Mestre d’estate è una copia di Racoon City: silenzio, deserto, corpi per terra, pochi zombie arrancano gemendo nell’umidità al 92% con 30°. Gli umani sono a Jesolo, un mondo migliore dove il mojito è la bevanda dei campioni e se giri in mezzo alla gente la conversazione femminile più colta è “questa settimana ho succhiato così tanti uccelli che sto cominciando a sudare sperma”. L’estate scorsa c’era una seminuda che tra le risate delle amiche tastava il cazzo ai passanti urlando “solo il più valoroso di voi cavalieri avrà il privilegio di scortarmi al castello”.
Incontro Martina alle 10 che sto andando in spiaggia ed è tutto un MACCIAO e MADDAI e MASSAI, cosa fai, come stai? Haha! Bello! Io invece sai, haha, bello! E le vacanze? Haha, hai più rivisto i vecchi compagni di scuola? Te la ricordi la Manuela, che faceva ballo fin da bambina, quella coi capelli rossi? Haha, sì, quella!
– Sì!
– S’è suicidata!
Morte.
– Eh, ma era diventata strana, naziskin, per me era un po’ lesbica.
– Cosa vuol dire naziskin un po’ lesbica?
– Che si era tagliata i capelli tipo te, faceva paura..
– Vabbè ma scusa, cosa c’entra ch
– Dei capelli? Chemioterapia.
Silenzio.
– E’ un farmaco contro la depressione – spiega.
Annuisco. Stiamo zitti qualche istante.
– M… – inizio. Mi fermo, ci penso: – Ti va un caffè?
– Ma è tutto chiuso!
– Abito qua dietro.
Silenzio.
– Tranquilla, non ti copio i compiti.
Niente.
– Scherzavo?
– AAAHahahahah!
Il culo è miracolosamente intatto, penso sfiorandone l’accesso principale con il medio. Ci sono persone che appena le guardi in faccia sai che sbaglieranno casello per il Telepass. Martina, corporatura esile, capelli biondi stopposi e finissimi incorniciano uno sguardo ottuso, bestiale. Quando ti ascolta sporge la testa in avanti, labbra lievemente schiuse a far vedere i dentini. Sbatte le palpebre ripetutamente. Vacui, assenti occhi da poiana ti scrutano senza capire. Come un cane abbandonato in autostrada, il cervello di Martina vede idee e pensieri sfiorarla a 230 chilometri orari. Lei tenta di inseguirli abbaiando, ma vanno troppo veloci. Lenta, serena, annusa una carcassa sul ciglio della strada. Si domanda cos’è, come è arrivata lì e perché ha del pelo così uguale al suo: “Forse ho capito” pensa. VRROOOAAAAAM.
No.
Niente.
Proviamo aVRROOOAAAAAM.
E’ impossibile trombare Martina senza sentire una qualche affinità con Buck di Kill Bill, ma profani il più sacro dei suoi buchi dicendoti che su carta è legale. E’ maggiorenne, consenziente e tecnicamente in grado di intendere e di volere. Fai scempio del suo utero dicendoti che è per il suo bene, perché in giro non c’è un’anima e questa sarebbe capace di commettere gesti inconsulti tipo noleggiare film di Vanzina o calarla a chiunque le rivolga la parola senza insultarla. Andiamo avanti tutto il pomeriggio in due posizioni e varianti, ma pecorina no perché è da puttana. Quando la riaccompagno a casa in 600 le dico che potremmo rivederci qualche volta. Risponde che è improbabile perché ha il ragazzo.
– Scusa?
– Te lo ricordi Davide, quello della 5°F?
– State ancora insieme?
– A-ha.
– Maa…
Mento, palpebre. Flap flap flap flap.
– Vabbè, fa niente, allora –
Chiude la portiera della mia 600 nel bel mezzo dell’estate 2004. La guardo andare via nel fresco della sera. Oggi un’amica comune mi informa che a marzo la dolce coppietta convolerà a nozze. Congratulazioni, Davide!!1!