi capire i principi base della giungla» dice Lucrezia, prendendo delle foto «questa è la faccia dello Stato Islamico»
«Questa della Russia»
«Questa degli Stati Uniti»
«Questa è la faccia della Francia che scopa modelle e dichiara guerra alla Libia»
«Questa è la faccia della Francia che scappa in motorino da casa dall’amante e “non sa com’è potuta succedere” la strage di Charlie Hebdo»
«Questa è la Germania»
«E ora, grazie alla vostra splendida idea, vi presento la faccia del Movimento 5 stelle»
Un barlume di consapevolezza si fa strada nelle teste obnubilate dei presenti. Teste e occhi si abbassano. Labbra vengono mordicchiate. Aria viene trattenuta nei polmoni. Testicoli risalgono fino in gola. Con un sorriso smagliante, Lucrezia si distende sulla sedia: «Ebbene, ditemi: con l’Italia in pericolo, l’economia a troie, il lavoro che manca e una drammatica mancanza di valori, idee e leadership, è stata una buona idea mettere dei potenziali capi di Stato a servire margherite e birre medie?»
«E-effettivamente n
«ECCO, EFFETTIVAMENTE NO, NON È STATA UNA BUONA IDEA, POSSIAMO DIRE CHE È STATA UN’IDEA DEL CAZZO COME NON SE NE VEDEVANO DAI TEMPI DI FRANZ REICHELT CHE SALTA DALLA TORRE EIFFEL COL VESTITINO PARACADUTINO, SI? POSSIAMO DIRLO?» esplode Lucrezia, scattando in piedi.
«schwvzsì» biascica la tizia del meetup, ormai senza collo da tanto è incassato nelle spalle.
«POSSIAMO DIRE CHE AVETE COMUNICATO AL PIANETA TERRA “CIAO, SIAMO DEI CAMERIERI CHE VOGLIONO DIRVI COME FAR FUNZIONARE UN’AZIENDA CHE FATTURA MILIARDI”, POSSIAMO?»
«Frblmfz»
«Mrglvbd»
«Se vogliamo sperare di recuperare un minimo dei consensi che voi e la vostra ciurma di coglioni avete fatto vaporizzare, d’ora in poi non prenderete più mezza iniziativa. Non parlate, non pensate, non respirate se non ve lo dico io. Là fuori si sono resi conto che hanno messo in parlamento dei disoccupati incapaci, cerchiamo di farglielo dimenticare invece di rimarcarglielo. Ora tutti fuori dai coglioni» conclude Lucrezia.
Il gruppo lascia la stanza.
Eravamo appena risaliti, Cristo, pensa osservando le proiezioni dei sondaggi.
Roma, San Baba, casa Banana
Nick, con addosso ancora la camicia di flanella, jeans e scarponi di fango, si fa largo nel cortile tra sconosciuti. Gaetano Ciconte lo insegue, guardandosi attorno estasiato.
«Mio Dio, sua moglie ha un gusto eccezionale!»
Attraversano l’androne.
«Nick, tesoro!» esclama una voce dal fondo del salone.
«Tieni la mano sul portafogli e assicurati di avere la patta ben chiusa» mormora Nick a Gaetano.
«Perch
Quarantacinque anni, ma potrebbero essere trenta portati male. Sinuosa, una scollatura su una quarta di silicone, capelli mori raccolti in uno chignon, zigomi scolpiti, collo lungo incorniciato da un filo d’oro con uno zaffiro, vestito blu e sandali Yves Saint Laurent. Cora attraversa il salone con passo rapido e studiato, occhi grandi e neri che squadrano i due uomini, si soffermano su Nick e si annoiano.
«Quella è sua moglie?!» soffia Gaetano appena la vede, afferrando al volo un bicchiere di champagne da un tavolino e bevendone metà.
«La tua crisi di mezz’età è così lumbersexual» geme Cora, arrivando davanti ai due.
«Dobbiamo parlare»
«Presentami il tuo amico, almeno»
«Gaetano Ciconte» fa lui, porgendo la mano. Nick gliela afferra al volo, abbassandola prima che Cora possa stringerla: «Riduciamo i convenevoli al minimo. C’è un posto dove possiamo parlare?»
Lei lo squadra col sopracciglio alzato: «Però la montagna t’ha fatto bene, sei in forma»
«Hai ricevuto l’assegno?» fa Nick, piatto.
«Certo»
«Bene, teniamo questo tono di conversazione. Il mio studio c’è ancora o l’hai trasformato nel trentaseiesimo armadio?»
«La squallorstanza c’è ancora» fa lei «solo Dio sa quanto vorrei trasformarla in un giardino invernale, ma è ancora lì. Intonsa»
«Andiamo lì. Ciconte, marsh» fa Nick, sorpassando la ex moglie e inoltrandosi nella casa e poi per le scale. Cora scuote la testa, prende due bicchieri e li segue.
«Spiegami» dice Nick, sedendosi alla scrivania.
«Cosa vuoi che ti spieghi? Lucrezia è grande e sa badare a sé stessa» fa Cora «un genitore deve sapere quando lasciare che i figli lascino il nido»
«MA COSA CAZZO TI I
«Quello è di Tiffany?» interrompe Ciconte.
«Cartier. Una cosina disegnata su misura» sorride Cora, toccandosi il collo.
«Splendida. Poi la luce primaverile dona agli zaffiri una lucentezza pura, non eccessiva. Il lusso dev’essere un sussurro. E il profumo? Potrei sbagliarmi, ma è Florabotanica di Balenciaga»
Cora sgrana lievemente gli occhi, le labbra si increspano in un sorriso: «Bravissimo!»
«Oh, una sciocchez
«VI DISPIACE se torniamo a mia figlia, cicisbei da voliera?» sbotta Nick.
«Scusi»
«Tesoro, Lucrezia è come Paola. Vanno via, prima o poi. Affrontano il mondo. Non puoi fare come quegli imbecilli che ficcano a forza in mano ai figli il pallone sperando diventino quello che volevano essere loro. I figli sono persone, non gettoni per continuare la partita. Lucrezia ha scelto la sua strada»
«Che fatalità conduce alla distruzione sua e del paese»
Cora guarda il bicchiere, poi alza un sorriso di sfida: «Chissà da chi ha preso, hm?»
«Comunque» fa Cora, con lo sguardo che si pietrifica «da Le Rosey è tornata diversa. Parlava poco, nessuna amica né fidanzati, mai una richiesta di avere un’auto, un vestito, mai un sabato fuori. Ha passato un anno chiusa qui dentro, come te. Poi è entrata in RAI, Dio sa come. Quando l’hanno licenziata è sparita. Io ti sconsiglio di cercarla, perché lei non vuole avere niente a che fare con te. Cazzo, sai cosa? Adesso che ti vedo mi rendo conto che non lo voglio nemmeno io» conclude Cora, alzandosi. Gaetano, per educazione, si alza anche lui. Appena Cora gli dà le spalle lui fa a Nick il gesto di seguirla, ma lui lo ignora.
«Arrivederci, signor Ciconte» fa Cora, sulla soglia «le auguro di trovare amicizie meno distruttive del mio ex marito»
«Sssssse permette, se permette» fa Gaetano, inseguendola «potrei parlare un minuto in privato?»
Gaetano raggiunge Nick in macchina.
«So cosa stai pensando» fa Nick, accendendo il motore «come ho fatto a sposarmi quel barracuda. Di cos’avete parlato, shopping o arredamento?»
«Lo zaffiro è blu, un colore che trasmette fiducia ed eleganza, ma anche un romanticismo di fondo» fa Gaetano.
«Io non so quanto reggerò queste cazzate da psicopatico» geme Nick.
«Non è il rosso passionale del rubino, il distacco verde dello smeraldo o la sfacciataggine del diamante. Lo zaffiro è una bambina che non s’è arresa. Abbinato all’oro, poi, segno inequivocabile di una donna che non ha paura di sembrare matura, altrimenti sceglierebbe l’oro bianco. O il rosa. Poi il profumo! Non Infusion d’Iris di Prada, che tiene la nota portante di bosco. Sua moglie ha scelto fiori e la nota di chiusura speziata»
«Interessantissimo» fa Nick, svoltando senza sapere dove andare.
«Tiene i capelli castigati, copre le cosce ma porta i tacchi con la leggerezza dell’abitudine e sceglie YSL, non Gucci. YSL sa vestire i piedi di una donna, Gucci sa solo coccolarli. E gran finale, il vestito. È di Ralph Lauren, collezione 2013. Non Versace, che veste donne aggressive e sensuali. Non Armani, che veste donne castigate. Ralph Lauren, il simbolo supremo della famiglia. Le boiserie del salone sono in faggio. Perché legno chiaro? Aumenta lo spazio, eppure con le dimensioni di quella casa si possono osare interni più caldi e massicci, come il noce. Il ciliegio, magari. Eppure Cora ha scelto di illuminare ancora di più. Di ingrandire ancora di più, come se il vuoto non le facesse paura. Anzi. È come se il vuoto la attraesse. Credo il divorzio sia colpa sua, dottor Banana»
Nick frena e si gira: «La tua vita dipende da quanto bene giustificherai la frase precedente»
«L’ha ipercoccolata. Cora era ed è una donna romantica, e il valore più grande in cui crede l’ha trasformato in un gioiello da tenere vicino al cuore: lo zaffiro. La lealtà. Se non l’avesse circondata di oggetti, se non l’avesse affogata di apparenza, dandole denaro quando Cora chiedeva sfide, avrebbe avuto un’alleata portentosa. Forte. Fedele. Implacabile. Cora è una di quelle rarissime donne che l’avrebbe seguita a costo di bruciarsi gli occhi e le mani. Invece le ha dato una gabbia dorata a cui si è assuefatta. Dio mio, che spreco ignobile ha fatto» mormora Gaetano, guardando dal finestrino «che spreco spaventoso. Aveva una guerriera, l’ha resa una bambina immemore»
«Scendi dalla macchina» fa Nick.
Gaetano Ciconte tira fuori dalla tasca un fazzoletto di carta su cui sono annotati un indirizzo e un numero di cellulare, poi glielo mette in mano: «Sua figlia è a Milano»
Nick sgrana gli occhi: «E perché l’avrebbe detto a te?!»
«Non saprei. Forse perché anch’io non vedo mio figlio da un sacco di tempo»
«Tu hai un figlio?»
«Er… Sento il bisogno di comprarmi un completo Boggi» fa Gaetano «mi accompagna?»
«Te lo compri a Milano» fa Nick, sgommando «ma da adesso puoi darmi del tu»
[continua]