«Sei qui perché intuisci qualcosa che non riesci a spiegarti, senti solo che c’è. E’ tutta la vita che hai la sensazione ci sia qualcosa che non quadra, nel mondo. Non sai bene di che si tratta, ma l’avverti. E’ un chiodo fisso nel cervello, da diventarci matto. E’ questa sensazione che ti ha portato da me.
Tu sai di cosa sto parlando, vero?
Lo hai sentito la prima volta vedendo una tizia vestita da handicappata che si dimenava dentro un bicchiere di Martini facendo smorfie simili a spasmi da astinenza. Quando la tua ragazza si esaltava per la sovversiva ironia e il provocante erotismo. Quando hai pianto sangue davanti a legioni di donne in piena crisi di mezza età che all’improvviso hanno iniziato a vestirsi come la loro nonna prostituta di guerra, si sono messe un boa di piume, le mutande all’ombelico, il reggicalze che evidenziava smagliature alla Jeeg robot d’acciaio ed hanno iniziato a contorcersi in salotto sulle note di Why don’t you do right.
Lo percepisci quando al lapdance hai pagato 25 euro e solo dopo l’ingresso hai letto il manifesto della serata. L’unica notte dove al posto delle troie c’erano tizie sovrappeso che agitavano stracci e sorridevano tanto facendo occhiolini simpatici. Tu volevi culo-contro-culo di Requiem for a dream con due ventunenni slave. Hai pagato come chiede la canzone di Peggy Lee, ma invece di Jessica Rabbit c’era una casalinga vestita come se avesse sterminato un pollaio. Ricordi, Neo?
Siamo stati zitti. Abbiamo subito in silenzio, osservando senza capire come fosse possibile una cosa tanto diffusa e apprezzata non avesse impatto sulla nostra sessualità. Corsi. Accademie. Spettacoli. Costumi. Programmi. Filmati su youtube. E’ entrato nella nostra vita piano piano. All’inizio era solo una roba che faceva la ragazza di Marylin Manson, neanche un anno dopo Jessica la salumiera stava a teatro e si faceva chiamare artista. ARTISTA. La colpa è nostra, che l’abbiamo lasciato succedere. Ma è giunta l’ora di ribellarsi, Neo. Di dire a voce alta la verità, perché proprio in questo momento una segretaria d’azienda si sta mettendo un buffo cilindretto e sta per fare dell’ammiccante erotismo sovversivo. Se non ci credi, guarda.
Allora accettiamo la matrice di tutte le cose, gridiamola: il burlesque è una merda. Sì. E’ una disgrazia per la storia dell’umanità. E’ la cosa più triste al mondo dopo i contatti su facebook che spammano canzoni. Il burlesque non è eccitante, non è misterioso, non è sovversivo, non fa satira; il burlesque è il nome che i cessi danno alla loro sessualità frustrata secondo il geniale ragionamento che, se si vestono come prostitute alcolizzate dell’800, potranno agitare il culo e contemporaneamente essere giudicate artiste. No. Sono le suicide girls della residenza Anni Azzurri. Lo spot del pannolone per l’incontinenza sarà uno show di questi rottami che poi su Google cercano “sbiancatura anale prezzo”. Qualcuno deve fermare tutto questo o ci scapperà la tragedia. Non è possibile che da una parte i porno spieghino alle donne come bisogna vestirsi e dall’altra queste ottuse poiane decidano di travestirsi da epoca pre femminista dove i mariti le svegliavano a pugni in bocca e c’era il rischio della guerra nucleare. Il burlesque è una merda.»
«Ma… Megan Fox su Jonah Hex lo fa tirare anche ai carri armati…» osa Neo.
«Certo, vostra Stupidità, ma otterrebbe lo stesso risultato anche con una tuta da artificiere. L’ultima volta che l’ho vista stava su Transformers 2 in jeans e mi sarei scopato lei, la moto, l’aerografo e per sicurezza anche la sua tessera sanitaria. Cristo, le avrei trombato anche le foto sul comodino. Ti odio. Il burlesque è una merda.»
«Ballano per provocare, fare arguta satira, dire e non dire in modo che il pubblico possa…»
«Loro devono portare i figli al mare, non vestirsi come rincoglionite e strusciare i buchi contro una smutandata gelataia laureata in antropologia che indossa una maschera di Berlusconi. Se parlano di politica Emilio Fede vincerà il premio Nobel.»
«Dici così perché non hai mai visto un burlesque dal vivo che coinvolge, stuzzica, ammalia…»
«Ho visto il moulin rouge a Parigi e hanno dovuto chiamare una betoniera per contenere quanto m’ha fatto cagare. Ora basta, Trinity, riportiamolo indietro.»