Una storia d’amore di ventisei secondi

Una storia d’amore di ventisei secondi

«Salve!»
«Cosa c’è?»

E’ mezzogiorno. Lei sta mettendo multe, bella come una dea. Io sono in bicicletta reduce da una sudata improponibile sotto il sole della Mestre di giugno.

«E’ la sua macchina?»
«Mia? No, no, signorina, io ho una 600, poi vede? Sono in bici»
«E allora che c’è?»
«Niente, volevo dirle che io son sempre stato di gusti semplici. Sa, cose banalissime, non sono per le stravaganze. Però da quando l’ho vista ho percepito un fremito nella forza»
«Che sta dicendo?»
«Le seccherebbe ammanettarmi?»

Rimane imbambolata con il blocchetto in mano.

«…prego?»
«Sì, sì, giusto il gesto, però insomma, chi non vorrebbe farsi ammanettare da una donna come lei?»
«Se ne vada, signore»
«Oh, andiamo, sia gentile, quando mi ricapita? Lo prenda come regalo di compleanno»
«Adesso lei mi dà un documento»
«Pronti»

Tiro fuori la carta d’identità. Continuo a parlare mentre lei trascrive diligentemente.
«E’ vero che oggi è il suo compleanno»
«Sì. Insomma, come faccio a farmi ammanettare?»
«Dovrebbe darmi un motivo valido»
«Se vuole vado a prendere l’auto e faccio la strada in contromano»

«No, per motivo valido intendo che la prendo a manganellate, poi arrivano i miei colleghi e alla fine le mettiamo le manette»

«Ma io non voglio farle del male, voglio solo che mi ammanetti!»
«Guardi, io ho i suoi dati, ora o lei se ne va o la denuncio»
«E se ora fuggo per sfuggire alla denuncia ed il conseguente arresto?»
«Le ho appena preso i dati e ho ancora la sua carta d’identità in mano»

«Va bene. Allora mi arresti»
«La SMETTA!»
«Faccia solo il gesto!»

Sbuffa, mettendo la mano sulla radio: «…il gesto?»
«Niente, mi prende i polsi, mi ammanetta, poi me ne vado felice dopo aver ricevuto un bellissimo regalo di compleanno, potrò bullarmi di essermi fatto ammanettare da una donna bella come lei, chi potrebbe?»
«…e poi lei se ne va»
«Sì. Promesso»

Si guarda attorno. Mestre è in un mare di soleggiato, deserto ed afoso asfalto.

«Mi dia i polsi»
«Evvai!»
«Si giri»
«Ok»

Click.
Mi rigira.

«E’ contento? Buon compleanno.»
«Non ha idea di quanto mi ha reso felice, signorina.»
«Ora si giri che gliele levo, altrimenti passiamo un guaio.»
«Ecco.»
Clink, ra-tlack.

«Ora sparisca dalla mia vista.»
«D’accordo. Posso portarle un fiore, dopo?»
«NO! VADA VIA!»

Monto in bici e sgambetto. All’angolo mi giro a guardarla, mi fa il gesto “vai” con la mano.
Non ho mai più rivisto quella tizia, ma penso di essere ancora innamorato di lei.